Auroro Borealo – L’onda bassa dell’effetto nostalgia

Auroro Borealo – L’onda bassa dell’effetto nostalgia
Lettura boomer
Auroro Borealo a CONnessioni, la sua intervista a noi de IlBlast.it, tra musica, meme e il suo nuovo musical!

Manca poco alle 19. Sono Bardo di Piave e viaggio sul mio scooter immatricolato prima del 2011 che rumoreggia inquinando le strade della città green più inquinata di Italia. Dietro di me un’accompagnatrice segreta, di cui appunto non può essere svelata l’identità, ma il cui ruolo nella vicenda verrà chiarito in seguito.

Sono le 19, posteggio con puntualità veneta davanti al Bar Doria, location scelta per l’ospite del giorno.

Segue l’arrivo di Rampo Fahrenheit con puntualità romana, circa 20 minuti di ritardo: tollerabile.

Infine, giunge da est l’ospite, Francesco Roggero alias Auroro Borealo, il cui nome si può spendere. Quest’ultimo si nota per la camminata a molla, impermeabile rosso chiaro, adesivo di sé stesso attaccato accidentalmente sul gomito.

Si scusa per il ritardo di 10 minuti, non romano, ma svizzero, perché si è fatto un giro a Lugano, zona bellissima a suo parere, nonostante la grande pecca dei cartelli pubblicitari, figli del peculiare modo di fare comunicazione nel Canton Ticino, che consiste nell’affidarsi alle agenzie con sede a Zurigo che traducono i copy pubblicitari in italiano direttamente dal tedesco.

Il nostro ospite c’ha l’occhio per queste cose, trascurabili per i molti, peculiari per i fini osservatori come lui. 

È un momento di warm-up, Auroro ammette di avere 40 anni ormai e di non poter sostenere più il BOMBA FRAGOLA, ossia la specialità della casa, con tanto di gigantografia appesa sopra i banconi del Bar Doria:

Auroro Borealo Intervista
Bomba Fragola

12 € ben spesi affermerà poi da semi brillo Rampo Fahrenheit.

Dunque, vengono ordinate 3 birre e 1 BOMBA FRAGOLA, la tavola è apparecchiata con la tovaglia di Barbanera, arriva l’aperitivo, inizia l’intervista. 

D’ora in poi per praticità io sarò semplicemente Bardo, Ranpo Fahrenheit sarà Ranpo, Auroro Borealo, beh, Auroro. 

Ranpo: Auroro, si dice che l’ospite è come il pesce, dopo 3 giorni puzza. Questa è la tua terza volta al Miami Fest, ti sei lavato?

Auroro: No. 

Ranpo: Abbiamo visto che però che stai preparando un musical, e nel farlo ti sei rapato completamente, ce ne puoi parlare? 

Auroro: [Sospiro intensificato] Quando esce questa intervista? 

A quel punto Auroro fa firmare una liberatoria ai tre testimoni, ragazza segreta compresa. L’intervista riprende.

Auroro: Allora, mi dispiacerebbe spoilerare, però metto giù degli indizi.

Ci sarò io, con una giacca militare, mi rapo a zero barba e capelli, e mi metto una camicia nera. Dopodiché, nella locandina sono raffigurato io con un caschetto militare e una scritta che recita Organo autarchico di intrattenimento. Credo siano elementi già abbastanza indicativi del fatto che verrò idolatrato come il nuovo genio del musical italiano oppure verrò preso a bottigliate, come tutti i grandi geni. Io spero le bottigliate. Sarà un musical corale con me protagonista, ci saranno altri personaggi. L’altro indizio che posso darvi è che ci sarà un coro di 15 suore che ballano.

Ranpo: 15 suore vere oppure 15 persone vestite da suore?

Auroro: È l’attesa della suora forse essa stessa la suora? 

Auroro 1 – Rampo 0. 

Auroro Borealo Intervista

Auroro: Ti dirò, in realtà non lo so di preciso. Io ho comprato 15 suore, alcune delle quali sanno ballare la break dance, ma non so se siano suore veramente. Ma anche se rompi la quarta parete, l’importante è la funzione che svolgono nel musical, ovvero ballare, cantare e fare le suore.

Ranpo: Un altro spoiler che abbiamo visto del tuo musical è la collaborazione con Giulio Armeni (Filosofia Coatta)

Quindi vogliamo sapere qual è la tua visione del rapporto tra musica e meme. 

Auroro: Sono abbastanza vecchio da aver visto l’archeologia dei meme, il cui linguaggio non sento propriamente mio. In realtà a Giulio mi sono avvicinato perché credo che i suoi meme siano i meno meme che ci siano in giro e quindi le cose più zeitgeist che ci sono in questo momento nei social italiani. Lui riesce proprio con pochissime parole a centrare lo spirito del tempo. Quindi ho scelto lui perché volevo fare un musical che fosse 100% spirito del tempo. Ho chiamato Giulio per la sua capacità di riassumere con poche parole il nostro presente, e secondo me lui in questo è imbattibile, tanto che con una singola frase mi ha aperto completamente un mondo su cui lavorare. Ho sviluppato poi il soggetto con Davide Rossi, autore comico (Lercio), mentre della sceneggiatura e della composizione se n’è occupato un duo misterioso, i Solo Vocali, due geni. Nessuno sa niente di loro, l’unica roba rilevante che hanno fatto è l’ultimo disco di Mariasole, quella signora di 90 anni che è stata modella di Guttuso negli anni ’60, che faceva opere musical surreali mezza nuda. 

Ranpo: Ma si può sapere qual è la frase di Giulio Armeni?

Auroro: Vediamo. Forse ve la svelo a fine intervista.

Bardo: A proposito di artisti di veneranda età, tu anni fa hai scritto Gli occhi del mio ex, un tributo a Che Strano Amore Questo Amore di Pino D’Angiò, e quest’anno abbiamo visto a Sanremo la reinterpretazione dei Bnkrrrrr 44 errorrrrrr della celebre Quale Idea di D’Angiò. Ti sei sentito in qualche modo un visionario, come ti fa sentire che qualcuno a livello più mainstream l’ha fatto dopo di te?

Auroro: Mi do le pacche sulle spalle, perché vuol dire che sono stato intanto un figo e ho saputo utilizzare uno zeitgeist (vocabolo ricorrente nel lessico boreale) forse troppo presto, come quando ho fatto il disco punk di 8 canzoni di durata complessiva di 13 minuti, vendendone il master su Subito e dopo 6 mesi J-Ax ha fatto il disco punk che distribuiva su Soundcloud. Lì mi sono detto bravo, sai fiutare le robe. Ecco perché ho coinvolto Giulio Armeni per il mio musical, perché volevo una cosa completamente attuale e non in anticipo come tendo invece a fare. Quanto a Pino D’Angiò, certo che io sapevo che stava arrivando il biennio della disco che stiamo vivendo. Ascoltavo D’Angiò nel 2010 e tutti mi chiedevano:

Nino d’Angelo, Pino Daniele? No, Pino D’Angiò

Ma sono felicissimo per tutto questo, è una figata che ci sia tutta questa attenzione per la musica disco italiana, è solo positivo. Secondo me quelli che rivendicano di aver fatto una cosa prima degli altri o hanno il cazzo troppo piccolo o l’ego troppo grosso. 

Bardo: Pensi di avere quindi la capacità di anticipare l’attualità, il presente?

Auroro: Ho un sito che si chiama Orrore a 33 giri dal 2006, e qui per anni abbiamo fatto un lavoro di capire l’effetto nostalgia, ossia quanto ci vuole a recuperare una determinata roba considerata ormai brutta che poi di colpo diventa culto, è un esercizio che faccio da anni. In tempi non sospetti pubblicavamo contenuti su Donatella Rettore e Alberto Camerini associandoli al trash, corrente non ancora considerata culturale all’epoca, per poi ripostarli dopo diversi anni, ricevendo commenti polemici rispetto al fatto che non fossero trash, bensì culto.

Ma babbo, te li ho fatti scoprire io!

Tutto questo meccanismo di riscoperta lo conosciamo da tempo, esattamente come noi nel 2008 parlavamo implacabilmente dei Finley e dei Dari, sapendo che prima o poi quella generazione di bambini cresciuti con quella roba lì l’avrebbero riscoperta. Se tu perciò impari a cavalcare l’onda bassa dell’effetto nostalgia arrivi sempre a capire quando una roba sta per esplodere o quando una roba è già passata. Mi reputo un mediocre cantante, musicista, comico, ma la cosa di fiutare ciò che sta per succedere mi piace, mi sento il Walt Disney del degrado che mette insieme delle cose e ne fa succedere altre che altrimenti non succederebbero, capire quando una cosa arriva al suo zenit e la ragione di questo. 

Auroro Borealo Doria

Ranpo: In un’altra intervista hai detto che non esiste una scena contemporanea milanese, però, aggiungo io, esiste una scena milanese di musicisti nella quale anche tu ti inserisci, dagli Eli a Ruggero dei Timidi, musica demenziale-umoristica. Vorrei quindi chiederti, qual è il tuo rapporto con questa tradizione?

Auroro: Ruggero dei Timidi è un fratello, è un figo che fa tutte le sue cose per i cazzi suoi. Elio è un altro mito. Ma se devo pensare a una scena musicale milanese penso a Jannacci, Gaber, quella roba lì, l’ultima scena milanese secondo me esistita, quella del cabaret, veniamo tutti noi da lì, siamo tutti figli di Jannacci, che in realtà è sempre stato quello più scagato. Era invece quello più capace di prendersi sul serio, oltre che l’unico che sapeva dire delle cose pesantissime in mezzo a delle cose leggerissime. Ovviamente sono cresciuto con le musiche di Elio, come tanti della mia generazione. 

Ranpo: Qual è la tua canzone preferita di Elio?

Bardo: Quella che ti porteresti in un’isola deserta?

Auroro: Cazzo questa è difficile.

Lo stiamo mettendo forse in difficoltà. Auroro è un personaggio che può mangiarsi i riflettori, infatti alla fine ne esce.

Auroro: Tapparella

Ranpo: Hai mai visto la versione con Santana?

Auroro: No, non l’ho vista!

Ranpo: C’è una versione bellissima di Tapparella live in cui alla fine c’è la sfida alla chitarra tra Cesareo e Santana. 

Auroro: Adoro. Comunque a fine mese io e Martelli apriremo il Concertozzo degli Elio allo stadio di Monza, e questo mi fa davvero molto piacere. 

Nel frattempo quelli del bar passano Umbrella di Rihanna nel locale: il Doria è vivo. 

È il momento giusto, ne approfitto. 

Bardo: Auroro, ti sei mai sentito svizzerato (Da Gli occhi del mio ex)

Auroro: Oeeeee. Hai voglia! Svizzerato, il cui significato è introvabile, allude a quel fenomeno tipico nella riviera romagnola dove i vitelloni, i bagnini e bellocci di quella zona costiera, i playboy romagnoli insomma, che una volta conclusa la stagione degli amori con le turiste svizzere, tedesche, austriache, le riaccompagnavano ai treni che dalla Svizzera le smistavano verso la loro terra di origine, appunto le svizzeravano

È giunto ora il momento di svelare se non l’identità, lo scopo che ha qui oggi la ragazza in incognito, che oltre a raccogliere materiale multimediale dall’intervista, che verrà trasferito tramite cartelle drive segrete persino a Google al nucleo operativo Blast, si fa messaggera di alcune buste destinate a Auroro Borealo.

Cosa conterranno mai? Descriverlo a parole rovinerebbe il colpo di scena, perciò invito i lettori a guardarsi i video sul nostro Instagram in settimana!

Andatevi a sbirciare le rubriche di Auroro sui libri brutti e sui consigli d’amore. 

Un fatto che prima ho omesso è la chiamata ricevuta dall’ospite a inizio intervista, la tipica chiamata della mamma italiana, al che mi riaggancio, non dal telefono, incalzandolo sull’argomento.

Bardo: Ma tua mamma ha imparato a usare Android? (riferimento a Villano – “Spiega come usare Android a tua madre”)

Auroro: No assolutamente! Lei usa IOS più che discretamente per l’età che ha. In realtà quel verso che hai citato l’ho scritto riferendomi a un esempio del divario generazionale che c’è oggi in Italia, in particolare da quando Bello Figo ha dubbato in faccia alla Mussolini. C’è stata una bella frattura quella volta: metà della popolazione italiana non sapeva chi cazzo fosse Bello Figo, mentre l’altra metà chi fosse la Mussolini. 

Nel frattempo irrompe nella scena quello che si presenta come il bodyguard di Auroro Borealo, friulano doc, ergo della città di Udine. Ricordo ai lettori che Trieste non è del Friuli. Si chiama Andrea, porta una maglietta nera e gli occhiali da sole a goccia. 

È giunto il momento di fare al prossima domanda, per me importante.

Bardo: Ti ho visto al Miami 2019 fare stage diving davanti a 4 persone, ora surfi su folle nutrite riunite per i tuoi dj-set sgangherati. Cos’è per te lo stage diving?

Auroro: Lo stage diving è l’unico motivo per cui faccio musica, che ci siano 4 o 5000 persone davanti. È una cosa che auguro di provare a tutti nella propria vita, ovviamente utilizzando le giuste tecniche per non farsi male. 

Auroro poi rettifica i numeri del tutto indicativi che ho citato nel fargli la domanda, sostenendo che ci fossero più persone nel 2019. Forse era il 2018? Forse se l’è un po’ presa? Ma no, sono normali conteggi da performer, quale Auroro Borealo. Mi dice poi di tagliare questa parte in quanto è un dibattito irrilevante, non trovo però la forbice. 

Ranpo: Ma invece, quanti brutti sono i ta-ga-da? (Il cielo in una stronza – “Sei un brutta come un ta-ga-da”)

Al che si crea una evidente incomprensione tra Ranpo e a Auroro sull’argomento, viene citata una band, non si capisce di cosa si stia parlando. I ta-ga-da sono un tipo di giostra o una band?

Auroro: Allora i TA GA DA band sono dei regaz, dei fighi. Le giostre sono bruttissime, ma tutto ciò che io definisco come brutto per me in realtà è bellissimo. 

Inizia poi una digressione sul provincialismo italiano.

Bardo: Cosa ti suscita nell’animo il concetto di provincia?

Auroro: Secondo me in questo momento si fa un grande parlare di provincie e di città. Abbiamo capito tutta la poetica della provincia, di Pavia, degli 883, è da 30 anni che ci frantumiamo il cazzo con la provincia contro la città. Non è più quello il punto, la chiave adesso è la periferia, è il prossimo zeitgeist. 

Investitori blastini, avete sentito? Auroro ci azzecca spesso, perché come si è detto sopra anticipare i fenomeni è ciò che gli riesce meglio. 

Auroro: Agli investitori direi, investite su gli outskirts, sull’immediata periferia. Tutte le zone che a Milano si stanno sviluppando in questo momento sono quelle periferiche. Tornando alle province, noi viviamo in un Paese che è fatto di province. La cosa più stratificata in Italia non è la città, ma la provincia. E questa stratificazione non ha sempre risvolti positivi sul nostro Paese. Si prendano ad esempio gli artisti emergenti. Negli Stati Uniti, che in proporzione al territorio ben più esteso del nostro gli abitanti statunitensi non sono poi così tanti, gli artisti emergono più facilmente grazie allo showbiz, che è parte radicata della cultura americana, un progetto emergente può avere più chance di sostenersi. In Italia non è così, noi a volte ancora andiamo a carbone in un’Europa elettrica. 

Sotto partono i Pitura Freska, di cui Auroro dice di essere grande fan. 

Auroro: Per concludere il discorso sulla provincia. È difficile diventare rilevanti in Italia se si viene dalla provincia. Alcune cose succedono solo a Milano, non si sa bene perché in realtà. È vero, le grandi etichette sono qui eccetera. Mi ricordo quella volta che passeggiando per viale Bligny ho visto Elio al cellulare e Leone di Lernia incrociarsi per strada, si sono fermati, si sono dati il cinque per poi ognuno riprendere immediatamente la propria strada come se niente fosse. Ho pensato che queste cose succedono solo a Milano. 

L’intervista è giunta alla fine, ma prima di andare Auroro ci svela la frase di Giulio Armeni tenuta fin qui nascosta.

Auroro: La frase era Ah, ma allora Trentenni Pelati parla di un fascio. 

Ranpo: Bellissimo.

Bardo: Ma quindi sarà un musical di protesta? 

Auroro: Protesta è un parolone.

Ranpo: Lo vedremo.

Auroro: Lo vedremo. Mettiamo questa in fondo all’intervista. 

In fondo all’intervista. 

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