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Borghelli

Riempiamo di troie l'Italia che muore

Borghelli
Lettura boomer
La tua compagna ti ha cornificato? La tua ex ha cominciato a vedersi con un altro? Non commettere violenze domestiche, passa al Borghello!

I borghi non servono a nulla. Belli quanto inutili. Ci inquietano, come quel pensiero puerile di trasferirsi in quel paesino che si sta visitando per ammazzare la domenica. Ma andiamo con ordine.

Ci sono alcune piaghe che stanno falcidiando il tessuto demo-socio-psico-schizo-antropologico del Belpaese, quali il turismo di massa che soffoca le città, la morte dei piccoli centri e la parodia del mestiere più antico del mondo, alimentata da piattaforme come OnlyFans.

Una soluzione comune a questi si potrebbe rinvenire nell’apertura dei Borghelli, ovvero case di tolleranza presenti esclusivamente nei borghi storici. La provocazione è palese, certo, ma non sembra tanto assurda se si prendono in considerazione le non scelte che le amministrazioni, a qualsivoglia livello territoriale, hanno fatto nel corso degli anni, per salvare ciò che non è salvabile.

La creazione del borghello, come tutte le azioni che sanno di romanticismo, non combatterebbe se non di poco, le tre piaghe precedentemente esposte. Non metterebbe fine ovviamente all’overtourism ma permetterebbe di creare un’offerta originale di turismo esperienziale in quei luoghi di un’Italia che fu.

Forse non convincerebbe neanche una sola sgallettata di OnlyFans a desistere dal vendere foto dei piedi, per decidersi finalmente a essere coerente e diventare mercenaria una volta per tutte.

È comunque una nuova proposta di turismo sessuale lento, autentico e autarchico.

L’idea-provocazione mi venne qualche anno fa. Ero diretto verso la città vecchia di Craco, antico borgo fantasma della provincia già di per sé remota di Matera. Del resto, i Gesuiti, quando nel Seicento attraversarono queste terre, non a caso parlarono di Indie di quaggiù”, espressione che indicava antiche credenze e costumi di stampo pagano sopravvissuti nei contesti rurali più isolati della Lucania.

Zigzagavo distrattamente tra strade extraurbane secondarie dimenticate da Cristo (che è ancora fermo a Eboli) e calanchi che trasmettono al materano la sensazione di un paesaggio lunare, o Mediorientale.

Si contano almeno un migliaio di città fantasma nel territorio italiano. Snocciolando qualche dato Istat si apprende che in Italia ci sono oltre 5 mila borghi fantasma ed altrettanti a rischio estinzione. Le previsioni in merito provocano continuo sconforto.

Calo demografico e invecchiamento, isolamento geografico, rischio sismico, molteplici sono le cause che portano degli esseri umani ad abbandonare luoghi come Craco, abitati da secoli.

Non da ultimo, stanno venendo meno il contesto storico e gli scopi politici precisi che hanno portato alla nascita di paesi arroccati, sperduti e irraggiungibili, un tempo avamposti di una certa rilevanza geostrategica.

Vuoi per volontà di un santo che decideva di fondare una Chiesa attorno alla quale si sarebbe raccolto un abitato, vuoi dopo la costruzione di un castello ad opera di un principe longobardo matto in culo, che doveva fronteggiare un altro principe con un altro castello a qualche chilometro di distanza.

Solitamente chi è in grado di dedicarsi al turismo dell’abbandono può compiere un viaggio nel passato restando ancorato nel presente. È qui che nasce l’equivoco.

Arrivare in un paese come Craco non rappresenta uno sguardo malinconico sull’Italia del passato, ma una sbirciatina inquietante in quella del futuro. Fate gli opportuni scongiuri. Chissà quale e quando questo futuro di rovine, silenzi e abbandoni ci avvolgerà.

Tuttavia, ribaltare a 360° questa prospettiva temporale vi permetterà di cogliere il senso di quel fascino indiscreto e quel segreto inconfessabile che almeno una volta nella vita avete provato dinanzi a un rudere.

Disparate e disperate le iniziative che vengono realizzate per “salvare i borghi” senza capire bene né come né perché salvarli.

Si fa fatica ad accettare la morte di un luogo, dei tanti borghi completamente abbandonati nessuno si cura più.

Da qui nasce la proposta di riaprire i bordelli, ma solo nei piccoli borghi. L’incontro perfetto tra eros e thanatos: la vita nella sua manifestazione più vivace in luoghi destinati a una morte silenziosa.

Eppure è lì, nel quartiere malfamato come nel vicoletto del centro storico, completamente spersonalizzata, uguale in tutte le città, da Milano a Caropepe Valguarnera (EN).

Anche la prostituzione si è fatta globale, isolata, e non è certamente quella delle case di tolleranza. Dopo 2-3 incontri perde ogni connotato di romanticismo e gusto dell’avventura. Di questa prostituzione restano solo i connotati negativi: è meschina, sporca, nascosta, troppo nascosta.

Una società stanca e invecchiata come la nostra avrebbe bisogno di dissipare parte della rabbia con una sana scopata.

Ci si può immaginare già qualche cartellone pubblicitario che recita:

La tua compagna ti ha cornificato? La tua ex ha cominciato a vedersi con un altro? Tua moglie è una palla al piede? Non commettere violenze domestiche, passa al Borghello! Il tuo capo ti ha rotto i coglioni in ufficio? Sei stato appena licenziato? La tua squadra del cuore fa cagare? Non suicidarti, passa una notte al Borghello!

L’Appennino, spina dorsale e nucleo spirituale e sessuale dell’Italia profonda, rappresenterebbe il fulcro di questa proposta, e verrebbe eletto a luogo dell’anima, del cuore e del culo.

Immaginate con quale spirito affrontereste con i vostri amici la zingarata domenicale, sperdendovi e amando nella provincia, invece che raccogliendovi e odiando nelle città invase da turisti di tutto il mondo.

Siamo amanti del vizio, ma lontano da occhi indiscreti. Il borghello può essere la soluzione in grado di coniugare in modo sostenibile turismo e sesso.

Segue la proposta di legge per l’apertura dei Borghelli:

Proposta di Legge per la Riapertura Controllata delle Case di Tolleranza nei Borghi Caratteristici dell’Italia

Premessa:

Il presente disegno di legge si propone di regolare la riapertura controllata delle case di tolleranza esclusivamente nei borghi caratteristici dell’Italia al fine di preservare l’identità culturale e promuovere lo sviluppo economico sostenibile in queste comunità.

  • Articolo 1: Riapertura Controllata
  • È consentita la riapertura delle case di tolleranza esclusivamente nei borghi caratteristici che soddisfano determinati criteri stabiliti dalle autorità competenti, tra cui il mantenimento della loro autenticità storica e la volontà della comunità locale che non deve superare le 1500 unità.
  • La riapertura delle case di tolleranza sarà soggetta ad una rigorosa regolamentazione e supervisione da parte delle autorità competenti al fine di garantire il rispetto dei diritti delle persone coinvolte e prevenire eventuali abusi o sfruttamenti.
  • Saranno previsti programmi di formazione e sensibilizzazione per il personale delle case di tolleranza al fine di promuovere la consapevolezza sui diritti umani, la salute e la sicurezza sul lavoro.
  • Articolo 2: Benefici Economici e Sociali
  • La riapertura controllata delle case di tolleranza nei borghi caratteristici potrà contribuire a stimolare l'economia locale, creando opportunità di lavoro e promuovendo lo sviluppo turistico sostenibile.
  • Saranno destinate risorse finanziarie per progetti di riqualificazione urbana e sociale nei borghi caratteristici al fine di migliorare le infrastrutture e i servizi pubblici, garantendo un ambiente sicuro e accogliente per residenti e visitatori.
  • Si promuoverà la valorizzazione del patrimonio culturale e storico dei borghi caratteristici attraverso iniziative culturali e artistiche che coinvolgano la comunità locale e i visitatori.
  • Articolo 3: Disposizioni Finali
  • La presente legge entrerà in vigore dalla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
  • Sono fatte salve eventuali disposizioni contrarie.
  • È affidato al Ministero della Cultura il compito di emanare eventuali decreti attuativi necessari per l’applicazione della presente legge.

Facciamolo per l’Italia profonda. Facciamolo per ridare vita – realmente e non su Instagram – a quei luoghi che stanno scomparendo.

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