Soggetto
Due trentenni iniziano una tresca.
Trama
Ai piedi di un grande condominio, l’architetto Alessio ammira per la prima volta, affacciarsi da una terrazza, una ragazza dalla bellezza unica di cui si infatua come per nessuna prima di quel momento. L’occasione di una festa farà il ragazzo osservatore ed arriverà a conoscerla. Tra i due nasce un’attrazione magnetica, irresistibile ed inarrestabile. Tra i due nasce una tresca. Una storia.
Seconda Parte
Prima Parte qui!
Entrando immediatamente in uno spazio aperto che non era né loft, né open space, ora cortile, ora soggiorno, ma nemmeno un angusto corridoio che lo portasse al centro della casa, scambiò veloce due parole con la sorridente ragazza dai capelli mossi, un po' uscita dagli anni '80 che gli aveva aperto, non sapeva nemmeno chi fosse, se non ipoteticamente un'amica dei proprietari, cosa che non era lui e di cui cercò immediatamente la posizione per ringraziare dell'invito e presentarsi.
La casa lasciava impattare lo sguardo dell'avventuriero in un salone con colonna centrale, divani e isole di cucine si estendevano sotto i suoi occhi con sciami di persone e stormi di personaggi che ridenti tracannavano i più colorati cocktail, mentre due porte finestre scorrevoli davano su una delle tre magnifiche terrazze creando spazio e lasciando l'atmosfera estiva respirare come un vento da fuori a dentro l'attico. Ale percorse quella sala come si fa un chilometro con la spesa nella borsa dell'umido. Adagio e silenzioso, qualche sguardo femminile con occhi affascinati lo incrociarono e altrettanti sguardi maschili, di cui solo alcuni realmente interessati fecero lo stesso. Così facendo si trovò da una delle due finestre dove, non appena varcata, la notte si prendeva la scena e col suo profumo di alloro e limone racchiudeva in sé gli attimi di un'estate che piaceva a tutti. La terrazza est sembrava un cortile e dopo poco l'esserci entrato si estendeva una tavola nera in pelle che aveva sopra metà del catering poco prima disposto.
Ale si diresse verso la cosa che lo attirava di più e paradossalmente non era della costruzione: la vista. Le luci della casa timidamente lo abbandonavano lasciando che la città calma e brillante si facesse osservare come mai l'aveva osservata. Figure di poco lontane intrattenevano qualche conversazione nel silenzio e nel buio, forse cercando anche loro uno stacco dalla più movimentata sala. Ale era colpito dal panorama e contento per come mai avrebbe pensato di goderselo appieno. Fidate di chi vi racconta che la vita senza film mentali avrebbe più sapore e sorprese che invece pensando a come accadrà qualcosa.
Oggi è la giornata mondiale della giraffa.
Alessio si girò con gli occhi spalancati perchè non si era accorto di qualcuno lì vicino, la voce femminile, contralto e serafica lo aveva sorpreso, l'affermazione poi. Povero, se avesse saputo che a sorprenderlo profondamente sarebbe stato non cosa ma chi diceva cosa, l'architetto avrebbe sicuramente riservato gli occhi dello stupore, gli occhi dell'ammirazione tutti per la padrona di casa che si manifestava a fianco a lui, lì, in quel buio e nella sua desertica serenità.
Io.. Non ti avevo vista. Domando scusa.
E di che? Ribatté la ragazza guardando il ragazzo come incuriosita, con negli occhi il riflesso delle poche luci.
Se non sbaglio tu sei la proprietaria, so il tuo nome. – Nel mentre l’impacciato schioccava le dita, non voglio sapere se fingendo, ma cotto com’era ci scommetterei, cercava di trovare il nome della creatura che occupava l’unico file nella cartella Colpi di Fulmine del suo già arido database. – Martina!
Esatto e lo sai perchè hai sentito il tuo amico salutarmi.
Te lo ricordi!
Certo che me lo ricordo. Non potrei mai dimenticarmelo. – Assunse un tono più misterioso battendo lentamente gli occhi Martina.
Ah, e a che devo l’onore di non essere dimenticato? Se posso?
Perché sei un bel ragazzo. – Sentenziò fregandosene del palpabile imbarazzo che poteva scaturire da quell’affermazione.
Wow.. Ti ringrazio, ma è un’affermazione forse rinvigorita dal buio che gioca a mio favore. Poi detto da te è paradossale.
No, ti ho visto alla luce, nella sala e quando mi ero affacciata per salutare Luca. Se vuoi dire che sia paradossale perchè sono bella ti ringrazio ma non esclude che anche qualcun altro al mondo possa beccarsi un complimento.
Non ho altre domande vostro onore. Comunque sono Alessio. – fece per porgere la mano, ma poi il ragazzo mise il palmo verso l’alto e come uno che si gioca tutto tagliando il filo viola della bomba sollevò con quella che era poco più di una carezza la mano della fanciulla mimando un baciamano.
Démodé! Di questi tempi è un complimento.
La ragazza sorpresa piacevolmente accennò a un sorriso quando Ale tirò su il capo non mascherando bene la curiosa espressione di chi voleva vedere com'era andato. «Marti!» gridò una ragazza dalla finestra centrale della sala piena di gente.
Mi cercano, a dopo!
Mentre Ale la vedeva allontanarsi l'effetto controluce creava sempre più una silhouette che ricordava al nostro amico la perfezione di quel corpo racchiusa da un abitino nero che portava perfettamente a termine il suo oneroso compito di custodire la sua bellezza.
Già.
L'aveva conosciuta e non ci aveva messo tutta la sera, né gliel'aveva presentata il marito o uno qualsiasi. Che faceva lì in quell'angolo calmo e riparato dalla sua festa? Ale tirò un bel respiro riaffacciandosi sull'immutata città e unica testimone di quell'incontro. E adesso? Che avrebbe dovuto fare? La ragazza che gli piaceva più di qualunque cosa gli aveva appena detto di essere un bel ragazzo, ma vuol dire qualcosa o quella fa così per noia? Basta. Non doveva significare niente, anzi doveva essere grato per quanto aveva già ottenuto e viversi la serata in balia totale dell'improvvisazione come fino a quel momento.
Così, si diresse verso il tavolo perchè tra il non pensare e la serata che proseguiva qualcosa da bere ci voleva proprio oltre che per tenere le mani impegnate e sembrare uno della festa. Mentre sorrideva agli estranei e si serviva una volta avvicinatosi alle luci della sala, pensò che di Luca non v'era traccia e che in fondo era lì da solo nella sua piccola avventura, ma una volta alzato lo sguardo incrociò di nuovo quello della bella proprietaria che a fianco a un'amica lo guardava per poi sussurrare a quest'ultima qualcosa che le fece notare il ragazzo, palesando che l'ultima affermazione di Martina fosse per lui. Ale sorrise spontaneamente e un po' nervosamente guardando le ragazze che lo facevano oggetto di un probabile tenero pettegolezzo e poi senza volere iniziò a seguirla con gli occhi mentre si allontanava nel corridoio comunicante le due terrazze, che aveva una corda divisoria proprio perchè le altre due non fossero accessibili e stringendosi in un balconcino sarebbe bastato il nastro a dissuadere un curioso.
L'espressione di Alessio si era fatta semi-incredula perchè la donna scavalcata la corda accavallando elegantemente le gambe si voltò e un chiaro sguardo dalla complicità misteriosa e ancora tutta da fare gli stava parlando come si fa a un amato in sogno, mentre chi amiamo dorme e lo contempliamo pensando alle cose insieme fatte, come una volta atterrati nella terra dei sogni pensando a cosa si farà. Alessio non credeva a cosa aveva visto, pensava che se l'avesse seguita si sarebbe preso uno schiaffo o sentito domandare che credeva d'aver visto, ma arriva il momento in cui perdi solo se non ci provi e la seguì svanendo dall'inconsapevole folla.
Nella seconda, e a forma di foglia, terrazza, la vista di Ale dovette abituarsi al buio nella ricerca dove nemmeno più il crepuscolo poteva aiutarlo, solo qualche luce delle abitazioni vicine ma più basse o rumore di tacchi poteva aiutarlo nell'individuare in quel buio la forma dell'abito nero, eppure sembrava non esserci niente lì, quindi la terza e più lontana delle terrazze sembrava essere la soluzione perchè potesse finalmente capire se in quella sparizione della festa la sua complicità fosse ben accetta. Una volta attraversata ad attenderlo tra le vicine ringhiera e mura non v'era che un nastro già sganciato e questo fece per un attimo domandare al nostro ragazzo se la cosa fosse recente e invitante per lui. Come per ogni cosa disegnata qui la luce assumeva un'affascinante skyline composto dal gioco di specchi dei paesi collinari più lontani, che davano impressione di prender vita nell'osservare quei due giovani, eccitati dalle parole che fra poco si sarebbero scambiati.
Le linee della ragazza aspettavano nelle braccia appoggiate sul muretto che chiudeva sul panorama quella floreale corte sospesa nell'alto. Alessio raggiunse Martina restando a una minima distanza e marcò i suoi ultimi passi per dirle che era lì.
Non ci hai messo tanto. – affermò lei dichiarando sommessamente di aspettarlo e facendo sentire Ale d’aver fatto la cosa giusta.
No, io dovevo assolutamente ricordarti una cosa. – ribatté veloce il ragazzo facendo girare Martina che si era incuriosita per la sicurezza con cui erano state dette quelle parole. – Oggi è il giorno della giraffa. – la ragazza esplose in una rista che quasi fece preoccupare Ale d’esser scoperti lì in quella fresca e buia solitudine.
Dimmi veramente perchè se qui e cosa vorresti – rispose la padrona di casa.
Beh questo alza il tiro, senza dubbio. Non credevo di dover competere subito così.
Eppure sei qui Alessio, dillo e basta.
Io te lo direi anche ma ho una paura matta di una tua reazione o di una sberla così forte da volare in aria tipo cartone animato.
E poi diventare una lucina nel cielo?
E poi diventare una lucina nel cielo. Esatto. – si confessò l’architetto.
A tuo rischio..
Io… – la ragazza inclinò la testa di poco perchè non sapeva se aspettarsi ciò che voleva o il peggio e continuò l’ascolto – Io ho una voglia incredibile di limonarti. – Martina scoppiò in una risata talmente fragorosa che stavolta Alessio si girò a guardarsi credendo che non solo il marito ma buttafuori e polizia con elicottero lo illuminassero da un secondo all’altro a suon di torce elettriche e fari. – Eh l’ho detto mi spiace! – si mise a ridere anche lui per quel momento che si gustava avendogli dato la giusta ironia, seppur aveva detto ciò che pensava ammetteva a se stesso che poteva andare peggio. Si avvicinò alla ragazza mentre si asciugava le lacrime le poggiò la mano sulla schiena – Tutto bene? Chiamo un medico?
No! No! Adesso smetto giuro! – si fece aria con le mani perfettamente curate, come affusolate da un sarto di lusso. – Ma sei sempre così?
Solo sulle terrazze in pieno Luglio di notte, direi, sì! Ti vado a prendere da bere? – fece la mossa di un passo nella direzione opposta Ale.
No, stai qui! – disse la ragazza appoggiando la mano sul braccio del giovane.
Alessio sentì che troppe carte gli erano state servite e di essere in quel momento che sei più vicino a 21 del banco.
Cinse i fianchi di Martina sentendone ogni curva e morbidezza di quel sogno ad ogni momento più vero, e raccolto il mento della ragazza con la mano fece per avvicinarsi alle sue labbra, lei ricambiò il bacio salendo con le mani sulla schiena di Alessio e mentre il silenzio era tornato su di loro, gli sciocchi delle loro labbra e le mani che fregavano sui loro vestiti in carezze, che ornavano quei mille baci, erano tutto ciò che quella notte d'estate avrebbe ascoltato.
Ormai i due parlavano solo tra sguardi che tra un bacio e l'altro sembravano il profumato ed intimo sigillo di un segreto che avrebbero custodito insieme.
Fine