LA POLITICA NON È UNA COSA PER VECCHI

LA POLITICA NON È UNA COSA PER VECCHI
Lettura boomer
Perché non scrivere un saggio chiamato “La politica non è una cosa per vecchi” nel quale spiegare come ai miei occhi superata l’età adolescenziale o tutt'al più universitaria non si abbia più la grinta e il tempo per occuparsi di politica?

Quella politica brillantemente lurida, confortevolmente aspra, quell’avventura che ti fa tornare a casa con meno di quanto avevi in tasca la mattina ma carico di adrenalina e con la convinzione di aver dato il tuo contributo per qualcosa di più grande. Parlo della politica dei fogli stampati nelle sezioni, degli ideali in costruzione, del confronto quotidiano col fante della fazione opposta, non certo della politica dei telegiornali, degli storici palazzi e della dialettica di facciata. 

Ma poi ci si sveglia… o ci si addormenta.

La lotta quotidiana diventa posizionamento sociale, poi interesse serale, poi ancora motivo di litigio nei pranzi domenicali, fino a diventare un fastidio e rimanere un ricordo.

Mi chiedo, come avviene questa transizione?

Come avviene il cambiamento che porta da dedicare giornate intere ad attività devote e ad un ideale, fino a un punto in cui si rifiuta addirittura di aspettare qualche minuto per esprimere in tutta la sua potenza il potere politico supremo del voto? (Che si esprime pur sempre marcando con una X un foglio di carta, nulla di estenuante)

  1. Quali sono le cause scatenanti di questo cambiamento?
  2. Come si fa a mantenere viva questa passione?

Quello che avviene non è un risveglio, non facciamo uno strappo nel cielo di carta. Piuttosto ingoiamo giorno dopo giorno pillole che dose dopo dose ci portano all’assuefazione più totale, trasformando la nostra energia dirompente in pigre lamentele lobotomizzate. Come vecchi parcheggiati in un ospizio, intorno ai 25/30 anni ci troviamo a non avere scelta che quella di guardare la scadente serie tv della vita lavorativa imperante e dell’adulta noia.

NON VOGLIO CREDERE CHE QUESTA SIA L’UNICA POSSIBILITÀ.

Quando sopravvengono maggiori oneri gli interessi e i passatempi adolescenziali devono lasciare spazio alla responsabilità. —> Fact checking… FANCULO.

È questo però quello che passa il più delle volte nella testa di chi devi la sua rotta da questo stile di vita.(Non voglio dire che il mio ideale di società è composta da 40enni che escono di casa alle 3 di notte per fare delle affissioni, ma non voglio neanche c(r)edere al mondo dei disinnamorati)

Disinnamorati che sicuramente esistono perché il mondo delle idee si incontra e scontra con quello della prassi, che si può palesare in modalità non congeniali. Ma questo non deve far sì che ci si allontani dall’idea bensì dalle modalità, per quanto la prima possibilità sembri spesso la più semplice e ci venga dipinta come la più logica.

Come si fa quindi a resistere a questa forza centrifuga, che con vari elementi cerca di allontanarci da quello che ci sembrava essere ragione d’essere?

Si stagliano davanti a noi due strade, ricorrenti nella vita umana, la via della ragione e la via della fede. In questo caso il punto d’arrivo è in comune, ma il viaggio che ci aspetta scegliendo l’una in favore dell’altra è molto distinto.

La via della ragione sarà più semplice da affrontare nel confronto quotidiano, di questi tempi alla gente fa piacere vedere del raziocinio dietro ad ogni scelta. Potremmo quindi scegliere di costruire una narrazione credibile basata sul senso di responsabilità, sul piccolo cambiamento che ognuno può apportare nella società; il problema non si presenterà dall’esterno quanto più nella nostra psiche che rischierà di cedere ogni volta che verrà svelata una fallacia nel nostro sistema. Qui sarà importante non ingannare gli altri e tantomeno noi stessi, dovremo affrontare questi bug cognitivi e riformulare la nostra teoria affinché per l’ennesima volta non ci sembri perfezionata e così via finché forse un giorno il sistema sarà completo.

Scegliere la via della fede (rigorosamente con la effe minuscola, poiché per quanto importante sia il tema, non può essere nemmeno paragonato al mondo celeste) presenterà dinnanzi a noi un viaggio opposto per certi versi rispetto a quello della via precedente: il turbamento arriverà dall’esterno ma non potrà scalfire la nostra convinzione irrefutabile. Infatti in questo mondo fatto di mode, definite e distinte in modo quasi scientifico neanche fossero ere storiche, negli ultimi decenni o forse secoli, l’irrazionale, il mistico e il divino non sono più visti di buon occhio e tutto deve cedere alla dittatura della logica e della ragione. Stormi di persone si lamenteranno della tua cieca (apparentemente) credenza. Da questi verranno generate le problematiche che potrai scegliere di affrontare o di evitodgiare, infatti nella tua coscienza tutto fluirà senza incontrare ostacoli o riuscendo sempre a sormontare i pochi che si paleseranno. Tutto sarà chiaro.

Questa via però non è la via di chi non sa cambiare idea, di chi passivamente subisce influenze altrui e le fa proprie diventandone dipendente, di chi manca di analisi.

Entrambe sono le vie di chi in un momento della propria vita, dove la seduzione della tranquillità non ha ancora attecchito, decide che vuole portare un cambiamento in ciò che lo circonda, che vuole crescere e far cresce quello che c’è attorno a lui, decide di voler lottare e di evolvere la sua lotta in base alle sfaccettature della vita per far sì che si possa adattare anche in momenti diversi della sua esistenza senza che debba cedere e annullarsi.

Quindi la politica è una cosa anche per vecchi?

Si ma no. La forza della politica deve essere sempre propulsiva, mai stagnante mai marcescente. L’idea politica si evolve e si deve evolvere continuamente, adattandosi affinché si possa affrontare e confrontarsi con i tempi correnti. Anche l’idea più conservatrice non è e non può essere ferma su se stessa per sempre; anche, e forse più di ogni altra, l’idea conservatrice si evolve per poter adattare il suo ideale al linguaggio e alla società che si trasforma.

A questo punto occorre distinguere le varie posizioni occupate dai nostri dediti alla politica.

Il giovane, quello ancora tutto innamorato della politica, deve in questa idea avere un ruolo più centrale nella vita politica, sarebbe un peccato rischiare di perdere tutta questa forza vitale. È pur vero che la giovinezza potrebbe determinare dell’acerbitas, ma è qui che può e dovrebbe inserirsi il non-più-giovane carico delle sue esperienze per illustrare le difficoltà e le problematiche affrontate in precedenza, per evitare quanto meno gli errori già commessi.

In chiusura, vorrei avventurarmi in un parallelismo enologico: il giovane in questa visione è una bottiglia di un grande vino, che sarebbe giusto lasciar maturare in una cantina per poterlo tirare fuori nella grande occasione arrivato alla perfetta maturazione ed evoluzione. Ma c’è un rischio, che è proprio quello che corre anche il giovane dedito alla politica, la bottiglia potrebbe non essere conservata bene in cantina lasciando così spazio all’eventuale insorgere di muffe o potrebbe essere lasciato maturare troppo fino a trovarsi nel calice dell’aceto. Non possiamo rischiare di rovinare il nostro giovane che potrebbe essere corrotto dalle vicissitudini della vita così come non possiamo che la sua forza di volontà scemi con l’incalzare degli anni. Deve intervenire un sommelier con alle spalle l’esperienza per poter conservare al meglio il vino e con la coscienza per poterlo presentare a tavola nel momento giusto.

politica

Facciamo sì che i giovani prendano il controllo della vita politica, affinché lavorino su quello che li aspetta nel futuro, e che i non-più-giovani non siamo per loro burattinai manipolatori ma vere guide. Ricordate non bisogna aspettare a lungo per la grande occasione per aprire un buon vino, perché è con un buon vino che si crea la grande occasione.

La politica non è una cosa per vecchi e non lo è mai stata, ve lo abbiamo solo fatto credere.

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