La situazione ha del grottesco. La sorte ha deciso il modo più innocuo, inaspettato e se vogliamo ridicolo per confermare, ancora una volta, come la versione ufficiale non torni.
Non solo sull’11 settembre, badate, ma su tutto. La notizia è la seguente: la Berté ha dichiarato (e non per la prima volta) di aver partecipato, parecchi anni fa, a una cena alla Casa Bianca con Borg e “anche Bin Laden e suo figlio, oltre a Bush Sr. e Bush Jr. Quando Bin Laden parlava io volevo ascoltare perché, come tutti sanno, lui fu un eroe indiscusso della CIA”. Conferma totale di Lele Mora: “fu una cena bellissima e sì, c’erano anche Bin Laden e il figlio, solo che quando lo dice Loredana la prendono per pazza”.
SIGNORA BERTÉ (lo ammetta, ormai è una signora), DOV’ERA L’11 SETTEMBRE DELL’ANNO DEL SIGNORE 2001?
Insomma, basta una qualsiasi Loredana Berté nel posto sbagliato al momento sbagliato e 20 anni di preparazioni, intrighi e complotti della CIA vanno a farsi fottere. Non Seymour Hersh, non Giulietto Chiesa (che sul 9/11 ha scritto un bel libro). No: la Bertè. La cantante si dimostra un oracolo inaspettato, una miniera di segreti di Stato ancora da esplorare. Ora ci aspettiamo la smentita di Open che dirà che è tutta una fake news o addirittura che la Bertè non esiste (e guardandola in faccia ora come ora ci si può anche credere).
LOREDANA, DICCI DI PIÙ!
La cosa bella, di fronte a cui non si può far altro che sorridere, è che anche è che anche questa grande rivelazione non basterà al consumatore medio di notizie. Ci sono miriadi di cose che non tornano, nell’11 settembre così come nel caso Moro, nella guerra in Ucraina o nella morte di Mattei, ma se Mentana dice che la Bertè non esiste allora essa non esiste, punto.
E sì che la notizia ha dell’esplosivo, perché trasmette una mezza-verità (che tutti sanno) ma lo fa in modo leggero, quasi pop, e quindi in un modo che potrebbe far sorgere le giuste domande più dei 1000 libri "complottistici" sull'accaduto, visto che una massaia di Voghera non li leggerà mai.
“La rete trabocca di verità, così tanta che nessuno l’ascolta, capisci?”
-Marracash
Così canta Marracash nella prima (magnifica) canzone del suo primo (magnifico) album, ed è proprio vero.
La rete trabocca di verità e internet è, potenzialmente, un mezzo antisistema, di ribellione, di dubbio. Ma nessuno ascolta le verità o le versioni più o meno complete che internet può fornire, perché la cortina fumogena alzata dai soliti noti USA è fittissima e, va detto, geniale. Così che basta insinuare timidi dubbi sull’11 settembre per essere bollato come “complottista” e non essere più ascoltato. Influenzate dalla cortina fumogena, le persone reputano (in buona fede) che certe teorie siano semplicemente irricevibili, fantasiose. Che gli americani non avrebbero mai “lasciato fare” o addirittura favorito l’attentato alle due torri, simbolo del loro potere.
In realtà basterebbe chiedere a qualsiasi studioso di geopolitica: si chiama false flag, e serve a unire la popolazione, a trovare un nemico, a indirizzare future politiche. Si fabbrica o si favorisce un evento più o meno catastrofico (come l’11 settembre) per poi essere “giustificati” nel prendere contromisure spesso esagerate, in politica interna ed estera.
E allora ripassiamo un po’ il perché molti studiosi più o meno autorevoli reputano credibile, se non probabile, che il governo USA c’entri qualcosa con il 9/11. E prendiamo spunto proprio dal libro di Chiesa, un lavoro fatto collegialmente con altri pensatori di livello (contribuì addirittura Gianni Vattimo), anche se ripetiamo che la Bertè resta un innesco decisamente migliore per le masse. Anzitutto, Giulietto Chiesa non era un complottista becero, uno di quelli che oggi direbbe che la Russia ha sempre ragione, quelli che dopo l’attacco al Crocus già avevano deciso che “hanno stato gli americani”. Perché va bene l’ideologia, ma poi bisogna cercare di comprendere cosa è realmente successo.
E infatti la copertina del libro è tutto sommato umile e recita “perché la versione ufficiale sull’11 settembre è falsa”, non “perché Bush sapeva” o “perché Bush ha voluto…” ecc ecc. Insomma, l’obiettivo è minimo ed è dimostrare la falsità della versione ufficiale, le sue incongruenze, e il compito non è neanche risultato difficile.
Meno umile ma più illuminante è l’introduzione di Chiesa stesso, in cui il compianto giornalista cerca di spiegare che gli USA potevano avere un interesse nel favorire od orchestrare un evento di simile proporzioni.
Una false flag, ripetiamo, atta a prendere severe misure in politica estera. Tutto parte, secondo Chiesa, dal PNAC (Piano per il Nuovo Secolo Americano)
concepito a fine anni ’90 da alti dirigenti a stelle e strisce. Siamo nel pieno della “fine della storia”, l’URSS non esiste più e gli americani vogliono sfruttare il “momento unipolare” come del resto avrebbero fatto, spadroneggiando in Medio Oriente e accerchiando la Russia cooptando l’est Europa. Avevano piani ambiziosi e, per quanto la cosa possa ricordarci la lore di un qualsiasi “villain” dei film Marvel, volevano effettivamente consolidare il loro dominio, rinforzare il loro potere e renderlo inattaccabile. Doveva essere, appunto, “il secolo americano”: anche se ora che siamo nel 2024 abbiamo visto che probabilmente non sarà così.
Serviva dunque un evento catalizzatore ed ecco che l’11 settembre casca a fagiolo. Illuminante anche il passaggio in cui Chiesa dichiara che il 9/11 “è stato pensato per essere visto da tutti”.
The 9/11 will be televised.
E l’attenzione maniacale dei media mainstream sui piccoli particolari, sulle nazionalità dei dirottatori, sui poveri falling-men che si gettavano dalle torri in fiamme, “fece sparire il contesto”.
Ovvero, secondo Chiesa, l’evento apocalittico andava subito inquadrato in un preciso contesto internazionale invece che produrre i soliti servizi strappalacrime sulla madre che ha perso tutta la famiglia nell’attentato. Pensare alle grandi dinamiche e non alle contingenze. Ma, si sa, i media non servono a questo e il grande Chicco Mentana è al 100% sicuro che la versione ufficiale sull’11 settembre sia limpida come acqua cristallina.
Non possiamo far altro che constatare, con rammarico, che nemmeno dopo il clamoroso pronunciamento della Berté le cose non cambieranno.
Forse almeno mia nonna ottantenne – grandissima fan della Berté, nonché ultima tesserata PD del mio paese – aprirà gli occhi. Eppure la nostra Loredana ci ha provato: noi le crediamo, volenti o nolenti, come si deve credere agli sconfitti e agli inascoltati, agli ultimi e ai pazzi.
Noi crediamo in te, Loredana Bertè, ultimo baluardo della Verità, della democrazia.
Noi crediamo in te, Profetessa della Fine dell’Infodemia.