Era una calda mattinata di Maggio, poco dopo l’ora di pranzo. Con il Blast eravamo a discorrere di progetti futuri fuori dal mitico Battage quando lo vediamo arrivare tutto baldanzoso.
Niente, quindi parliamo un po’ del più e del meno. Delle rispettive storie di entrata nel mondo dei meme e dei suoi spettacoli.
Abbiamo visto che hai fatto quello spettacolo a palazzo Brancaccio, come è andata?
Ma guardate, alla fine è stato figo, però l’ambiente era un po’ strano. La caverna dei meme si chiamava, in pratica ero io ad interagire con lo schermo, raccontando questa storia un po’ thriller no?
Le decisioni più importanti a livello politico e geopolitico, quelle che incidono sulle nostre vite, sono decise da questa LOBBY DEI MEME
e, come un investigatore
, mi mettevo sulle loro tracce, mostrando intercettazioni
, video inediti
, statistiche
…
Ma infatti, ridendo e scherzando, è proprio così però
Sì, è vero. Anche se non si può dire troppo in giro. Diciamo che l’atmosfera era strana perché c’era troppa luce, mi mettavano mezzo in soggezione le facce degli spettatori…
Cioè, ci stava pure Lundini e lo vedovo là pronto, e io avevo paura per il mio spettacolo, che potevo fa'?
Onesto, molto onesto. E infatti che poteva fa? Niente, anche a lui non restava che passare al Blast.
Così si è fermato alla turbo presentazione del Blast e ci siamo dati appunti al giorno dopo, per prendere una cosa e farci due chiacchere verso Termini – Santa Maria Maggiore.
E così fu.
Ma perché questo luogo così impervio? Il buon Coatta
dopo la chiacchierata
sarebbe andato a vedere un altro personaggio mitologico là a teatro: Edoardo Ferrario
.
Ranpo: Ehi, Edoardo?
Edo: Sì, ciao. Poi vieni allo spettacolo?
Ranpo: Eh no, ma ci vieni il mio amico, Filosofia Coatta. Hai presente?
Edo: Ah sì, mi dispiace che non sei riuscito a prendere il biglietto. Ma lui è già arrivato?
Ranpo: No, ancora no. Ma intanto famose una foto
Ranpo: Oi, eccolo! Ciao Giulio, questo è Edo Ferrario.
Giulio de Filosofia Coatta: Ehi ciao, ci vediamo dopo.
Edo: Eh sì, devo scappare dentro, ciao!
GdFC: Quando ti ho visto ho pensato: eccolo con Tupamaro. Invece era proprio Ferrario
. Mi sembrava di essere in un sogno…
R: Sì, ma intanto saliamo qua e famose una passeggiata, io me pijo ‘n supplì.
R: Quindi tu sei cryptocristiano?
GFC: Beh sì mi interessa molto. La Bibbia è uno di quei libri che ho iniziato e non ho mai finito di leggere, c’ho fatto anche uno spettacolo. È stato a Don Fabio Rosini a farmi scoprire che posso aprire leggere un versetto e iniziare a decriptare tutti i vari significati. Perché vuole dire questo, ma anche questo, e questo… E sono tutti legittimi e sono legittimato a trovarli.
R: Sì ok, ma i meme? Vogliamo un po’ sapere del tuo rapporto con questi, come è nato e come ci hai messo in mezzo qualcosa su cui, apparentemente, è difficile scherzare.
G: Allorw prwticamentw. Io ho iniziato con una fake app di chat… Scusate, una app che ti permetteva di creare chat fake su Whatsapp. E infatti se scorri scorri indietro su Filosofia coatta a una certa ti ritrovi queste chat di filosofi, c’erano anche i gruppi. Ecco, quella era la vera filosofia Coatta
. Poi c’è stata la pandemia e lì tutto è cambiato. Ho deciso di fare il salto di qualità. C’era questo format di Logo Comune (una delle mie pagine ispiratrici insieme a Oznerol e Karbopapero) in cui si mettono sottotitoli sbagliati a scene vere. E ho pensato… e se lo facessi pure io? Prendo interviste, video famosi, anche di politica, e trasformo la realtà.
R: Prima non ti interessava la politica?
G: No, più che altro ho perso la verginità con Giuseppe Conte. Quando è stata la politica ad entrare nelle nostre case e da lì, sai, per non fare quello che mema senza sapere e mettere qualche layer in più ho iniziato ad approfondire, vedendo video e il resto è storia.
R: Sì, ma quindi perché queste visioni metaironiche? Questo sfondamento del sacro nel meme?
G: A differenza di molti, io vedo la mia missione memetica come qualcosa di ecumenico. Il mio obiettivo è unire quante più persone possibili e non accontentare solo una nicchia. Per questo cerco di spaziare sempre su più argomenti, in modo che l’effetto sia anche catartico. Quella che, approfondendo, si potrebbe chiamare memetica trascendentale… Sì, è proprio questo il bello. La catarsi che trovi nelle interviste impossibili dei meme, così assurde e così reali. Poi, anche con le chat fake, mi piace sfidare i social. Usare sempre 10 foto sulle 10 che ti dà Instagram, il mio interesse principale è la scrittura, e se per costruire una storia ho questo vincolo ci penso su e dico: bite the bullet!
R: Un commento o un qualcosa che ti ha colpito particolarmente?
G: Sotto un mio meme di Sanremo, un ragazzo ha scritto un commento sulle realtà parallele. E a me quest’idea piace, no? Creare una realtà parallela, in cui gli storici del futuro per ricostruire il passato si dovranno basare solo sui meme. E vedendo i miei, magari saranno anche un po’ più sollevati, vedendo citazioni colte o paradossali, e diranno ai loro figli che le cose sono andate in quel modo.
R: Ultima vera domanda, il futuro dei social come lo vedi?
G: Già ogni tanto penso che mi seguano solo bot che mettono mi piace solo per farmi credere di essere bravo, in un certo senso Internet è già morto. Se poi dovessi esprimere un mio desiderio… vorrei che chiudessero tutti e tornare all’età della pietra, primitivismo. Poi in realtà, se si va come sembra verso il Metaverso, sarebbe l’occasione per scegliere un skin coatta e fare il meme vivente… Io vorrei andare in giro con quella di Andreotti, sì. Ora però li vivo proprio come un videogame, per cui devi avere le persone che contano, e poi il tuo obiettivo è trasformalo in un lavoro. Un po’ ci stanno riuscendo con le serate e gli spettacoli, però prima la laurea, mi piacerebbe fare il prof di liceo di Filosofia.
R: Tu dove studi?
G: A TorVergata
R: Ah, ma là ci sta pure Pippo Sowlo o sbaglio? Alla fine si è laureato?
G: Eh purtroppo no, gli manca ancora la tesi. La vuole fare su il giuoco linguistico dalla casa chiusa alla trap.
E così lasciamo indietro il buon Giulio Armeni, lo lasciamo ad Edo Ferrario. Ci dice che abbiamo la stessa macchina (non a caso, te l’avevo rubata il giorno prima, ma non te ne sei accorto, ormai è troppo tardi) e poi lo salutiamo.
Spero tanto di rivederlo per parlare anche di filosofia, oltre di queste cazzate, e presentargli la mia tesi completa sul meme come trascendentale… Ma tempo al tempo.