Non ci sarà nessuno di questi, eppure non si può dire che qualcosa in effetti non sia rimasto, ovvero il contenitore onnipresente delle vicende molto umane e poco divine dei vertici del pensiero umano.
Una volta che il massacro della Storia si è acquietato e la caccia porta a porta è finita null’altro rimane lungo gli anni, null’altro a parte il cimitero delle aristocrazie deistiche, null’altro… se non quella cosa impersonale che è facilmente definibile, quella cosa che è immanenza fisica e per questo spirituale, quella cosa che non è nemmeno una cosa, ma il tutto: la Natura!
- Essa ha tutti i connotati di una divinità, e già lo è stata, con il particolare molto contemporaneo che non ha personificazioni, ne apparenti culti, ne chiare gerarchie religiose, o libri sacri.
- Essa è una divinità post-storica, perciò passiva, inerte e paradossalmente è proprio in capo ai fedeli che risiede tutto il suo potere, il potere di preservare il culto, e quindi la vita stessa.
Non è una religione troppo impegnativa, ma lineare, quasi brutale nella sua semplicità:
L’unica escatologia presente è negativa, non c’è Salvezza, non c’è un Oltre apparente, ma solo un presente precario e una possibile, probabile, auspicabile damnatio.
Puro annientamento a cui seguirà il silenzio dolce di Natura.
O meglio questo è quello che si ripete ad ogni aumento dello zero virgola dei gradi centigradi. Come è facile allora prevedere l’Apocalisse in questa religione moderna!
Essa si può calcolare, misurare e il suo svolgimento non ha bisogno di santi o profeti per essere raccontato, non ha bisogno di parabole, metafore improbabili, bastano le analisi lucide, fredde e meticolose come la disperazione degli scienziati, ovvero i nuovi sacerdoti dell’Apocalisse.
Analisi che non ci interessano d’altronde, perché è inutile dibattersi sulla loro sostanza.
È inutile perché in fondo le analisi non sono analisi scientifiche, ma dogmi, verità assolute e perciò inattaccabili, nel lungo solco tracciato dalla maggioranza delle religioni secolari così tanto disprezzate.
E ciò ci basta, ciò basta a noi di Blast perché adoriamo in verità proprio dileggiare sul bigottismo di questi dogmi moderni. E sopratutto con le suscettibili vestali che di questi dogmi sono le guardiane inflessibili.
Innanzitutto poniamo una questione… avete mai visto con i vostri occhi quei pochi uomini che abitano ancora in campagna, in aperta campagna, per non dire montagna, protestare in nome della difesa del culto panteista della dea Natura?
Avete mai visto cortei, cerimonie, pellegrinaggi generalizzati e diffusi che non si limitassero a qualche episodio eccezionale ed isolato?
E vi assicuriamo che se qualcosa accade di significativo lo sapreste tutti perché prima di voi lo saprebbero i chierichetti dell’informazione.
Ebbene vi sveliamo questo sospetto che è più di un sospetto: i più fervidi fedeli del culto alla Natura rientrano tutti nella categoria particolare, ed emblematica della modernità, di abitanti delle città.
Più sono grandi queste ultime (e inquinate) più il culto sarà sentito e le mobilitazioni numerose. Più sono grandi più la visione dei loro abitanti sarà distorta (e in questo l’immanenza dei social contribuisce non poco)
Perché vedrete proprio in queste città, dove dea Natura è quasi assente, le più fervidi celebrazioni e i più accaniti scontri.
E d’altronde nessuna di queste vestali sembra accorgersi che questi scontri si consumano sullo sfondo di una riforestazione in via naturale a livello nazionale nel loro Paese, che guarda caso è anche il nostro.
Che guarda caso è uno dei Paesi al mondo che ha il bilancio morti-nascite più drammatico. E quindi?
Quindi per salvare i figli dei loro figli le vestali moderne cosa possono fare? Basta non fare figli e quindi, infine, morire. È così che i sacrifici umani rientrano silenziosamente nella Storia, sacrifici che però devono essere rigorosamente collettivi.
Altrimenti sono inutili.
Rimaniamo però per adesso sullo scenario locale, od europeo se preferite.
Che visione hanno della Natura i suoi adepti? Una visione che, ca van sans dire, è prettamente cittadina. Ovvero ordinata, pulita, organizzata come un esercito in sfilata. E possibilmente qualsiasi-cosa-friendly.
- Friendly per gli animali domestici,
- Friendly per fare yoga,
- Friendly per fare passeggiate, per fare jogging o per leggersi un buon libro in una biblioteca verde.
È smart in poche parole, e scommettiamo ci sia pure il wi-fi gratuito.
Ora, qualcuno di voi ha passato, contro la sua volontà, una notte in un bosco senza segni di vita umana nel giro di molti chilometri e con solo una bicicletta?
A chi scrive è capitato, suo malgrado, e chi scrive riconosce perfettamente di poter essere classificabile nella categoria cittadina.
Ebbene vi possiamo assicurare che non c’è niente di friendly nel bosco di notte, notte vera. Non c’è niente di friendly nei rumori del sottobosco. Non c’è niente di friendly nei grugniti e nei fruscii, nei corpi pesanti che si muovono al di là della soglia d’ombra. Chi scrive ve lo assicura. L’unica cosa veramente friendly semmai è stata la luce di un lampione che come un faro si è stagliato, dopo un buon due ore, sul cammino dei disperati.
L’unica cosa friendly, e mai chi scrive avrebbe potuto pensarlo, è stato toccare l’asfalto, mirare i cartelli stradali con gli occhi stralunati, e i volti di qualche ritardatario che si affrettava a tornare a casa.
Ora dunque potete prendere chi scrive come esempio per tutti gli adepti di dea Natura che popolano le città, perché egli stesso è cittadino.
La domanda ora è: che cosa celebrano molti coetanei quando inneggiano alla loro eterna Madre? Semplicemente pensano alla Dea con lo sguardo fisso sulla città, la vogliono difendere dal cemento, dall’inquinamento, dallo svilimento industriale (le poche di industrie che sono rimaste nel loro Paese) mentre non sanno che molti loro concittadini lottano nello stesso identico momento, a qualche chilometro di distanza e di campagna, per non far divorare dalla stessa Natura i loro paesi.
Ora, non siamo certo postulatori delle inimicità originaria tra uomo e natura, del loro essere antitetici tutt’altro!
Ma semplicemente diciamo: attenti a ciò che desiderate! Attenti a ciò che desiderate modernissime vestali, perché potrebbe accadere.
E sta già accadendo, almeno nel Paese e in Europa.
A livello internazionale non che poi sia diversa, questa sfasatura di vedute. A livello internazionale l’unica dimensione che conti qualcosa per i cittadini-adepti è chiaramente la sfera dei social media, attraverso cui vengono veicolate immagini terrificanti, prove schiaccianti a favore del’ imminente Apocalisse, dati, foto, video, testimonianze incontrovertibili che fanno sentire più vicina la Fine, come quei furiosi sermoni dei pastori protestanti.
Con la piccola nota che i tre/quarti di questi pedanti sermoni provengono dal mondo intero, ma gli sdegni e le grida più alte (rivolte ovviamente alla propria realtà) si possono sentire soprattutto in quelle zone del globo, abbastanza poche invero, dove il culto alla dea Natura è pienamente diffuso.
E ciò dovrebbe quantomeno far pensare.
Far pensare al fatto che le zone del mondo più eretiche sono le stesse cosiddette in via di sviluppo economico/industriale. E la Storia insegna, fino a prova contraria, che lo sviluppo economico/industriale non è mai sostenibile ( per cui coerentemente i fedeli di dea Natura non dovrebbero imporre a quei Paesi in via di sviluppo il fantomatico, quanto rovinoso per gli stessi, sviluppo sostenibile. Ma piuttosto dovrebbero farsi fautori di un accelerazionismo economico/industriale)
Solo un’economia pienamente sviluppata può essere allo stesso tempo sostenibile. Con il piccolo inconveniente che un’economia pienamente sostenibile non potrà essere pienamente competitiva con quelle altre che perseguono lo sviluppo, che guarda caso sono quelle economie blasfeme di quei paesi blasfemi che si occupano di questioni blasfeme come la potenza: Stati Uniti, Cina, India, Russia… a cui si accodano Corea del Sud, Brasile, Indonesia, Iran, Giappone.
I Paesi d’Europa sono ininfluenti in molte delle liste dei peccati contro dea Natura, e forse solo sommandoli tutti possono avere un peso (seppur lontanissimo dalle prime posizioni)
Non si comprende dunque da dove arrivi la smania febbrile per la fantomatica transizione verde, o meglio possiamo capirlo se assumiamo che il cittadino moderno subisce la visione distorta della sua città, e a livello internazionale, delle metropoli del mondo civilizzato, ovvero l’America.
Negli Stati Uniti invero l’ecologismo è nato, e dà li si è diffuso in quegli stessi container che esportavano democrazia, armi, diritti e un nuovo stile di vita. Prima d’allora non è mai esistito un ambientalismo in Europa, eppure non sembra che l’Apocalisse fosse imminente, anche, e sopratutto, in quel periodo di sviluppo economico sfrenato che fu la Seconda Rivoluzione Industriale (durata all’incirca trenta/quaranta anni)
E ben più ecologicamente distruttiva per dea Natura, date le tecnologie rudimentali dell’epoca.
Riannodando il discorso dunque la vestale contemporanea europea di quella nuova religione che è l’Ambientalismo non vuole veramente proteggere la Natura, perché non sa cosa sia Natura se non attraverso belle istantanee confezionate, friendly, se non attraverso il verde urbano che è in ultima istanza misurabile, che è a misura d’uomo, che si può ordinare, progettare…
Il cittadino moderno ricerca l'armonia ingegneristica che solo lo Stato alla fine può perseguire, dimenticando che dea Natura non è un giardino verticale, un parchetto, un sentiero segnato, una gita in montagna, un escursione subacquea, ma il suo opposto: un ambiente immanente, selvaggio, indefinibile, incontrollabile nelle sue infinite variabili anche per l'uomo.
Ma per l’uomo moderno è difficile ammettere a sé stesso che c’è qualcosa che non può essere misurato o calcolato.
E perciò si illude di poterlo salvare da sé stesso, invocando il regolatore per eccellenza, Sua Santità Stato. Ed esso interviene, fissa paletti, promulga leggi e regolamenti, e spende soldi, molti soldi per cosa? Una riduzione risibile delle emissioni?
(andarsi a vedere il fallimento dei protocolli di Kyoto)
Una transizione forzata all’elettrico che non risolve alcunché ma che anzi rende ancora più vulnerabile, cosa che sembrava difficile dato il momento storico, l’Europa di fronte ai Paesi infedeli, e ci riferiamo in questo caso alla Cina alias il più grande inquinatore del globo?
Lo Stato, e molti adepti di Natura, alla fine non possono fare altro che costernarsi, indignarsi, impegnarsi per poi gettare la spugna con gran dignità, come scriveva un cantautore genovese.
Il punto comunque è che nessuno sa cosa sia veramente quella Dea che si adora ogni venerdì. Nessuno lo sa perché la stragrande maggioranza del bacino dei fedeli viene dalle città. Nessuno lo sa eppure credono di poter civilizzare ciò che è Oltre la civiltà, di poter regolarizzare, fissare ciò che è armonica anarchia. Dove abita l’abisso, l’ignoto, la potenza della primordialità e allo stesso tempo la grazia, la maestosità e tutto quello che l’uomo non potrà mai fino in fondo ridurre a misura.
Dunque a tutte le vestali, tutti i sacerdoti, tutti i fedeli le cui grida sentiamo già risuonare, consigliamo una bella notte nel bosco, anche 5 minuti, o in tutti quei posti nel mondo dove non esistono sentieri o prati puliti, dove non esistono zone balneari o begli sfondi per le foto, dove il telefono non prende, dove non c’è alcun segno dell’uomo in terra, in cielo si apprestano nubi tonanti e al di là di qualche roccia, tra le fronde degli alberi, le foglie, sotto i tronchi e nell’acqua torbida degli acquitrini cominciano a gorgogliare, fischiare, frusciare, ululare i veri adepti di Natura.
Perché alla fine essi non vogliono stare in Natura veramente, ma solo lambiccarsi con delle belle fotografie di una gita su questa Terra che è la loro vita, gingillare col pensiero di prati verdi, dolci colline, laghi, mari, boschi incontaminati in cui in verità non vorrebbero mai passarci più di due ore.
Perché in verità essi odiano Natura, la temono, e dato che l’unica cosa che possono conoscere e misurare, e che quindi è innocua, sono le zone verdi delle loro città, vogliono ridurre tutto il Creato a quello, a quelle file di ordinati alberelli che sono l’eccezione, e mai la regola. Che sono in ultima istanza ciò che più è lontano dalla Natura:
Fino a che dunque il cittadino non si sveglierà dal suo inganno, e non comprenderà che la Dea che adora non è la Natura, ma la sua natura, ovvero dea Città: asfalto, erba sintetica, siepi squadrate, giardini, balconi, panchine… allora sfiancherà per l’eternità su qualche zero virgola, e con sé tutto il resto dei suoi concittadini atei, o laici, e con sé gli sforzi e le forze di un intero Paese.