A cena con Lollobrigida

A cena con Lollobrigida
Lettura zostile
Geopolitica culinaria, per un’Italia che può – e deve – agire da ponte.

Quanto è importante stare a tavola, discutere, ragionare, bere un bicchiere di vino, dialogare… Quante guerre non ci sarebbero state di fronte a cene ben organizzate.”

Francesco Lollobrigida

A quanto pare, Lollobrigida intervistato allo stand di “Divina Nazione”, l’evento che celebra la candidatura della cucina italiana a Patrimonio UNESCO, se ne è uscito con questa perla. Ora, le perle possono piacere o meno, come sempre non si può far contenti tutti, qualcuno si è indignato, qualcuno ha parlato di gaffe, qualcuno ha applaudito, qualcuno, come noi de ilBlast, ci ha riflettuto ed è giunto alla conclusione che sì, una bella cena è un requiem per le guerre nel mondo.

Prima di continuare, vorrei farvi una domanda:

Da quanto tempo Xi e Biden non vanno a cena insieme? E Putin e Zelensky? Nethanyau e l’opposizione israeliana? La Meloni e la Schlein?

Ovviamente non mi aspetto sappiate rispondere a queste domande, la risposta ve la do io: troppo.

Una bella serata, bagnata dal buon vino, ornata di ottimi primi, secondi e dessert, chiusa con la frutta, il caffè e il digestivo. Insomma, un cenone di Natale, o un pranzo Pasquale, o una domenica X in famiglia perché la nonna ha fatto le lasagne. Comunque sia, cosa c’è di meglio di  un pasto conviviale per fare la pace? Rivedere zii e cugini che altrimenti non cagheresti di striscio, rispondere alle domande sulla fidanzatina o sul fidanzatino, argomentare le tue posizioni a favore delle politiche del Green Deal europeo con lo zio boomer.

Insomma, dopo queste brevi righe avrete già capito che gli astanti si dividono in due parti:

  • chi dà contro al Ministro Lollobrigida e non sa argomentare la bontà del Green Deal con lo zio Boomer
  • chi è d’accordo col Ministro è letteralmente lo zio boomer (che sta apprezzando il vino ed è ubriaco dall’antipasto)

Non sorprende il perpetuarsi di questi schieramenti in un Paese che, come ogni altro in Occidente, vede la definitiva polarizzazione dell’opinione pubblica. E questo cade irrimediabilmente a favore di Lollobrigida, che ci ricorda l’importanza di unirsi intorno a una tavola per confrontarsi.

Il fatto che non sopportiate di stare vicino allo zio boomer – mentre lui accetta sempre volentieri l’invito a cena – è la cartina tornasole dei tempi che corrono. D’altronde lo zio boomer mangia tutto quello che ha nel piatto, come un’infanzia contadina fatta di fame gli ha insegnato, mentre tu, coi capelli viola e indispettito dalla domanda sulla fidanzatina (POV: sei frocio) hai chiesto alla Nonna di prepararti un antipastino vegano e un’insalatona. Naturalmente hai mangiato benissimo, la nonna è sempre la nonna – e nella sfoglia dell’antipastino ci ha messo lo strutto – , ma non hai condiviso il cibo con tuo zio e quindi hai rinunciato al confronto. Di certo si potrebbe obbiettare che neanche lo zio boomer ha condiviso il cibo con te, ma non vorrei abbassare il cibo al rango della insalatona.

Insomma, zio Lollobrigida la sà lunga (quando c’è da mangiare) e, se vogliamo allargare i nostri orizzonti, la storia politica nazionale è piena di esempi di accordi e patti politici siglati a tavola. 

Il 23 dicembre del ‘94 Umberto Bossi riceve nella sua dimora romana i leader del Pds e del Ppi, ovvero il baffetto Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione. In quell’occasione verrà siglato il “Patto delle Sardine” con cui la Lega Nord abbandonerà Forza Italia dando l’appoggio esterno al successivo governo tecnico. Ebbene, nome stravagante, a quanto pare il Senatur era pronto a tornarsene a casa per le ferie di Natale e offrì ai due ospiti quello che era rimasto nel frigo: sardine in scatola, birra in lattina, Coca-Cola e pancarré

Non sorprendiamoci se Bossi non ha mai combinato un cazzo in politica, con un menù del genere dove vuoi andare?

D’Alema digiunò e se la legò al dito, tant’è che l’estate seguente se ne andò da solo a cena con Buttiglione senza invitare Bossi.

Ok, forse al di là delle ritrosie personali, invitare il Senatur a Gallipoli nel ‘95 poteva non essere la migliore delle idee.

Fatto sta che in quell’occasione i due leader dell’opposizione si accordarono sulla riforma della legge elettorale, il cosiddetto “patto delle vongole”. Perché, dopo la caduta del muro, anche i comunisti avevano smesso di mangiare bambini e segatura.

L’accordo culinario più famoso resta però il “patto della crostata” siglato nel ‘97 a casa di Gianni Letta da Berlusconi, Fini, D’Alema e Marini. Se vi sembra impossibile che centrodestra e centrosinistra si siedano intorno allo stesso tavolo, ebbene, questo è il potere della buona cucina conclamato dal sior Lollobrigida. Di più, intorno a quella crostata preparata dalla matrona, la moglie di Letta, fu raggiunta una dolce intesa di non belligeranza per avviare le riforme costituzionali, con un governo semipresidenziale e una legge elettorale maggioritaria (gira e rigira si ritorna sempre lì)

E questo è quello che sappiamo, senza dimenticare i Menù e Dossier segreti della più grande spia italiana…

Ma se non vi basta lo spaccato familiare e nazionale, possiamo guardare ai nostri vicini internazionali

Siamo sorpresi che un popolo che mangia patate lesse senza sale tutta la vita abbia causato due guerre mondiali? Adesso i tedeschi si sono un po’ calmati, sarà mica perché hanno scoperto il kebab?

Per non parlare degli inglesi, che mangiano letteralmente la merda, vai da Subway a Londra e vorresti una lavanda gastrica urgente.

E infine, loro, il popolo più bellicoso di tutti: gli americani. Che razza di cultura del cibo hanno? Si siedono intorno a un tavolo solo a Natale e il giorno del ringraziamento, il resto del tempo mangiano su tovagliette tristi qualche porcaria riscaldata al microonde, ovviamente da soli. Chiunque è stato in famiglia negli USA potrà confermarlo. La cena? Un pacchetto di patatine sul divano, il frichettone cena con un cannone in camera, e la sorella (che fino a ieri era un fratello) si ordina due panini al Burger. Un popolo con questi costumi alimentari non può che causare guerre come in Corea, Vietnam, Granada, Panama, la guerra del Golfo, Somalia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia, Russia.

Per questo e altri motivi, siccome noi de ilBlast spezziamo il pane con lo zio boomer (ma anche col cugino veggy), invitiamo il ministro Lollobrigida ad organizzare un bel cenone, con la Meloni, Mattarella e compagnia cantante, ammazzare il porco e rifornirsi di qualche ettolitro de quel bon, come diciamo in Veneto senza specificare il soggetto (il vino, ndr), e di invitare i rappresentanti del governo israeliano e di quello palestinese.

Intorno a una tavola così imbandita le differenze si appianeranno, i belligeranti si sentiranno offesi, la Meloni e Lollobrigida saranno sorpresi, Mattarella correrà a nascondersi pensando al discorso di fine anno per il 2024; e finalmente israeliani e palestinesi faranno la pace.

O almeno si spera.

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