Due mesi fa è uscito Post Mortem, l’album più atteso dell’indie italiano, a distanza di 9 anni da Aurora, il disco che lo precede.
I Cani sono tornati!
Troppo facile decantare tale evento storico subitaneamente, ancora troppo a caldo, come hanno fatto tante altre testate. Noi di Blast abbiamo preferito lasciar passare il trend, raffreddare gli entusiasmi.
L’hype va addomesticato, per poi dominarlo.
In fondo siamo I Cani dell’editoria, che ci frega, più di un mese di attesa è legittimo.
Niccolò Contessa, artefice diabolico di un’intera scena musicale ma soprattutto culturale, non aspettarti lodi mielose, gli applausi, la giusta dose di approvazione.
Sappiamo che non è quello che stai cercando.
Crediamo che nello scrivere certe cose il tuo cuore ti abbia portato a cercare altrove, tra le increspature di una società che per un breve momento si è svelata nella sua veridicità, perché qualcuno lo doveva pur dire: Post Mortem doveva uscire tre, quattro, cinque anni fa.
Non per gratificare l’hype, lo ripetiamo, quello va controllato. No, Post Mortem è un tentativo, non sappiamo se riuscito, di fotografare la condizione odierna dell’uomo borghese, disilluso e nichilista. Lo dice Contessa.
Nella parte del mondo in cui sono nato se qualcuno parla di anima è un invasato.
Ce l’ha detto il Covid, nel biennio d’oro dell’infodemia, in cui si è tornato a parlare pubblicamente, e male, del tema della morte. Per questo il disco doveva uscire prima, perché è vera la regola per la quale il tempismo nelle cose è fondamentale.
Un complottista, non è vaccinato nella parte del mondo in cui sono nato.
Niccolò ci hai messo forse qualche anno di troppo per prendere bene la mira e sparare.
O forse no?
Ragioniamo.
Contessa non è soltanto autore de I Cani, questo è palese a tutti.
Aprite Spotify, cercate la hit più ascoltata di Coez, “La musica non c’è”, cliccate sui crediti del brano e voilà: troverete proprio Contessa. I Righeira hanno campato un’intera carriera con “Vamos a la playa”. Mutatis mutandis, Niccolò si è potuto permettere qualche anno di collaborazioni e lavoretti stando lontano dai palchi, ovviamente facendosi forza anche sulla narrativa misterica del progetto indie italiano per eccellenza
. Ma non è sulle scelte economiche del cantautore romano che ci vogliamo soffermare. Una delle cose a cui noi di Blast interessa, e affascina, è una possibile tesi, una schizoteoria potremmo dire, che non è stata discussa altrove, ma che i nostri uccellini robot ci hanno riportato.
Tra le varie collaborazioni portate avanti dal buon Niccolò, oltre a quelle con Coez e i Baustelle, c’è il nostro caro Giorgio Guarascio con il progetto Tutti Fenomeni. I due dischi che completano la discografia dell’ex membro della Tauro portano la firma, come ben si sa, di Niccolò Contessa.
A un certo punto però Giorgio si butta sul cinema interpretando il co-protagonista di Enea, diretto da Castellito Jr (e con la colonna sonora dello stesso Contessa), e nel giro di un anno salta fuori il nuovo disco de I Cani. Qualcuno nella capitale dice che i due abbiano scazzato, qualcun altro smentisce. Ma non è che Niccolò Contessa si è semplicemente servito di una sua altra creatura, un golem, attraverso il paroliere o forse solo interprete, Giorgio Guarascio in arte Tutti Fenomeni, per portare avanti il verbo canino?
I Cani, dunque, non sarebbero mai morti. Avrebbero solo mutato forma.
Ai posteri sicuramente l’ardua sentenza, per il momento rimaniamo a osservare.
Ribadiamo, Post Mortem è un album che sarebbe potuto tranquillamente uscire qualche anno fa, attenzione, non perché è privo di attualità in sé e per sé, ma perché i temi che tratta non godono dell’effimera popolarità che hanno avuto nell’epoca pandemica.
La morte, la caducità dell’esistenza umana, sono concetti senza tempo, finché popoleremo questo pianeta.
Il problema è che nell’era accelerata non c’è sufficiente tempo per fermarsi e riflettere.
Ogni dichiarazione, considerazione viene fatta a caldo, si sputa fuori quello che si ha in pancia, nonostante i mezzi per (dis)informarsi in maniera più adeguata siano oggi come non mai largamente diffusi, accessibili. In Post Mortem viene ritratto il debole individuo odierno, con particolare riferimento all’abitante occidentale, privato di una qualsiasi forma tradizionale di spiritualità: l’individuo senza Dio.
Il nichilismo preannunciato da Nietzsche si è compiuto, l’Ultimo Uomo è alla sua massima manifestazione. Contessa lo sa, lo sanno I Cani, lo sappiamo tutti da mo’.
Per questo non aveva senso aspettare, perché della morte si è tornato a parlare, e male, solo qualche anno fa, e era quello il momento giusto per affondare il colpo su un sistema comunicativo che l’ha fatto maldestramente.
Ma Niccolò ha esitato, perché Niccolò è umano.
Ora della morte non si parla di più, di nuovo. Ma ascoltarla nelle cuffiette è come essere posti davanti ad un memento mori medievale: fa bene.
E ricordarsene in una riproduzione casuale, a volte, può essere una piacevole sorpresa.

Sì, possiamo dirlo. Ascoltare Contessa in ogni caso ci fa bene, anche quando ci ricorda che a una certa dobbiamo morire.
Ma Post Mortem non tratta soltanto il censurato tema della morte, che come saggiamente ha detto Luca Carboni non è un argomento pop. Post Mortem parla soprattutto di vita terrena, dell’inevitabile quotidianità che sa essere schiacciante, e ci ricorda che senza un briciolo di spiritualità la vita di tutti i giorni, anche nella società del benessere, può diventare logorante.
Come Gregor Samsa sotto il sofà
Che spia la sorella
Gli uccellini meccanici dicono che in questi anni di ritiro ufficiale dalla scena Niccolò si sia dato alla lettura dei cosiddetti romanzoni, forse per iniziare un processo di radicalizzazione, da cui nascono plurime citazioni di Kafka e Mann, che sono elitaristi, o almeno, non sono materialisti: la spiritualità in qualche modo ritorna.
E ognuno, ognuno, ognuno danza
Così non va, così non va, ah-ah-ah, ah-ah
E ognuno, ognuno, ognuno dice:
“Così si fa, così si fa”, ah-ah
Sembra che Davos faccia riferimento alla Montagna Incantata di Mann, fumo negli occhi. Questo brano è un palese attacco al World Economic Forum di Davos… le dimissioni di Schwab non sono state un caso, pare che Contessa l’abbia attivamente combattuto a livello di cultura pop (si pensi a brani passati come “Questo nostro grande amore”, la critica all’economicismo a quasi 10 anni di distanza ha vinto).
D’altra parte, le fasi eremitiche portano anche all’isolamento radicante.
E in queste fasi basta un attimo per smarrirsi nel vortice dei pensieri, di quella solitudine che fa troppo pensare. Si rischia di cadere nella trappola di certe schizoteorie, a cui Contessa fa riferimento, invitandoci a essere cauti nonostante il fascino che certe narrazioni esercitano sull’uomo, animale appunto narrativo.
Un volo per il Cairo
Una caverna dove forse c’è Dio
È un richiamo velato all’incontro tra gli Egiziani e gli Hannunaki, gli alieni dèi, teoria a cui lo stesso Contessa probabilmente non crede, proprio per quel “forse” inserito nel secondo verso. L’ombra degli antichi astronauti, però, continua ad aleggiare per il disco.
Questo periodo di isolamento, fascinazioni, speculazioni, potrebbe aver rallentato più del dovuto I Cani, ritardando così la pubblicazione di Post Mortem.
Ciò che inevitabilmente ne consegue è l’hype.
Ma ricordiamoci che l’hype va ammaestrato. Con l’hype non si dovrebbe giocare troppo.
Quindi
Non si fischia ai matrimoni, non si mangia ai funerali
Non si fa finta di niente se qualcuno parla di problemi immaginari
Nic, perché non ci hai detto prima queste cose?
In realtà, seppur in parte, l’hai fatto.
Un video su Youtube datato 2022 ne è la prova. Si intitola UN ALTRO DIO e descrive l’esatto momento storico in cui di queste tematiche si è parlato, una riflessione sonora sulla società nichilista, la società che I Cani, ergo Niccolò Contessa, denunciano in Post Mortem. Una società distratta, che non ha tempo per certe cose, nascondendole sotto il tappeto come se fossero polvere.
Anche l’arte tragica che metteva l’uomo di fronte al trauma della verità
È stata fagocitata dall’intrattenimento
Che ha uno scopo completamente opposto
Distrarlo
E di fatto non abbiamo mai smesso di distrarci, di contemplare schermi, di assuefarci. Quella che sta diventando ormai una vecchia retorica è la fotografia di una realtà vivente. I Cani ci raccontano con disillusione questa realtà, e lo fanno bene, forse al momento sbagliato. Perché in un mondo distratto il tempismo è essenziale.
Ti ascolto soltanto se hai la mia attenzione.
Ti ascolto soltanto se non c’è qualcos’altro pronto a distrarmi.
E in quell’attimo storico in cui forse una parte di platea pubblica era meno distratta, non è stato sferrato quel colpo decisivo, il proiettile in grado di forare il sipario tra realtà nuda e cruda e il puro intrattenimento. In quel fugace momento I Cani non hanno sparato.
Perciò noi di Blast spariamo ora.
Volevamo soltanto un Post Mortem meno post.