L* Venerabil* Maestr*: Elly Schlein loggionista P3

L* Venerabil* Maestr*: Elly Schlein loggionista P3
17 maggio 1981: le forze dell’ordine perquisiscono villa Wanda ad Arezzo (sic!) e trovano una lista di 962 iscritti alla loggia massonica Propaganda Due.

Nella casa del Venerabile Maestro Licio Gelli inizia uno degli scandali più importanti della Prima Repubblica: viene alla luce la rete della loggia P2. Altri tempi, altri uomini: i massoni italiani, gli spaghetti Illuminati ® andreottiani, scompaiono definitivamente per un bigino trovato nella casa del Gran Maestro. È come dire che il figlio di Zuckerberg usa il phon mentre sono accesi la lavatrice e il microonde, e Mark deve chiudere Facebook.

Non esistono più i rettiliani di una volta.

La moglie di Gelli punta il dito su Andreotti: è lui il vero Gran Maestro Venerabile di stocazzo; gente muore impiccata e sparata, altra gente viene arrestata e prosciolta. Tutto molto italiano. Ma che fine ha fatto questa rete di intoccabili spaghetti Illuminati ®?

Ebbene, una fonte a noi ignota ci ha mandato un poke su Facebook, quindi ci ha trillato su MSN, lì ci ha inviato il suo profilo fake su Instagram, dove nel link in bio abbiamo aperto una chat cifrata su Signal, decidendo infine di scriverci su Telegram. Lì ci ha rivelato che la loggia massonica esiste ancora, sì, ma si chiama P3 e il suo capo è Elly Schlein.

Avete capito bene – eravamo increduli anche noi – Elly Schlein è l* Gran Maestr* di una rete segreta che controlla l’Italia, infiltrata a tutti i livelli. È una di quelle rivelazioni che quando le ascolti ti dici come ho fatto a non pensarci prima?, tipo che San Gennaro e Maradona sono la stessa persona (nessuno li ha mai visti insieme nella stessa stanza)

Elly Schlein è donna, gay, lesbica, svizzera, ricca ed ebrea (tra diversi di questi termini starebbe meglio il segno uguale, e non la virgola).

Inoltre è alla segreteria del PD, notoriamente il partito più odioso e controverso e senza spina dorsale di questa Seconda Repubblica. Lo stesso partito che ha difeso la legittimità dei soccorsi ai migranti in mare mentre stringeva accordi con la polizia libica per tenerli menati in Africa, lo stesso partito che ha varato il Jobs Act, che ha abolito l’articolo 18 dicendo di stare dalla parte dei lavoratori, che non ha mai parlato di salario minimo in 9 anni di esecutivi salvo poi farlo all’opposizione, esattamente quando non può più far nulla.

Un vero partito italiano di sinistra, insomma.

E dire che ci sono stati i momenti in cui il PD avrebbe potuto davvero cambiare le cose, votare leggi o mangiarsi la lingua (Fassino stai zitto, cazzo)

Ma tutto ciò non è mai successo.

Perché? Sembrerebbe che i Piddini siano dei veri incompetenti, delle macchiette della politica italiana, ma sarebbe una spiegazione troppo semplice, troppo lineare, come se tutto si potesse spiegare a forza di fatti, fonti affidabili e logica. Non è così: le teorie del complotto non hanno bisogno di documenti che le parti indagate faranno inevitabilmente sparire nel nulla, sono autonome e autosufficienti. Si riproducono dal niente cibandosi della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.

Ad esempio: avete presente Renzi?

Una delle figure più controverse della politica italiana, un astro nascente dall’ascesa velocissima, un professionista della supercazzola tanto che nelle ultime elezioni i calendiani erano terrorizzati dai possibili tiri mancini del mostro di Firenze. Ecco, Renzi era uno sveglio, troppo sveglio, tanto che una sera gli hanno detto affonda o affonderà la tua famiglia. Avevano già colpito i suoi genitori per avvertirlo, ora sarebbe toccato ai figli e alla moglie. Renzi ha obbedito: come spiegare altrimenti quello spettacolare suicidio elettorale: O vince il Sì o me ne vado?

Era l’ultimo tentativo di un uomo disperato, isolato e lasciato solo dal suo partito perché troppo rivoluzionario con le sue riforme.

È arcinoto che il PD sia il partito del cambianiente, sostenuto dallo zoccolo duro dei cattolici, mistificato dalle correnti (che poi sono fisicamente correnti tipo quelle nel Po ®, o sono come la corrente elettrica? mah…) e gestito dalle solite quattro capocce inutili.

Ma chi siede nella stanza dei bottoni?

Pensavamo Piero Fassino, che aveva previsto la vertiginosa ascesa dei cinque stelle; forse Romano Prodi, che aveva tentato di far liberare Aldo Moro andando contro al fu Venerabile Maestro Andreotti; di sicuro non Gianni Cuperlo o Stefano Bonaccini, e nemmeno Carlo Calenda, Pippo Civati e il suddetto Matteo Renzi, che si sono fatti un PD tutto loro, con blackjack e squillo di lusso.

Oggi una nuova ipotesi prende piede: la mano invisibile dietro tutte le indecifrabili mosse del PD degli ultimi dieci anni era proprio lei, Elly Schlein, agente segreto dello status quo, lobbysta rot-tariana travestita da pseudo-comunista hipster.

Era lei l’architetto-ombra dietro alla stravittoria del PD alle europee del 2014 (vittoria di che cosa poi? valgono giusto un badge di Fornite), la mano armata che ha minacciato Renzi facendolo precipitare al culmine del suo successo, colei che ha insediato prima Gentiloni e poi Letta perché ci mettessero la faccia e gli occhi della tigre senza fare poi nulla.

È lei che stabilisce chi entra e chi esce dalla casta piddina, chi può avere la tessera dei circoli Arci, chi in quanto socio Arci ha un’IVA agevolata per commerciare l’alcol, chi quindi può gestire il parco alcolisti di Bologna, Milano e tutte le città universitarie d’Italia. Nell’ordine dei giornalisti c’è una sottosezione – una corrente, direbbe qualcuno – di giornalisti-di-sinistra con il patentino per trattare dei diritti civili delle minoranze LGBTQIA+: in quanto donna lesbica e gay la Schlein ha il diritto di prelazione su questo tema rispetto a tutte le altre donne bianche in politica.

Non solo, il suo essere punto d’intersezione di diverse minoranze la rende il bersaglio perfetto, vulnerabile su tutti i fronti, tanto da risultare inattaccabile: se fai notare che è ricca di famiglia ti dicono che non sai accettare una donna al potere, se dici che non è nemmeno italiana (è svizzera) passi per antisemita, anche solo se non mi piace come persona eh ma allora ce l’hai con le lesbiche e i corpi non conformi!

La sua – apparente – vulnerabilità è il suo vero punto di forza: è lei l’alfiere del regime del politicamente corretto. Non si può più dire nulla: su di lei!

Fino ad oggi la Schlein era rimasta al sicuro nell’ombra, ma di fronte all’avanzata di Giorgia Meloni, leader di un establishment con velleità di indipendenza (sovraniste?), deve rispondere al fuoco con il fuoco: una donna al potere contro una donna con il potere.

Chi delle due sia la donna al potere e chi la donna con il potere è presto detto.

Meloni sta al governo, facile bersaglio di tutta la corrente di giornalisti-di-sinistra capeggiati segretamente da Schlein; forse cadrà, forse no, dipende dallo schiocco delle dita di Elly.

La Schlein, accarezzando il suo gatto bianco, attenderà la fine del mandato di Meloni per cedere lo scettro ad un altro burattino, magari il redivivo Stefano Bonaccini o – perché no – il buon Cuperlo, sempiterno riservista.

Schlein

Quello di Schlein sarà un segretariato di passaggio, senza aspirazioni alla governance, o si consumerebbe il tafazzismo esistenziale che costituisce ogni elettore PD. 

Il PD è quel 20% che da lì non si schioda. Non sale, non cresce, non cambia un cazzo perché quando va al governo lo fa con altri, che non voleva e che lo ostacolano. Si nasconde dietro ai compromessi e alle barricate ideologiche, senza preoccuparsi minimamente dei problemi veri del paese reale. C’è una cortina di parole tra il partito e la gente nelle strade, tra l’ideologia dei Giovani Democratici e la casalinga di Treviso, il pastore abruzzese e il bracciante lucano.

È in questa cortina di niente che abita il potere, è nei ma, nei se e nei non abbastanza che la Schlein e con lei tutto lo status quo si insediano, succhiando la vita da entrambe le parti.

Il PD non è davvero un partito democratico, è una loggia, una di quelle sette dove quando entri ti tampinano peggio di Lotta Comunista, dove se sei bravo finisci catapultato su La7 dalla Gruber, ma sai che ora sei debitore al “sistema”.

Schlein

E a capo di questo sistema, che si nutre del suo proprio tafazziano fallimento c’è Elly Schlein, europeista rot-tariana e social trendy, ret-tiliana pneumatica, Yes-Girl dagli slogan immaginari à la Fastweb.

Schlein è un’idea: nessuno l’ha mai vista davvero, nessuno sa quale sia il suo aspetto originale.

Donna-lesbica-ebrea-svizzera-gay-ret-tiliana controlla con il pugno di ferro la lobby del politicamente corretto, attingendo il suo potere da

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Il messaggio si interrompe qua. Non siamo riusciti a recuperare nulla sul mittente, solo l’indirizzo IP collocato sul lago di Lugano. Non sappiamo nemmeno ipotizzare quale fosse il nome che la nostra fonte stesse per fare: è scomparsa nel nulla lasciandoci con il segno di una colluttazione sulla tastiera, conclusasi fortuitamente con l’invio della presente mail. Un appello ai lettori di Blast: chiunque avesse informazioni circa un individuo seviziato e picchiato mentre scriveva una mail cifrata è pregato di mettersi in contatto con la redazione. Non pagheremo, ma offriamo riparo dai loggionisti P3 che lo cercano.

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