Il 1 gennaio 2025 è entrato in vigore l’Articolo 9 del Regolamento per la Qualità dell’Aria del Comune di Milano che impedisce a tutti di fumare a meno di dieci metri da un’altra persona. Letteralmente 1984. Una vergogna per una città che non manca mai di definirsi europea e globale, accogliente e inclusiva, ma che è pronta, a quanto pare, a calpestare i diritti delle minoranze meno tutelate:
I FUMATORI!
Ma è davvero possibile che si debba uscire di casa con una stanga di 10 metri
, a mo’ di bastone di San Rocco, e scacciare via chiunque per godermi in santa pace una cazzo di sigaretta??
NOI NON CI STIAMO
DECINE DI MANIFESTI E ADESIVI sono apparsi in tutta la città di Milano
, soprattutto fuori dalle università! SALA NON SEI NOSTRO PADRE! Ridacci le sigarette!
In una città come Milano, dichiarare la guerra al fumo è dichiarar la guerra a tutti i cittadini:
Milano è una città che fuma! Fumano le sue case (in buona parte riscaldate a gasolio, con buona pace degli ambientalisti), le industrie che la circondano, fuma, di nebbia e smog, persino il meteo. Ma, soprattutto, fuma chi lavora e a Milano lavorano tutti (altrimenti col cazzo che ti puoi permettere una doppia fatiscente in Bovisa): il fumo è la valvola di sfogo di una città produttiva. Ed è così da almeno 170 anni.
CHI CAZZO HA TOCCATO LE MIE DI SIGARETTE?
Un Boomer milanese (1848 o 2025?)
UN NUOVO SCIOPERO DEL FUMO!
Per una “strana coincidenza del destino”, proprio il primo gennaio (del 1848 però) fu proclamato il primo sciopero del fumo dai milanesi, in aperta protesta con gli aumenti delle tasse sul tabacco
, voluti dagli austriaci. Non crediamo sia un caso: più di un secolo e mezzo dopo, il sindaco e la giunta hanno voluto dare lo schiaffo definitivo ai cittadini di Milano, dichiarando vinta l’eterna battaglia contro il fumo. Una vera onta: il nuovo Radetsky pensa di aver battuto il popolo meneghino sul terreno a lui più caro. Ma si sbagliano di grosso: questo è solo l’inizio della lotta.
“DAMMI UNA SIGARETTA!”
Enzo Jannacci (“Son s'cioppàa", 1985)
Ecco cosa succede a un milanese se non gli dai la sua sigaretta: finisce che scoppia. Anche un mostro della milanesità, come Jannacci, ci ha scritto una canzone… Infatti, l’ultima volta che hanno levato il tabacco a Milano è successo letteralmente il ‘48: gli austriaci aumentano le tasse, rendendo proibitivo l’acquisto delle paglie
, e i milanesi smettono di fumare del tutto per ripicca (sacrificio immane, dimostrazione pratica che si può smettere davvero quando si vuole, a patto che nessuno ti obblighi). Iniziano le provocazioni: le truppe ungheresi e tedesche di stanza a Milano iniziano a sboffare in faccia al popolino, che, insensibile al fumo passivo (quello che oggi è il nemico N°1 della giunta Sala una volta non bastava manco come palliativo alla smania nicotinica) e, in piena crisi d’astinenza, smatta sul serio e imbraccia le armi cacciando a pedate gli austriaci! Finalmente poterono riprendersi le sizze perdute.
IL PIÙ IMPORTANTE MOTO RIVOLUZIONARIO D’ITALIA È PARTITO DA UNA SIGARETTA NEGATA.
Eppure la storia non insegna mai abbastanza…
Con la scusa dell’ambiente a Milano tolgono l’ennesimo diritto fondamentale: secondo i dati forniti dalla giunta, circa il 7% dell’inquinamento metropolitano sarebbe dovuto ai poveri cristi che cercano di sopravvivere all’inferno di stress rappresentato da questa città. Dopo la proibizione di usare il naftone in città, l’obbligo di targa e caschetto al monopattino maranza – praticamente l’unico mezzo privato rimasto legale -, il divieto di fare due chiacchiere ad alta voce al bar dopo un certo orario, adesso anche le sigarette spariscono dalla metropoli lombarda, portandosi via la dose di romanticismo che possiedono intrinsecamente. Scordatevi le passeggiate notturne, in lunghi impermeabili scuri, illuminati dal chiarore del braciere della sizza, dopo una giornata di pioggia… Nel grande centro commerciale che è diventata questa città, tutta vetrine, Airbnb e paninoteche dai prezzi improponibili
, bisogna eliminare anche gli ultimi residui di umanità rimasti.
BASTA DIVIETI DI FUMO!
La libertà di farsi male per bene, come si deve, per il bisogno atavico di autodistruggersi almeno un po’, che tutti noi abbiamo, ci viene tolta per mezzo di un banale decretino comunale. Il Comune salva solo le sigarette elettroniche, le iQos, le GLO, le Puff, e qualsiasi altra chincaglieria pseudotecnologica dal nome inglesizzante. Quelle ovviamente sono risparmiate dal provvedimento voluto dall’assessor*
all’ambiente e al verde Grandi, già assurta agli onori delle cronache perché grande sostenitrice della lotta per la tutela della biodiversità nelle aree urbane che aveva portato alla decisione di sospendere gli sfalciamenti del verde pubblico (tradotto: non abbiamo i soldi per tagliarvi le aiuole). Questo perché svapo et similia sarebbero più eco-friendly, chic: un passaggio in lavatrice ed ecco che la nuova Milano arcobaleno e fighetta è pronta (e non puzza più di fumo!). Greenwashing totale, che rivela una certa ipocrisia, anche perché il basso impatto di moltissimi di questi surrogati è tutto da dimostrare. Che poi, a dirla tutta:
LA PLASTICA NELL’UMIDO, LE SIGARETTE IN MARE, NON CE NE FREGA UN CAZZO, NOI VOGLIAM SOLO INQUINARE
Tony da Milano (14 aprile 2023)
La lotta dello Stato per disciplinare i comportamenti dei suoi cittadini, che va avanti dall’inizio dell’età moderna, sta raggiungendo livelli parossistici, estremi e assurdi. Il popolo ha accettato imposizioni ridicole come la raccolta differenziata, la guida a destra e la scuola dell’obbligo, ma arrivare a vietare le sigarette è veramente orwelliano. Bisogna inforcare con le dita le nostre pipe, i nostri sigari e sigarette e fare un tiro profondo, meglio se in prossimità di una fermata dell’autobus (anche perché, come è noto, è un metodo efficacissimo per dare una mossa ad ogni spostapoveri). La battaglia sulla libertà di fumo va combattuta subito e a Milano, perché, nel bene e nel male, questa città è l’avanguardia e prima o poi l’Italia intera finirà per seguirla nell’astinenza da nicotina.
Quando bandiremo il fumo di sigaretta in tutto il Paese, potremo dichiararlo cerebralmente morto, tributargli un bel funerale e chi si è visto si è visto: smettere di fumare sigarette significa smettere di lavorare. E un Paese che non lavora è un Paese finito, senza prospettive di crescita.
Per questo, invece che vietati, sigari e sigarette (importanti, tra l’altro, nell’economia di molte province italiane), andrebbero distribuiti gratuitamente in ogni ufficio tecnico, in ogni officina, in ogni capannone: più nicotina = più produzione
. Anche senza uscire dalla logica capitalista, quindi, questa proposta funziona perfettamente.
FUMO FUMO FUMO E RIDO MH AH AH AH AH
Young Signorino (Alfabeto, 2019)
Allora accendi una sigaretta, ridi e soffiala in faccia al paternalismo dello Stato, alle sue norme comportamentali del cazzo e alle sue manie di controllo. Sogniamo una folla oceanica di persone davanti a Palazzo Marino, confusa e indefinita, invisibile sotto uno spesso ombrello di fumo grigio, che sfumazza davanti al balcone del sindaco la quinta sigaretta della giornata: la pausa-siga più grande di Milano.
Perché se pensano che basti un semplice divietino municipale per separare un fumatore incallito dalle sue Marlboro, dalle sue Lucky Strike o dalle Nazionali, beh, si sbagliano di grosso: si tornerà a fumare di nascosto, assieme e clandestinamente, nei retrobottega di qualche ristorante del centro. Anche perché le sigarette sono un grande veicolo di socialità e solidarietà: tra fumatori ci si intende, ci si aiuta sempre.
Con una sigaretta in mano fare amicizia è più facile. Il patetico tentativo di eliminare ogni legame tra gli individui imponendo la distanza minima dei dieci metri è destinato a fallire ridicolmente perché contravviene a dei bisogni umani fra i più essenziali.
Forse, però, non tutto il male vien per nuocere e questo provvedimento pericoloso può avere degli effetti positivi. Esattamente come succedeva negli anni ‘20 nell’America del proibizionismo, aumenterà solo la voglia di fumare di più: i fumatori più esperti sentiranno di nuovo il brivido di accendersi una siga, come facevano quando erano adolescenti e sfuggivano lo sguardo dei genitori più severi
; i più giovani, finalmente, dopo quella baracconata delle canne (che è durata anche troppo: è talmente ovvio e palese sia una psyop, una false flag, e che il potere in realtà ne permetta, se non addirittura ne incentivi il consumo, che non val la pena di spiegarlo anche qui…
) si riavvicineranno al tabagismo, emulando gli eroi più cazzuti e trasgressivi (che avranno anche loro, a questo punto, ripreso con le siga).
Ma fino ad allora ci troverete qui a gridare:
BEPPE SALA, RIDACCI LE SIGARETTE!