Kant mente. La programmazione spaziale (che riverbera l’espansione cosmica) è una sovversione dell’umanismo trascendentale, la miccia di un’invasione della matrice dello spazio-k [cyber] che proviene dalla vera ora zero terrestre. (N. Land, Nessun Futuro. Scritti 1995-2007)
I feticisti degli ambienti accademici potrebbero inorridire nel sentir pronunciare la seguente affermazione: la CCRU (Cybernetic Culture Research Unit) è stata l’esperienza filosofica più importante e affascinante del nostro tempo, dalla caduta del muro di Berlino a oggi.
Si indignino pure. Regaliamo loro qualche dildo di gomma con il logo dell’accademia: che lo usino con parsimonia.
Chissà che fine ha fatto il cicerone che, nel 1998, felice dell’allontanamento della CCRU dall’Università di Warwick (il progetto era finanziato dall’ateneo nonostante non venisse configurato come ‘progetto accademico’), affisse sulla porta del Dipartimento di filosofia che ospitava la CCRU la fassiniana scritta:
«CCRU does not, has not, and will never exist».
Oggi non vi è più alcun motivo per snobbare le riflessioni del collettivo che si riuniva intorno alla figura di Sadie Plant prima e di Nick Land poi. A rileggere i saggi e gli scritti della CCRU nel 2023 si ha la sensazione, in molti casi, di leggere profezie del passato. Già nel 2011 Mark Fisher, in un testo intitolato Nick Land: giochi mentali, tirava giù le somme dell’influenza di Land (che Fisher ha sempre definito «un insegnante straordinario») in molti ambienti, dalla musica alla letteratura, dalle arti alla filosofia:
[Gli effetti dei testi di Land] si sono fatti sentire dapprima al di fuori della filosofia: nella musica (Steve Goodman, alias Kode9, studiò con Land negli anni ’90); nell’arte […] nel femminismo inumanista e […] nella theory-fiction dello scrittore iraniano Reza Negarestani, il cui libro Cyclonopedia, restio a qualsiasi classificazione, è stato nominato da Artforum come uno dei migliori libri del 2009 […] L’influenza di Land infesta tutt’ora i dipartimenti di filosofia che, nei rari casi in cui ne fossero al corrente, tendevano a disprezzarla […] Non solo: la nuova diffusione delle influenze del pensiero di Land tramite il realismo speculativo ha fatto sì che giovani teorici […] tornassero direttamente allo stesso Land.
Guarda caso, dopo un quarto di secolo, le traduzioni dell’opera landiana nel periodo CCRU in Italia sono state pubblicate proprio in ambito accademico (qualcuno trovi il tizio che affisse quella scritta nel 1998, per favore…) dalla LUISS University Press (eccetto per L’Illuminismo Oscuro pubblicato da GOG Edizionigog edizioni)
Fatta questa lunga, polemica, provocatoria – quanto necessaria – premessa, arriviamo al nucleo di questo articolo: il Cibergotico. Adesso è Land che parla:
Il futuro vuole rubarti l’anima e darlo in pasto alle nanotecnologie. Uno/zero, luce/oscurità, Neuromante/Invernomuto.
Il mutamento gotico è il decadente sogno di immortalità dell’Occidente, una corruzione atmosferica che si riproduce ogni qual volta qualcosa si rifiuta di morire; un morboso attaccamento all’eternalizzazione del sé, o il ritorno dalla tomba. Un brulichio di vermi bianchi nella carcassa del sociale che sciamano sotto la superfice cutanea. Suppurazione della Fortezza Europea che subordina l’efficienza tecnomica alla trascendenza negativa demoniaca. La modernità è un profluvio di risorse cibergotiche. L’Europa con le sue ossessive esacerbazioni dell’oscena merda nazionalista prenazi è sempre stata il laboratorio della paranoia mondiale
.
Per Land e discepoli della CCRU, tra fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta l’avvento del cyberspazio, presente nella letteratura di William Gibson (Neuromante e Trilogia dello Sprawl), rappresentava un punto di non ritorno.
La nozione letteraria stava diventando realtà, ma una realtà apocalittica, caotica e disumana («eventi così contorti che diventano cibernetica»): l’esatto contrario di ciò che dispensano i progressisti della buon’ora, secondo i quali il progresso tecnologico ‘sistematizzerà’ la società del futuro rendendo più ordinata e perfetta.
E, nella prospettiva che Land ci offre nel saggio Cybergothic, l’avvento del cibergotico porterebbe -finalmente, se leggessimo il tutto con occhio landiano- alla disumanizzazione non solo del proletariato, ma dell’intera umanità, a quel punto governata da intelligenze artificiali che faranno del mondo il bello e cattivo tempo («il governo è isomorfico a una IA calata dall’alto ed è sempre più difficile distinguerli»)
Analizzando questo termine coniato da Land, «cybergothic», notiamo come sia composto da due elementi antitetici: cyber, che allude a un futuro cibernetico, e ‘gotico’, che, in questo specifico contesto, ci riporta al passato, ai primissimi stadi dell’industrializzazione, al primo culto macchinico, tre secoli indietro. Ma non è solo una questione di estetica, come si può notare nell’immaginario collettivo della fantascienza e nelle arti figurative.
Il cibergotico influenzerebbe e agirebbe pesantemente nella società del presente. Non è soltanto un virtuosismo stilistico.
La componente del futuro si mescola a quella del passato, agendo sul presente, come insegna un altro concetto centrale della CCRU: l’iperstizione, la ‘profezia che si autoavvera’ in una società interamente cibernetica dominata dal Capitale tecnocratico.
Il cibergotico è una disgiunzione temporale che porta con sé ibridazioni affascinanti: il futuro, oltre a protrarsi in avanti, si protrae anche indietro, ripiegando su sé stesso, facendosi portatore di forme futuristiche e arcaiche allo stesso tempo.
Cibergotiche appunto.
Il cibergotico inserisce lo spazio-k in una direttrice di deumanizzazione e lo fa scorrere come flusso che da una psicologia ormai a pezzi si riversa in una tecnocosmogonia […] Passa da un ‘non spazio’ mentale, un ‘non luogo’ o un ‘vuoto irreale’ concepibile nella prospettiva della storia umana, a uno spazio convergente in cui la futuralizzazione si è da sempre riversata a partire da ‘un campo decisamente diverso dalla materia’.
Il tempo produce sé stesso in un circuito, attraverso l’interruzione virtuale di ciò che deve accadere in modo che il futuro, una volta arrivato, sia già infestato, posseduto…
Il saggio di Land brulica di citazioni prese dal Neuromante di William Gibson, che rimane per tutta la CCRU il punto di riferimento principale in molti saggi grazie alla sua teorizzazione del cyberspazio. E’ proprio grazie all’avvento di questa ‘allucinazione consensuale’ che ci libereremo, secondo Land, di ogni contaminazione umana, di ogni sistema di controllo umano, individuato nell’HSS (Human Security System) che non permette alla ‘macchina desiderante cibernetica’ di fluire libera fino alle porte dell’impossibile.
Il Capitalismo cibernetico farà finalmente collassare il capitalismo stesso facendo sorgere dalle sue ceneri un nuovo mondo, una nuova magia del caos:
Il capitalismo – fondamento economico della fase finale della sicurezza umana – è ancora, sempre, in una zona di fuoco libero in cui alimenta quel qualcosa che la Cyberia ucciderà.
La ragione kantiana, castratrice di tutte le potenzialità della ragione stessa, si è trasformata, con Land, in ragion delirante e schizofrenica (come ha osservato Edoardo Camurri, autore della prefazione a Nessun Futuro): apocalissi, caos, cluster di date, economia voodoo, esoterismo cibernetico, cibergotico. Molto probabilmente in Cybergothic è presente il germe di quel che sarà, in futuro, la fascinazione (e la fissazione) di Land per il concetto di neoreazione.
Un termine, questo, composto da due termini antitetici alla pari di «cybergothic»: neo, che si proietta verso il nuovo, verso il futuro, e reazione come richiamo al passato.
Ma questa è un’altra storia.
Intanto, trovate l’uomo che ha affisso quella scritta a Warwick nel 1998.
Consegnatelo a Blast.