3 anni

Il Libretto Rozzo dei CCCP e CSI

Il Libretto Rozzo dei CCCP e CSI
Lettura boomer
Si brucia, si brucia di nuovo. A sto giro con molta storia dietro...
Avviso necessario, ci vediamo tutti lì!

Curami! – una introduzione

Vorrei iniziare questo rogo con una frase fatta:

Non sarà il solito di GUROGOG, la nostra sezione di bruciatura di libri e letteratura varia, sarà più che altro il mio canto da picchio rosso. Un picchio reso rosso da anni di ascolto compulsivo degli artisti che danno nome al libretto rozzo.

Sono due band partorite dalla mente di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, due nomi che, se non siete me (Anonimo Milanese, classe ‘00, proveniente dalla grigia Padania cementizia) non riuscirete nemmeno lontanamente a capire che devasto sociale hanno dietro.

Giovanni Lindo Ferretti si conosce, è ponfo, è come noi. Classe ‘53, fin da subito canta nel coro del Collegio Maria Ausiliatrice (A cui deve la voce salmodica, da prete, da vescovo, papa perfino), lavora successivamente in un ambulatorio psichiatrico, dove nella pazzia nasce al sua rivolta, personale e sociale, contro la stessa provincia emiliana.

Sì, è pure emiliano, ma scordatevi la bella Bologna, lui era della provincia, come una mela marcia nel cestone di campagna/paese di un posto/luogo in cui si aggiravano, un po’ come dicono gli Offlaga Disco Pax (Band ispirata alle gesta dei due emiliani): piena di comunisti, chiusura mentale e prostitute. Un tedio.

Massimo Zamboni è il chitarrista e che chitarrista basta sentire Punk Islam – e qui si fa un passo avanti psico-sociale: siamo a Berlino, anni ‘80.

A Berlino che giorno è? A Berlino che giorno è? È il giorno in cui si incontrano i due provincialotti nella città del Bowie e dell’Iggy, una città di Eno, una città di Alphaville. Una città pure di muri, guardie e un sacco di locali.

Lì decidono, forse a mo’ di pernacchia:

Facciamo Punk filosovietico! Fanculo i Ramones, fanculo la Londra che affoga e le Pistolettate sessuali.

Non dire una parola che non sia d’amore…

Subito, così di botto, senza motivo logico: descriverò tutta la loro produzione musicale. Perché qui occorre stare attenti, svelti e padroni di sé stessi.


Ortodossia/Ortodossia II - 1984/1985

Ortodossia II

Si parte con quattro track diventate leggenda, già si sapeva dove si andava a parare, eddai non dire così, lo sai pure te che qui il Punk è morto quando è diventato politico.

Però pensa se fosse ancora più schierato!

Live in Pankov con le sue schitarrate moleste e appelli al rifugio sotto un po’ di vecchia stabilità falce e martello, poi c’è Spara Jurij, che ormai viene suonata da tutti ok, è semplice Spera Spera Spara, è semplice ma efficace, una pallottola che quando la suonarono alla TV c’era Ferretti completamente delirato. C’è Punk Islam, completamente jihadista rosso, si sente già quello che sarà un EEEP, potente e stimolato sessualmente da schitarrate distorte e orientali, sufismo. In TV sto punkislamo: Ferretti che fa metanie come un monaco dell’Athos mentre Annarella (La soubrette del popolo, loro principale musa) col velo che balla. Fatur (Artista del popolo e candidato politco) che gira smattando. Completo, basta non dico altro.

CCCP in TV, matti.

Fecero pure Ortodossia II, che contiene oltre alle tre anche Mi ami che è un erezione, triste, ma potente se capisci il sottotesto e come è stata creata (sostanzialmente penso che Zambo e Lindo abbiano letto da ubriachi il libro di Roland Barthes).

Il tutto prodotto con una lira bucata e un sacco di chitarre rotte, sostanzialmente: successone.


Affinità e Divergenze (tra il compagno Togliatti e Noi al conseguimento della maggiore età) - 1986

Affinità e Divergenze

Sostanzialmente questo album è… provincia.

Un duro racconto sul dolore provinciale. Magari tu (TU!) pensi: ok, ma che significa, dove sta la provincia.

Sottotesto e sentimento.

Qui si parla del primo album, potenzialmente un arresto cardiaco o giudiziario. Qui si sta scrivendo la storia. Si inizia con CCCP, dove il gruppo esclama: RAGA, non siamo proprio in Unione Sovietica, ma come disagio e totalitarismo forse è meglio la SSSR della provincia eh!

Non stiamo a parlare, stiamo ad ascoltare.

Quindi serve una medicina (Curami) che mi faccia superare storie andate storte, magari una ragazza di provincia ribelle, che saprà amarmi (Mi ami), che poi sicuro, sicuro, mi pianta nello scuro paesaggio morto (Trafitto), piglio farmaci veri, che non fanno sparire nulla (Valium Tavor Serenase) quindi quasi quasi faccio come Mishima e Majakovskij (Morire), non succede perché non ho molto coraggio, subentra la noia provincialotta (Noia), poi lo dico eh, lo dico, che sto bene, anche se non studio, non lavoro, non faccio l’assoluto cazzo (Io sto bene), ma poi, che significa che è tornato l’amore? (Allarme) ma comunque si sta in provincia, finirà male, tanto così è l’Emilia (Emilia Paranoica).

Alternando pezzi punkettoni matti (Io sto bene, Mi ami, Valium Tavor Serenase) alla depressione post-punk con voce salmodiante (Noia, Morire, Trafitto) si crea la diagnosi: il disco è un capolavoro.


Socialismo e Barbarie - 1987

Socialismo e Barbarie

Qui i CCCP hanno detto: non ce ne fotte un cazzo, voglio rappresentare il comunismo emiliano.

Quindi saltate sulla FIAT Panda rossa come l’URSS, perché voglio adorare il celeste ferro statale, e la mano che lavora al telaio, tendendo le braccia al Dio del Metallo, afferrare la sorte e schiaffeggiarne la faccia (A ja Ljublju SSSR). Ma voglio veramente essere conforme? A chi a cosa?! (Per me lo so) NO, NO, SEGRETARIO! LEI MENTE (O forse mentono i punkettari alla Sex Pistols?!) (Tu menti). Allora dammi una mano, dammi una mano, a incendiare di rosso il Piano Padano (Rozzemilia), figa, però, qui la pastiglia di comunismo è scesa, agitazione e ansia (Stati di Agitazione), ma sicuro quel Dio del Metallo mi darà una mano, così tra qualche album gli rendo omaggio (Libera Me Domine), manifesto il mio dissenso, prendo un bazooka e spacco tutto (Manifesto), poi mi prendo stra-male, rifugio in vari frangenti esotici (Hong Kong, Sura, Radio Kabul). Qu'est-ce que vous voulez que ça me foute!? E che devo farci? Va male (Inch’Allah – Ça Va ), alcuni lasciano il posto come musicisti per studiare giurisprudenza (Battagliero), ormai tutto è il contrario di tutto (Guerra e Pace).

Bombarda la Provincia, Jurij!


Canzoni, preghiere e danze del II millennio – Sezione Europa - 1989

Canzoni, preghiere e danze del II millennio

Qui i CCCP si preparano, sanno già cosa sta per arrivare al prossimo album, è un aperitivo per quello che ci aspetta nel prossimo disco-capolavoro, qui si balla (La qualità della Danza), si prega (Palestina-Madre) e si vota (Vota Fatur).

In realtà questo è uno dei disco meno cagati dai millenialls-merde che si approcciano alla band, di solito sono gli stessi che ascoltano la merda-playlist DNA Alternativo su Spotify e si accontentano di un Io sto Bene, e lì pensano di sapere tutto di tutti. Sono Punk mamma (Hai 30 anni coglione)

Intifada contro i 30 enni che ascoltano una canzone e pensano di essere studiati.

Magnificat Anima Dominum e porta fuoco su sti stronzi.

In sto anno, 1989, vanno pure in Unione Sovietica con i Litfiba a fare casino musicale, e ci guadagnano contatti con Gianni Maroccolo, il bassista della band fiorentina, tornerà più utile più avanti eh! In più si abbordano pezzi vari dei Litfiba schifati dal manager.

Hey Man!


Epica Etica Etnica Pathos – 1990

Epica Etica Etnica Pathos

UCCIDETEVI SE NON PENSATE CHE QUESTO SIA IL MIGLIOR ALBUM PARTORITO DA QUESTO SCHIFO DI PAESE.

Album lungo come una processione col Santo Patrono del Punk, qui Ferretti, Zamboni, Maroccolo e altri cinque pazzi si danno alla cryptocristianità più profano. Iniziano quindi un album-canto del cigno capace di creare un’atmosfera di quelle proprio, proprio: mistica.

Diviso in quattro parti, come il titolo, il disco analizza tutto il mondo epico-mistico, complice il Lindo che alterna comunismo a gnosi, Allah e i Prolet (Aghia Sophia), il mondo dello schifo etico, con track come Narko$/Baby Blue che fanno un po’ cagare, apposta per dirti: adesso viene il bello.

Etnicamente emiliana, amarti m’affatica (Amandoti) musica leggera (già presente in tutti i dischi, molto Emilia, molto Raul Casadei). Poi ti lasciano, pathos, ultima track: Annarella.

E lasciami qui e non dire nessuna parola che non sia d’amore, con un Ferretti salmodiante in polifonica, due orecchie e una si becca il canto, l’altro il mormorio esicasmico.

Sostanzialmente: quest’album ti affaticherà, ma ti sveglierai alla fine completamente monastico.


Da qui in poi i CCCP si scioglieranno, per ricompattarsi con Ferretti a capo di uno Zamboni e Maroccolo completamenti cambiati dal punkettone emiliano e dalla synthpop/darkwave fiorentina. Formeranno quindi i CSI: Consorzio Suonatori Indipendenti. Proprio in tempo per veder crollare il muro di Berlino.


Ko de Mondo – 1994

Ko de Mondo

Qui voglio dirlo, lo ammetto, giuro: non ho mai sentito questo album nella sua interezza.

Ma voglio analizzarlo perché sì, perché, quando, dove, perché: devo. Devo farlo per ilBlast.

Quindi si apre una dimensione più Europa meno Emilia.

La musica diventa più sperimentale, si abbandona il punko, ci si da allo shoegaze, al progressive, si da molto spazio a sezioni addirittura elettroniche, quando poi – in questo trittico musicale – si farà un po’ di cover matte beh, beh, beh, il risultato dei CSI sarà sempre: positivo, fottutamente egregio.

Diventa tutto un viaggione (In Viaggio) e una batteria molestamente imponente, come quella di Aghia Sophia, ma più timpano, più biblica (A Tratti). Si anticipa una roba assurda: la steppa, l’armata rossa, la produzione, la… Mongolia forse?! Pure il Nulla, che da provincia diventa nulla desertico.


Linea Gotica – 1996

Linea Gotica

Qui ho pianto (Cupe Vampe) più volte (Ti vengo a cercare, cover della omonima canzone di Franco Battiato), forse di più (Linea Gotica).

Potente, una narrazione europea, nemmeno con dettami pseudo-neofascisti o addirittura di un’Europa delle megacorporazioni alla Sassoli/Von Der Leyen/Draghi (Liberali-Falliti-nel-Cervello a mio avviso, incapaci, se posti all’ascolto di questo disco, di capire che si parla di una crisi spirituale, europea sì, ma spirituale).

Quindi qui mi viene il dubbio: è tutto collegato? Dalla copertina che mostra una vetrata gotica distrutta, da un proiettile, e dietro un incendio? Come la Biblioteca di Sarajevo e i proiettili dei partigiani-camice nere, le vetrate di Montecassino bombardata? Stiamo scherzando vero?

No, è la verità, questo disco ti uccide il moderno, ti riporta a una dimensione cinica contro la modernità, te la fa odiare, ti fa dire:

Porcaputtana: mi hanno fottuto, da sempre.

Poi sta chitarra distorta (Zamboni) e il basso magistrale (Maroccolo) beh, io vengo con fare bestiale! Una questione privata, si intende eh…


Tabula Rasa Elettrificata – 1997

Tabula Rasa Elettrificata

G.F. Ferretti va in Mongolia con Zamboni, torna e spiega a Maroccolo, De Marco e altri come si fa la musica del nuovo album, e qui inizia forse una barzelletta.

È la verità, è storia.

Produrre in massa, molta comodità, molta compra-vendita.

Ma qui possiamo tornare a quello che mi spetta? La steppa?

Con un sintetizzatore che becca la chitarra giusta, la ricrea, e fa quel wahwah che fa venire la pelle d’oca in Forma e Sostanza, tant’è che il produttore ci rimase di merda quando glielo dissero.

Fino all’inizio di Tabula Rasa Elettrificata dove si fa un mongolico stridio di una chitarra ormai nomade, viaggia e ogni tanto va verso il basso del exLitfiba, ogni tanto va verso il synth, ogni tanto basta, sta lì, chi cazzo te la toglie?!

Atea, Mistica, Meccanica.

Scienza, armata, cemento.

Tabula, Rasa, Elettrificata.


Te(, o’)Dio domenicale

Libretto rozzo

GOG quindi ci porta alla scoperta, con pagine nero su rosso, di una band, due band, un uomo, due uomini, un gruppo e due idee: misticismo e materia, provincia e mondo, rosso fiammante ma anche rosso acciaio fuso.

Qui non si scherza, comprate. Comprate.

Azionate il ditino sul tastino compra. Tanto è qua sotto:

COMPRA QUI

Da ilBlast è tutto, noi siamo sempre qui, nella steppa provinciale.

Macchina Provinciale = Mela Marcia.

A voi.

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