“Nel corso della storia, ci sono stati esempi eccellenti di imperatori che si recarono sulle montagne per rendere omaggio a venerabili e chiedere consiglio a grandi saggi. (…) Questo perché l’autorità imperiale non ha alcuna autorità sul saggio di montagna, e [gli imperatori] erano consapevoli del fatto che le montagne sono al di là della sfera mondana. (…) Davvero, nemmeno un «re che fa girare la ruota» detiene autorità sulle montagne”.
-Dōgen Zenji, Sansuikyō Sutra.
Ma “davvero” davvero, Dōgen?
Perché, ormai, a me sembra che persino il Vicario di Cristo in Terra vada in montagna solo per sciare.
È finita l’epoca degli imperatori timidi e timorati di Dio (o chi per Lui): salutiamo l’Imperatore Giallo, salutiamo l’Imperatore Yao, salutiamo Enrico IV. Tanto, ormai, rispettivamente: i Guangchengzi sono morti, il forestale Duccio Patané ha preso il posto della saggia guardia di Hua ed i papi, buttando la tiara per lo zucchetto, si sono rincoglioniti (vedesi il devastante effetto che lo zucchetto ha avuto, per dire, sui Giudei…).
Oggi Siddharta Gautama, il figlio di papà per antonomasia, scappando sui monti avrebbe previamente chiesto al suo paparino l’eredità che gli spetta, e l’avrebbe prodigalmente spesa per farsi il giro dei resort migliori insieme a qualche puttanell*; avrebbe poi imparato a sciare e a giocare a golf; avrebbe comodamente sorvolato l’Himālaya spaparanzato su di un aereo privato e sarebbe, infine, morto per qualche malattia cardiovascolare legata alla sua imperante ipercolesterolemia. Altro che buddhità.
Persino l’Himālaya, da “re delle montagne” e “padre amoroso per chi cerca rifugio, faro per i saggi in cerca di verità” come descritta da Kālidāsa, è passata ad essere un buco nella serratura per cui fare la fila. E le file si fanno ormai anche sull’Olimpo, sul Palatino, sul Fuji, sull’Eihei-Ji… E nemmeno il Vesuvio fa più paura.
CI HANNO TOLTO DIO.
Come fondare, oggi, una nuova Troia? Come spezzare le catene del Samsāra? Come morire di freddo alla Milarepa senza che qualche agente dell’Anticristo ci impedisca di trasumanare?
E dove cazzo le prendiamo, ora, le nuove Tavole della Legge? Dove ascoltare i sermoni del nostro Dio misericordiosamente incarnatoSi per noi? Nell’evenienza di un nuovo (e, nel caso, meritatissimo) Diluvio, dove rifugiarsi se l’Ararat se l’è inculato il Turco? E dove posso andare a sacrificare mio figlio in nome di Dio ora che l’Imperatore ha autorità indiscussa su tutte le montagne del Globo?
BASTA CON IL FAR SCENDERE NOSTRO SIGNORE OGNI VOLTA, DOBBIAMO RISALIRE NOI. DOBBIAMO RICONQUISTARCI DIO!
SOSTENIAMO L’EROICA RESISTENZA DEL COMPAGNO YETI CONTRO LE PROVOCAZIONI ORCHESTRATE DAGLI ALPINISTI BORGHESI ALTOATESINI!
INTIFADA FINO ALLA VITTORIA: LIBERIAMO GLI ORSI DAL GIOGO MALATO DEI CRUCCHI ALTOATESINI!
DOBBIAMO SPARARE, E CI SERVONO PROIETTILI!
Ma prima ancora di poter liberare gli altri, dobbiamo liberare noi stessi dai demoni e dai vizi che ci attanagliano – è in questo che, storicamente, i comunisti sono sempre stati ipovedenti.
Per fortuna, la strada è chiara, il Sendero è Luminoso. Secoli fa sono vissuti uomini che le montagne, che in fin dei conti non son altro che un ammasso di fanghiglia e fossili, le hanno superate. Uomini che, per raggiungere la Luce della Triplice Ipostasi, hanno osato fare quello che gli stolti della perversa terra del Sol Levante mai hanno nemmeno timidamente pensato: posizionarsi ACCANTO le montagne con LE PROPRIE montagne fatte a mano.
Chi è illuminato dallo Spirito Santo (che procede dal Padre E DAL FIGLIO, sia chiaro) avrà già capito: sto parlando della compagnia di San Simeone il Vecchio, lo stilita.
Orsù, prendete tutti gli arnesi necessari, perché le montagne ce le facciamo noi, e riporteremo Dio all’Uomo come Trigeo riportò la Pace agli Ateniesi. Tireremo fuori il Buddha-prodigo new age (e dunque da comodino) dalla sua Regio Dissimilitudinis, salveremo lo Yeti dai Fabrizio Corona dell’Himālaya, gli orsi dai protestatanti astensionisti di quella Regione ad Apartheid Speciale che è l’Alto Adige, il Palatino dalle sozze suole dei Britannici d’Oltremare.
Riprendiamo l’opera di San Luca (morto solo nel 979 d.C. d’altronde) e torniamo allo stilitismo per superare il cenobitismo globalizzato:
la perversa conseguenza di Giovanni Calvino che i filosofi dell’ultim’ora definiscono “capitalismo”.
E non temete, miei cari Юродивые (“folli in Cristo”) meno abbienti o meno estroversi: a voi spetta la non meno nobile anacoresi arborea, quella del dendrismo (che d’altronde era, si dice, praticata anche e soprattutto dai mori d’Etiopia: infiltratevi nella woke culture e distruggetela dall’interno).
Voi, miei cari indigenti, occupate i parchi delle vostre città! Ammonite i pargoli dei pericoli del calvinismo globalizzato! Distribuite proiettili come caramelle, propagandate il superamento e delle vecchie montagne e dei resort per idioti senza Dio! Urlatelo dall’alto dei vostri arbusti a tutta la cittadinanza lì radunata incredulamente: È INUTILE PIANGERE IL VECCHIO, È INUTILE SOLLAZZARE LE VOSTRE GRASSOCCE CARNI CON I DECADENTI VIZI DEL VOSTRO PRESENTE, SALITE TUTTI QUASSÙ CON ME E PREMETE L’ACCELERATORE!
O miei dendriti, o miei stiliti, o miei asceti d’Avanguardia tutti, ora unitevi con me in preghiera, a supplicare il Buon Dio affinché ci dia la forza di sparare e sperare come Cristo (e il compagno Gonzalo) comandano.
Unitevi a me, in questa Litania per gli asceti da parco pubblico:
Litania Sanctorum Stylitarum
Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.
Christe, audi nos. Christe, exaudi nos.
Pater de caelis, Deus, — miserere nobis.
Fili, Redemptor mundi, Deus, — miserere nobis.
Spiritus Sancte, Deus, — miserere nobis.
Sancta Trinitas, unus Deus, — miserere nobis.
Sancte Symeon Stylita Senior, — ora pro nobis.
Sancte Symeon Stylita Junior, — ora pro nobis.
Sancte Daniel Stylita, — ora pro nobis.
Sancte Alipie Stylita, — ora pro nobis.
Sancte Lucas Stylita, — ora pro nobis.
Sancte Vlasie Stylita, — ora pro nobis.
Sancte Aaron Stylita, — ora pro nobis.
Sancte Nilus Stylita, — ora pro nobis.
Sancti omnes Stylitae Dei, — orate pro nobis.
Ab omnibus vanitatibus mundi, — libera nos, Domine.
Ab superbia et vana gloria, — libera nos, Domine.
Ab negligentia vitae spiritualis, — libera nos, Domine.
Per patientiam columnarum, — libera nos, Domine.
Per crucem abstinentiae vestrae, — libera nos, Domine.
Per ardorem amoris caelestis, — libera nos, Domine.
Ut nos ad altiora desideria trahas, — te rogamus, audi nos.
Ut per exempla stylitarum ad humilitatem ducaris, — te rogamus, audi nos.
Ut intercedentibus sanctis stylitis peccata nostra dimittas, — te rogamus, audi nos.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, — parce nobis, Domine. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
— exaudi nos, Domine. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, — miserere nobis.
V. Intercedant pro nobis sancti tui Stylitae, Domine.
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus: Deus, qui mirabiliter sanctos tuos super columnas elevasti ad exemplum humilitatis et contemptus mundi, praesta nobis, quaesumus, ut eorum intercessione ad caelestia desideria semper tendamus. Per Christum Dominum nostrum. Amen.