IL VERBO DEL GENOCIDIO ATOMICO

Monografia dei Puissance

IL VERBO DEL GENOCIDIO ATOMICO
Lettura boomer
In un'epoca in cui i potenti promettono pace e benessere in una spirale di interminabile ipocrisia, è bene rievocare tempi in cui due personalità assai eccentriche promuovevano un insaziabile disprezzo per l'umanità senza peli sulla lingua e ne facevano il proprio credo ideologico.

Parliamo di un duo musicale capace di polarizzare l’opinione degli ascoltatori grazie alle loro vedute non esattamente “politically correct” (e non parlo di n-word, di “letteralmente 1984” o simili). Parlo dei Puissance, folli profeti dell'Apocalisse Nucleare e massimi promotori del Necrostupro Globale.

Mi rendo conto che, detta così, può sembrare un’esagerata declamazione di una band edgy, ma non è così. Almeno, non del tutto.

Puissance è l’unione di due menti profondamente disgustate dalla condizione nella quale l’uomo versa da sempre.

Puissance nasce come la necessità di esternare tale odio verso l’umanità, evitando qualunque distinzione, ma concentrandosi sulla meschinità comune a tutti gli esseri umani.

Oggi vi aspettano la nascita, il picco, la svolta (sigh), il silenzio e il breve ritorno di due schizomusicanti.

Inizierei a parlare dei Puissance inquadrando proprio i due fondatori.

Il primo, tal Fredrik Söderlund, schizofrenico certificato™, è stato molto attivo nell’underground scandinavo degli anni ’90.

I più infognati tra voi blackster potrebbero ricordarlo come l’ideatore di altri due progetti: Parnassus (symphonic black metal) ed Octinomos (black metal più tradizionale). Tali band erano fondate su due temi tanto cari al musicista: totale repulsione per l’umana creatura e fiducia nell’Armageddon.

Il secondo, Henry Möller, è noto ai fan del neofolk e del post-industrial come una delle menti degli Arditi, in parte ispirato ai Futuristi e in parte all’omonimo reparto di fanteria italico.

A causa dei temi trattati, tuttavia, il gruppo è stato al centro di svariate controversie, in particolar modo a causa di presunte vicinanze con "principi fascisti".

Vabbè, come ogni progetto martial industrial che si rispetti.

Arriviamo all’esordio: entrambi di Linköping (città che, tra l’altro, diede i natali alla compianta Cold Meat Industry), iniziarono il loro percorso di annichilimento pubblicando due demo nel '95: “Krig” e “Obey, Hate and Die”, rilasciate in cassetta in edizioni limitatissime (come nella migliore tradizione underground).

“Krig”: tre tracce per venti minuti di rumorismo industriale monotono e plumbeo che intrappolano l’ascoltatore in un ambiente claustrofobico ed oscurissimo.

“Obey, Hate and Die”, dalla durata simile ma diviso in cinque atti, si articola così: composizioni simil-orchestrali dai toni drammatici realizzati con una strumentazione ridicola, e proprio per questo lodevoli.

Dopo poco tempo, Söd e Möl attirarono l’attenzione di Roger Karmanik, niente popò di meno che il fondatore della Cold Meat; quest’ultimo diede la possibilità ai nostri di pubblicare il loro primo album.

Ed ecco che, nell’Anno Domini 1996, arrivò “Let Us Lead”, primo full-length dei Puissance.

La musica è una ripresa e un arricchimento dello stile di “Obey…”; quarantadue minuti, otto tracce di puro martial industrial ed una titanica opera sinfonico-distopica sulla letterale deflagrazione del pianeta tramite l’ordigno atomico, dalla traccia d’apertura “Burn the Earth”, degno inno del Giudizio Finale, alle gelide percussioni di “Control”, giungendo a “Global Deathrape” (il Necrostupro sopracitato) come premonizione del Collasso Mondiale.

Il tutto adornato da una cura estetica ammirevole per l’epoca (d’obbligo per CD e vinili targati CMI). Tutto molto bello, no? Ne nacquero ovviamente delle controversie.

Per promuovere l’album si servirono di un immaginario molto forte: truppe della Wehrmacht, pile di cadaveri e addirittura un prigioniero di Mauthausen morto suicida. Una mossa molto azzardata. Ma sarebbe stato comunque inevitabile usare quelle foto, vista la necessità di dover associare delle immagini al concetto di annientamento umano. Era fondamentale servirsi di scatti voltastomaco, spregevoli e disumani, dato che si voleva parlare di determinate tematiche.

Va detto che l’album successivo, rilasciato nel '98 sempre per la CMI, “Back In Control”, generò nuove polemiche per l’uso di un’aquila come soggetto della copertina. I nostri dissero che il nobile volatile richiamava la figura dell’apostolo Giovanni, autore del Libro della Rivelazione. Le critiche non si arrestarono.

Volendo parlare dell’album, i toni sono meno apocalittici e disastrosi, ma più militareschi ed autoritari. Seppur interessante, non si può dire molto altro.

In “Command and Conquer”, i Puissance espongono, in maniera esaustiva e senza alcuna elucubrazione, il loro programma elettorale:

Il controllo diventa una necessità temporanea, un tassello di non poca importanza per manifestare il Geocidio Totale, ma mai la ragion d’essere del progetto, non il fine in sé, ma un inevitabile componente del Grande Processo di Annientamento. Poi sì, suona un po’ edgy, ma se non altro piuttosto sincero.

Col terzo album, rilasciato dalla piccola label Fluttering Dragon nel '99, “Mother of Disease”, si raggiunge la perfetta commistione tra ritmiche militaresche e sonorità neoclassical darkwave.

Il complesso groviglio melodico composto dai nostri diventa quasi un’estasi di sintetizzatori e drum machine, tanto ben miscelati da risultare estremamente piacevoli.

“Light of a Dead Sun” è la Grande Marcia del Genocidio;

la titletrack contiene un microscopico campionamento di Brahms ripetuto in modo tale da costituire una melodia nuova, gloriosa e solenne;

“The Voice of Chaos” è la chiusura perfetta, tra cori catastrofici e stratificazioni di synth e tastiere travolgenti. Stavolta le grafiche non sono oggetto di grandi controversie: per l’occasione abbiamo il Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi (fronte) e La Zattera della Medusa di Géricault (retro).

Negli anni tra il 2000 e il 2007 furono pubblicati tre album: “Total Cleansing”, “State Collapse” e “Grace of God”. Ed un paio di EP che vi risparmio. Solo un incolmabile senso di delusione.

E dopo il 2007, null'altro. Silenzio.

Poi giunse il 2014. Ed ecco “Pylons Of The Adversary”, una collaborazione tra Acherontas, Arditi, Shibalba e Puissance. Vorrei soffermarmi su “Nox”, realizzata proprio dai nostri. GLORIA IN EXCELSIS DEO!

Arrivati a questo punto, l’interrogativo è d’obbligo: perché ascoltare i Puissance?

Puissance, in francese, significa letteralmente “potenza“. E loro hanno creato una musica potente, magniloquente e cataclismica. Dinamica come lo scorrere di un violento conflitto, interiore o esterno che sia.

Se la sublime immagine del fungo atomico, tanto magnifica quanto terrificante, potesse emettere una colonna sonora, sarebbe proprio quella di Söl e Möl.

Se avete un improvviso attacco di misantropia acuta o volete architettare una psicoguerra, sparatevi un brano del duo in cuffia e lasciatevi trascinare dai flussi orchestrali dell’Antropocidio e, citando “Behold the Valiant Misanthropist“, unitevi alla lotta dei nostri, anche per pochi minuti.

O magari datevi alla Psicoarte Ultrasurrealista, perché no!

Consiglio vivamente di partire dalla compilation “War On”, piccolo compendio del meglio dei nostri.

È un ritorno ai fasti apocalittici ed oppressivi degli inizi, ma gestiti magistralmente, data l’esperienza quasi pluridecennale. Niente ritmiche melodiose e poppeggianti o coretti “dark-pop”, via la robaccia anni 2000!

Percussioni serrate, cori inquieti e archi gravi accompagnati da uno spoken word profondo e severo, com’è giusto che sia. Diamine, ci volevano sette anni di inattività per ritrovare i giusti toni!?

Forse sì, dato che la lontananza dalle tastiere ha portato i due a riflettere sulla direzione da prendere per il futuro. Direzione che comunque è durata poco, dal momento che è da quasi undici anni che non esce nulla di nuovo. Giusto tre compilation, ma nessuna novità.

C’è da dire che, come visto poc’anzi, il percorso dei nostri non è mai stato statico e granitico, ma ha subito delle variazioni (nel bene e nel male). Persino la loro ideologia, in certi momenti, ha mostrato piccoli segnali di cambiamento, ma la chiave di volta è sempre stata la medesima: morte all'Umano e alla sua triste mediocrità.

La loro scomparsa dalle scene può far presagire solo una cosa: nelle campagne di Linköping, a metri di profondità, Söd e Möl stanno progettando un ordigno di zeniania memoria.

O magari Arditi toglie troppo tempo a Henry e Fredrik si è dato allo studio di letteratura escatologica.

Chi lo sa.

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