1 settimana

Moda futurista?

Un omaggio a Rosita Missoni

Moda futurista?
Lettura boomer
Rosita Missoni è stata la felicità, la mente e la direzione di una famiglia, di un’azienda e più di tutto di un’eccellenza italiana che ha saputo coniugare tradizione e innovazione.

Per me Rosita Missoni è sinonimo di Sicurezza.

Quante volte, nel mondo, il lavoro di alcuni ha influenzato quello di altri? Quante volte il lavoro di alcuni ha scatenato le più inarrestabili passioni, crescenti e rinascenti, nelle esistenze di molti, da farne diventare lo scopo della propria vita?

Alzarsi al mattino per andare a lavorare? Sì, per mettere via i soldi per i biglietti di quel concerto. O i soldi dei biglietti di un treno che portava chissà a quale casting?

Rinunciare, sacrificarsi, perché la nostra fiamma potesse sentirsi, anche se per poco, un po’ sazia.

Qui, però, si va oltre un desiderio appagato. Capace, indefessa, insostituibile passione che ci spinge ad affrontare quello che non ci piace, che ci nausea, solo per vederla soddisfatta, anche solo per un giorno in un anno intero.

Avere una passione. E quando si parla di passione, Rosita Missoni è Sicurezza. Con la S maiuscola.

Nel ‘73 vince, assieme a Ottavio, il Neiman Marcus Fashion Award, l’equivalente di un Oscar per uno stilista. 

È qui che inizia il discorso, altroché chiudersi: allacciate il cardigan signore e signori, si parte.

È novembre e a Golasecca, un nome che lascia presagire la poca ricchezza del posto, nasce una bambina che ha il colore nel nome e che sarà circondata per tutta la sua vita da fili colorati.

L’ambiente dove cresce è una fabbrica tessile di shawl ricamati, dove lavora la sua famiglia. Poteva essere chiunque, ma ha deciso che per lei, a poco più di vent'anni, e suo marito, quei fili non erano abbastanza colorati, non erano abbastanza complessi.

Sarebbe potuta andare dove voleva, magari a Milano o persino a Londra: non che non l’abbia fatto, ma invece di esportare il suo genio altrove, ha finito per far venire gli altri ad ammirarlo.

I due avrebbero anche potuto portare avanti quello che già facevano i suoceri, ma hanno invece tinto le matasse così tante volte, e in modo diverso, da creare il fiammato, unendo le pezze dei loro lavori in un unico gigantesco maglione.

Ha utilizzato un telaio grande come un Transformer (vi giuro che è enorme), per cui servono due ore solo per prepararlo, e l’ha usato come nessun altro era capace.


Le è stata conferita Laurea ad Honoris Causa nel 2019

Blastide Ante Litteram

Per chiarire per quale aneddoto, lato del carattere, o segno distintivo, Rosita fosse Blast, abbiamo l’imbarazzo della scelta.

Sempre di una Signora della Moda parliamo, seppur con prudenza, ma che già i suoi collaboratori stretti avevano ribattezzato “Sciura”.

In un ambiente come il suo, non è raro vedere i personaggi divorare la persona. Volare con ali basse e restare umili non è facile: è quasi un tratto innato per certi versi, ma è fondamentale.

Senza trascurare il rovescio della medaglia di questa modestia, che alla fine è quello di chi, venendo da un paesino, potrebbe peccare di timidezza.

Rosita nel ‘67, a Pitti Uomo, ormai 58 anni fa, ha invece fatto un gesto coraggioso, mandando le modelle in passerella senza reggiseno.

Per lei, semplicemente, non andava bene l’intimo delle indossatrici. Oggi indignerebbe il contrario, ma una volta contestualizzato, non ce lo immaginiamo troppo diverso da andare alla Scala con un vestito da Prezzemolo di Gardaland.

Sovvertire le regole è per molti addirittura un’abitudine, più raro è far sì che la sovversione diventi la nuova regola. Da quella celebre sfilata in poi la imiteranno tutti.

Si è fatta cacciare dalla manifestazione, e da quel momento gli altri marchi hanno cominciato a sfilare così a Milano.

Per essere Blast non serve essere Fabrizio Corona, ma nemmeno Gorbaciov: in questo caso vale la regola d’oro della mediocritas, della giusta misura (d’altronde, quando tenere la giusta misura, se non quando si parla di vestiti?).

Se dai retta a tuo marito, quando ti dice che nel nuovo posto che ti ha mostrato ci starete benissimo, così, alla Vercingetorige, ma ribalti il tavolo quando si tratta di lavorare, è tutto orrait.

Se passi il Sabato con Quincy Jones, e la domenica a cercare funghi, hai quell’equilibrio, quella ripartizione tra il cazzeggio e l’impegno, la cultura e il momento di “ignoranza” che nessuno ti insegna.

Qualche anno in meno e per passatempo avrebbe fatto meme.

Missoni non ha la verità in tasca, e non avrà mai la presunzione di sapere dove arrivare, se deve arrivare per forza. L’intenzione non era nemmeno quella di vestire, o puntare all’alta moda.

Così, tra psichedelici intarsiati, Missoni ha fatto della casualità una costante, tra il non prendersi troppo sul serio e dimostrare di saperci fare. Un geniale mestiere, virtuoso, heritage, slegato dalle più mediocri paure e – perché no? – Blast.

FuturMissonismo

Il Missonismo andrebbe giudicato a partire da due elementi: i contesti e le persone. Prima che l’arte veda un insieme condiviso di idee e realizzazioni, un contesto è la sorgente dalla quale, solitamente, l’arte stessa viene alla luce.

Ottavio Missoni era un uomo del ‘21 e, negli anni seguenti, sfuggire alla vague futurista e vorticista, più che impossibile, era indesiderabile.

Le avanguardie dell'epoca hanno permesso all’artista di godere, prima di tutti gli altri, di una libertà mai assaporata. Se l’arte è invenzione, l’artista dev’essere libero di fare tutto.

“Ha inventato un linguaggio grafico descrittivo quando progettava i suoi tessuti. E le sue esperienze e i suoi studi erano maniacali, un po’ come per tutti gli artisti”.

Luca Missoni ha detto di suo padre
All’archivio Missoni ad Albusciago è conservata una locandina della mostra Futurismo & Futurismi, alla quale parteciparono i Missoni nell’86 a Venezia, con un’esposizione di loro opere.

Se il cagnolino di Balla si muove su una tela ferma, muovendo un arazzo di Missoni ci sembrerebbe di caderci dentro. I Missoni hanno preso il dinamismo e lo hanno reso davvero mobile. L’hanno reso indossabile.

Sala degli arazzi di Ottavio Missoni, al museo Ma*Ga di Gallarate

Il secondo fattore, le persone. Queste ultime sono una partita a dadi di un destino a volte scritto in modo diverso dal solito. Più romantico, più “rosa”.

Senza Marinetti non avremmo avuto Boccioni, senza Giammetti, Valentino, e senza Rosita, Ottavio.

Chi faceva una tela e chi ha capito che poteva vestirla. A volte il genio è così tanto perché le menti sono due.

Quindi sì, la storia, la famiglia, l’azienda, l’arte sono l’immagine di un disegno che i coniugi Missoni hanno composto durante la sperimentazione quarantennale di correnti artistiche.

Una sperimentazione così circolare che finisce nel suo stesso rinnovo, da qui la definizione heritage.

La bara della Signora Rosita, particolarissima, decorata dalla famiglia. Il suo passatempo preferito era andare a funghi, leggenda narra fossero loro a cercare lei, e non il contrario.

Rosita Missoni è stata la felicità, la mente e la direzione di una famiglia, di un’azienda e più di tutto di un’eccellenza italiana che ha saputo coniugare tradizione e innovazione.

Ottavio Missoni diceva che l’onorificenza a Cavaliere del Lavoro avrebbero dovuto darla a lei, a Rosita (cosa che alla fine è avvenuta, dandogli ragione).

La figlia, Angela, diceva invece che senza di lei non avrebbero fatto moda.

Ma non è tanto quello che si dice che più conta, quanto quello che NON si dice: è quello che sei nell’ombra che ti qualifica davvero.

In questo momento c’è chi pubblica articoli che dicono quanti anni avesse, ci parlano delle sue idee per le sfilate, degli azzardi creativi: questo è, invece, anche il pretesto per ringraziarla.

Sul piano umano, l’eredità della signora Missoni guarda al futuro. Il silenzio delle azioni ha dalla sua un’eco che rimane per sempre. Al contrario delle parole, a cui spesso non segue nulla.

Per piccole che possano essere, le azioni hanno invece delle conseguenze e un peso, che sottolinea, anche al più superficiale studio della storia di questa imprenditrice, il contributo che ha dato alla stima e alla crescita dell’immagine dell’Italiosfera nel mondo.

Forse, senza di lei, oggi il nostro Paese sarebbe un poco diverso: un po’ meno colorato, un po’ meno brillante anche agli occhi di chi ci guarda da fuori.

Dobbiamo anche alla sua costanza, alla volontà di rimanere ancorata alle proprie radici, la capacità che ha avuto l’Italia di ritagliarsi uno spazio così importante nel settore dell’abbigliamento.

È solo grazie a lei, al marito e ad altri titani del settore come Armani, Valentino, Moschino, ecc., che l’Italiosfera è sinonimo di stile ed eleganza ovunque, modello da seguire per chiunque voglia distinguersi dalla sciatteria a cui ormai siamo abituati.

Iconico scatto del 1985, che ritrae tutti i grandi della moda italiana dell’epoca. Sullo sfondo, il duomo di Milano. Da sinistra: Laura Biagiotti, Mario Valentino, Gianni Versace, Krizia, Paola Fendi, Valentino Garavani, Gianfranco Ferrè, Mila Shon, Giorgio Armani, Ottavio Missoni, Franco Moschino e Luciano Soprani. Unica grande assente: Rosita Missoni la moglie di Ottavio.

Grazie alla posizione e alla credibilità che la moda le ha consentito di ottenere, ha lasciato su questa Terra insegnamenti e suggerimenti, per chi ha la pazienza di prendere esempio, e una lezione di umiltà dalla quale chiunque può trarre ispirazione.

1
L'EPOPEA DI MAURO DA MANTOVA
2
Trump annetti (anche) noi!
3
 La Neo Cina viene davvero dal futuro
4
QUANTI SONO GLI NPC?
5
AVIANO

Gruppo MAGOG

CAMPAGNA PIRATA - OLMENETA 2
Proclami

CAMPAGNA PIRATA - OLMENETA 2

Ci vediamo il 9 settembre alla Cascina Feniletto a Olmeneta, a festeggiare il nostro annuale raduno di ilBlast.it!
1 anno
Che fine ha fatto l'Osteria?
Psicopolitica

Che fine ha fatto l'Osteria?

Una gita fuori porta con annessa inculata mi ha suggerito una riflessione sul futuro dell'osteria italiana.
9 mesi
Lavorare Divertendosi! Tre esempi di lavori funny!
Psicopolitica

Lavorare Divertendosi! Tre esempi di lavori funny!

Lavorare Divertendosi! Oggi vi mostreremo dei lavori divertentissimi!
3 anni
Olmeneta Calling: Una giornata con Blast
Connessioni

Olmeneta Calling: Una giornata con Blast

Blast nella vita reale? Sembra una follia! Invece a Olmeneta i meme hanno incontrato la cultura, in una cascina-tempio!
2 anni
Calcio Scommesse - Corona eroe nazionale
Psicopolitica

Calcio Scommesse - Corona eroe nazionale

Fabrizio Corona eroe nazionale, di una nazione di ludopatici, stirati ma che non si danno per vinti. Lo sapete che il 90% dei ludopatici smette prima di vincere?
1 anno