L’Italia, ci racconta Sergio mentre si aggiusta il colletto della polo nera slim fit firmata Tacchini, è la caput mundi del fashion. vestiti
Milano capitale dello stile, Roma madre del gusto, Firenze culla del rinascimento e del mocassino.
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Questo vanto, espresso con tracotanza e convinzione, non trova nessun legame con il figlio bastardo della provincia dimenticata, il quale non ha nessuna idea di cosa significhi la parola “fit”.
Egli si presenta al mondo in skinny jeans neri slavati, talmente aderenti da sembrare cuciti con odio. L’etichetta, ormai sbiadita, riconduce il reperto a due decadi or sono. Ogni passo non è una lotta contro l’Occidente moderno, ma una lotta per la circolazione sanguigna. Un’icona di stile al quale Sergio rimane aggrappato come agli usi e politiche bastian contrarie della giovinezza militante degli anni 80.
Le scarpe anonime di pelle nera da impiegato INPS, o le immancabili Stan Smith, una reliquia che anche Adidas ha provato a dimenticare accompagnano il tragitto e offrono un supporto di rispetto alla passeggiata di salute di oggi.
Sopra la Polo nera, immancabile giubbetto in pelle /similpelle da centauro, ma con lo scooter 50 parcheggiato fuori dal bar a tema “Decadenza Virile”.
In alternativa, giacca a vento north face perchè la usano gli hooligans (che sono fighi, commenta Sergio).
Sergio è pelato, e ha la barba lunga.
Ma se avesse i capelli, li porterebbe alla Peaky Blinders, con sfumatura alta e perfetta.
Nelle rare occasioni in cui Sergio fa shopping, si reca nel suo negozio di abbigliamento di fiducia. Si chiama “Stile e Tradizione” o qualcosa di ugualmente banale, con qualche rimando alla rivoluzione o all’essere diversi.
Che della diversità non ce ne siamo accorti finora.
Questo luogo sopravvive non per qualità, ma per pietà politica. “Vado lì perché è uno dei nostri”, dice il giovane italico mentre fa l’elemosina al venditore. E intanto compra l’ennesimo chino stretch beige Made in Italy (provincia di Shangai).
Il paradosso è totale: “Noi difendiamo la civiltà italiana”, grida Sergio, in piena contraddizione estetica e ideologica.
Non rendendosi conto che la politica è anche marketing.
Che perché gli altri ti ascoltino, devi avere quel minimo che ti renda accettabile ad occhi esterni. E dunque, per la salvezza della decenza visiva, proponiamo: Vestiti vestiti vestiti vestiti vestiti
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GLI OTTO PUNTI DELLA RIFORMA ESTETICA CONTRO L’OBBROBRIOSO VESTIARIO DEGENERE
- ABOLIZIONE TOTALE DEGLI SKINNY JEANS
Nel 2001 eri un ribelle triste, .ora sembri solo stretto e infelice
Alternativa:
Baggy jeans, straight fit, low waist o mid rise. Denim vissuto, lavaggio chiaro o stone wash. Levi’s 501 veri. Jeans che respirano e camminano da soli.
Largo è potere. Largo è sprezzatura militante.
ROTTAMAZIONE DELLE STAN SMITH & SCARPE DA ZIO
Nel 2001 volevi sembrare sbarazzino e trendy nel gradoni della curva. Ora sembri il fratello maggiore fuori posto e disoccupato.
Alternativa :
Samba, Puma speedcat, Asics Gel-Kayano, oppure Mocassino vintage Tod’s/Church’s versione old money scazzato.
- ERADICAZIONE DEL DOPPIO TAGLIO E DELLE SFUMATURE “VECCHIO CRIMINALE”
Nel 2001 sembravi uscito da “CentoVetrine”, oggi da un meme.
Alternativa:
Buzz cut, riccio naturale, bowl cut destrutturato, mullet FATTO BENE, mod o worker cut. Capelli veri, tagli che respirano TikTok e alienazione urbana. Se sei pelato taglia la barba e lascia solo il baffo Chevron. Chi ha sfumatura perfetta, ha paura della vita.
POLO/CAMICIA SLIM FIT: GENOCIDIO ESTETICO
Se tira sotto le ascelle, è già tardi. Se hai la panza cazzo metti l’aderenza.
Alternativa :
Boxy fit, cropped shirts, sia minimal che graphic.
Oxford shirt oversize, oppure camicia vintage Ralph Lauren con maniche troppo lunghe e colletto molle.
Old money sgualcito. Vestiti d’estetica prep sfasata.
Se sembri il figlio disordinato di un ambasciatore, Kanye o Tommy Cash (basato) sei nel mood giusto.
- CHIUSURA DI “STILE E TRADIZIONE”: DECRETO IMMEDIATO
Un negozio dove la moda va a morire.
Fategli un piacere e consentitegli di evolversi minacciato dal fallimento. E se fallisce se lo merita.
Alternativa:
Compra dove le tipe portano i propri fidanzati a fare shopping nella speranza che con una nuova maglietta assomiglino poco poco ai modelli di Zara, che tanto nessuno è salvo.
- STOP AI COLORI MORTI: RIFORMA CROMATICA TOTALE E INSULTO AL BANALE.
Beige, blu navy, grigio anonimo = depressione su tessuto.
Alternativa:
Colori saturi o monocromi decisi: total white, all black fatto bene, verde oliva giusto, rosso tecnico. Palette coerente, riferimenti culturali chiari. Ogni colore dev’essere un meme elegante.
- ADDIO AL GIUBBOTTINO NORTH FACE E AL PIUMINO SCOMPOSTO
Elimina l’ossessione con north face.
Il bomberino corto ti abbassa.
Se è nero non smilza.
Eccezione: bene solo se è rosso, in pelle e ha una pillola gigante sulla schiena.
Alternativa:
Cappotto lungo, trench oversize, giacca in pelle con taglio boxy, oppure blazer slouchy. Le spalle devono parlare.
Il fit dev’essere gesto vestiti vestiti vestiti
L’outfit non ti segue, ti precede.
- VESTITI PER OFFENDERE IL PROSSIMO.
Nel 2001 ti vestivi “bene”. Ora vesti come se non ci credessi nemmeno tu.
Alternativa:
Ogni outfit deve avere un sottotesto culturale. O sei figlio di una visione (e lo fai vedere), o sei lo zio al battesimo.
Punta a:
- “gallery intern at 22 anni con problemi di potere”
- “erede decadente con soldi sporchi”
“militante che legge Mishima e posta su Pinterest”- “cyber-arian futurista con low-rise cargo”
- “The Weeknd
se era bianco”
NON SEI UN REDUCE. SEI UN PROTOTIPO.
LA MODA È DOMINIO.
IL FUTURO È STREET, È OLD MONEY, È SINTESI.
VESTITI PER DARE FASTIDIO AI TUOI SIMILI.
PER INSULTARLI, PER OFFENDERLI, PER FARLI SENTIRE INADEGUATI.
Il futuro è tuo, se te lo vesti addosso come un’arma megafucilata a raffica.
FIRMATO:
UNITÀ ANTICRINGE PER L’ESTETICA INSURREZIONALE