2 settimane

Intervista a Limonarem

Il blob del web

Intervista a Limonarem
Lettura boomer
Limonarem, meme autoriali per svelare, senza parole, il caos e l’assurdità dell'era social.


C’è una pagina davvero particolare tra quelle che si incontrano su Instagram. Una pagina unica persino, come uniche sono le pagine che riscuotono maggior successo e più innovative, quelle dei meme autoriali, capaci di far intuire il disegno che nasconde ogni pubblicazione, la cura che gli admin riversano nella gestione giornaliera del proprio angolo di rete.

Il suo nome è “Limonarem”.

La biografia recita: “anal-isi” [il trattino è nostro]. Osservare i suoi post in effetti fa più male di una colonscopia. Ma questa sensazione è la stessa che proviamo spesso, in nuce, quando scrolliamo il feed: un misto di frustrazione e irritazione, nervosismo e ribrezzo, che spesso rimane inconscio quando facciamo sfilare davanti a noi il gustoso carosello che l’algoritmo prepara per noi tutti i giorni.

Limonarem non racconta il trash, parla invece del mondo che abbiamo davanti ai nostri occhi quotidanamente, lo ricompone e lo riassembla, senza alterarlo, per crearne una narrazione comprensibile ad ogni uomo e donna di Buona Volontà (e di coraggio). La genialità di Limonarem è muta, non si esprime a parole, ma nei sottili e silenziosi rimandi che i video, semplicemente giustapposti nei post a scorrimento, riescono a creare.

C’è un po’ di simbolismo, se vogliamo, in Limonarem: un campionario della società contemporanea capace di raccogliere l’eredità di Blob, il programma di Rai 3 che da più di trent’anni viene trasmesso dalla televisione pubblica, quasi sempre con grandi successi. Tra fuffaguru, santoni, onlyfanser, vip e fashion-blogger il bestiario è nutritissimo. Solo per citare, in ordine sparso, una frazione insignificante di ciò che potete trovare: Fishball che parla del suo OF, delle pratiche indiane che ha deciso di seguire, il larper del country borbonico che ci racconta di come si scopa le milanesi (complimenti, veramente un’impresa), Jovanotti (veramente tanto Jovanotti… cazzo se è scoppiato il Jova), gli immancabili podcast dei traders-online

Riguardare i post della pagina per scrivere questo articolo mi fa giungere, attraverso due vie diverse, alla stessa conclusione: da un lato è davvero impossibile riuscire a trasformare in parola con precisione quello che Limonarem ci dice con le immagini, dall’altro sarebbe catartico, dopo una visione così prolungata, poter dividere il peso di ciò che ho visto con quante più persone possibili. Dunque: GUARDATE! Aprite questo link ed immergetevi davvero nello specchio di questa nostra Italia contemporanea.

La selezione è studiata con attenzione dall’admin misterioso che da almeno il 2019 pubblica i propri contenuti su Instagram. Non gli piace molto sbottonarsi e parlare di sé, ma siamo riusciti comunque a intercettarlo e a stabilire con lui una Connessione. Questo è il risultato di ciò che ci ha voluto rivelare…

1. Partiamo con le domande facili: dai post non si capisce chi sia Limonarem e chi ci sia dietro! Te la senti di rompere questo anonimato? Raccontaci un po’ chi si nasconde dietro ai post della pagina! 

Non ho mai svelato l’identità di Limonarem perchè la narrazione che porto avanti non ne gioverebbe in alcun modo. Anzi, probabilmente la mancanza di un riferimento specifico rende il mio lavoro ancora più efficace. In futuro potrei cambiare idea, ma ora come ora trovo molto più interessante proseguire in questo modo.

2. Qual è stata la genesi di Limonarem? Come mai questo nome? 

Non c’è alcuna spiegazione.

3. La pagina, è evidente, sa farci ridere, ma sa anche e soprattutto innervosire e cringiare. PERCHÉ? Cosa ti ha spinto a decidere di aprire una pagina con questo specifico taglio memetico? 

Limonarem ha attraversato diverse fasi nel corso degli anni, ed è cambiato parallelamente allo sviluppo dei social. L’ironia è sicuramente l’alterazione che più utilizzo per raccontare le mie storie, ma il cuore di Limonarem si basa su tutt’altro.

L’analisi che costruisco è un tentativo di comprendere la realtà parallela che noi esseri umani abbiamo creato a partire dalla nascita dei media audiovisivi. 

Il tempo che trascorriamo davanti ad uno schermo influisce sempre di più sulla nostra mente, ci fa cambiare idea (oppure il contrario), ci fa provare determinate emozioni, ci culla nella notte e ci risveglia al mattino. Nell’era pre-social avevamo tutti una sorta di illusione per la quale le persone dietro agli schermi di tv e cinema erano delle figure divine, con i loro pregi ed i loro difetti certo, ma pur sempre immortali e intoccabili.

Il mondo dello schermo ed il mondo reale erano ben separati, e questo manteneva l’illusione ben stabile. 

Ora questi due mondi sono completamente fusi tra loro. Attori e  pubblico si scambiano di ruolo, permettendo ad ognuno di noi di ricoprire funzioni diverse. Il tuo amico del liceo è diventato un guru della finanza, la tua collega ti spiega come riutilizzare le bucce delle patate, Jovanotti si filma per ben due minuti mentre mangia i cetrioli. Fedez fa vedere i suoi bambini che si lanciano il cibo in faccia, e tua cugina racconta di come l’ultimo viaggio in India l’abbia profondamente cambiata.

È chiaro che ci troviamo di fronte a un'enorme vastità di contenuti, pubblicati da persone diverse con obiettivi diversi. Li accomuna un solo particolare:

a un certo punto decidiamo di riprendere qualcosa, qualcuno, o noi stessi, e subito dopo diamo un contenuto in pasto a miliardi di persone.

Ovviamente l’intento di Chiara Ferragni che assapora una mozzarella Galbani è diverso da quello di mio zio di Reggio Calabria che inforna un piccolo capretto a Pasqua, eppure l’operazione svolta è esattamente la stessa. 

Tutto questo rompe le barriere e ci illude di essere tutti sullo stesso piano, rafforzando in ognuno di noi alcune abitudini che ritengo quantomeno bizzarre.

L’individualismo non è mai stato così forte, cerchiamo in tutti i modi di crearci una personalità accattivante, perfetta o imperfetta che sia, nel tentativo di ricevere un goccio di approvazione. Ci schieriamo nei commenti come se fossimo in guerra, cerchiamo di polarizzare le discussioni in modo da raggiungere la vetta prima degli altri.

Limonarem è il museo di questo caos audiovisivo.
È un percorso creato nel tentativo di capire cosa sta succedendo.

4. Quello che ci stupisce di più del tuo lavoro è che sei in grado di dire un sacco di cose senza mai parlare. Ti limiti infatti ad accostare diversi filmati, accomunati da un sottile filo rosso, quasi impercettibile. Ci sono dei messaggi che vuoi far passare o è solo un’illusione ottica? Che cosa fa sì che un contenuto diventi degno di essere pubblicato accanto agli altri? 

Il multi-post di Instagram è il mezzo tramite il quale mi sono espresso di più durante l’ultimo anno, anche se in passato ero solito creare dei montaggi per raccontare le mie storie. Sicuramente mi dà la possibilità di legare i vari contenuti in maniera impercettibile, tanto che spesso mi rendo conto che molte persone travisano completamente il messaggio che volevo far intendere. Il messaggio in sé rimane comunque poco rilevante, mi interessano molto di più le reazioni degli utenti, che diventano parte integrante dell’analisi.

È difficile stabilire quali contenuti siano degni rispetto ad altri: per esempio noto che molte persone mi inviano materiale che nella visione comune viene individuato come “trash content”. Per quanto mi renda conto che quasi tutti i miei followers siano di questa idea, Limonarem non è una pagina di contenuti trash. Penso anzi che ci sia un grosso abuso di questa parola, e si sia un po’ perso il significato della stessa, dal momento che l’abbondanza di contenuti e di utenti che commentano ha stravolto completamente i recipienti in cui catalogare ogni singolo video. Insomma, il recipiente “trash” sembra sempre pieno.

Ma se tutto è diventato trash, come facciamo a distinguerlo da tutto il resto?

5. Quando ancora guardavo la televisione con costanza, passavo volentieri parte della mia serata davanti a BLOB, su Rai 3. Un programma che assomiglia per certi versi a quello che fa la tua pagina. Lo conosci? Ti ha in qualche modo ispirato? Ma più in generale, la pagina ha dei modelli? 

Non c’è altro Dio al di fuori di Blob. Dio benedica Enrico Ghezzi. 

6. La tua pagina pubblica effettivamente meme, ma non penso tu abbia mai aperto memegenerator per creare un contenuto per la pagina. Qual è il tuo rapporto coi meme? Ti senti un mematore? 

È avvenuto in maniera più che spontanea. Non ho un username meme-friendly, non utilizzo quasi mai le caption, non posto stories. Mi rendo conto che tanti dei post che faccio possano diventare meme, ma non è sicuramente un obiettivo. Mi è capitato spesso di discutere con i creatori dei video stessi, perché ritenevano che essere ripostati su Limonarem fosse un modo per renderli dei “meme” viventi, deriderli, schernirli,  o ancora peggio minimizzare una certa problematica di cui stavano parlando all’interno del video stesso.

Ma allora dove avviene la reinterpretazione del contenuto se non nella mente di chi lo riceve? Non si tratta in fondo dello stesso contenuto che i creator hanno volontariamente reso pubblico?

Non metto in dubbio che la decontestualizzazione del post possa in qualche modo distorcere la comprensione dello stesso da parte del pubblico, ma non dovrebbe avere lo stesso effetto sui creator. Ma d’altronde

anche questa è analisi.

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