4 settimane

Apocalisse Zoomer

Analisi di una generazione

Apocalisse Zoomer
Lettura boomer
La dea simpata da orde di pipparoli scende tra gli uomini esplicitamente per soffrire. L'italo-americano ricco accoppa un CEO tradendo la sua classe sociale d'appartenenza. Qualcosa accade?

I libri sono roba superata, appena sento la parola libro metto mano all’ S.T. Dupont.

L’unica saggistica possibile è ormai solo X, il fu Twitter. L’unico romanzo che accetto è quello scritto ogni giorno dal cosiddetto “Twitter calcio”, dai mattonisti e dal resto della fauna che popola questo social bizzarramente ancora gratuito.

Nel marasma generale delle ultime settimane, tra gli innumerevoli memacchi sul nostro ex collega di Blast Luigi Mangione (non diremo qual era la sua firma qui tuttavia, nice try FBI) e su Assad destituito che torna a fare l’oftalmologo (noi già lo amavamo in quanto non-dermatologo), una serie di cinguettii particolarmente intellettuali ha attirato la mia attenzione, manco fossi Olivier Messiaen.

Proprio così: l’evento sotto i riflettori, destinato a cambiare non solo destini individuali, bensì di intere nazioni, collettività, popoli, culture, vede coinvolta la 23enne britannica Lily Phillips, nota per essere una laziale fracica.

La sua sfida? Il filo rosso col cielo che ha deciso di tessere in questa vita? In questo strano contesto che ha permesso ad atomi presumibilmente inanimati, se presi singolarmente, e a un non precisato sostrato spirituale-mistico, di unirsi fino a consentire la fioritura di un qualcosa di così raro come la coscienza?

Molto facile, molto encomiabile: copulare con 1000 uomini in una sola settimana…no ok forse un mese… Non ho voglia di googlare, per motivate ragioni.

In ogni caso non vedo differenze sostanziali neanche sul piano matematico: entrambe le possibilità sono allucinanti, alienanti, zioperisticamente parlando: sconcertanti.

ASSOLUTAMENTE DISGUSTOSO…

LINK?

Come pre-workout per questa nobile iniziativa, Lily ha ben pensato di amoreggiare nel corso di un’intera giornata, segregata in un delizioso B&B londinese, con ben cento (100) maschietti.

Fin qui diremmo: abbiamo visto di peggio. Senonchè, in un documentario incentrato sulle sue gesta, la duchessa si abbandona ad un momento di fragilità che il social più tranquillo (e gratuito) del mondo non ha certo trascurato.

Ci teniamo a dire che accanto alla ragazza vi è un team di illustri grandi-pappe, col viso propiziatoriamente blurrato nel documentario.

Insomma, per quanto possa essere integralmente scelta della ragazza, e per quanto ormai i giornalisti italiani abbiano aperto alla possibilità di prendersi una laurea in Sharia – come il bonario e simpatico nuovo boiardo siriano – un po’ di disgusto per le capacità manipolative dello staff emerge, anche dai più cinici e libertari.

Ovviamente gli articoli della stampa femminista mettono in cattiva luce i 100 prodi mariani d’Ulisse che si sono lanciati verso il canto della sirena londinese.

Ma qui, senza alcuna remora, sosteniamo:

è abbastanza ovvio che in merito a questi individui bisognerebbe provare solo che disgustochissà però perché la critica alla domanda non è così vigorosa anche quando si parla di DHROGA mhmmm.
Tuttavia, permane l’ennesimo tentativo di deresponsabilizzare la novella onlyfanser, colpevolizzare TUTTI gli uomini (del caduto occidente), e non di meno sibilare un’idea che qui, invero, ci riguarda più da vicino: “a 23 anni sei ancora una ragazzina o un ragazzino, incapace di ponderare le tue scelte.”

Ma la questione – prima ancora che la GenderGuerra – è proprio questa: gli zoomer, la generazione zostile, i figli nati nell’interstizio tra i due millenni, tra i due secoli, tra i due trentenni più brainrottati che la storia abbia mai conosciuto, sono qui, siamo qui…. Siamo qui al tavolo da gioco, al tavolo dei contratti, e abbiamo firmato il patto con la nostra (auto)distruzione, senza leggere. Eravamo maggiorenni, eravamo presumibilmente pronti a farci carico di questa scelta, a (s)copare con le conseguenze. 

Niente di più mendace…

Troppo interessati a scimmiottare le uscite atee della stand-up comedy anni 90, alcuni zoomeracci non si sono resi conto di quanto il cinismo accumulato da una società in declino spirituale, morale, culturale, sia stato introiettato così silenziosamente da instillare non solo il rifiuto di Dio, ma anche di tutte le possibilità che presumibilmente, un mondo così avanzato, ti offre.


E tutto questo – udite uditeVOLONTARIAMENTE.

L’apocalisse zoomer è vicina. È così finita…

Nulla a che vedere con i blandi taglietti sulle braccia dei millennials, i figli dello Zenit hanno deciso di immolarsi loro stessi sul rogo.

È abbastanza lapalissiano quanto questa generazione non sopporti neanche più il fatto di non riuscire a sopportare, di essere stata bombardata, appena uscita dal grembo materno, da stimoli, caos del segnale continuo, frenesia di processi che nella normalità risulterebbero essere più lunghi, o genericamente chiusi ermeticamente nel subconscio di una civiltà, segretati, rimossi.

__La Psyop è uscita dallo scrigno di Pandora__

Nossignore. Media, social media, discussioni a casa commentando il TG1, hanno creato un geode permeabile nella corteccia cerebrale.

Ciò che è peggio è stata l’estrema eterogeneità di stimoli, raramente seguiti da accurate riflessioni prima di passare al successivo.

Tutto ciò non poteva essere digerito, o anche solo analizzato, da genitori, insegnanti, tutori… Per svariati motivi:

  1. Mediamente questi stimoli, questi aculei del mondo moderno, sono così numerosi, così intrecciati, così capaci di modernizzarsi, che qualsiasi tentativo di proteggere i figli dal flusso di questa cultura, senza potersi immergere nelle sue rapide (e quindi morire brainrottati), è quasi inutile.
  2. I genitori di questa generazione, per dirne una, sono tutti mediamente appartenenti ad un’altra generazione vessata: gli X-gen. Generazione costretta a subire l’ipocrisia del potere Boomer: da una parte la pressione sociale di figliare, di avere un lavoro stabile, dall’altra la speranza di non rinunciare al mondo dei balocchi che i boomer hanno sempre posto dinnanzi ai loro occhi come possibilità concreta, ma mai raggiungibile pienamente. Fight Club, Chris Moltisanti e perfino i primi due film di Luca e Paolo non sono icone pop, sono codice morse di una generazione intera.
  3. Il devastante processo si è messo in moto quando si doveva imparare a camminare da soli. L’infanzia era passata, i primi passi già erano stati mossi, BENE… il mondo è diventato un campo minato dopo i primi 3 o 4.

Ricostruire il castello di sabbia appena distrutto non è facile, il simulacro si sgretola ancora prima di aver ricostruito le fondamenta.

Lanciamoci qui in un parallelismo.
I russi sono da sempre un popolo mai pienamente considerabile europeo, se non etnicamente. Sono stati una cultura giovane, eppure soggiogata dalle idee della civiltà occidentale-europea già matura. Questa operazione di colonizzazione della coscienza è stata condotta sulla base di un pregiudizio razziale.

Verrebbe da dire: l’esatto opposto dei giapponesi che sono piombati nella cultura europea come un pesce nell’acqua, ma sono considerati comunque asiatici.

L’essere una società giovane, fiera e violenta, a contatto con una cultura profondamente predatoria e seducente come quella dell’Europa dei secoli d’oro, ha creato le fondamenta per il nichilismo russo.

In sostanza gli Europei occidentali hanno groomato pesantemente i Russi, sin dalla fondazione della Rus’ di Kiev (ad opera, tanto per dire, di germanici).

Giammai il nostro nichilismo, ovvero il nullificarsi di tutti i valori fino al dubbio sincero sul concetto di valore in sé, potrebbe avvicinarsi al nichilismo Russo.

I Nichilisti Russi, quindi i Russi, esaltano i valori assorbiti fino al parossismo, come una verità assoluta: a partire dal Cristianesimo (che per loro è ortodosso), passando per il comunismo (realizzato in un paese senza una borghesia degna di questo nome), fino a ogni altro valore.

Il loro capitalismo è clanico, olocratico, predatorio, assolutamente non patinato come quello occidentale. I decabristi si fecero prendere a cannonate, i loro scrittori e poeti hanno una carica spirituale che i loro coetanei occidentali difficilmente possiedono, perfino una presunta democrazia russa ci apparirebbe estrema, in quanto democrazia.

I russi hanno creduto troppo alle cialtronate degli occidentali. Sono un popolo di autolesionisti. Il dolore è una prova di reale efficienza di quei valori, è un test di realtà. Il dolore è dunque una nobile forma di conoscenza.

Mentre per noi è una bella frattura di gonadi.

Gli zoomer, nell’ambito della cultura dominante occidentale impostata negli ultimi 80 anni, sono un po’ come questi slavi . (FORSE È PER QUESTO CHE LE ARMATE RUSSE SFILANO CON LA Z) Incoscienti, e quindi estremi.

Sì perché o un valore, un’ideologia, un piano, è tale, o non è. Ogni via di mezzo è altro, ontologicamente altro.

In questo senso la missione di Luigi Mangione e Lily Phillips è chiara: mandare tutto in vacca, alle madri di Goethiana memoria, dissipare, leggere tra le fibre di concetti e ideologie non preoccupandosi di scorgere solo il vuoto.

Come in ogni romanzo ottocentesco che si rispetti, Mangione è il borghese che tradisce la sua classe, totalmente pysoppato dai valori diffusi nel popolo, ma anche dal desiderio romantico di sacrifcio (la cosa più borghese immaginabile).

Adorato dai ceti subalterni, che non possono infatti essere altro che subalterni se adorano il proprio nemico vestito con i propri colori, Luigione è già leggenda.

L’aria Battiatana è valida al contrario:


Le Mangionate in piazza le fai per conto del proletariato che crea giuste aspettative di reazione.


Ha fatto più il Dott.Ing.Mangione in 10 giorni, che i sostenitori di Bernie Sanders, o di qualsiasi altra rivoluzione che tanto nessuno farà, in 5 lustri.

Oggi sarà sabato sera e i borghesi si stanno già preparando per prendersi a fucilate TRA LORO.

Ma questo non solo per un chiaro senso di efficienza, che come tale può solo che essere borghese, ma anche per follia zoomer giunta al punto critico: sacrificio, autolesionismo, crollo di ogni narrazione (specie ogni narrazione che riguarda sé stessi, su un piano individuale talmente intimo da fare il giro ed essere quello di tutti i tuoi coetanei).

Prendiamo Lily Phillips.

La liberazione sessuale è stata un valore imprescindibile tra le libertà che possiamo ostentare? Ottimo, portiamola agli estremi, fino a quando quella castroneria dell’amore libero non rende l’amore anzitutto solo sesso e poi autolesionismo.

Quale migliore ammissione del pianto, per ammettere di aver commesso solo autolesionismo?

Nella macelleria che sono OF e la pornografia, DIFFUSE a livelli preoccupanti e penetrate sin dentro le ossa della civiltà, tanto da essere freno sociale per una rivoluzione in pieno stile (che come ogni rivoluzione può solo partire dalla ritenzione del seme – secondo alcuni quel CHAD di Mangione ha freddato il CEO perché non poteva più copulare a causa di problemi alla schiena, che Re assoluto, verrebbe da dire uno di noi -), il sesso non è più neanche motivo di validazione, già ottenuta con i lauti guadagni, ma sì, proprio di AUTOLESIONISMO.

Come in una blasfema parodia del cristianesimo: la dea simpata da orde di pipparoli scende tra gli uomini esplicitamente per soffrire.

La sensazione è che questa generazione abbia proprio mollato, prima ancora che incespicare nella trappola della ricerca del potere (come fu per i Boomers), o anche solo di cercare l’adattamento (come fu per gli X-gen), ha deciso di sperimentare il dolore come proprio elemento di ricerca. Quasi a testimoniare di essere fottuta e quindi a riproporsi continuamente dalla parte di quelli che ci avevano visto lungo.

Spesso mi domando come saranno i nostri professionisti: ingegneri, medici, avvocati, ma anche come sarà la nostra criminalità organizzata, le nostre guerre, la gestione della cosa pubblica.

Ovviamente un disastro, ma forse anche un momento di sincero piacere nello stare insieme.

Il brainrot va di pari passo ad un’intelligenza non pienamente esprimibile: il talento sprecato è la migliore delle narrazioni che si possano fare di sé stessi.

Sì perché se vinci sei l’infame che ha vinto, se perdi sei sfigato: l’ideale è trovare una via di mezzo e dire “Eh beh sì, noi abbiamo perso, però avremmo avuto tutte le carte per stravincere, è che non l’abbiamo voluto!”

Altro esempio di autolesionismo dettato dall’incapacità di muoversi in coro, pur avendo più o meno le stesse voci nel cervello

Terribile contraddizione, ma eccoci qua.

E nulla esclude che anche in questo caso: è talmente finita che prima o poi faremo il giro fino al punto di essere iniziata.

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