Bilec’kyj
Ah! Immane Disastro, così mi guardi aggrottato? Non sai dunque di chi è il capo unto di furore dal Signore della Vendetta
? Colui le cui carezze sono abbracci di morte per le guance straniere? Ascolta, Sorriso d'Abisso:
i miei nemici saranno i Tuoi, chi io maledirò sarà maledetto in eterno! Ascolta Azov!
Rovesciati sulle schiere dei calcagni invasori, rivesti di purezza la città prediletta. Essa è la punta della lancia nel costato di là in fondo… dove ci sbeffeggiano le artiglierie nere del cielo. Che vengano avanti! Che si sfracellino sugli scogli aguzzi le flotte falcate delle steppe, la cavalleria dei venti… noi adoriamo vedere come muoiono i ragazzini.
Soldato
Scomparsa è la cupola celeste, e l’orizzonte tutto, e di soli resti è la nostra promessa. Su di essa la gente di Mariupol mangia ciottoli e vetro, arroccandosi sugli abissi dei loro stipiti inghiottiti dalla furia che venne dal cielo.
Ma neanche la morte vince le fortezze dello spirito! Il battaglione aspetta un abbaio, irto come lunghi coltelli sulle rovine di pietra. Ecco però… nella desolazione rotolano massi d’echi: sono arrivate le schiere di Groznij! Sono arrivati gli eserciti degli infedeli!
Rivoltano la periferia come lupi bramosi, come predoni infernali bruciano il suolo e innalzano cantici blasfemi insieme ai lunghi fumi della terra!
Bilec’kyj
Il Nemico è giunto! Le sue schiere infami biascicano sulle nostre terre al guinzaglio del cane del Kreml’. Ma riscuoteranno ciò che è dovuto loro: un posto accanto al Signore degli Inganni!
Tutti voi marcerete gioiosi con me verso il nostro sacramento. Le membra forgeremo e piegheremo al martello della guerra, affinché diventiamo affilati come lame. E veloci e spietati colpiremo le viscere molli del nemico! Avanti con me, figli di Azov, soldati blu e oro, legionari del Dnepr e ridete... ridet-e-e mentre scuoiate i maiali.
Soldati
Ridiamo ridiamo mentre scuoiamo i maiali!
Ridiamo ridiamo mentre balliamo su labbra d’erebo!
Ridiamo ridiamo mentre scagliamo all’Inferno!
Bileck’kyj
Vedo… vedo lontano… ah! La barba della regina delle sgualdrine! Il pronipote di Maometto! Indietro! Indietro! Grandina la strada!
La… là mettetevi dietro!
VI HANNO INGANNATO SERVI DI ALLAH! LO ZAR MANGIATORE DI MERDA VI HA STORDITO CON LA SUA LINGUA BIFORCUTA! SOTTO LE VETTE DEL PALAZZO RIDONO, TUTTA MOSCA RIDE DI VOI O INGENUI MISCREDENTI…
ALLAH RIDE DI VOI, FIAMMEGGIANTE COME UNA FURIA. PERCHÈ MORIRETE PER LA PERSONA SBAGLIATA!
Ramzan Kadyrov
È IL TUO FIATO A FIAMMEGGIARE, TANTO CHE LO SI SENTE FIN QUAGGIU’. TU MUORI INVECE CANE INFEDELE, PER UNA PERSONA MORTA! SERVI UN PAESE CHE HAI DISTRUTTO, ADORI MACERIE RE DI MARIUPOL!
Bileck’kyj
AH! ANCHE LO SCHIAVETTO HA LA LINGUA BIFORCUTA COME IL PADRONE! EBBENE, GIACCHÈ RE MI HAI CHIAMATO, VAI A RIFERIRE SOTTO IL KREML’ QUANTO SEGUE: CHE LO ZAR SI SUICIDI GIU’ DALLA CUPOLA PIU’ ALTA O VENGA A MARIUPOL A PROVARE L’OSPITALITA’ DEL SUO SOVRANO! SARA’ RICEVUTO CON GLI ONORI DI UN DESPOTA!
Kadyrov
FOLLE! IL MIO ESERCITO CIRCONDA LA CITTA’ COME UNA MANO SUL COLLO DI UNA VERGINE. NON C’È SCAMPO PER VOI! CADRETE DUNQUE INSIEME AL CREATO?
Bileck’kyj
PREFERISCO CHE IL CREATO ROVINI PIUTTOSTO CHE GIACCIA NELLE MANI DI VOI ADORATORI DI ALLAH. O IN QUELLE DELL’IMPERATORE DELLA MERDA CHE SI RIFUGIA NEL SUO PALAZZO. SARO’ IL RE SULLA DISTRUZIONE, REGNERO’ SULL’APOCALISSE GIOIOSO DI OGNI MACERIA! PERCHÈ OGNI MACERIA È MATTONE PER LA SANTITA’ E PIETRA PER LAPIDARVI.
Kadyrov
LA TUA MORTE NON SARA’ ONORATA COME FIGLIO D’UCRAINA. GIACERAI VERGOGNOSO AI TUOI FIGLI SOTTO LA TERRA CHE MARCERA’ IL MIO ESERCITO, MALEDETTO TRA TUTTI COME COLUI CHE HA CONDOTTO ALL’ALTARE LA SUA GENTE!
Bileck’kyj
NON SAI QUELLO CHE DICI MERCENARIO! LA MIA GENTE È PRONTA!
I BAMBINI ASPETTANO SULLO STIPITE DI PIANTARTI LE PALLOTTOLE NEL CRANIO! STOLTO!
IO NON SONO ALTRO CHE UN EMISSARIO DELLE GENTI. SONO MOSÈ GUERRIERO, IL MESSO DEL POPOLO INTERO CHE GRIDA: A MORTE LA RUSSIA! E TU MORRAI DA SUDDITO INGHIOTTITO NEL MIO SORRISO. DI AD ALLAH CHE BILEC’KIJ TI HA MANDATO, DATO CHE PREFERIVI INCHINARTI AGLI ORLI DELLA VESTE DI UN UOMO, PIUTTOSTO CHE SUL TAPPETO RIVOLTO VERSO L’ALBA!
Kadyrov
NON AVRAI LA GRAZIA DELLA MORTE, MA VERRAI CON ME A GROZNIJ IN CATENE E LI TI ESPORRO’. VIVRAI E VAGHERAI NELLA MIA TERRA CIECO E FOLLE PER SEMPRE!
V.M.
Parole marciano e uomini muoiono!
Giungo dalle pendici delle praterie elettriche,
Laggiù nel polmone pulsante del mondo
Dove ogni cosa è rimbombo!
E avanzavo
Con il frastuono dei tamburi,
Lucido di specchi
Avanzavo lustrato
Sui fuochi divoratori della notte,
Sui tappeti di chiodi
Che le vecchie gettano al calcagno,
lungo la lingua dei villaggi-denti
Estirpati come carie marce.
Tutto
Dappertutto
Lamentano fosse comuni
Di cori esangui
Spirati alla soglia della vita.
Kadyrov
Nei ranghi poeta! Tuonerà la carica e non si fermerà davanti a niente. Le punte della mia barba oggi si tingeranno del colore del tramonto, siederemo su troni sventrati ad ammirare il cranio rasato del mondo. O ci sveglieremo d’assalto su dolci colline. Ma dimmi ora… giungono i rinforzi?
V.M
Dei rinforzi,
Costolette da ingoiare
Ne ho viste
E riviste
Mentre bruciavano
Di risate e lacrime
Nella calva Popasna.
Il cielo scottava
Di febbre scura
E sudava follia
Sulle guance
Arse d'incendio
Dei fanti in corsa.
Niente?
Niente!
Non trovavo la via
Grande Presnja,
Tra il raggio delle dita
Di mille strade pettinate
Dagli aghi di baionette.
Scioglieva tra le fiamme
Il volto crepitante,
La canna era un flauto
Di rame bollente,
E non capivo
Da dove giungesse
Nike dannata.
Allora chiesi all'uomo
Senza gambe,
Ne braccia
E con la mano mozza
Mi puntò il dito di lancia
Bestemmiando.
Ah! Cerchi la via
Verso l'alba?
È distrutta è distrutta...
Annientato il sole
Al suolo
E di fuliggine riarso
Questa non è più casa
Poeta
Ma stazione del Nemico
Chi è? Chi è?
Ah-ah-ah-ah
Un mutilato
Fino alla gola
Del petto squartato
Dalle vergini luci:
Un cratere
Sono i suoi occhi
E la bocca persa disperse
Le sue gambe
E le braccia convulse
Si stringono al cadavere
Come serpi violacee.
Dammi, dammi
I tuoi lunghissimi arti!
Lungo il collo di terra
Si radunavano,
Come miserabili
Strisciando,
Mani occhi labbra stivali
Divise.
E ognuno voleva
Un pezzo per sé
Mentre mi allontanavo,
Unica ombra
Nella terra senza ombre.
Kadyrov
I rinforzi poeta, i rinforzi! Dove sono i rinforzi.
V.M
Ah!
Sono sul fondo
Di pance corazzate,
A mille miglia
Negli uffici e banche
Rosolano famelici
Missili
Ingurgitano
E dispensano baci dolci
Di sangue in fronte.
Ascolta!
Nel silenzio del mondo ordinato
Quanto gridano
Di lamentosa potenza
I carri,
Mentre ficcano
I costati affilati
Nella terra molle,
Quanta precisione
I sibili veloci
Tra le nuvole
Fischiano aliti
Di fiamme,
Quanto l’ometto
È diventato terribile
Più del Dio degli eserciti
E la morte
Più dolce
E violenta
Di un sonno…
A cosa
È dovuto
Il mio doloroso parto
Nel silenzio dell’acciaio?
Solo ad un secco imperio
D’immolarmi
Sulla fronte
Corrucciata dei secoli
Bianco come una stele.
Se questo è ciò che è chiesto
Distruggerò
Il mio mausoleo
Razzierò
Le memorie
Scardinerò in vortice
le mie parole,
Così che diventi
Inguardabile vitello
Insaguinato.
Kadyrov
Più grande è la Patria! Più grande di ogni dannazione! Un attimo della sua salvezza vale mille Medine. E a nulla vale l’incontrario… non esiste scelta che tu possa compiere poeta per dissiparti. Perchè tu sarai ciò che essi sceglieranno di te, delle tue spoglie giocheranno ai dadi per l’eternità, mentre Allah consolerà l’anima più infedele tra quelle infedeli.
Ma ora decidi poeta su che lato morire, che il tempo trama nell’incertezza degli uomini.
V.M.
Che si sfracelli
Ululante
Nella mia gola,
Perché oggi rame scorrerà
Bollente
Nelle strade che portano alla fucina
Tra le vertebre.
Ma che il tiranno della realtà
Sappia
Che non verserò sangue
Per compiacere le sue lacrime,
Ma nel sangue attraverserò
Lo strato informe del mondo
Facendo strazio di ogni pietra,
Mutilando ogni divisa
Che si parrà in fronte,
Per ergermi come sacrificio
Terribile di vendetta
Contro il Tempo
E contro i Templi.
Osservatemi gaudenti
Dei della guerra
Che della guerra vi impinguate
Nell’Eden
Perchè oggi ucciderò:
Mio fratello
Mio padre
Mia madre
Cento volte e ancora,
Finchè le lacrime delle stelle
Non mi bagneranno la fronte-scoglio
Del mare nero
E solo allora quieterò,
Battezzato nell’acqua vermiglia
Della fauce del tramonto
Aperta sulla marcia funebre del mondo.