Elogio alla Morte della Democrazia

Perché la democrazia rappresenta al massimo grado la mezzanotte dell’umanità?

Elogio alla Morte della Democrazia
Lettura boomer
Cos'è che mi spinge a desiderare la morte della democrazia? La libertà stessa? No.

È una normale giornata in una democrazia liberale, ti sei appena svegliato nel tuo letto con le coperte della tua waifu preferita. Hai appena terminato una colazione a base di avocado e cereali iper-zuccherati. Dopo esserti vestito con i tuoi pantaloni attillati e la tua maglietta con il logo del movimento locale comunista (alla “Che Guevara col rossetto”) e ambientalista, ti senti preso da una grande eccitazione: stai indossando degli abiti così pieni di quello spirito di libertà che combatte contro i canoni e le imposizioni del maschilismo bianco etero, del razzismo e del capitale…

Sei la vera reincarnazione dello spirito del ‘68! 

Tu TI SENTI davvero uno spirito libero, forse anche più libero degli altri poiché non hai paura di uscire in giro col mascara e lo smalto sulle unghie in centro a Milano, perché non hai paura di dire che il padre di famiglia che non arriva a fine mese è un fascista se non vota la candidata che vorrebbe il comunismo gay spaziale di lusso.

Ma dopo questa intensa attività da vero pensatore impegnato, è arrivato il momento di riposarsi: te ne torni nella tua caverna buia col tuo televisore a guardare il tuo cartone animato per adulti preferito che ruota intorno alle vicende di un uomo colorito, il quale unico, grande ed EROICO scopo è quello di scoprire se il suo compare queer gli piace o meno. In quella buia stanza, le vecchie ombre si trasformano…sembrano quasi divenire realtà, sono la realtà ora! Ma lo sono sempre state…adesso però sono più accessibili, più tolleranti, più solidali e umanitarie dunque…esse sono democratiche adesso.

E dunque, che cos’è la democrazia?

Parlando della democrazia moderna e contemporanea, essa può essere definita sia come un modello politico e sociale che apre a tutti le porte della libertà e, più precisamente, di quelle libertà considerate basilari dal pensiero e dallo spirito da cui derivano (quello umanista seicentesco e, poi, illuminista settecentesco), come, ad esempio, la libertà di parola, di stampa e così via… oppure (eppure) possiamo (dobbiamo) vederla sotto un altro punto di vista, da un’altra prospettiva, da quella, probabilmente, più lucida e reale.

Per poter comprendere appieno non solo lo sviluppo storico di interi popoli e civiltà, dei sistemi di pensiero e delle forme più profonde del divenire, ma anche le reali cause della genealogia degli stessi, dobbiamo tornare a guardare più profondamente e in modo più acuto nello spiraglio buio e freddo della carcassa umana, che nasce già morta il più delle volte e che solo in rare eccezioni si spinge verso la vita e la sua più alta tragicità (in cui spesso si finisce o per impazzire o per celebrare il proprio funerale da vivi…); dobbiamo tornare a guardare, a sentire, a inorridirci delle sue più intime paure, aspirazioni, tentazioni e passioni.

In sintesi, è necessario riformare l’unità fra il singolo, la sua natura e quella del mondo, guardare non il dito ma la luna che nasce dalla terra e non già dal cielo, come invece l’ennesima mega corporazione o politicante da parlamento o, ancora e per meglio dire, il filosofo impolverato e il poeta romantico cercano di narrare agli uomini veramente mortali.

Ordunque, se la democrazia (come ogni struttura umana, a volte troppo umana…) non è solo un sistema politico e sociale ma, in primis, un essere-culturale e un essere-istintuale in divenire.

Quali sono i suoi fondamenti, i fondamenti dell’uomo della democrazia?

E perché oggi la democrazia rappresenta al massimo grado il nichilismo contemporaneo e la mezzanotte dell’umanità? Il tipo generale di “uomo democratico” che possiamo ricavare da questi ultimi tre secoli di storia è un essere a tratti talmente pieno di energie caritatevoli da riuscire a gridare la propria volontà in faccia al mondo intero, capace dunque di mobilitare se stesso e i suoi fratelli in una vera e propria “crociata illuminista” (e non già veramente illuminata) per le proprie rivendicazioni piene di virtuosismo spicciolo e di moralismo, nonché anche di una vera e propria etica/strategia retorica di liberazione dell’umanità… da che cosa?

Ma soprattutto, per che cosa?

Libera per poter trasformare le idee in opinioni? Libera di poter far diventare la politica un gioco a chi riesce ad accaparrare più voti alle elezioni, in cui l’unica cosa su cui è permesso discutere non è il sistema in sé, quando esso non funziona, ma solo di decidere per l’ennesima ed inutile volta quale fra le varie fazioncine di burattini dovrà mandare allo scatafascio una nazione, un popolo, una civiltà intera? Libera, dunque, di ergere a veri e propri miti fondativi oggi le celebrità dei social con le loro meta-vite, l’ozio, la vanità, gli estremismi e il rancore, mandando così allo scatafascio la ragionevole e vitale elevazione dell’intelligenza, della forza e della libertà?

E a tratti tale uomo, persino nei suoi più alti tipi, incarna tutte le più basse passioni, i più bassi slanci istintuali (motore e carburante della sua stessa opera) verso la distruzione totale, il massacro indiscriminato e l’isteria di massa… già, la massa… solo con questa singola (solo nel significante) parola si può riassumere l’intero spirito democratico; nani che, al calar del sole, si trasformano in giganti.

E quindi, cosa c’è di sbagliato in tutto ciò?

Cos’è che mi spinge a desiderare la morte della democrazia? La libertà stessa? No. Semplicemente tutto ciò che deriva dalla libertà data in mano alla massa plebea; e cos’è dunque plebeo? Chi è il plebeo? Plebeo non è tanto l’uomo comune, il cosiddetto proletario, piccolo-borghese o contadino.

Il plebeo, dunque, va al di là della classe, del mestiere, dell’intelligenza, si riduce il tutto al fattore più intimo e soggetto all’organicità dell’umana presenza-assenza: la sensibilità.

Esso è un religioso, ma non ha nulla del santo e del mistico, la sua è religiosità che si limita a venerare, si limita al sofismo di ogni cosa che compone un qualsiasi essere umano: sofismo nel pensiero, sofismo nello scrivere, sofismo nell’agire; l’importante non è trovare la giusta strada che lo ponga al di sotto e al di sopra degli uomini, ciò che conta è la battaglia e l’energia che si esaurisce in un unico slancio nervosissimo verso una buca, una sola posizione della medesima trincea, e una volta uscito dalla stessa non può far altro che tornarci, pena la fucilazione se si osa avanzare al di là del proprio recinto.

Qui tutti i disgusti, tutti gli abbruttimenti, tutte le distinzioni e tutti i sacrifici vengono azzerati, persino la follia, anima pia ed eretica al contempo si trasforma in un venditore di citazioni a basso costo, in un predicatore del culto della moderazione.

Ma d’altronde, anche noi, perché ci ostiniamo ancora a stare attaccati ai significati? Ai valori? Alle concezioni?

Che importa di ciò che dura!? Anzi, che importa di ciò che invecchia, che importa di ciò che rilassa le coscienze e le posizioni; cantori e pensatori di nuovi confini non-esistenti, è tempo di spezzare tutti i paradigmi del vecchio mondo, è tempo di abbattere il tempo e buttare giù dalle stelle tutti gli orologi, tutti gli uomini persino, l’importante è cancellare ciò rimane attratto dall’essere e da ciò che ingenuamente tenta di superarlo finendo per vagare nella schizofrenia della propria mente.

Fino ad ora si è parlato dell’inconsistenza del democratico, del borghese, ebbene perché farne un elogio adesso di quella stessa inconsistenza?

Qui i sistemi non hanno molto spazio, lo stesso spazio non ha più sé stesso, e quindi come può esservi integralmente qualcosa che ha bisogno proprio di un limite per poter essere fecondo?

Pertanto, a parlare non sarà la ragione totalizzante, ma l’impulso verso ogni desiderio di liberazione, verso quindi una forza tanto più libera poiché tanto più costretta a vivere seguendo il suo tragico andamento, i suoi malanni e le sue pennellate e stoccate.

Si può soltanto provare a cercare e arrivare al distacco e all’intuizione, da tramutare in una coscienza da fisico, costruzione da architetto, lotta da guerriero e sofferenza da poeta; il pensiero è solo la conflagrazione di tutto ciò che non combacia o che si incastra troppo perfettamente. Ma se vogliamo cercare una via che, in un modo o nell’altro, tutti possono comprendere e seguire, allora bisognerà cercare quella che ci porti alla radicalizzazione, dunque al superamento del politico, del morale, del religioso, dell’economico (e delle economie), dell’esistente; è necessario farsi Viandante, un apolide di tutte le terre e di tutte le fedi per poter cercare il pathos e le ragioni del moto perpetuo delle cose per potersi addentrare dentro le stesse e divenire un virus, un agente dormiente, un dinamitardo, una spia, un traditore; insomma, un terrorista e un ribelle.

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