“Viviam próprii rint’na società” avrebbe detto il grande Antonio De Curtis, meglio conosciuto come Totò, per il semplice fatto che parlava spesso in dialetto napoletano.
Ma a pensarci un poco è tanto vera quanto banale l’opinione sul fatto che viviamo in una società liquida, impaziente e superficiale dove globalizzazione e capitalismo dettano le convenzioni sociali e dunque le leggi che regolano il comportamento degli enti da cui la società stessa è composta: non solo gli individui, ma anche aziende e istituzioni. Una volta presa coscienza di questo però, ci rassegniamo alla realtà dei fatti e ipocritamente torniamo a sgobbare in vista del nostro personale utile settimanale, senza proiettarci più di tanto nel futuro, ma soprattutto senza mai chiederci il vero perché della nostra fretta, in attesa di sfogare le nostre frustrazioni durante il weekend, magari con l’aiuto di qualche sostanza psicotropa o scopandoci una tipa con cui, nella migliore delle ipotesi, staremo assieme giusto il tempo necessario per scoprirla vuota di ideali e superficiale, proprio come noi stessi d’altronde.
In campo sociale ed economico la regola è sempre la stessa, comunque:
Al crescere della grandezza del gruppo, quella dell’individuo che la compone diminuisce.
L’abulia, la massificazione e la perdita di un mito ci hanno resi sterili. Ma com’è potuto succedere tutto ciò?
La verità è sotto gli occhi di tutti: Internet ci ha messi in contatto l’uno con l’altro, omologandoci. Tramite i social si è stabilito che a tutti interessa tutto di tutti e che gli altri stanno sempre facendo qualcosa di più socialmente accettabile di te: ora ognuno dovrà avere i suoi quindici secondi di fama. Adesso che il consumatore è mentalmente ed esteticamente incasellato in categorie e algoritmi, adesso che ognuno può avere uno status di pollici in su e cuoricini arriva finalmente il momento di compromettersi a poco a poco per la benevolenza altrui, fino a svendersi totalmente alla massa.
Ogni uomo e donna di superficie, che non osserva le fondamenta del sistema può sfruttarsi a vicenda. La fine di ogni amore e affetto, il trionfo dell’autocompiacimento e dell’edonismo: alla fine il mercato è riuscito a strumentalizzare ciò che è più naturale di qualsiasi cosa: il corpo umano.
La lotta femminista, di emancipazione e indipendenza, si è trasformata nell’atteggiamento del prostituirsi online per poi ostentare con saccenteria in dibattiti da salottino opinioni (rimbalzate dalle solite pagine e profili) facilmente smontabili da un qualunque sociologo. Si crea un’ipocrisia e un egoismo in cui solo il mercato trae benefici. Basta aprire Instagram e vedere modelle prostituirsi per lo status o mortificarsi su Onlyfans per soldi e seguaci. Le minorenni nel feed che twerkano e fanno balletti ammiccanti, asservite fin dalla giovane età a un meccanismo inesorabile e perverso. Sono schiave che seguono la loro mentalità più basica, e così anche l’uomo, istigato da esse nella sua istintualità, si comporta come un consumatore di piacere. Il prezzo da pagare è la propria dignità, il guadagno delle illusioni e la propria identità iniziale.
Uomini e donne saranno annullati per il bene del mercato, perché non può esistere natura e biologia non asservita ad esso.
La biologia e la scienza sono state asservite alla degenerazione sociale per renderci tutti delle piccole macchiette grigie, sole e lasciti di un Mondo morto.
ABBIAMO PERSO TUTTI
Ora per 900€ potete riconquistare la vostra ex o parlare con una donna senza sentirvi soli. Piccoli uomini soli che vi chiedono soldi in cambio di consigli da baretto. Per loro il rimorchio è un’arte. La disperazione sessuale è un argomento di punta del loro programma, nascosto da frasi sul maschio forte e il volere-possesso. I mercanti del Tempio dell’Amore, i farisei del sesso che lucrano su uomini che si sono arresi all’idea di avere attenzioni femminili non più con l’impegno, ma con consigli sotto compenso da disperati. Le donne stesse vendono parti del loro corpo online in un’asta subdola che spinge gli uomini all’immobilità sessuale mortificando le loro reali possibilità di approccio con il “gentil” sesso.
Nel ventunesimo secolo la finalità dell’atto sessuale è solo piacere-vivere-nel-presente.
Noi vogliamo glorificare le belle idee per cui si muore. Noi vogliamo distruggere il moralismo, il femminismo e ogni viltà opportunistica o utilitaria.
Donne non disperate, piangete.
L’uomo del Blast non ha bisogno di coccole.