Questa è una storia oscura, ma che merita di essere raccontata, dove il buono di turno è un atleta che si vanta della sua dipendenza da cocaina, del fare un uso incontrollato di steroidi, che continuamente definisce il suo stesso sport tra i più idioti di sempre.
Ecco, qualche giorno fa, quest’atleta ha messo k.o. una donna di quasi cento chili in uno degli incontri più attesi dell’anno.
ll nome del nostro eroe è Craig Jones, grappler australiano, una delle personalità più note di uno sport di nicchia che sta crescendo a livello mondiale : il Brazilian Jiu Jitsu (BJJ).
Per coloro che praticano arti marziali, o che seguono più o meno assiduamente l’UFC, questo nome probabilmente non suonerà nuovo. Il BJJ è un’arte marziale che unisce elementi del judo a quelli della lotta libera, considerato la “base” della moderna MMA, nonché uno di quegli sport che negli ultimi anni – sotto l’influsso della grande popolarità che le arti marziali miste hanno avuto – sta acquisendo un seguito anche tra il grande pubblico mainstream, soprattutto in America ed in Europa.
Perché stiamo parlando di questo sport che - diciamocelo - in Italia è sostanzialmente sconosciuto alla maggior parte delle persone?
Credo che la vicenda che racconterò abbia una rilevanza essenziale, non tanto per la risonanza che l’evento in sé ha avuto nel Bel Paese (ossia, zero)
ma perché il tutto è stato portato avanti con una delle strategie trolleristiche più assurde della storia di Internet, grazie ad un uso saggio dei meme, con l’aiuto di Reddit, e con tre milioni di dollari ricevuti da un donatore misterioso.
Craig Jones è sempre arrivato secondo in tutte le più importanti competizioni BJJ: la più importante di tutte, considerata in un certo senso “l’Olimpiade” del grappling, è l’ADCC (Abu Dhabi Combat Club
).
Quest’organizzazione è stata creata dal figlio di Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, fondatore e primo presidente degli Emirati Arabi Uniti.
Sebbene fino a questo fine settimana questa gara fosse considerata la più competitiva e prestigiosa del mondo, nonostante il fatto che gli organizzatori dell’evento avessero grandi somme a disposizione per l’organizzazione, con tanto di servizio di streaming a pagamento, il premio per il primo posto raggiungeva solo i 10.000 dollari.
Questa somma, apparentemente elevata, si scontra con la continua crescita del numero di spettatori e di praticanti, che avrebbe portato quest’edizione ad essere la più grande e remunerativa di sempre.
Basta guardare l’edizione precedente per capire che il giro d’affari dietro
il Jiu Jitsu
diventa esponenzialmente più grande di anno in anno, con stadi pieni, spettacoli pirotecnici e annunciatori che si fanno pagare dai50,000
ai100,000
dollari a comparsa.
Nel mentre, l’organizzatore dell’evento donava decine di migliaia di dollari a degli streamer di videogiochi su Twitch perché gli stavano simpatici.
Per mettere le cose in prospettiva, i suonatori dei bonghi che annunciavano l’ingresso in campo dei lottatori durante le finali, venivano pagati più dei vincitori del torneo.
In questo contesto, Craig Jones, l’eterno secondo, medaglia d’argento nelle due precedenti edizioni dell’ADCC, decide di ritirarsi dal torneo lamentandosi del premio ridicolo rispetto alle potenzialità economiche dell’evento rimarcando sfruttamento degli atleti ed esigendo dei compensi più alti.
L’uomo, oltre che un atleta di fama mondiale, è conosciuto anche per essere un accanito redditor, nonché un troll di altissima lega: con il suo merchandise Keep Jiu Jitsu Gay
l’atteggiamento poco serio e le costanti prese in giro del suo stesso sport (spesso piagato, come tutte le arti marziali, da un mix altamente cringe di tradizionalismo e machismo) è stato l’unico in grado di sfruttare la fissazione per il maschio alfa dei suo rivali contro di loro.
I critici e gli scettici, in un momento di fassiniana tracotanza, lo invitano a trovare i soldi per creare il proprio torneo, dato che è così convinto di riuscire a rendere questo sport remunerativo. Craig Jones accetta la sfida e annuncia la creazione del Craig Jones Invitational (o CJI), con due categorie di peso, promettendo ai vincitori un milione di dollari a testa.
Anticipa inoltre che l’evento principale della serata sarà un suo incontro contro Gabi Garcia, la donna più decorata di questo sport, con 6 titoli mondiali e 4 ori vinti nell’ADCC
(ma quest’anno ostracizzata dall’altro evento), nonché rinomata onlyfanser ed oggetto di avido feticismo per le sue sproporzionate dimensioni fisiche.
Qualche giorno dopo,
Jones
si presenta daJoe Rogan
portando con sé un milione di dollari in contanti. Li rovescia in diretta sul tavolo del podcaster per dimostrare a tutti gli scettici che il torneo si sarebbe tenuto sul serio, aggiungendo chesi sarebbe svolto lo stesso weekend dell’ADCC, nella stessa città, nello stadio in cui il torneo ‘nemico’ era avvenuto l’anno precedente: tutti i partecipanti avrebbero ricevuto 10,001 dollari (uno in più della vincita dell’oro dai rivali) a prescindere dalla vittoria, solo per il fatto di aver partecipato.
Inoltre, annuncia di aver creato una Onlus, la Fair Fight Foundation, e che tutti i proventi dell’evento sarebbero andati in beneficenza, verso realtà che si occupano di aiutare i bambini poveri in giro per il mondo tramite lo sport.
Iniziano le prime defezioni dal torneo principale in favore di quello nuovo: molti dei nomi più quotati ed amati dei fan abbandonano la barca per avere l’opportunità di vincere il montepremi milionario
, contribuendo anche a mandare un chiaro messaggio allo status quo, e chiedendo delle paghe più alte per gli atleti.
Nel frattempo, Craig Jones va in giro per il mondo a promuovere il suo torneo, finanziato da un donatore misterioso, un appassionato di Jiu Jitsu
(alcuni sospettano essere il nostro caro Zuckerberg, che di recente si è addirittura cimentato in delle gare in prima persona, ed è presente in tutti i più importanti eventi di combattimento).
Accoglie le proposte di Reddit riguardo allo svolgimento degli incontri e al regolamento, volendo rendere lo spettacolo più accattivante possibile per gli spettatori, e gira di podcast in podcast spiegando la sua missione: fermare lo sfruttamento degli sportivi.
Inizia a documentare il tutto sul suo canale YouTube (B-Team Jiu Jitsu) con 13 vlog, e viaggia per il mondo per cercare fondi per far decollare l’evento.
Tutto questo portando avanti una selvaggia campagna social che rappresenta l’apice del troll sportivo: fa maledire l’organizzazione nemica dalle streghe sinti in Romania con dei rituali magici; va sul fronte di guerra ucraino per far esplodere con un lanciarazzi un’auto con il logo rivale;, compra la macchina di un precedente giveaway dell’uomo immagine dell’ADCC per regalarla ad uno degli spettatori del suo evento…
Tutto questo, mentre sempre più persone cercano di vendere i propri biglietti per acquistare quelli del CJI, mandando in crisi il management dell’ADCC che non riesce a far fronte alla situazione.
Il CJI diventa in breve tempo l’unico argomento di cui si parla, e persino i campioni dell’anno precedente abbandonano l’evento per unirsi a quello nuovo, che verrà trasmesso gratuitamente in streaming su YouTube.
Il risultato è schiacciante: tra uno spogliarello dell’organizzatore prima della sua lotta e i lottatori che si cimentano nei più bei match della storia del BJJ (motivati anche dal montepremi), gli spettatori in diretta streaming sono contemporaneamente più di centotrentamila e l’evento raggiunge le tre milioni di visualizzazioni.
Il tutto organizzato in poco più di tre mesi.
Dall’altro lato, uno stadio semivuoto, con match noiosi e continuamente interrotti da problemi tecnici dovuti allo strafare degli organizzatori. Si dice che l’ADCC sia costretta a pagare sottobanco i pochi grandi nomi rimasti per garantire un minimo di spettacolo.
Cosa ci insegna questa storia? Che bastano tre milioni di dollari ed un cocainomane vendicativo per sconfiggere lo status quo.
Che i social ed internet, ma soprattutto i meme, sono il futuro dell’organizzazione di eventi. Che, se solo lo volessero, gli atleti da soli possono buttare giù persino l’avarizia degli sceicchi (a differenza di quanto avviene nel calcio
).
Basta pensare alle recenti Olimpiadi che – tra una polemica e l’altra – sono state probabilmente le più popolari della storia, ed hanno generato un flusso di denaro abnorme, che non è finito, se non in minima parte, nelle tasche delle persone che materialmente contribuiscono a rendere possibile un evento del genere.
Forse questo modello non è applicabile ovunque, ma immaginiamo cosa sarebbe possibile se tutti gli atleti smettessero di prendersi così seriamente, piegando la testa alle dinamiche di mercato.
Se decidessero che è il momento che lo sport diventi un business trasparente e democratico, che distribuisce equamente i soldi alle persone che li generano, senza paywall, senza speculazioni finanziarie per alimentare un circolo vizioso di spesa che aumenta il volume della produzione, ma non i guadagni degli atleti.
Immaginate cosa sarebbe possibile se gli eventi sportivi fossero più piccoli, ma meglio organizzati, e non semplicemente un’occasione per creare spettacoli esagerati e pacchiani, spendendo cifre enormi solo per generare sempre più denaro di anno in anno o per riciclarlo, ma se il tutto tornasse a concentrarsi sugli atleti e sulla competizione, e se quei soldi venissero spesi per motivarli a dare il loro meglio nella gara.
Il Jiu Jitsu sarà pure uno sport di nicchia e Craig Jones un troll a cui sono calati in testa i mezzi per portare nel mondo il caos, ma dall’anno prossimo ci sarà una nuova edizione del torneo, ed esisterà un mondo pre e post CJI. Il tutto senza nessuna prospettiva di speculazione, con l’intero guadagno donato in beneficenza. Ma soprattutto, per la prima volta, il Jiu Jitsu è entrato nel circuito del mainstream, utilizzando una tattica troll-memetica, che si può definire quasi trolleristica.
E questo dovrebbe far riflettere tutti noi sul potere che tramite le dinamiche di internet siamo ancora ignari di avere.
Reddit ed i meme non hanno organizzato il torneo, ma gli hanno dato la risonanza mediatica che gli serviva per permettergli di esistere.
È stato il trionfo di internet, della libertà digitale che era il sogno dei primi internauti, e che oggi sembra un relitto del passato. È stata la vittoria del popolo e degli appassionati sugli speculatori e gli showmen, dello sport sul profitto.
Internet ed i troll, per un fine settimana, hanno vinto sul capitalismo.