FUTURPRIMITIVISMO CON LORENZO FANTASTICHINI

FUTURPRIMITIVISMO CON LORENZO FANTASTICHINI
Lettura boomer
Tra gli aspetti più divertenti di scrivere per una rivista c’è che ogni tanto ti invitano a degli eventi.

Arte povera a San Lorenzo 

Possono essere concerti di artisti squinternati, aperitivi organizzati dalla solita gente dei giri giusti, possono anche essere delle mostre o, come li chiamano quelli abituati a frequentarle, vernissage. Io e il mio fedele compare Bruce Ketta però non siamo degli habitué di queste situazioni e quindi in questo racconto risalente allo scorso 6 dicembre diremo semplicemente che siamo andati ad una mostra, una mostra futurprimitivista per la precisione.

L’appuntamento è a San Lorenzo per le ore 15.

Non siamo puntualissimi ma rientriamo comunque serenamente nella mezz’ora di ritardo accademica tipicamente romana. Davanti a noi c’è una serranda abbassata decorata con qualche scritta e qualche cavallo. Siamo nel posto giusto, ma dell’artista che dovrebbe aprire la sua stessa mostra non v’è traccia. Scopriamo che questa sarebbe stata aperta tre ore dopo.

L’orario dell’appuntamento diviene così un enigma.

Lorenzo Fantastichini

Dopo un’altra ora arriva finalmente il nostro Lorenzo Fantastichini, con l’aria di chi si è appena svegliato. Questo ci fa capire sin da subito che siamo di fronte ad un artista.

Molti dicono che l’arte deve stupire. Sicuramente questa mostra futurprimitivista ci ha stupiti. Ci ritroviamo in uno scantinato sporco, buio, pieno di sigarette per terra, con oggetti randomici come sedie e ventilatori buttati in alcuni angoli che non si capisce quanto siano installazioni artistiche e quanto sciatteria.

Alle pareti, per terra e un po’ ovunque cavalli, cazzoni, cavalli dotati di cazzoni, croci celtiche e falci e martelli, cavalli, frasi deliranti, schemini, ma soprattutto cavalli. Il futurismo è ancora da capire, ma il primitivismo c’è senz’altro: questo scantinato è quanto di più simile abbia mai visto alla grotta di Lascaux e i quadri sono pitture rupestri.

La componente futurista invece ce la spiega l’artista stesso, con un eloquio sempre al limite tra la profezia e la supercazzola. 

“Cos’è quindi questo futurismo primitivo?” Gli chiediamo.

Lorenzo Fantastichini:

Il futurismo primitivo è innanzitutto un paradosso, lo dice il nome stesso, non è né passato né futuro, ma presente.

È una avanguardia artistica, politica e anche religiosa. Soprattutto artistica, religiosa perché bisogna crederci, politica perché vorrei cambiare il mondo e la politica è l’unico modo per farlo, l’arte arriva solo ai borghesi e io vorrei arrivare a tutti.

Picasso c’è riuscito.

Vorrei riuscirci prima di morire, non come è successo a Van Gogh, anche per poterci guadagnare. Mi piacerebbe anche che le cose fossero un po’ più semplici, l’uomo tende spesso a complicarle. Io ambisco alla semplicità, di cui il cavallo è un emblema. Abbiamo costruito macchine complesse che ci hanno impigrito e viziato: siamo chiusi, nazionalisti, fascisti, troppo froci e troppo troie… mi fanno molto ridere queste parole e a volte nelle mie opere le evidenzio.

Lorenzo Fantastichini

Ecco, il presente nel senso di attimo irripetibile e casuale sembra proprio ciò che guida Fantastichini quando ci racconta il suo modo di dipingere…

BLAST: “Quali sono i tuoi riferimenti?”

L.F: I miei riferimenti sono la Strada e l’infantilità di Pablo Picasso. Anche Duchamp e Basquiat qualcosa me l’hanno insegnato. Non sono riferimenti che copio ma dipingendo mi rendo conto che le loro caratteristiche compaiono sulle mie tele perché mi piacciono. Ovviamente nelle mie opere è presente il tratto futurista di aggredire la tela, perché per vivere ci vuole aggressività. La pittura mi piace perché è anarchica, posso disegnare ciò che voglio. Non uso quasi mai il pennello, la mia pittura è un atto fisico, dipingo con le mani, ma mi servo anche di coltelli e rossetti ad esempio. È una lotta tra me e la tela. Quando dipingo cerco di evidenziare gli errori che faccio, frutto del caso che altro non è che la volontà di Dio.

Visto che qui a Roma le avanguardie culturali sono molto condizionate dai quartieri nelle quali nascono, qual è il tuo rapporto con questa dimensione localistica?

Cerco di raccontare la strada attraverso la semplicità e il degrado, rovinando l’arte, per rendenderla meno vendibile. La strada è sporca e pericolosa ma ha delle regole. Me le hanno insegnate i clochard, voglio farmi chiamare il giovane clochard per provocare:

In realtà io sono un giovane borghese, sono cresciuto nel centro di Roma. Faccio parte di una élite, non sono di San Lorenzo (quartiere ex-popolare)

Però specialmente a Trastevere ho incontrato dei clochard che hanno fatto dei gesti che per me sono stati degli insegnamenti importantissimi, più di quelli di Nietzsche o Pasolini, che sono maestri complessi. Il clochard invece è un maestro semplice, se ha cinque sigarette te ne dà una quando gliela chiedi, perché conosce il valore delle cose avendone poche.

E poi il cavallo, soggetto onnipresente, l’equivalente del treno simbolo del futurismo, ma per i futuristi che hanno deciso di tornare al simio. 

Blast “Perché la scelta del cavallo come animale simbolo di questa avanguardia?”

L.F: Ho scelto il cavallo perché è l’animale che più mi ispira due parole: istinto e libertà, ma anche velocità e purezza.

Lorenzo Fantastichini

In questa tela ho deciso di lasciare al centro un vuoto per enfatizzare il bipolarismo tra una parte più figurativa e una più astratta, perché l’essere umano è sia istinto che logica.

È da un po’ di mesi che ho scelto di vivere usando più l’istinto che la logica, come dovrebbe fare Il futurista primitivo, e mi sento meglio. Perché l’istinto non si giudica da solo ma è la logica a farlo. Dal punto di vista politico si può dire che la Sinistra è più logica e ipocrita e la Destra più istintiva e realista.

Io però sono più di sinistra, cerco di non essere ipocrita dando due euro a chi me li chiede, se ne ho dieci con me.” 

Un gesto semplice, e al contempo degradato, come tutte le opere di Fantastichini, un artista che sembra vivere per rovinare l’arte. Arte povera, direbbe un famoso fenomeno da baraccone del Tik Tok. 

Sicuramente lo è.

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