L’esistenza degli NPC (personaggi non giocanti, individui che vivono nella più totale simbiosi con il conformismo e l’apatia del pensiero dominante) pur essendo un fatto empiricamente constatabile nonché ormai accettato da chiunque abbia un minimo di autonomia di pensiero, rimane però misterioso in molti dei suoi aspetti, come ad esempio quello della compatibilità con il c.d. libero arbitrio o della possibilità di un risveglio/redenzione da questo stato di minorità. Nell’attesa che ulteriori investigazioni apportino gli opportuni chiarimenti, si può già intraprendere una prima disamina, almeno sul lato quantitativo della questione, cercando di divinare a livello numerico la portata del fenomeno (la quantità, essendo misurabile, ha almeno il pregio di lasciarsi conoscere in termini numerici). Se la materia è inconoscibile nella sua essenza potrà però rivelare qualcosa di sé a livello sostanziale: similmente la grande massa degli NPC, vera e propria materia prima su cui si costruisce l'attuale realtà sociale e su cui scorre inesorabile lo Zeitgeist, potrà essere sondata e approssimativamente conosciuta tramite un'analisi quantitativa.
Gli NPC, come in molti avranno già sospettato e presentito, sono la maggioranza, una schiacciante, preponderante, opprimente maggioranza. Ma, se volessimo essere più precisi, potremmo fornire qualche dato numerico? Un aiuto ci può giungere dalla statistica, scienza che ha buone basi nel buonsenso dell'empiria
. Com’è noto, i campioni numerici raccolti in misurazioni empiriche (come quelle riguardanti il peso, l’altezza, i punteggi di test standardizzati) e poi ordinati in istogrammi tendono sempre a disporsi in un determinato ordine, formando un grafico caratteristico, detto a distribuzione normale, contraddistinto dall’avere un solo massimo in corrispondenza della mediana e lati decrescenti in maniera simmetrica, delineando così la cosiddetta curva a campana (o gaussiana). Molte variabili quantitative presentano un istogramma che può essere approssimato da una funzione nota come densità normale o curva di Gauss. Nel caso della distribuzione normale (dove x è la variabile casuale) la funzione di densità di probabilità è data dalla seguente espressione:

La f(x) ha come caratteristiche di avere una forma a campana, di essere simmetrica rispetto al valore μ, che è il centro della distribuzione, di avere μ-σ e μ+σ come punti di flesso. Il punto massimo di f(x) coincide con μ, che è il punto dove tende a concentrarsi la distribuzione.
Essendo e e π delle costanti, le probabilità di distribuzione normale dipendono dalle varianti μ e σ, dove la prima definisce il posizionamento della distribuzione e la seconda l’ampiezza. La deviazione standard o scarto quadratico medio (σ) determina il grado di concentrazione della curva attorno alla media; serve quindi a misurare quanto sono lontane le unità statistiche dalla media, fornendo una stima sintetica della variabilità di una popolazione di dati.
La deviazione standard, rappresentando la dispersione dei valori attorno al massimo di una curva, è il parametro che caratterizza la forma della curva: al diminuire di σ la curva sarà più concentrata, così come al suo aumentare sarà più appiattita.
Per questo tipo di curva vige una regola empirica molto importante: attorno alla media la quasi totalità dei dati rientra in un’area pari a 6 deviazioni standard (3 per parte). Secondo questa regola circa il 68% dei dati ricadrà nell’intervallo μ±σ; circa il 95% nell’intervallo μ±2σ e circa il 99,73% in quello μ±3σ.
Nel mondo dei meme il grafico della gaussiana è spesso utilizzato per illustrare il fatto che un’idea dominante, come quelle comunemente diffuse dai mezzi di comunicazione di massa, sia adottata principalmente da coloro che si collocano nella parte centrale della curva, mentre chi è ai due estremi non solo la rifiuti, ma ne esprima una originale (che di solito ha anche una grande somiglianza con quella espressa dal suo omologo che sta dalla parte opposta). Mentre il tipico personaggio non giocante accetta acriticamente tutto quanto gli viene somministrato e per di più lo difende come verità indiscutibile, chi è agli estremi riesce a essere in qualche modo refrattario a ogni tipo di suggestione.
In maniera differente, anche se con una singolare consonanza, l’ignorante totale e il super-colto riescono a giungere alle stesse conclusioni, senza comunicare o influenzarsi reciprocamente. È possibile ipotizzare che chi abbia un quoziente intellettivo nella media dimostri di essere più aderente alla conformità di chi invece dalla media si discosti: l’intelligenza media limita la facoltà di giudizio portando a delegare il proprio pensiero ad altri, di solito all’“autorità”, chi è accreditato ufficialmente a ricoprire il ruolo di “esperto” e a fornire su un determinato tema la versione da prendersi come riferimento. Chi se ne discosta riesce a elaborare concetti differenti: da un lato, perché con una intelligenza superiore riesce a evitare le illusioni e le trappole dialettiche che gli vengono poste innanzi; dall’altro, perché con l’elementarità dei processi mentali si pone al riparo dall’inganno, facendo prevalere l’istinto di sopravvivenza su ogni altra argomentazione. Bisogna però precisare che il quoziente di intelligenza non determina il fatto di essere NPC (vi sono tra di loro individui che hanno un QI più basso – come anche superiore – alla media). È più probabile che il QI non sia causa ma solo indice, al pari di tante altre caratteristiche come la credulità, il conformismo, la suggestionabilità, ma che solo questo in quanto misurabile sia “visibile” per l'analisi quantitativa e quindi rappresentabile. Se è vero che NPC si nasce, è altresì vero che lo si possa anche diventare, esistendo a nostro avviso una massa neutrale, che occupa tutti i gradi intermedi tra gli estremi e il vertice della curva, massa che può essere mossa tramite l'istruzione, l'educazione, la formazione personale e collettiva.

Esiste quindi a nostro avviso una quota fissa e ineliminabile di NPC, corrispondente sicuramente a ciò che si trova entro il primo sigma della gaussiana (± 34%, cioè il 68% del campione). Vi sono poi altri due settori della curva, compresi tra il secondo e il terzo sigma, comprendenti individui dotati di una certa autonomia di giudizio, ma ancora troppo influenzabili e legati a tutte le suggestioni che giungono da quell’oscura fonte che è la current thing. Ipotizzando l’esistenza di NPC irredimibili (il 68%) e NPC recuperabili che accettano più o meno di buon grado tutto ciò che viene loro proposto (il 31,73%) possiamo in via empirica stabilire il numero di NPC nella percentuale del 99,73% del campione.
In attesa dell’elaborazione di un vero e proprio test per il riconoscimento dello status di NPC (test che, non abbiamo dubbi, avremo presto a disposizione) non ci resta che cercare una conferma presso fonti sicuramente non meno attendibili.
Nell’Odissea, il famoso poema omerico, il tipico prototipo dell’NPC è costituito dai compagni di Ulisse, i marinai che ne condividono le avventure e le sventure. Costoro si confondono sempre con lo sfondo, esistono per permettere alla storia di continuare, ma quando pretendono di avere delle idee proprie combinano solo guai, provocando le catastrofi che alla fine li annienteranno
(esattamente come l’NPC contemporaneo, che vale qualcosa solo quando serve a uno scopo, ma quando è convinto di fare di testa sua si avvia verso la rovina).
Nonostante i ricordi di scuola e le rappresentazioni cinematografiche, è stupefacente constatare quanto numerosi siano in realtà questi compagni: esattamente 623 (dato cui crediamo ciecamente). Ulisse parte da Troia con 12 navi, ognuna delle quali ha un equipaggio di 52 uomini
(piccola notazione per gli scettici, il numero delle navi lo si trova in IX, 159, mentre il numero degli uomini lo si può ricavare da questo semplice calcolo: Ulisse manda ad esplorare l’isola di Circe la metà dei superstiti fino a quel momento, cioè 23 persone (X, 208). Quindi, Ulisse compreso, abbiamo 46 persone e una nave. Considerando che nella precedente battaglia contro i Ciconi furono persi 6 uomini per nave ritroviamo il numero di 52, che corrisponde all’originario organico di una nave al completo. 52×12= 624).
Quindi in totale abbiamo 624 uomini, cui sottraendo l’eroe protagonista troviamo il numero di 623.
Della gran parte di loro non sappiamo nulla, una piccola parte ha un nome, un piccolissimo numero ha un nome e un ruolo. Anche qui torna la gradualità, il fatto di non essere tutti parte di un gruppo uniforme. Ma resta il fatto di appartenere al grande insieme degli NPC, sia pure con una diversa collocazione lungo la curva. Ai due estremi, ai limiti del terzo sigma, possiamo anche dare un nome agli individui che per poco non sono fuori dall’insieme (all'estremo sinistro c'è Elpenore, un vero brainlet che ubriaco cade dal tetto della casa di Circe, al destro troviamo Euriloco, una sorta di vice Ulisse, che però non ha la stessa scaltrezza e valore del suo capo).
A questo punto i calcoli sono presto fatti: abbiamo 623 NPC e un protagonista. La loro percentuale è pari al 99,84%, molto vicina al 99,73% della distribuzione normale.
Questo dato, il dato della tradizione, non può fare altro che confermare l’ipotesi qui sopra affermata sulla consistenza numerica di questa categoria.
Sicuramente la cosa non è molto incoraggiante, ma è meglio fare i conti con la realtà piuttosto che perdersi in inutili illusioni. Un mondo dove tutti sono “protagonisti” non avrebbe senso, né probabilmente avrebbe possibilità di esistere a lungo, così come un mondo di sole comparse, completamente inutile e insensato. Gli NPC vanno dunque trattati come meritano, cioè con la giusta cortesia, sempre però ricordando che il loro scopo esistenziale si trova nell’essere utili a qualcosa, ovvero, come i compagni di Ulisse, nell’essere funzione e non significato.