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Sanlevigo

Fuggiamo nei campi di grano

Sanlevigo
Lettura boomer
Sogni, spettri e liminalità. Musica, internet e guerriglia culturale nei campi di grano. Sanlevigo in orbita Blast!

Nel 1584 Giordano Bruno pubblica De l’infinito, universo e mondi, opera avanguardistica che metteva in discussione la concezione di un universo finito, sostenuta dalla maggioranza di sistemi astronomici dell’epoca. Giordano Bruno introduceva una novità importante, sviluppando l’idea di un universo multidimensionale, composto da un infinito numero di parti, riprendendo una tradizione precedente che affondava le radici nell’atomismo greco.

La scienza nel corso del tempo ha, ovviamente, sviluppato nuove teorie, non così distanti da ciò che ha provato a teorizzare almeno in via di principio il filosofo campano circa cinquecento anni fa.

Dovessimo ammettere che vi siano più mondi e universi, paralleli alla realtà in cui viviamo, potremmo allora affermare l’esistenza di un’ulteriore realtà, non solo quella virtuale (ossia quella costruita dall’uomo attraverso la tecnologia), ma anche una dimensione onirica, sospesa, a tratti rarefatta: il mondo liminale. Ed è in questo mondo che oggi l’astronave Blast è atterrata, per incontrare e connettersi con gli abitanti di questo reame: coloro che sono in grado di fuoriuscire dalla dimensione regolare, per attraversare, almeno per un breve momento, la loro esistenza nella dimensione liminale.

Ranpo Fahrenheit e Bardo di Piave incontrano i Sanlevigo, composti da Matteo, Emanuele, Lorenzo e Mattia, che per fini narrativi individueremo come un’unica entità. Dopotutto, nell’universo liminale, le singolarità si disperdono.


Ranpo: Come vi siete conosciuti e perché vi chiamate Sanlevigo? Levigo è un santo oppure no?

I Sanlevigo: I Sanlevigo furono in principio Matteo e Emanuele. In seguito, grazie a un commento a un video youtube di Matteo, entra a far parte del progetto anche Lorenzo. Infine, Mattia, con un intervento a gamba tesa, ultima il quartetto. Non c’è assolutamente nessun riferimento a un santo. Sanlevigo nella lingua dell’esperanto significa alba. Sun-levigo, il sole che sorge, dunque l’alba. Un giorno all’alba è infatti il titolo del nostro primo album.


Bardo: Parliamo di Spettri, che è il nuovo album. Nel disco c’è un brano che si intitola Idoli. Vogliamo chiedervi quali sono le letture che hanno ispirato la scrittura di questo e degli altri pezzi, ma soprattutto quali sono per voi gli idoli dei Sanlevigo?

I Sanlevigo: Sicuramente una lettura per noi fondamentale è stata la Società senza dolore di Byung-chul Han, ma anche letture distopiche e più romanzate come Il mondo nuovo di Huxley o anche film come HyperNormalisation di Adam Curtis. Tutto Spettri nasce negli anni della pandemia, in quel momento distopico e allucinato. Un’ispirazione musicale è stata il brano Un altro Dio de I Cani.

I Sanlevigo: Tra i commenti al video youtube del pezzo citato, la gente aveva menzionato l’opera di Byung-chul Han, e i relativi concetti (come la paura dell’essere umano nel confrontarsi con il dolore, la tristezza, la morte). Tutto questo è stata la scintilla che ci ha portato a scrivere Spettri. Nel brano invece ci siamo soffermati a parlare, più che dei nostri idoli, di quelli della società contemporanea, quindi li abbiamo rappresentati nella loro accezione più negativa. Pensate al politico medio che deve fare propaganda sui deboli. Oggi l’idolo, nel senso di colui a cui ci si deve rivolgere, è l’anti-idolo, non il personaggio performativo, impeccabile, anzi, il suo opposto, è il rompicoglioni che sa fotografare la realtà così com’è.

Negli abiti dei borghesi
Negli oracoli
Nei discepoli
Nei consensi dati dai popoli
Nella buona fede dei debiti…


Ranpo: La copertina di Spettri rappresenta uno spazio liminale, una back room. Avete avuto ispirazioni anche memetiche o dal mondo di internet?

I Sanlevigo: Sì, abbiamo preso molto dal mondo dell’Internet. Dell’estetica liminale abbiamo avuto consapevolezza molto dopo. Matteo e Lorenzo hanno spinto i Sanlevigo a appassionarsi al mondo di Twin Peaks. E poi siamo degli smanettoni, la noia della pandemia ci ha portato a esplorare anche il deep web, grazie a Tor, e 4chan (8chan è un po’ greve). Gli spazi liminali sono in voga negli spazi di confronto virtuale come Reddit, ma anche nel dark web. C’è una pagina instagram che si chiama Liminal Dreamscape, speriamo ci finisca la nostra copertina. Il liminale è completamente artificiale, finto, è un’esasperazione di ciò che viviamo oggi, ma è anche in parte descrittivo.

Bardo: Vi intrippate con le playlist liminali di youtube?

I Sanlevigo: Sì, ovviamente.

Bardo: Ci avete fatto del sampling?

I Sanlevigo: Non proprio, però se ascoltate Post-democrazia digitale c’è qualche easter egg. Questa canzone è quella più legata al mondo di internet. È un frullatore dove entra l’elemento serio ma anche quello memetico, una distopia totale, ci sono registrazioni dell’undici settembre e accanto la musichetta allegra di FNAF, ci sono riferimenti a Charlie Hebdo… È un brano che restituisce a livello sonoro la quotidianità che viviamo oggi, quando scrolliamo i social leggendo notizie terribili per passare subito dopo all’amico che condivide un meme, oppure la stessa persona. Vedete, adesso, c’è gente che mette contenuti su Gaza di bambini trucidati e poi la foto dell’aperitivo. È allucinante.


Bardo: In Post-democrazia digitale passa anche il concetto del doversi sempre dimostrare all’altezza degli altri, che possono essere i colleghi o i compagni di università. È forse questo uno dei disagi che la nostra generazione vive oggi?

I Sanlevigo: Ciò che dici è sicuramente la conseguenza di ciò che vuole la nostra società, ovvero persone continuamente performative, e di questo ne ha parlato Byung-chul Han in Psicopolitica. Però probabilmente l’approccio dei giovani ora è diverso, con l’esperienza hanno capito che bisogna anche fermarsi. Gli idoli sono forse cambiati, è sempre più difficile trovare persone giovani che vogliono fare la carriera a tutti i costi. La sacralizzazione della performance sta calando, e per fortuna. La scena musicale indipendente, però, sta soffrendo un po’ di questa cosa. Nella comunicazione, per esempio, gli artisti emergenti devono sempre mostrarsi al top, in modo da essere pronti nel caso qualcuno volesse investire sul progetto. Se una band smette di pubblicare sui social sembra che sia sciolta, è capitato anche a noi. Ci ha fatto ridere, ma soprattutto riflettere.


Bardo: Qualche polemica sul tema in effetti sta emergendo sui social. Qualcuno sta criticando la comunicazione feliciona di gran parte di artisti e artiste, pensate anche alla critica ai finti sold-out (l’intervista è stata fatta e programmata prima del caso Anastasio ndr).

I Sanlevigo: Bisogna piacere per forza. È un retaggio culturale che per fortuna si sta dissolvendo. Sulla questione sold-out, anche in contesti non musicali si è vista questa cosa, pensate alla crisi dei lidi che non riuscivano a vendere i lettini. Un discorso simile si riversa sulla musica. Chi suona sa che ci vuole del tempo per fare un disco bello. E poi rega (perché il mondo liminale si trova è nascosto sotto la Città Eterna ndr), la gente fa credere di essere stupida, se fai un disco di merda se ne accorge. Puoi fregare qualcuno, ma in larga scala no. Tante band dell’underground che suonavo prima della pandemia con noi, sono sparite. Tanti suonano solo per far vedere che lo stanno facendo, ma non hanno amore per la musica. Si cerca di arrivare attraverso scorciatoie al risultato più importante, ma poi quando caschi te fai male, perché non sei strutturato per resistere. Saper soffrire è necessario per andare avanti.


Ranpo: A proposito di sofferenza, facciamo ora una domanda Blast. In Viaggi onirici al piombo fate riferimento all’epoca della guerriglia armata. Una fase storica violenta che però alla fine non ha portato a nulla di fatto, anzi, il potere centrale sembra esserne uscito rafforzato.

I Sanlevigo: Andiamo con la storia di Aldo Moro? Ma sì, è un meme. Il nonno di uno di noi è stato processato nel ’91 perché sospettato per aver permesso ai brigatisti di nascondersi dentro un camion di sua proprietà, aveva una ditta di traslochi. Ma non è stato così, tant’è vero che è stato assolto ed ha la fedina penale pulita. Meme a parte, la scrittura di Viaggi onirici al piombo ha preso ispirazione dalle nostre fasi REM. Per esempio la frase “Cerco ancora una salvezza nascosta nel grano” allude al simbolismo onirico del grano, che rappresenta la fortuna, nella speranza di fuggire dai momenti di totale violenza fisica e verbale dei nostri tempi. I sogni ci parlano, perciò nel sonno fuggiamo. Nei sogni prendiamo parte a momenti di violenza di cui non avremmo mai pensato di farne esperienza in prima persona. Ammettiamo però che siamo intrippati con gli anni di piombo. Quelle annate dal ’69 al ’81, fanno parte delle nostre ricerche da smanettoni, la serie Esterno Notte è una delle opere cinematografiche da noi più apprezzate. Ma cosa intendete voi per guerriglia?

Al che Ranpo interviene spiegando cos’è per Blast la guerriglia culturale, quella che trolla il potere.

“Per vincere la guerriglia basta non perdere” cit. Kissinger.

I Sanlevigo: La nostra guerriglia non ha necessariamente bisogno di un nemico preciso, quello che ti viene indicato da qualcuno, come dal politico medio alla Salvini. I problemi sono il bisogno di avere qualcuno che indichi chi deve essere il tuo nemico e il fatto che buona parte dell’elettorato sia soggiogato da questo meccanismo. Non vogliamo nemmeno banalizzare la questione. Sarebbe troppo facile affermare che è tornato il fascismo, sono tutti fascisti. Però tanti di quei comportamenti sperimentati nel famoso ventennio, oggi li stanno applicando in Paesi come l’India. L’opposizione indiana si sta ribellando. Conoscete Arundhati Roy? È una giornalista indiana che ha scritto libri contro il governo indiano, scrivendo un libro come Il Dio delle piccole cose, criticando la politica sul nucleare o della costruzione di dighe a discapito di alcune popolazioni private così di acqua potabile, in quest’ultimo caso per riciclare denaro. Fuori dall’Italia stanno emergendo personalità pericolosissime, che non sappiamo come affrontare, non abbiamo una strategia per il mondo che cambia.


Ranpo: Faccio un’ultima domanda memetica. Karl Marx diceva che uno spettro si stava aggirando per l’Europa, ovvero il comunismo. Quali sono invece gli Spettri che si aggirano oggi?

I Sanlevigo: La violenza. Il ritorno dei sistemi di controllo totalitario in maniera 2.0. Gli Spettri del ‘900 forse non ci hanno mai abbandonato, pensavamo di essercene liberati. Proprio Marx diceva che la storia si ripete sempre due volte, e la seconda è una farsa. Cinque anni fa parlare del momento violento, che si sta manifestando in questo momento in Europa, era probabilmente impensabile.

Bardo: E quali sono invece gli Spettri che si aggirano sulla musica italiana?

I Sanlevigo: Sicuramente le chitarre. L’indie degli anni ’10 è stato un revival degli anni ’80, quella parte patinata e vuota degli anni ’80. Forse ora stiamo tornando a quel momento depresso e malinconico degli anni ’90, perché no?

Ranpo: Volete lanciare dei messaggi particolari che non potreste lanciare da altre parti? In Blast tutto è concesso.

I Sanlevigo: Viva la figa!


L’astronave Blast è pronta a decollare, Ranpo e Bardo lasciano il mondo liminale e salutano i Sanlevigo. Ma è soltanto un arrivederci, in attesa di un nuovo incontro, magari in un sogno, dentro un campo di grano.

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