Per accedere e utilizzare social network e piattaforme proprietarie
, abbiamo gradualmente rinunciato alla nostra privacy, perso il controllo dei nostri dati e siamo diventati ostaggi della censura, soggetti alla manipolazione… gabbie di impercettibili codici binari e non imprigionano il nostro essere.
Abbiamo quotidiane conferme di come i sistemi finanziari seguano logiche e modelli osboleti e talvolta dannosi per la maggioranza, portando ad una viziosa concentrazione di potere e controllo che spesso prevale sui programmi degli stati nazionali e sul benessere della delle persone e degli ecosistemi. Il Sistema ci studia, ci guarda, ci lega e piega a suo piacimento.
Qualcuno, tutto questo lo aveva previsto molti anni fa.
I Cypherpunks avevano ragione…nel buio la luce.
Sviluppando crittografia, blockchain e reti peer-to-peer, i pionieri della decentralizzazione è quasi mezzo secolo che portano avanti la rivoluzione per garantire i diritti fondamentali nel cyberspazio.
Atto di rivendicazione, diritto d’esistenza assoluta.


Negli anni 80 il web era un dominio desolato, un deserto, non una terra di mezzo bensì una terra di nessuno, uniche forme di vita rilevate erano nerd e hackers (spesso le due esistenze abitano in un solo corpo)
Diversi intellettuali, ingegneri informatici, matematici ed attivisti social-tech si resero conto di come, una volta abitato, Il web avrebbe innescato profondi cambiamenti nei nostri sistemi economici e sociali
, con una probabile e dannosa concentrazione di potere da parte di pochi. Uno tsunami di merda senza nemmeno un ombrello per ripararsi.
“La computerizzazione sta privando gli individui della capacità di monitorare e controllare i modi in cui le informazioni su di essi vengono utilizzate. Sono state poste le basi per una società dei dossier, in cui i computer possono essere utilizzati per dedurre lo stile di vita degli individui, le loro abitudini, i luoghi che bazzicano e le frequentazioni attraverso i dati raccolti nel corso di banali transazioni tra individui”. - David Chaum, 1985.
Bitcoin non nasce dal nulla nel 2008, idiota chi pensa che una cosa del genere possa uscir fuori in due giorni davanti ad un PC; Bitcoin è frutto di piu di quarant’anni anni di ricerca sviluppo di decine di attivisti politico-informatici. I cypherpunk.
Il bizzarro nome è un gioco di parole tra cypher, crittografia e cyberpunk (un genere fantascientifico distopico) ed indica coloro che hanno cominciato a sviluppare sistemi di transazione anonimi per proteggere i diritti individuali dalla minaccia della sorveglianza statale e aziendale.
Fabbri di scudi dalle mani veloci, la rete come campo di battaglia, una tastiera come spada ed una torre da difendere, la torre è la nostra privacy, la tua caro lettore.
Sono dunque i Cypherpunk a sviluppare e diffondere la crittografia (fino agli anni 70 usata prettamente per scopi militari) come strumento di protezione della privacy (individuale). Attraverso anni di ricerca e sviluppo condivisi, gettano le fondamenta per lo sviluppo e l’implementazione di protocolli aperti e distribuiti come alternativa ai noti paradigmi di sfruttamento estrattivi e centralizzanti.
Per comprendere la filosofia e l’approccio Cypherpunk nonché i valori e le motivazioni che li spinsero a coordinarsi e sviluppare logiche migliori per il futuro digitale è imprescindibile la lettura del Manifesto scritto da Eric Hughes nel 1992.
Nell’era digitale che si sta aprendo, segnala Hughes, la crittografia diventa un elemento centrale se si vuole garantire la prosecuzione del contratto sociale tra stato e cittadini.
Vista oggi, la capacità premonitrice di questi esperti è impressionante. Quasi un decennio prima che internet iniziasse a diffondersi tra la popolazione, vent'anni prima che le app e gli smartphone conquistassero le tasche degli abitanti terrestri, e trentanni prima che si cominciasse a parlare di capitalismo della sorveglianza, i pericoli insiti in questa nuova e rivoluzionaria tecnologia erano per molti già ben chiari.
Con lo scopo dunque di favorire sistemi piu equi, trasparenti e decentralizzazati, i Cypherpunk costituiscono una mailing list che per anni vedra lo scambio di idee, pezzi di codice e protocolli.
Questi alcuni degli individui presenti nella lista – oltre ovviamente al tuttora anonimo Satoshi Nakamoto.
È dunque dall’ethos cypherpunk che nascono progetti come Bitcoin, il Tor, le Vpn e Wikileaks.
Da uno spirito di rispetto ed amore per i diritti fondamentali dell individuo vengono sviluppate e combinate tutte quelle tecnologie che hanno dato origine alla tanto discussa nuova fase iterativa del web: il web 3.0.
Tuttavia, da Bitcoin in poi, attenzione di massa, investimenti da parte di VC e istituzioni hanno portato allo sviluppo di un mercato che vede come nuovi protagonisti il gambling non regolamentato, le pfp NFTs, e le memecoin.
Il significato politico di Bitcoin è stato perso nei meandri del qualunquismo, della mediocrita e del profitto. Il messaggio nascosto nel primo blocco della Blockchain di Satoshi recitava:
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Titolo dell’articolo del Times sul fallimento del governo britannico nello stimolare l'economia dopo la crisi globale del 2008. A differenza delle banche tradizionali, non ci sono salvataggi in Bitcoin. Non c'è nessun intermediario, nessuna terza parte o entità che si frapponga tra acquirente e venditore.
La banca non serve, la banca può sparire.
È questa la grande rivoluzione di Bitcoin. Una rivoluzione della fiducia.
"Il problema principale del sistema monetario è la fiducia necessaria per farlo funzionare. Ci si deve fidare che la banca centrale non svaluti la moneta, ma la storia delle valute fiat è piena di violazioni di questa fiducia. Le banche devono essere fidate di detenere il nostro denaro e di trasferirlo elettronicamente, ma lo prestano in ondate di bolle di credito con appena una frazione di riserva. Dobbiamo fidarci della loro privacy e del fatto che non lascino che i ladri di identità prosciughino i nostri conti. I loro enormi costi generali rendono impossibili i micropagamenti". - SATOSHI NAKAMOTO
L’obiettivo iniziale, quello che ha fomentato animi rivoluzionari ad usare la crittografia e sviluppare sistemi per effettuare transazioni anonime e senza intermediari era quello di garantire la privacy ai deboli (individuo) e forzare trasparenza ed accountability ai piu forti (istituzioni e corp).
Ai cosiddetti too big to fail. Too big to jail.
Forse questo è passato in secondo piano nelle economie sviluppate e nei paesi in cui ci raccontiamo che la democrazia funziona, ma per coloro che vivono dove l’accesso ai sistemi finanziari è più limitato, l’iperinflazione è una realtà quotidiana, e la corruzione corre di pari passo alla dittatura, le criptovalute hanno rappresentato un’ancora di salvezza.
Se vi trovate negli Stati Uniti, nel Regno Unito o a Singapore, lo stack tecnologico del web3 può essere un modo divertente per speculare su shitcoin e seguire l’ultimo trend. Se invece vi trovate in Nigeria, Iran, Argentina o Afghanistan, queste tecnologie rappresentano un mezzo per sopravvivere e dissentire in mezzo alla corruzione e alla censura.
Ad oggi, le parti dello spazio crittografico che sono onorevoli sono quelle che rimangono effettivamente fedeli ai principi fondamentali di decentralizzazione, privacy, apertura e trasparenza.
In questo senso le blockchain pubbliche e i sistemi distribuiti pongono ancora grandi sfide da superare. Per parlare davvero di Privacy, bisogna sviluppare sistemi anonimi e non pseudonimi, come attualmente si presentano la maggior parte delle blockchain. Sviluppare nuove classi di asset e applicazioni innovative (dApp; DeFi) senza curarsi davvero di decentralizzazione ed anonimato non ci consente di fronteggiare la tirannia, garantire la libertà finanziaria e ripensare l’economia digitale per renderla più accessibile, equa e aperta.
Sebbene resistano ed esistano protocolli e attori che portano avanti, più o meno sottotraccia, gli ideali cypherpunk, mass media e popolino si fermano sulla superficie di questo ecosistema di tecnologie,
usandole per fare notizia e generare profitti.
Questo di fatto ha favorito l’emergere di narrative appetitose ma inconsistenti, grazie alle quali sono nate applicazioni e protocolli che di rivoluzionario ed intelligente hanno ben poco. Si stanno difatti reiterando gli stessi modelli centralizzati, opachi ed estrattivi tipici del web2.
Qualcosa sta andando dannatamente storto…ancora!
Privacy is necessary for an open society in the electronic age, and it only extends so far as the cooperation of one's fellows in society. - Eric Hughes, A Cypherpunk's Manifesto, 1992
Per realizzare un reale cambiamento sociale e politico dobbiamo proteggere il progresso all’interno del giardino dei nostri valori. Blockchain, criptografia e tokens offrono un’occasione unica per promuovere la sovranità personale e proteggere i diritti civili, ma il loro successo dipenderà dal numero di rivoluzionari, non da quello dei followers.