Hai il cazzo piccolo? È l'empatia il tuo problema

Hai il cazzo piccolo? È l'empatia il tuo problema
Lettura boomer
Perché c'è chi ha il cazzo piccolo e non trova sia ridicolo annunciarlo in mondovisione in questo nuovo articolo

Bisogna Empatizzare. Con tutto e tutti. Vogliono farci credere che siamo tutti uguali. Non lo siamo. Io sono diverso da Gora, il mio amico senegalese. Io sono bianco. Lui è nero. Io sono arrabbiato. Lui è tranquillo. Io dormo poco e male. Lui dorme alla grande, a volte dorme anche quando gli parlo. Lui ha fatto il quarto figlio. Io devo ancora imparare a sapere come essere figlio. Tutto questo grazie al cazzo.

Sì, perché lui ha il cazzo grosso e quando hai un cazzo grosso, niente può farti incazzare.

Con un cazzo grosso puoi startene beatamente a dormire. Te ne fotti del male del mondo, di quel ragazzo down assoldato dall’esercito ucraino preso in giro dai commilitoni. Te ne fotti di Israele che bombarda i palestinesi da settanta anni o dell’Iran che manda droni su Israele. Non devi sbatterti e romperti il culo o fartelo rompere per vivere.

Con un cazzo grosso puoi prendere la vita come viene e soprattutto, sei tu che prendi la vita. 

Un cazzo piccolo invece cede a tanti ricatti, perché deve distrarsi per non pensare che è piccolo. Uno di questi ricatti, probabilmente il più grande, è l’Empatia. La malattia del secolo. 

L’EMPATIA È IL MALE

Rende deboli. Vulnerabili. Addomesticabili. Ci fa star male per questioni che non sono della nostra vita. Lontane da noi migliaia di chilometri. NON dipese da noi. Ci fa credere di essere in difetto, sempre. Come se fosse giusto portare una croce. 

Vi ricorda qualcosa?

L’empatia serve per farci fare cose che diversamente non faremmo, forse nemmeno per cattiveria, forse solo perché saremmo impegnati a capire come fare a portare il pane a casa, anziché avere il tempo per lasciarci bombardare di informazioni che una sola vita non può gestire. Una sola vita è troppo poca per tutta questa empatia, per tutte queste informazioni.

Come posso gestire tutte queste cose se a mala pena riesco a gestire il mio cazzetto quando vado a pisciare, evitando di pisciarmi sulle gambe? 

Come posso anche solo pensare di dovermi preoccupare di dosare le parole per non offendere nessuno, quando finora la vita mi ha preso a cazzi in faccia? Costringendomi, a 44 anni, ad improvvisarmi scrittore mentre mi improvviso muratore scaricando sacchette di Massetto da 25 kg l’una quando Elvis, l’albanese di 26 anni, spaccia fumo e va in giro con l’alfa romeo Tonale mentre percepisce gli assegni familiari? 

Dovrei empatizzare con il clima

Quindi dovrei smettere di mangiare le banane prescritte dal personal coach perché quelle banane arrivano via mare e via mare inquinano. Allora quale è il modo giusto? Bisogna andare lì, dove il frutto cresce. Ma per andare lì bisogna prendere un aereo o una nave, quindi, togli da una parte e metti all’altra. Come mi comporto?

Dovrei empatizzare con i produttori locali

Dovrei mangiare ciò che la nostra terra offre, la terra dove vivo. Ma la nostra terra si sta svendendo in nome del green (sponsorizzato da chi qualche hanno fa sponsorizzava il petrolio) e chi coltiva viene invogliato a svendere in cambio di 15 centesimi a chilo per raccolto. Quindi come faccio a mangiare ciò che la mia terra non mi offre più?

Bisogna eliminare i rifiuti, ma poi esce un documentario che mi mostra come, eliminando i rifiuti, togliamo ai poveri di quei paesi dove i rifiuti vengono spediti, la possibilità di guadagnare qualcosa da quegli stessi rifiuti. 

Quindi, cosa ne faccio della monnezza?

L’empatia (e il prezzo della benzina) non mi fa comprare una Mustang 8 cilindri a V a benzina perché mi sento colpevole dei cambiamenti climatici che però non cambiano per i jet privati. 

L’Empatia giustifica il parassitismo dilagante. Ognuno deve avere gli stessi diritti. La stessa dignità. Anche quelli, soprattutto quelli, pronti a barattare la dignità per uno smartphone. Anche quelli che abbandonano il cane sulla provinciale in estate. 

Anche quelli che vendono le case dei genitori o dei nonni (le loro tradizioni, la loro storia) per allestire B&B, mentre loro vanno a vivere in zone residenziali, lontano da quelle stesse persone che vorrebbero accogliere come clienti. Ma si indignano sentendo parlare di autonomia differenziata. Un po’ come il cantante neomelodico che canta a Napoli, ma vive a Roma.

Ci hanno addomesticato, reso deboli. Come per gli animali. Il cane ha bisogno di noi per mangiare e cacare. Il gatto ha paura dei topi. I piccioni hanno dimenticato di avere le ali e se ne vanno in giro camminando. Non c’è alcuna traccia d’amore nell’empatia.

Aiutiamo nella speranza che se dovesse capitare a noi, il gesto venga ricambiato. 

Un caffè sospeso.

Siamo una nazione empatica, solo perché, in fondo in fondo, vorremmo essere aiutati. Non per altro durante i conflitti noi andiamo in pace. 

L’empatia è la mano nascosta dietro la schiena dello Stato, che finge di creare le condizioni per una vita dignitosa per tutti, stanziando bonus o redditi. 

“Ho visto cose che una persona sana di mente non dovrebbe vedere. Percettori di reddito rinchiusi nei tabacchini a giocarsi il reddito alle slot mentre il figlio con disturbi dell’attenzione pregava di andare a fare la spesa con quei soldi. Percettori in fila alla Mediaworld per il nuovo Iphone. Percettori in fila alla caritas con il cofano dell’audi Q5 aperto”. 

Cose che una persona sana di mente, ma non troppo poiché per campare deve lavorare, non può sopportare all’infinito. Eppure anche questo è voluto, crea tensione, crea la guerra. 

La guerra, appunto. Ci vogliono far empatizzare con un popolo eppure quella guerra a nessuno farebbe comodo finirla. Nessuno vuole la tranquillità, perché senza la tensione, i conflitti, senza le guerre, senza la povertà, la fiera si chiude e nessuno di loro, forse anche di noi, vuole questo. Non converrebbe. Senza guerre, non ci sarebbero movimenti o giornate della memoria, e poi, che scusa avremmo per fare festa al lavoro? Per fare una manifestazione? Per ingozzarci alla faccia di chi stiamo “difendendo”?

L’empatia è l’arma con cui ci hanno messo spalle al muro, con cui ci stanno facendo credere che la storia, le tradizioni, la cultura, devono essere messe in discussione. Che siamo tutti uguali. 

L’illusione che tutto è dovuto

Le lotte per i diritti, i diritti stessi, non hanno come scopo quello di rispettare tutti. Hanno lo scopo di annichilire le persone. Togliere il guizzo, privarli della capacità di ribellarsi. Di stare in tensione, sul chi va là. Di menare le mani.

Togliere le differenze etniche non è una volontà democratica o di convivenza pacifica. È voler annullare le caratteristiche  che ci differenziano. Metterci sullo stesso piano. È come una forma di pulizia etnica al contrario. Non si uccidono le etnie, si mettono sullo stesso livello così da poterle regolamentare tutte con le stesse leggi. Così da poter vendere a tutti gli stessi prodotti. Renderle simili per poterle sedare insieme (chissà se non è stato già fatto).

È dare allo spazzino l’illusione di poter possedere (tanto paga in comode rate), cose che possiede il medico (che paga con la carta), così da fargli dimenticare chi è davvero. Così da lasciarlo affidare a qualcun altro il compito di lottare per lui. 

È l’illusione di poter essere ciò che non si è così da perdere il senso di appartenenza e non accorgersi degli abusi fatti alla propria categoria di appartenenza, poiché inconsciamente non ci si sente più appartenere a quella categoria.

 

Ma come ho già detto, come faccio ad essere uguale a Gora?

Lui è nero, muscoloso, ha il cazzo grande e parla di cose semplici mentre si da da fare.

Io sono bianco, un fisico di merda, un cazzo piccolo e parlo di cose più grandi di me mentre resto ad aspettare.

Lui ha vissuto fianco a fianco con la morte e affronta la vita come fosse morbida ovatta.

Io ho vissuto nell’ovatta eppure ho paura di affrontare la vita. Potrei continuare, ma ci siamo capiti. Spero. 

Preferisco chiudere con le sue parole, mentre un giorno davo l’elemosina ad un altro di colore fuori dal bar del centro storico, quello davanti la cattedrale: 

“Credi di avergli fatto del bene? No, gli hai fatto solo più male. Quel tuo aiuto servirà solo a renderlo più debole e più succube di altri aiuti. In questo modo, lui non si darà mai da fare per trovare la sua strada. Sarà per sempre un parassita”.

Vi ricorda qualcosa?

P.S.: Quindi la soluzione quale sarebbe? Hai il cazzo piccolo? Sbattitene il cazzo. Di tutto.

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