Sono incazzato. Sono profondamente incazzato. Lo stop alla carne sintetica è un provvedimento reazionario che nuoce a tutta l’italiosfera. Reazionario in senso negativo, come in «democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente». Reazionario, non acccelereazionario. Non proiettato nel Futuro con uno sguardo al passato, ma semplicemente nostalgico e – quel che è peggio – fermo, immobile. Non proprio l’ideale per un governo i cui antenati ideologici avevano come motto «marciare, non marcire».
L’Italia, nazione pensionata, cede ai ricatti e alle bufale dei vandeani corporativisti della Coldiretti e pone un freno alla ricerca scientifica. Parafrasando Sgarbi, mi tocca fare il positivista a me che mi fa schifo. Mi tocca cantare il Progresso spietato che non guarda in faccia nessuno.
Cominciamo col dire che la carne sintetica sintetica non è, perché non è un prodotto chimico, ma si ottiene da cellule alimentate con sostanze nutritive che permettono loro di moltiplicarsi (proteine, vitamine, grassi…). È, appunto, coltivata in laboratorio. Il ministro Lollobrigida si scaglia dunque contro i mulini a vento. Sia perché la carne sintetica non esiste, sia perché al momento la carne sintetica ancora non ha ricevuto l’approvazione dell’Ue. C’è poi un aspetto comico: Dario Bressanini fa notare che il decreto vieta la detenzione e l’utilizzo di colture cellulari e di tessuti di animali vertebrati, il che porterebbe a vietare anche lo yogurt, la birra o qualunque pezzo di carne.
Che la carne sintetica sia pericolosa è tutto da dimostrare (e non si capisce perché dovrebbe esserlo). Pericolosa sarà forse per la Coldiretti, spaventata dall’idea che la carne sintetica possa soppiantare del tutto quella “normale”. Ma questo avviene solo nei sogni di Greta Thunberg, di Beppe Grillo e di qualche altro adepto della nuova religione ambientalista ben descritta da Chantal Delsol nel suo ultimo saggio. Che peraltro hanno torto, perché, secondo uno studio della Oxford Martin School pubblicato su Frontiers in Sustainable Food Systems, a lungo andare la carne coltivata potrebbe recare un danno all’ambiente maggiore rispetto a quella tradizionale, perché produce CO2, che, diversamente dal metano, che resta in atmosfera per circa dodici anni, permane per millenni. Inoltre, potrebbe comportare problemi di inquinamento del suolo, per via delle grandi quantità di sostanze chimiche, degli ormoni e dei fattori di crescita usati per coltivare le cellule iniziali.
Quel che è certo è che questo decreto nuoce all’Italia, vietandole la produzione di carne sintetica ma non l’importazione. In altre parole, ci preclude la possibilità di eccellere in un campo della ricerca scientifica per ora indagato solo da Israele e Singapore.
Questo perché Coldiretti teme la riduzione della propria fetta di mercato.
Quel che Coldiretti non capisce è che quello della carne da allevamento e quello della carne sintetica sono due mercati completamente diversi. La carne coltivata è uno specchietto per le allodole, atto ad attirare ambientalisti, vegani, vegetariani e cagacazzi d’ogni specie che ritengono che mangiare carne non sia etico e al momento si nutrono di simulacri vegetali quelli sì sintetici e integratori alimentari. Continuino pure, costoro, a mangiare la loro falsa carnetta plebea, mentre noi, sinceri liberali, CE NE FOTTIAMO DELL’ETICA, perché abbiamo accolto la lezione di Philippe Daverio, che a una vegana disse che nella vita occorre essere elegantemente ipocriti e che dobbiamo rispettare tutte le oche, anche quelle che mangiamo.
Stai tranquilla, Coldiretti. La carne sintetica potrà far gola alle grandi catene del cibo-spazzatura come McDonald’s, ma non certo a noi che restiamo convinti che ogni bistecca abbia una storia fatta non di grigi laboratori ma di un’origine DOP, IGP, STG, IG e chi più ne ha più ne metta e che sia figlia di ciò che l’animale mangia e di un certo modo di allevamento. Inoltre, passeranno anni prima che la carne coltivata raggiunga prezzi competitivi per la carne normale.
Quando questo avverrà, sogno una società in cui l’umanità si divida sulla base delle sue preferenze carnivore. Un mondo in cui noi, uomini civili, uomini veri, mangeremo carne vera e tutti gli altri carne plebea. Sogno una stratificazione sociale simile a quella di Snowpiercer in cui coloro che sono in fondo al treno mangiano farina di grillo e l’élite che lo guida abbacchio alla romana e carneplastici futuristi. Solo che in questo caso gli ultimi non hanno che da incolpare sé stessi, in quanto unici responsabili delle proprie catene.
E chissà che da quella polpetta di mammut cucinata nei Paesi Bassi non possa sorgere una nuova umanità, antropologicamente mutata, capace di nutrirsi di qualsiasi merda, come i mangiatori di plastica annunciati da Cronenberg nel suo ultimo film. Un’umanità capace di nutrirsi dei propri rifiuti. Ma forse è già così.
Forse è sempre stato così.