3 settimane

Mamma… MAMMA!!! Mi hanno rubato il giochino!

I want my damn tiktoks back!

Mamma… MAMMA!!! Mi hanno rubato il giochino!
Lettura boomer
Titktok è stato bannato in USA? E quindi?

Nel paese degli obesi e del fentanyl, nella criptodittatura delle multinazionali e degli apparati di sicurezza, stava per avvenire qualcosa di clamoroso. Per qualche ora TikTok non ha funzionato. La battaglia dello stato americano contro uno dei principali mezzi di rincoglionimento della loro popolazione era giunta al suo termine con la calata della scure. Per poi essere fermata da Donald Trump, quello che aveva avviato la crociata. Adesso la situazione è di nervoso attendismo: i bambini americani potranno, indisturbati, sedarsi con video di ponghi e gelatine colorate che vengono schiacciati da una pressa idraulica?

Per chiunque voglia bene all’umanità, il ban di TikTok era un trionfo. È il più marcio, becero e manipolativo degli algoritmi schiaccianeuroni. Evoluzione del già sus Musical.ly, ha contribuito come pochi altri mezzi a triturare il nostro mondo mediatico.

Ha raffinato lo scrolling, grazie al suo formato a schermo pieno e senza visibili vie di fuga dalla visione. Quando uscì era rivoluzionaria la mancanza di pulsanti home e barre di ricerca a vista. Così veniva più difficile fermarsi dal guardare video di indiani che in silenzio guardano altri video, sapete di quali parlo.

La piovra cinese sa esattamente in quale genere di immondizia voglia sprofondare la tua mente.

Non è vero che l’essere umano è portato avanti solo dal desiderio di sopravvivere, come vogliono farci credere quei sempliciotti degli “scienziati”. Farisei in cerca di finanziamenti. La pulsione di morte e di annullamento della propria coscienza esiste, e ci comanda col mattarello in pugno.

TikTok ha sostituito per un’intera generazione la normale socializzazione faccia a faccia. La combinazione con la prigionia del COVID è stata sopraffina. In America le GenZ ed Alpha non sanno leggere, sono distrutte dall’ansia e non trombano. Ma adesso qualcuno sembrava accorgersi che questo fosse un problema. Thank you USA!

Tu sei la Repubblica che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra le genti.
É il tuo Congresso che ha salvato il tuo popolo,
i figli di George e di Abraham.
Il fragore dei tuoi decreti nel turbine,
il tuo Deep State rischiarò il mondo,
la plebe tremò e fu scossa.
Sul net passava la tua via,
i tuoi sentieri sui grandi database
e le tue orme rimasero invisibili.

E invece niente.
Intanto, neanche una briciola di riconoscenza. È partita una mini rivolta da parte degli utenti, che si sono persino organizzati per protestare. In verità gran parte delle lamentele sono commenti e video passivo aggressivi, quindi uno mero sfogo di malumore. Non ci possiamo aspettare molto più dalla politica degli anni Venti.

Tra l’altro sono appelli a dir poco distopici. Da un articolo cerebroleso della stampa americana, intervistando una che sull’applicazione ci campa:

If TikTok shuts down in the U.S. on Sunday, it may take a while for people to fill the voids of entertainment, information, economic opportunity, and connection left in TikTok’s wake […]

Ha ragione la personaggia, del resto prima del 2018 le persone mica parlavano, mica portavano il pane a casa, mica fondavano la loro realtà sul sentito dire, mica si erano fatti convincere che l’Iraq andasse invaso (per forza!).

Un’altra opinione pazzesca che ha raggiunto il mio schermo unto è di un linguista, che denuncia la perdita in cultura futura a causa della chiusura del social.

Ovvero, senza TikTok non nasceranno tantissime sottoculture o parole nuove, perché l’algoritmo era fortissimo a creare bolle sociali. Quanti memini persi! Questo gentiluomo ha proprio ragione, non è che l’internet di dominio anglofono ha appiattito la cultura della nostra generazione come la scuola pubblica disintegrò le lingue della penisola italiana cento anni fa.

Notizia pazzesca: le persone si incontravano e si inventavano cazzate anche senza TikTok. Si pensi a quel faro di civiltà che è ilBlast.

Il giorno sciagurato in cui tutti gli italiani finirono in casa ci si accorse in 57 milioni dell’esistenza di cose assurde quali: i propri genitori; la cucina; la farina; il silenzio; la propria panzetta da birra. Se domani si estinguessero tutti i social ci lanceremmo per strada, alla ricerca pazza di altre persone. Gli umani sono un macello, ma sono destinati a fare come il povero Ciacco: rotolare nel proprio luridume. Siamo nati per vivere nel formicaio ed odiarlo, che sia digitale o no.

È sulla questione del consenso popolare che la storia si fa speziata. Chi è a favore del divieto a TikTok è sostanzialmente l’intero establishment americano: le notizie sui grandi media (anche italiosferici) sono praticamente uguali. L’iniziativa l’ha votata l’intero Congresso, l’ha promossa la Presidenza della mummia di Leone il Cane Fifone, la Corte Costituzionale ha fatto di corsa per far passare l’atto prima che entri in carica il Donaldo. A quanto pare piace a tutta l’oligarchia, alla Cattedrale. Non piace però agli utenti, i quali non desideravano mica liberare la loro mente-groviera dalla piovra cinese. Abbiamo tutti il diritto a rincoglionirci!

A parte strillare, i tiktocchisti hanno reagito in due modi alle notizie prima del 19 gennaio:

A)

Rimanere su TikTok, perché i dettagli funzionali del ban non erano chiari. In più, non credo che nessun Under25 americano abbia mai avuto a che fare con la parola “no”, e quindi non si fida della gang del Potomac. In particolare la pseudolibertà assoluta del mondo internautico (che comunque è falsa come le borse vendute da Omar Coulibaly a Napoli Centrale) non è quasi mai stata messa in discussione esplicitamente dalla politica. La narrazione era in mano agli Zucc e gli Elon. In bocca a Nancy Pelosi la parola “TikTok” causa una sgradevole umidità anale.

B)

Cercare altrove una piazza virtuale simile a TikTok. Complimenti americani: Django è venuto a liberarvi dalle catene dell’algoritmo schiavistico, e voi scappate alla ricerca di nuovi padroni. X, Bluesky, Instagram saranno soggetti ad un magnifico afflusso di analfabeti funzionali, stravaccati tra le coperte sudate o intenti a danzare nei bagni di scuola. Non che non ci fossero prima; semplicemente, c’era un po’ più di compartimentalizzazione tra piattaforme. Vi ricordate quando i disperati di Tumblr avvelenarono Twitter?

Al massimo dell’ironia, e in barba allo yellow-scare del potere americano, sta avendo successo un’applicazione cinese simile a TikTok, il cui nome è RedNote – Libretto Rosso. Povero Mao Zedong! Invece della rivoluzione, la ritardazione; invece dell’omologazione assoluta basata sulla linda capoccia del Timoniere, quella del flex, del gossip liceale e delle truffe da Dubai. Il popolo della Repubblica Popolare, negli ultimi 40 anni, si è scoperto molto più americano degli americani: il consumismo materiale e competitivo è l’osso di seppia di entrambe queste s-civiltà. Belle potenze egemoni…

La reazione delle masse era prevedibile. La politica del “scimmia vede problema, scimmia proibisce” non funziona. A quanto pare il Congresso americano è abitato dagli stessi rettiliani che hanno scritto le più recenti norme penali e stradali italiane. Seduti nel loro altissimo scranno, gli aristocratici washingtoniani non si sono resi conto che devi dare pane e circo alla plebe. Lo sa l’intrattenitore Trump, che dopo aver fatto finta di essere un duro e puro sulla Cina sta già paventando trattative, pur di non perdere i suoi giovani adepti. Anche perché sennò Elon stacca la spina alla sua baracca. Forse un’acquisizione da parte di Musk è il meglio: ha disintegrato quel vespaio di Twitter e l’intera industria automobilistica europea, magari fa evaporare anche TikTok. Quell’uomo è un camminatore della Guerra dei Mondi: inarrestabile, distrugge ciò che tocca.

Almeno però a Washington si forma una posizione politica, c’è una discussione su cosa fare degli oggetti culturali più importanti del secolo. È una discussione dal valore potenzialmente costituzionale e religioso. Dal 1789, per duecento anni, in Occidente si sono fatte guerre civili per decidere come gestire il risultato delle rivoluzioni scientifiche; oggi dovremmo malmenarci cercando di capire a quali scopi dedicare le nostre macchine onnipotenti. Un poco si fa in America. E quaggiù, in Italia ed in Europa?

Sigh. La scelta politica fatta negli ultimi quindici anni è stata la cosa più italiana possibile. Entità statunitensi e cinesi stanno completamente monopolizzando la vita e la comunicazione degli europei? Facciamo uso del nostro peso per cooptarli, per starcene comodi. Negoziamo per imporre delle condizioni un po’ meno distopiche di quello cui sono sottoposti gli utenti americani, otteniamo dell’accesso ai Servizi e alle Polizie varie, non perseguiamo alcuna sovranità. A livello di informazione e pensiero, poi, dobbiamo sorbirci quello stegosauro di Padre Benanti.

Una comunità politica che, riguardo le questioni più importanti, non sappia dire NO a proposte indecenti e coloniali è una non-entità. Ma va bene così, continuiamo a vivacchiare nelle nostre democrazINPSe. Mi viene un paragone cretino, ma efficace. È come quando tuo nonno si rifiuta di vendere il pandino tutto rotto finché non gli si squaglia la testata del motore, e perciò, non sentendosela di guidare il rottame in sicurezza, per anni non va più nei centri storici, non guida in autostrada, non visita i nipoti. Quando poi perde la patente perché non ci vede una mazza è troppo tardi, si è perso quel poco di vita di cui poteva ancora godere da pensionato motorizzato.

Ecco, l’Italia e l’Europa sono proprio così, tirano avanti con la Uno Bianca di Montalbano. Riposando su una presunta forza e grandezza, le nostre istituzioni negoziano costantemente accordi di vivacchiamento con forze esterne, invece che AGIRE. L’America sarà un casino criminale, ma almeno è una Cosa. Noi siamo una pergamena medioevale, che giorno dopo giorno si sfibra e perde i caratteri stampati. Non rimarrà altro che uno straccio.

Moriamo di vecchiaia, seduti con la copertina a guardare il gioco dei pacchi.

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