Il 30 Agosto 2022 moriva Mikhail Gorbaciov, il leader sovietico più amato in Occidente in quanto autore della catastrofe geopolitica del suo popolo. Il cordoglio delle democrazie liberali, come sempre in queste situazioni, ha raggiunto livelli di squallore e viscidume decisamente alti. Tutti hanno voluto ricordare, con fare solenne, l’ultimo leader sovietico che, in quanto ultimo, non ha fatto gli interessi del proprio popolo facendo collassare il sistema di equilibrio mondiale sul quale si poggiava la Guerra Fredda:
«un sincero democratico, un vero progressista, un profondo liberale». Nessuno ha voluto ricordare, invece, la frase più attuale di Gorbaciov al momento della sua morte: «Gli americani ci promisero che la Nato non sarebbe mai andata oltre i confini della Germania dopo la sua riunificazione ma ora che metà dell’Europa centrale e orientale ne sono membri, mi domando cos’è stato delle garanzie che ci erano state accordate? La loro slealtà è un fattore molto pericoloso per un futuro di pace perché ha dimostrato al popolo russo che di loro non ci si può fidare» (intervista al The Telegraph, 6 maggio 2008).
Ma ecco che, nel general belare del gregge d’Occidente per la morte di Gorbaciov, c’è qualcuno che rifiuta il lutto e lancia un urlo di gioia: «era dal 26 dicembre 1991 che aspettavo di stappare la miglior bottiglia che avevo» scriveva sui suoi canali social Marco Rizzo, compagno-dvce accelereazionario.
Finalmente un po’ di sincerità. Ma lo sfogo onesto non è passato inosservato dalla stampa mainstream che, indignata dal post, finalmente si accorge che esiste ancora Marco Rizzo.
Voglio iniziare a delineare il profilo dell’unico vero politico accelereazionario non dal principio, ma dalla fondazione del suo personalissimo Partito Comunista nel 2009. Dopo essere stato uno dei volti storici di Rifondazione Comunista, deputato per dieci anni (1994-2004) ed europarlamentare per cinque (2004-2009), il compagno accelereazionario Marco Rizzo decide che è ora di finirla con queste degenerazioni neoliberiste e libertarie dei finti comunisti italiani: basta con questo feticismo globalista; basta con il buonismo gratuito; basta con questo inchinarsi ai burocrati dell’Unione Europea; basta con quegli imperialisti d’oltreoceano che ci hanno castrato di ogni sovranità esistente; basta con questo individualismo arcobaleno che nient’altro è che una delle massime espressioni del tardo capitalismo («i diritti civili esisteranno solo con la conquista dei diritti sociali»)
Che si ritorni alle origini, ai bei tempi andati, ma non al pre-1989, direttamente al pre-1956: Stalinismo! Un po’ di vecchio, sincero e sano stalinismo condito da un forte odio per la religione e per il clero. Nasce con queste intenzioni il Partito Comunista del compagno accelereazionario Marco Rizzo, che raccoglie diversi proseliti grazie al carisma del suo segretario nonostante un’estetica antitetica a quella di Josip:
Iconica pelata e perennemente rasato.
La strategia e la propaganda del neo-neo-neonato PC è semplice è chiara: guerra al neoliberismo, alla destra, all’UE, alla NATO, al PD e ai pochi trotskisti rimasti (chissà se sono mai esistiti realmente come forza politica in Italia) per conquistarsi nel nome di Stalin ciò che è rimasto dell’elettorato comunistoide.
Ma i risultati non danno proprio i frutti sperati: ovunque la falce e martello rizziana si presenti (l’unico simbolo con cui il compagno Rizzo desidera presentarsi e senza la quale si sente un pesce fuor d’acqua), tra regionali, provinciali e comunali, nell’arco di poco più di un decennio, il risultato è sempre lo stesso: nella migliore delle ipotesi si raggiunge l’1%.
Ma se i risultati elettorali sono un disastro, la figura del compagno accelereazionario sui social emerge progressivamente e si fa breccia nell’algoritmo di Zuckerberg, accattivandosi la simpatia di giovani incazzati, attirando l’eros di casalinghe mature attratte della sua pelata, neo-laureati all’università della vita, nostalgici con colbacco, insegnanti statali, intellettuali discepoli di Costanzo Preve e Gianni Vattimo.
All’alba della pandemia del 2020 d.C. il compagno Rizzo è quasi una star di Facebook, ma sempre e ancora nel nome di Stalin e dell’antitrotskismo. La posizione del suo PC durante la pandemia? Molto chiara. Cina e Cuba sono l’unico modello possibile: un piccolo partito comunista deve sempre seguire l’esempio degli omologhi giganti, come vuole la tradizione: vaccino di produzione statale (guerra alle private multinazionali del farmaco!), gratuito e [obbligatorio] per tutti, eccetto per i soggetti deboli. E chi rompe i coglioni è solo un individualista neoliberista: che cos’è questa storia della libertà individuale? Il comunismo reale non conosce libertà individuale. Stalin si rivolterebbe nella tomba! – si diceva fin dal ‘55.
Ma piano piano, con fare sotterraneo, qualcosa iniziava a cambiare nella strategia comunicativa del compagno accelereazionario. Un giorno a Marco Rizzo venne un dubbio che forse è stata anche un’ispirazione. Sotto la doccia, nel 2021 d. C., arrivò l’illuminazione potenzialmente vincente:
‘e se la smettessi con Stalin? E se lo lasciassi un po’ in pace il Baffone? E se dopo 12 anni la facessi finita con il socialismo italiano in un solo paese? Dopo tutto, quante persone mi hanno scritto sui social «Marco Rizzo io sono di destra, ma sono d’accordo con lei» oppure «Marco Rizzo io la voterei pure, sono di destra, ma quella falce e martello quant’è brutta»? E se facessi un bel carrozzone antisistema e antiglobalista, contro questo lezzo metallico del transumanesimo dilagante?’
Snasata vincente.
Il progressivo ma radicale cambiamento strategico e comunicativo scuote il Partito Comunista dall’interno: in molti se ne vanno, in tanti urlano al tradimento, intere sezioni saltano in aria, dalla capitale lombarda arriva una comunicazione in cui si legge «Marco Rizzo espulso dal Partito Comunista».
Ma al compagno accelereazionario Marco non frega un fico secco: che se ne vadano pure questi comunisti troppo coerenti, ormai il segretario aveva iniziato la trasformazione nel potentissimo compagno-dvce accelereazionario Marco Rizzo, fondatore, insieme al Francesco Toscano (leader di Ancora Italia e creatore del media VisioneTV) di Italia Sovrana e Popolare, un’Armata Brancaleone che sancisce la nascita dell’Alt-left italiana, un’alternativa statalistoide e socialistoide dell’Alt-right americana.
Lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022, con conseguente caduta del Draghistan, è stato solo l’acceleratore che consolidò il sodalizio Rizzo-Toscano (quest’ultimo subisce una scissione nel suo partito in quanto molti militanti non ne hanno voluto sapere di interloquire con un comunista e con Ingroia)
Sul carrozzone antisistema di DSP salgono in molti: Giorgio Bianchi, il Fratello di Giovanardi, il grande Fulvio Grimaldi (classe ’34 e vecchia rockstar del giornalismo undeground italiano di sinistra, oggi dirige un sito dedito alla speculazione di teorie del complotto) e chi più ne ha, più ne faccia salire (e fatelo per favore!)
Durante la deprimente e noiosissima campagna elettorale dell’estate 2022, DSP è l’unico soggetto politico che regala gioie, una scossa in mezzo alla solita retorica:
il compagno-dvce accelereazionario si scontra con Mentana e i suoi fasulli fact-checker a La7 in uno dei rari spazi che gli vengono concessi («Mentana lei è forte con i deboli e debole con i forti!»); Francesco Toscano ne approfitta per ricordare una cosa a Bruno Vespa («lei deve fare il giornalista!»); sono quelle cose che ti riaccendono la passione in quelle campagne elettorali morte e immobili fisicamente, perpetuamente, che ormai possono infuocarsi solo nel cyberspazio grazie a quella meravigliosa meccanica della diffusione virale.
Purtroppo il tempo per spingere in campagna elettorale era di pochi mesi, alle politiche si arriva all’1 virgola qualcosa.
Ma il compagno-dvce accelereazionario, da buon bolscevico, non si scoraggia e va avanti con il suo progetto, aumentando da un punto di vista qualitativo la componente del caos che trasforma DSP nel primo progetto Alt-left all’italiana.
Innanzitutto, spiega Marco, questa isteria, questa cialtroneria dell’ecoansia deve finire: è inutile allarmarsi per il crescente caldo, parola di Rabelais, fidarsi sempre dei classici.
La destra è la sinistra sono due facce della stessa medaglia e la questione ruota intorno al sistema. Djokovic? «è un Eroe che si oppone al totalitarismo liberista e globalista».
Caos. Reazione. Reazione al sistema aumentando la componente del caos.
Del resto dall’infodemia cibernetica non ne esci vivo, non esci soprattutto sano, se non ti abbandoni al caos. Ne usciresti forse superato, il futuro è rientrato.
Ma adesso fa meno caldo, si va verso l’autunno e nessun finalmente si lamenterà dell’afa assurda. L’estate passa da settembre e si va verso il fresco. Il richiamo della montagna. Del Trentino. I bei tempi degli Alpini, militari guardiani delle montagne. Onore agli Alpini.
Ma soprattutto ci sono le provinciali a Trento, a fine ottobre, e a fine ottobre solitamente è periodo di marce. Si deve tentare una conquista di Trento. Così parlò il compagno-dvce accelereazionario Marco Rizzo.
Le premesse, a giudicare dalle immagini e dai video che arrivano dal cyberspazio, sembrano promettenti. C’è molta euforia. Il 22 ottobre 2023 si marcia su Trento, fiumana meta del compagno-dvce accelereazionario Marco Rizzo, leader dell’Alt-left italica.
Blast segue con attenzione.