Nel caos democratico che è diventata la politica americana, emerge la storia assurda di J.D. Vance, un personaggio troppo spesso relegato all’ombra di Donald Trump, ma che rappresenta un cambiamento ben più profondo e inquietante.
Immaginate un ragazzo della working class che racconta la sua storia di riscatto, conquistando i salotti progressisti con tanto di sostegno a Clinton, per poi fare un voltafaccia spettacolare e diventare il pupillo dell’accelerazionismo di destra. Vance era il sogno bagnato dell’universo simbolico liberal: il ragazzo della working class che “ce l’ha fatta”, che ha preso l’ascensore sociale dalla povertà dell’Ohio fino a Yale, per poi raccontare la sua storia in un testo che ha commosso migliaia di progressisti benestanti.
Era la prova vivente che il sogno americano non era morto, che i bifolchi dell’entroterra potevano diventare goffi uomini liberal di città. Ma poi è successo qualcosa. Vance ha incontrato il suo maestro, o meglio, la sua serpe tentatrice: Peter Thiel, il Mefistofele della Silicon Valley che colleziona giovani talenti promettendo loro non l’immortalità dell’anima ma quella del corpo criogenizzato in un bunker in Nuova Zelanda.
Peter Thiel è già profeta di quel momento straussiano per cui dal 2001 in poi le categorie della vecchia politica si sarebbero decomposte. A parole, un comune libertario entusiasta per la tecnologia, ma nella sostanza, qualcuno pronto a sacrificare la democrazia sull’altare di un nuovo mondo in cui i diritti umani e i valori illuministi sono diventati obsoleti e irrilevanti.
Thiel è l’alfiere di una visione alternativa della Silicon Valley, tecnovampiro orgoglioso, e J.D. Vance, passato sotto la sua influenza, sembra il perfetto apprendista stregone di una futura politica tecno-autoritaria.
Figure come Vance sono il risultato di un’epoca in cui le ideologie si sono liquefatte, lasciando spazio a strane psicoalchimie. Il populismo si mescola con il tecno-capitalismo, il conservatorismo corteggia il transumanesimo. Così ci ritroviamo con un senatore che cita sia Trump che Moldbug nei suoi discorsi.
Ma chi è Moldbug? Cosa c’entra con Vance?
Curtis Yarvin, noto come Mencius Moldbug, è il Rasputin digitale dell’internet reazionario. Blogger e ingegnere informatico, Moldbug ha trasformato il suo disprezzo per la democrazia in una filosofia politica che fa sembrare Evola un socialdemocratico svedese.
Il pensiero Neoreazionario, ribattezzato “Illuminismo Oscuro” da Nick Land, è la visione di un mondo in cui la democrazia è vista come un errore, un bug nel sistema operativo della società, da correggere con una monarchia assoluta tecnologica gestita da un CEO illuminato della Silicon Valley.
La resistenza a tutto questo nella teoria neoreazionaria è formata dai Brahmin. Immaginate di essere al cocktail bar più radical chic di Milano, dove servono drink in barattoli di candele riciclati e il barista ha più titoli di studio di un professore emerito. Siamo entrati nel territorio di caccia del brahmin contemporaneo, quella specie particolare di primate urbano che Moldbug ha catalogato con precisione.
Il brahmin moldbugghiano, anche se non ha nulla a che vedere con la spiritualità indiana, è l’élite sofisticata della società contemporanea. È il prodotto di quell’incrocio pericoloso tra università americana, New York Times e workshop di scrittura alla scuola Holden, un’autocompiaciuta espressione di una casta culturale inossidabile.
La teoria di Moldbug non si limita a trasformare l’America in una startup armata; va oltre, ponendo l’accento sul fatto che la divisione destra-sinistra sia in realtà una questione antropologica.
La Cattedrale è l’ecosistema culturale che secondo Moldbug produce consenso e conformità intellettuale in modo armonioso, coordinato in un’agenda giornaliera di cause e valori. È un luogo metafisico dove ogni mattina si decide la nuova emergenza democratica e il libro da leggere per sentirsi “aggiornati”.
Questa teoria potrebbe anche diventare l’ideologia di un POTUS, se Trump lasciasse spazio a Vance, permettendo finalmente al dynamic duo Thiel-Moldbug di trasformare i brahmin in quello che sono sempre stati destinati a essere: biocombustibile.
È ormai palese che il panorama politico stia cambiando. Mentre la politica smette di occuparsi delle masse, l’elitarismo trionfa: l’ideologia di nicchia conquista la Casa Bianca. Potrebbe accadere che J.D. Vance diventi un presidente neofeudale per il nuovo Tecnato d’America.
A questo punto ci sono due possibilità: Nulla succede mai e J.D. Vance resta il solito vicepresidente repubblicano, o il dark MAGA prende piede, sprigionando una nuova era in cui il potere non è restituito al popolo, ma alimenta il nuovo Dio Silicio e la Singolarità Neoreazionaria.
Ogni qual volta si ascolta musica, si ascoltano composizioni originali, alcune hanno sample, altre sono cover. Ma, quando si porta avanti un’idea di musica libera e creativa, non sempre bisogna essere così attenti al copyright, bensì saccheggiare le canzoni di quello che ci serve, sciacallare samples e beat, e arrivare a comporre con il frutto della nostra primordiale razzia: musica che ci aggrada.
Questa è la Plunderphonics, e qui su Blast, troverete un articolo capace di raccontare questo fenomeno, ancora e purtroppo: in secondo piano rispetto al mainstream.