IPERSTIZIONE TRANS: LE DONNE SI PICCHIANO 

Il «caso Khelif-Carini» è virus

IPERSTIZIONE TRANS: LE DONNE SI PICCHIANO 
Lettura zostile
L'incontro Khelif - Carini alle Olimpiadi di Parigi ha testimoniato una cosa: è tutta una dimostrazione che le donne si picchiano!

I post e i commenti si moltiplicano scalando l’algoritmo, compaiono con violenza nella tua visuale virtuale monopolizzando il cyberspazio italosferico.

E allora anche noi ci tuffiamo nel cyber-flusso della polemica, per sostenere due tesi: che l’esito dell’incontro è stato frutto di un’iperstizione e che il pugilato è una disciplina dove ci si dovrebbe prendere a pugni.

L’incontro di boxe Khelif – Carini è stato preceduto da una messa-in-scena-mediatica che si fondava sul fatto che la Khelif non fosse una pugilessa, ma un pugile: un furbetto transessuale.

L’argomento era troppo succulento per non farne un’arma di distrazione di massa e quindi un caso politico in difesa dell’atleta italiana, vittima di un’ingiustizia dell’ideologia gender

Nonostante le smentite del Comitato Olimpico Internazionale la polemica non si è placata, anzi, la smentita sul sesso della pugilessa algerina piuttosto che mettere un punto sulla questione è degenerata nella rissa da strada sui social: i giornali della sinistra fucsia si sono indignati davanti a chi alzava dubbi sul sesso della Khelif, quelli della destra boomerona hanno cercato di convincerci che la Kherif fosse uomo.

Da me che volete? Io ar massimo ve posso cantà na canzone

Dato l’hype creato intorno all’incontro Carini – Khelif, che probabilmente sarebbe interessato davvero a pochi e infine ha catalizzato tutti davanti allo schermo (anche noi!), l’esito non è stato altro che un orgasmo rovinato:

45 secondi di durata, la Carini che prende due pizze in faccia e si ritira con tanto di pianto finale. 

E adesso concedetemi uno sfogo:

Il pugilato è uno sport dove ci si prende a pugni!

E invece…

La siora Angela ha avuto paura: picchia troppo forte, pare abbia detto, non è giusto, pare abbia detto ancora. Il tempo di prendere due cinquine e la Carini era pronta ad andare sotto la doccia. Fermo restando che se prendessi io una cinquina dalla Carini finirei sotto la doccia in 15 secondi, il pugilato è uno sport dove ci si prende a pugni. Uno sport dove ci si mena.

Da qui la constatazione:

Le donne si picchiano.

A dire il vero, non ho ancora ben capito se c’erano due donne sul ring, ma questo problema lo lascerò ai futuri CIO, alle istituzioni internazionali di boxe e ai professori di etica sportiva. 

Siccome la media dei giornali è tutto uno stabilire se sia o meno una donna la siora (?) Khelif, volerei lontano da questa narrazione.

Discutibile o meno, il dato di fatto è che l’atleta Imane Khelif è stata ammessa a competere in quanto donna e pertanto poteva cartonare altre donne sul ring (o farsi cartonare)

D’altro canto l’algerina è stata già sconfitta innumerevoli volte da altre donne, non avendo mai vinto in carriera un titolo di rilievo (al momento è in semifinale alle Olimpiadi)

Gli incontri possono finire con un KO, anzi, è auspicabile dal punto di vista dello spettacolo. Se la Carini non è andata KO vuol dire che non ne aveva prese abbastanza..

Ma chi siamo noi per giudicare?

Angela Carini si può biasimare? Assolutamente. Ci hanno insegnato che la maglia si onora, che la disciplina sportiva si onora e che ritirarsi è la peggior sconfitta. Per non parlare poi della sceneggiata della Carini, andata in onda in mondovisione e massima espressione del soft power partenopeo nel mondo (la pugile è napoletana)

Ma, considerazioni sulla città più bella del mondo a parte, cosa ne sappiamo noi di cosa è passato per la mente della pugilessa italiana?

La pressione psicologica e le polemiche possono pesare più di un pugno sul muso. La nostra impressione è stata questa: che l’enorme polemica messa su nei giorni precedenti (Quest’incontro in un modo o nell’altro non s’adda fare) si sia in fin dei conti auto-avverato. È come se la Carini, alla fine, si sia sentita legittimata a non andare avanti, a non osare, a non scalare la montagna, perché ormai era stata sguinzagliata l’iperstizione trans.   

Notizia di poche ore fa: la nostra pugilessa si vedrà entrare un bel bonifico da 100 mila euro dall’IBA. Motivo? Verrà premiata come avesse vinto l’oro.

Schei e paura mai avui, recita il proverbio. Tuttavia, come diceva Paolo Villaggio, i proverbi sono un concentrato di ignoranza popolare, e in questo caso il proverbio è fallace. Alla fine la Carini avrà modo di consolarsi tra schei e accoglienze calorose da parte delle istituzioni e del loro paternalismo. 

A proposito, chi invece va a casa a mani vuote è Benedetta Pilato, arrivata quarta nei 100 rana per un centesimo di secondo. 

Tempus fugit, diceva Pilato.

Che c’entra con la Carini? 

A dire il vero il nesso c’è ed è importante, ed ha a che fare col passatismo di quella cosa che chiamiamo Italia e che ha ormai pervaso lo spirito degli abitanti dello stivale. 

Elisa Di Francisca, ex campionessa di scherma, è stata criticata per aver commentato, in collegamento con la Pilato appena uscita dalla vasca, Ma c’è o ci fa, riferito alla contentezza della Pilato per essere arrivata quarta. Io, fossi arrivato quarto io per un centesimo di secondo tirerei giù porchi e madonne. La sera, forse, potrei finalmente rasserenarmi dopo la lunga chiacchierata col creatore, dicendomi che tutto sommato il quarto posto è un buon risultato. 

Inclinazioni personali.

Per quanto la Di Francisca abbia fatto una caduta di stile per i termini in cui si è espressa, la contentezza della Pilato è sinonimo di un’Italia che è contenta a stare dietro. E l’abbandono dopo 45 secondi della Carini è la fotografia che ormai neanche ci proviamo ad arrivare primi.

E non venite a dirmi di pensare al messaggio educativo che passa dalle parole della Pilato. Non tirate in mezzo i fuori corso di 7 anni all’Università: ci metti 10 anni per fare una triennale? Non sei inadatto, sei un trombato e prima te ne accorgi meglio è per te.

Per l’Italia le olimpiadi sembrano essere diventate i saggi di nuoto delle elementari: alla fine tutti ricevono il premio. 

ITALIANIIIH

Noi di Blast non ci accontentiamo, vogliamo arrivare primi. Dovessimo gareggiare con stranosessuali o presunti tali, dovessimo essere noi gli stranosessuali, spareremo fino alla fine.

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