Abbiamo spesso abusato dei nostri spazi per lanciare una sfida ai nostri lettori: non leggere. Del resto, citando Hegel, ‘la contraddizione è sempre crescente’.
Scegliete la vita, come Mark Renton: scegliete di non leggere.
Cambiate il modo di cambiare. Il monito contro la lettura, a giudicare dai commenti, dalle condivisioni e dalle e-mail ricevute, è stato accolto e apprezzato, ha perfino aperto un dibattito.
Però, mai nella vita avremmo immaginato che un ministro avrebbe accolto tale monito.
Mai nella vita avremmo immaginato che tal ministro fosse il Ministro della cultura italiano.
Mai nella vita avremmo immaginato che tal Ministro della cultura, in arte Gennaro Sangiuliano, avrebbe diffuso il dionisiaco verbo nell’apollinea atmosfera del Premio Strega.
Sangiuliano ha spiazzato tutti con la sua dichiarazione inattuale, resa ancor più inattuale perché espressa post voto: ‘Ho ascoltato le storie dei libri che sono finalisti questa sera, sono tutte storie che ti prendono, che ti fanno riflettere…ecco proverò a leggerli.’ Imbarazzo in sala.
Certo, il ministro, non appena si è reso conto della vaccata appena pronunciata, ha tentato di metterci la classica pezza peggiore del buco (no, ecco, li ho letti, ma letti male, li devo leggere meglio ecc) … ma il danno è fatto, il dionisiaco verbo è stato involontariamente diffuso e nel miglior luogo possibile:
La ‘kermesse’ del Premio Strega.
A rallegrarci è proprio questo: la dichiarazione di Sangiuliano ha macchiato l’evento del Premio Strega, che ha fatto emergere quella che forse è la reale dimensione critica della giuria: chissà se i fantomatici ‘giudici’ del Premio Strega realmente leggono i testi che votano, o se votano spinti da altre logiche ignobili.
Mettiamo comunque da parte la malizia e immaginiamo che tutti questi individui leggano realmente i libri dei quali decideranno la sorte (perché di questo si tratta purtroppo)
Questo aspetto è già ridicolo: non è più il lettore a decidere la sorte del libro, non è il tempo, non è più quel passaparola tra amici, colleghi, sconosciuti, che spesso nasce un po’ per caso e un per caos, a permettere una certa diffusione di un titolo, ma un gruppo di Ciceroni, gli Amici della domenica, che si danno un anno come limite massimo per esprimere i loro verdetti.
Un nutrito collettivo (pare quasi quattrocento individui) di pseudo-intellettuali si riunisce per suggerire i titoli, fanno un elenco e decidono quale destino tali testi debbano avere.
Ma questa è letteratura? Siamo ancora nell’ambito letterario? Stiamo ancora parlando di quel mondo?
Sembra la selezione dell’inventario di un ferramenta, che in ogni caso potrebbe rivelarsi più interessante di un inventario di titoli fatto da costoro. Scusate, avevamo appena scritto di mettere da parte la malizia, ci riproviamo: come funziona questa roba qui?
Esiste un regolamento.
All’innocuo lettore, assuefatto dal realismo capitalista di fisheriana memoria, tutto questo sembra normale. Ma da quando abbiamo sentito la necessità di regolamentare il mondo dei libri? Questa necessità di stilare griglie di valutazione per dei romanzi a chi giova? Pare proprio a nessuno, al massimo può garantire qualche momentanea erezione fallica al mercato delle grandi lobby editoriali (e ti pareva che il fine non fosse questo)
Googliamo, cerchiamo, andiamo sul sito del Premio Strega, sforziamoci di capire. Regolamento, articolo tre e quattro:
Art. 3. All’organizzazione del premio presiede un Comitato di gestione composto in pari misura da rappresentanti della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da rappresentanti della società Strega Alberti Benevento. Nell’organizzazione della parte letteraria del premio, il Comitato di gestione si avvale della collaborazione di almeno tre scrittori vincitori del Premio Strega e di almeno quattro Amici della domenica, nominati per cooptazione dallo stesso Comitato. Il loro incarico dura tre anni e può essere rinnovato. Il Comitato direttivo del premio risulta dunque formato dai componenti del Comitato di gestione unitamente ai vincitori del Premio Strega e agli Amici della domenica prescelti. Non possono farne parte dipendenti delle case editrici ammissibili a partecipare alla competizione. Art. 4. È compito del Comitato direttivo aggiornare ogni anno l’elenco degli Amici della domenica. Il Comitato direttivo elegge nel suo ambito un presidente che lo convoca e ne coordina i lavori. Il Comitato delibera a maggioranza; a parità di voti prevale il voto del presidente. Decade dall’incarico il membro del Comitato che non abbia partecipato a tre riunioni consecutive.
Burocrazia, elezioni, voti, ballottaggi, democrazia, maggioranze, nomine, elenchi, aggiornamenti, delibere, rappresentanti di società, comitati. Sembrano le logiche di un apparato istituzionale stalinista, e invece è il fulcro del regolamento del Premio Strega. Il mondo della letteratura non ha bisogno di questo. Stiamo letteralmente addomesticando il mondo dei libri, un mondo che ha sempre conservato il suo fascino in quei tratti anarchici, eversivi e sovversivi, un mondo che aveva la capacità di cambiare il mondo, lo stiamo trasformando in un circuito analogo a quello degli elettrodomestici, dei cellulari e dei talent.
Lo stiamo addomesticando attraverso i premi letterari gestiti dai Ciceroni dell’editoria, attraverso le ‘scuole di scrittura creativa’, che purtroppo andrebbero chiamate ‘scuole di distruzione creativa’: qualcuno ha forse insegnato a Pasolini, a Céline, a Kafka o a chiunque altro a scrivere? Che ci venga menzionato un grande scrittore uscito da una scuola di scrittura creativa, che qualcuno si faccia avanti. Vogliamo insegnare come si scrive e cosa va scritto, pretendiamo di insegnare come si legge e cosa va letto.
‘Non è questione di nostalgia. Non c’è da rimpiangere i bei tempi andati, quando sul tabellone dello Strega i nomi che componevano le cinquine erano quelli di Flaiano, Pasolini, Gadda, Landolfi, Calvino o Moravia. Perché ad ogni modo il successo, ma più ancora la bellezza di un’opera, non la sancisce certo un concorso letterario […] Flaiano sarebbe diventato ugualmente Flaiano anche senza vincere lo Strega. Così come Moravia, Landolfi, Morante […] Il problema allora non è chi vince, chi perde, chi viene escluso e perché viene escluso […] il problema è un altro ancora, è la pretesa di stabilire un premio letterario, è l’idea che si possa creare una scheda di valutazione secondo una serie di parametri intorno a un oggetto ancora così enigmatico, per fortuna, come il libro’ (Manifesto contro l’editoria, GOG)
Il mistero e l’interesse intorno alla lettura non può che svanire davanti alle logiche dei premi letterari, in particolar modo del Premio Strega. E se è questo il presente, le persone fanno bene a non leggere, fanno bene ad evitare i libri. Abbiamo solide ragioni per credere che, secondo le griglie di valutazione del Premio Strega, i giudici scarterebbero un capolavoro come Pasto Nudo di William Burroughs. E quindi, di cosa stiamo parlando?