Nel dubbio scappo dalla realtà

L'escapismo è una via di fuga legittima

Nel dubbio scappo dalla realtà
Lettura boomer
La nostra generazione ha riadattato e fatto sua una filosofia di vita chiara, l’Escapismo.

Sono assolutamente convinto di una cosa: il paradiso terrestre è esistito nella realtà. Era il pianeta prima dell’infosfera, del Big Mac e delle influencers.

Era un enorme parco giochi verdissimo, con tanti animali dotati di sentimenti (alcuni cavalcabili) e popoli curiosi e determinati a scoprire e proporre modi per ridere, giocare e scoprire tutti insieme la vita, l’amore e il funzionamento delle cose. C’era qualche impulso cattivello che ogni tanto faceva capolino, ma si risolveva tutto nello scherzo, nella burla, nel gioco delle parti e degli equivoci come nelle migliori pièces teatrali, dove anche i cattivi sono umani che soffrono e per questo quantomeno comprensibili, senza per forza doverli accostare a cattivi di fantascienza alla Starship Troopers.

Un sogno di una notte di mezza estate dove le carte venivano rimescolate di continuo per il puro piacere di abbandonarsi a un po’ di sano caso (e non ho detto Caos, perché quello rovinava il clima ai caratteri più miti), dove le vicende umane risplendevano nel loro valore intrinseco poiché legate all’unicità di ciascuno di noi.

Sicuramente era un mondo a volte noioso, con tempi vuoti e monotoni dove anche gli animi più lieti si assopivano per qualche tempo. Tiepidi, ma mai paralizzati. Anche loro organizzavano danze e notti bianche per destarsi, ma le nostre in confronto sono noiose. È buffo: un tempo ci tenevo un sacco a spaccare alle feste, oggi mi annoiano pure quelle e me ne dispiaccio. Un tempo l’avrei definita consapevolezza e maturità, ma ormai non posso fare a meno che chiamarlo grigiore. Dove sono le mie avventure, quelle dove posso dimostrare il mio valore partendo con spada e cavallo, e accamparmi sotto le stelle quando sono stanco di viaggiare? 

La realtà di questa nostra scellerata epoca è che NON È DIVERTENTE.

Più di qualsiasi altra considerazione negativa che ci possa venire in mente, questa è la prima.

Dai meme Born To/Forced To fino al disgusto che ci sale all’idea di uscire a mezzanotte per recarci in una discoteca, il nostro essere disidratato dalla mancanza di gioia è sempre più disperatamente alla ricerca del senso delle cose ignorando il fatto che è impossibile raggiungere questo traguardo avendo il cuore arido e secco.

E a questa disperata richiesta, a cui sacrifichiamo anni della nostra vita nel lavoro, mezzo attraverso il quale dovrebbero essere garantite le possibilità per ognuno di ritrovare pienezza attraverso le proprie passioni e interesse, che cosa riceviamo?

Serie TV di scarsissima qualità, addirittura alcune nate per essere messe in sottofondo mentre si fanno altre cose (EXCUSE ME???), eventi in secret locations (ma sempre con le stesse identiche persone annoiate) a 35 euro a botta, e, sempre per restare in tema di botte, aggiungo:

con droghe noiosissime che anziché portarti a pascolare con Lucy nel cielo stellato ti rendono capace di rivolgere la parola ad uno sconosciuto o ti fanno dimenticare per un paio d’ore che le bollette di questo inverno (che non hai ancora pagato) sono state veramente una mazzata. Boh.

Non c’è da stupirsi che andare a ballare stia passando di moda; ne godo perché le discoteche le ho sempre patite come sistema, ne soffro perché ballare mi è sempre piaciuto moltissimo. 

Forse la cosa che soffro di più è l’idea che la mancanza di strumenti adeguati possa portare velocissimamente le persone ad avere lo spirito critico di un criceto, dal votare Meloni al votare Olly il passo è breve.

Forse, mi fa più male ancora ripensare a me stesso che esco dalla sala dopo aver visto LaLaLand, un film “dedicato ai Folli e ai Sognatori” e rendermi conto, oggi, che Folle sono stato per poco e Sognatore quasi per niente.

Oggi sono qualcosa di molto più grottesco ma vero, perfettamente aderente alla mia realtà ma lontanissimo con la mente. Senza nessuna pretesa di cambiare gli altri e il mondo, vado semplicemente alla ricerca di ogni piccola fonte di soddisfazione egoriferita senza badare alle conseguenze. Sono diventato un Escapista per rendermi irreperibile alla realtà che mi circonda, e con la quale non riesco (non voglio) sodalizzare.

Avendo nostalgia di quel mondo perfetto (che probabilmente non è mai esistito, nel profondo ne sono consapevole), da bravo Escapista cerco e preferisco sistematicamente circondare Il mio mondo con elementi che tentino di riallacciarsi, ritrovare l’idillio perduto.

Ma è sempre più difficile e le scelte sono poverissime: così sono “costretto” ad attendere la fine dell’inverno utilizzando il Kit Essenziale per sopravvivere senza morire di noia e depressione X-Factor/Sanremo (Fantasanremo annesso)/Masterchef, validissimi per depennare un paio di sere a settimana; i bar con i colpi a 10 euro, lo shopping compulsivo, i gruppi di attività outdoor fatti per spillarti quattrini per portarti a camminare nei boschi (pensa come stai messo) e tanto tanto altro mentre tutto, letteralmente TUTTO là fuori ti parla di opportunità, cambiamento, entusiasmante e brillantissima novità, ma quello che riesco a provare è un senso di paralisi e rabbia senza fondo.

  1. Tutti i posti del cuore si stanno turistificando e gentrificando;
  2. Il 70% della settimana la passiamo a interagire con delle macchine;
  3. Quello che ci aspetta sarà un mondo completamente intermediato dall’intelligenza artificiale;
  4. Le conquiste fatte e preservate in 80 anni di pace, i trattati internazionali, il rispetto dei diritti dell’uomo stanno venendo spazzate via;
  5. TUTTO, e ripeto TUTTO, stampatevelo bene in testa: TUTTO viene mercificato;
  6. Rimane una traccia di ogni singola cosa che facciamo e la nostra privacy viene continuamente violata;
  7. Il cambiamento climatico continua ad esistere, anche se non facciamo nulla o non facciamo abbastanza per impedirne l’avvento.

Penso che sia davvero da arricciamento di barba pensare che di fronte a un contesto simile quello che ci viene restituito sia solo una facciata stantia di sicurezza ed efficienza, un ambiente dove vendere e vendersi sono gli imperativi categorici.

È crollato il muro, gente! Sono tutti ossessionati dal grano e persino gli artisti non si drogano quasi più.

Non serve quindi sottolineare la mia, la nostra difficoltà ad essere non solo positivi e motivati, ma anche attaccati e parte integrante di questa realtà così confusa e distante da quello che siamo veramente.

Infatti, non vi deve passare manco per un secondo per la testa che io vi stia giudicando. Anzi, vi abbraccio fortissimo attraverso l’etere. So che anche a voi piacerebbe tornare a quando i concerti del vostro artista preferito erano il sogno e piangevate nei sedili in fondo del bus mentre la pioggia cadeva, scossi dai brividi di quella canzone. Ed eccoci qui ora con Tony Effe al primo posto delle classifiche del mondo. Anche i mafiosi si lamentano dei giovani d’oggi dicendo che il livello è basso, che oggi ci si pente con troppa facilità. Noi sicuramente ci pentiremo un giorno di tutto il tempo sprecato a consumare roba trash.

Esiste una soluzione a tutto ciò?

Andare a vivere in Sud America o in Islanda, dove va e vuole andare moltissima gente sperando che una cascata la possa lavare da quella sgradevole sensazione di disprezzo verso se stessi, gli altri e il mondo?

Voi, amici, volete fare 40 anni così? Lavorare a nastro, aperitivi/cene e la domenica la partita? Io al solo pensiero vorrei premere il grilletto puntando dritto ai miei coglioni.

L’unica soluzione è la rivendicazione dei propri spazi, parallela alla riconquista del proprio tempo; in quest’ottica non mi vergogno di essere un Escapista, perché trovo aberrante che nessuno arrivi a dire NO a questa realtà.

Passerò il resto dei miei giorni ad aspettare l’uscita di un nuovo set di Magic, schivando Guru del Web che vorrebbero trasformarmi in un obbrobrio umano e tutte quelle figure autoritarie che vogliono cose da me senza offrire niente di valore in cambio. Perché piuttosto che cedere all’alienazione più totale preferisco protestare e trasferirmi sugli alberi, come avrebbe consigliato Calvino.

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