Italo-NeonFuturismo unica salvezza nazionale per chi anela a un posto tra i grandi, con una malinconia-positiva e propositiva guardando agli anni ’80 della Milano da bere, epoca d’oro dell’americanismo in Italia, dello sviluppo industriale del Nord-Est.
La topografia trevigiana è un dedalo di strade, case, capannoni, vigneti, la provincia che vuole essere città senza riuscirci (fortunatamente) e che invece dà vita a un sistema tutto suo di organizzazione del paesaggio, croce e delizia per chi ha tutto a 5 minuti da casa (compreso il lavoro, anzi, soprattutto il lavoro) ma con l’inconveniente di avere più del 20% del suolo provinciale cementificato.
Percorrendo la statale (SS13, Pontebbana) ci si rende conto di cosa sia il Cyberpunk, di cosa voglia dire la malinconia illuminata dal Neon del mondo post-moderno.
Paesaggio vivo ma decadente, strangolato dalla burocrazia che intrappola le forze rinnovatrici, centrifughe, e dal cemento.
Capannoni chiusi, case, capannoni tirati a nuovo, villette, case anni ’70 con la bottega al piano terra a livello strada, bar (tanti), ennesimi inutili centri commerciali, rotonde (tante), semafori (sempre meno), terra incolta che aspetta di essere impermeabilizzata, benzinai, vigneti. La strada corre in mezzo ai centri dei paesi o li aggira in circonvalla, il tondo bianco col bordo rosso segna 50 o 70 a seconda, nessuno lo bada, sarà che siamo gente quadrata, sarà che si corre dietro ai schei bianchi, neri o arancioni che siano poco importa.
La monotonia paesaggistica corre sullo sfondo dell’esperienza di guida.
Boccioni oggi scolpirebbe il Ducato bianco di una partita iva.
Il pensiero vaga, km avanti e indietro, destini che corrono; il paesaggio post-industriale a Susegana si fa spettrale, il tratto peggio tenuto di tutta la Pontebbana fino a dopo Sacile. Si potrebbe andare oltre, correre fino a Pordenone e più in su fino a Udine e Pontebba, al confine con l’Austria, ma a quale scopo? Il pensiero corre più veloce.
Come ci siamo ridotti così?
Come conviviamo col ricordo degli anni ruggenti dell’INOXVALLEY quando si fondavano aziende, alcune rimaste PMI, altre diventate multinazionali, alcune vendute, molte tenute, alcune delocalizzate, altre chiuse.
Lasseiz-faire. Lasciateci fare.
I capannoni chiusi potremmo tirarli giù e rifarli più grandi e più belli, di sicuro non ci faremo un parco verde, in decrescita ci siamo già e si sta male, si tira avanti la baracca, non si innova, qui e lì qualche eccezione. Come conviviamo con il nostro passato prossimo? Male. Come siamo finiti qui? BOH. Cosa spinge un 16enne a scrivere metti un bosco al mio posto
su un capannone dietro la statale? Woke-culture.
Vogliamo competere o vogliamo farci colonizzare?
I N O X V A L L E Y
Sono domande da Nord-Est o possono essere declinate a tutta Italia? Non so cosa ne pensino sotto il Po, dovremmo metterci d’accordo o mandarci a fare in culo reciprocamente in maniera franca. Non c’è da ridere. Posso immaginare cosa ne pensano al di là del Garda, sicuro abbiamo delle affinità elettive, ma non chiamiamoci padani.
Qualcuno mi accuserà di essere Provinciale, in tal caso rivendico la maiuscola; la domanda non è retorica e non mi sembra affatto stupida. A ben guardare, il sostegno di cui godono le politiche assistenzialiste – Reddito di cittadinanza in primis – in alcune zone del Paese, è un chiaro indicatore che Nord e Sud hanno due visioni diverse di Italia, entrambe autoreferenziali, che cozzano l’una contro l’altra. Prima o poi dovremmo risolvere questo conflitto.
Ahimè, nonostante il referendum sull’autonomia – che, visti i risultati (zero), si è dimostrato più una mossa propagandistica di Zaia – in Veneto le forze centrifughe sono diventate centripete nel giro di vent’anni: cose da non dormirci la notte.
Voglio un’Italia Cyberpunk fatta a modello della provincia di Treviso. Con le statali perfettamente asfaltate illuminate dai neon dei capannoni sottocasa.
S E C C E S I O N E
Voglio qualcosa di nuovo, qualcosa che chiameremo NeonFuturismo Cyberpunk. Di cosa si nutre questo ordine nuovo? Di sicuro non di vacue nostalgie siano padane, Craxiane o pentapartite (per non andare ancora più indietro)
Di sicuro non di dottrine verdi o stataliste, che oggi vanno a braccetto anche perché non potrebbe essere altrimenti. Di sicuro non di idee propinate nella cloaca maxima dei mass-media.
Sui confini costruiti da quote verdi e quote rosa non si può costruire l’Italia neonFuturista e in questo bisogna essere risoluti.
A C C E L E R A Z I O N E
Ancora, può il nostro pensiero al neon nutrirsi di idee Yankee? Negli anni ’80 l’ubriacatura da propaganda americana ci ha fatto vivere bei momenti e ha influenzato la nostra cultura, inutile essere ipocriti (continuando sulla statale 13 si arriva alla base militare di Aviano), ma anche Berlusconi se n’è andato e un capitolo si è chiuso; è il momento di voltare pagina.
Quale posto ha l’italoSfera nel mondo multipolare? E se ci fosse posto per un’Italia multipolare nella mondoSfera? Fare copia incolla dal cyberpunk anglosassone non è una prospettiva accettabile. Anche perché, ammettiamolo, tutta quella nostalgia gratuita e quel piangersi addosso è un retaggio che ha infinocchiato l’Occidente (qualsiasi cosa sia)
Non ne abbiamo bisogno.
L’Italia non ne ha bisogno.
Il NordEst nemmeno.
Aspettando risposte a domande sospese rimango a NordEst, nella provincia che aspira invano a diventare città.