4 settimane

OLMENETA 3

La fine della Provincia

OLMENETA 3
Lettura boomer
Siamo lontani dall'Unione Europea, lontani dal Potere. Il Sole è tramontato sull'Occidente e la Notte è la nostra nuova madre.

È successo, il sole è tramontato sull’Occidente. Lo abbiamo visto dalla Provincia, o quantomeno ci abbiamo provato dato il meteo avverso. Ma a noi di Blast piacciono le sfide, e l’infausta data dall’8 settembre, con lo sciopero di Trenord e l’allerta meteo, abbiamo realizzato ugualmente la nostra festa. Nella cascina-tempio, che ben conosciamo, quest’anno ci siamo mossi all’interno. Quest’anno è l’ultima edizione: purtroppo tutte le cose belle finiscono, e dunque si comincia con il requiem di Mozart.

Chissà dove saremo fra un anno, chissà in quale luogo…

WEAK MEN CREATE HARD TIMES?

Questa la domanda che avevamo posto a Guido Damini, ormai il nostro storico di fiducia, e lui ci ha prontamente risposto:

“SÌ.”

Si è cominciato con il botto, con la confutazione finale di una buona fetta della storiografia italiana contemporanea, quella da “eh ma le cose sono più complesse”, “eh ma ti devi affidare alle fonti”, ☝🏻🤓. 

Le cose invece sono molto più semplici di quello che i divulgatori (poco più che beceri propagandisti del post-storicismo) vogliono farti credere. Per compiere questa Operazione Verità, bisogna ripartire dalle premesse:  bisogna ripartire dalle definizioni, da un punto chiaro e se non parti da nessuna parte (definendo i concetti) non puoi arrivare a nessuna conclusione. Si comincia dalle basi. Che cos’è “Occidente”? Quale Occidente è in decadenza? Che cosa diamine è questa “Decadenza”?

L’analisi della decadenza, seguendo orme di grandi storici antichi e moderni (come Spengler), conclude che essa è causata da un fattore: la natalità. E la crisi delle nascite non è data da “fattori socioeconomici” ma CULTURALI. Gli uomini sono deboli, diventano soia, e non usano più la loro virilità, il testosterone, per generare figli. Purtroppo flexare i figli non funziona più, non è più di moda, ma se vogliamo uscire dal tunnel le parole d’ordine sono due: bunga bunga. Sfornare figli come gli antichi romani, perché “ehy Annibale, hai sterminato 4 legioni? Poco mi importa, abbiamo uomini per altre 5 e se dei miei 12 figli 8 ne muoiono in guerra, beh, me ne restano altri 4 😎”. Forse la decadenza parte proprio da qui: mancano i GGGIOVANI, con la loro grinta, la loro cazzimma e voglia di fare.

Ripartiamo dalle persone, che, per la cronaca, sono l’unico dato certo, immutabile, della Storia umana. Torniamo ad essere (in tanti) per esserci (nel mondo)!

IL TRAMONTO DELLA CULTURA POP: DA SPENGLER A BELLO FIGO.

Antonio Soldi, come sempre, ci ha illuminato. Perché il concetto di Stato come organismo, esposto da Osvaldo Spenglero, nel suo librone che si legge come un romanzo, non si spiega da solo. Antonio in questo caso ha un dono speciale, dato che un suo parente è stato fra i primi traduttori di Spengler in Italia. E le due direttrici, le due S, che misurano il Tramonto, sono proprio i soldi (miniscolo) e la stampa.

E qui si inserisce il rant di Raybanhoff (di nome Ray e cognome Banhoff, no joke).

Ma andassero a fanculo tutti”: il problema di questo Occidente sono le relazioni che si sgretolando, l’individualismo, il neoliberismo, il mercato che ci rende inerti, la fine delle collettività.” 

Il pubblico insorge:

“No! Il problema è che oggi il singolo individuo non può più prendere la spada per rivoltarsi contro il Potere! Dove sono gli eremiti?”

E Ray è d’accordo cazzo, bisognerebbe fare come Joker: entrare in uno studio televisivo e sparare. O SPARIAMO O SPARIAMO, come piace dire a noi. Si tenta di far parlare Ray di quello che dovrebbe essere il tema dell’incontro con una domanda da bruciapelo:

“Ok, ma i polizieschi? Coliandro, CSI, Squadra Speciale Cobra 11? La cultura pop è decaduta con loro”

Ray:

“Perché questa domanda? A me piacciono, li ho visti tutti”.

Confusione, sipario, pausa.

Fuori la pioggia imperversa, ma questo non impedisce la visione della mostra che è stata allestita: NON SUCCEDE MAI NIENTE. Lo spettatore è accompagnato attraverso un percorso di stile: l’evoluzione delle grafiche di Blast. Dalla fondazione, passando per quelle copertine che l’algoritmo ha bannato, fino ad oggi. Da gabbie geometriche a schizocollage, da cubismo a dadaismo puro, affrontando alcuni punti nevralgici e significativi della nostra storia, la mostra ripercorre l’estetica del sito. In più di un ospite è stato colto in flagrante mentre staccava impunemente i pannelli espositivi. Tre giri di campo sotto la pioggia e restituzione del maltolto. Alla fine della serata i conti non tornano e qualche grafica manca comunque all’appello…

È FINITA! L’OCCIDENTE È CADUTO, anzi Caputo.

Con Sebastiano abbiamo presentato in anteprima assoluta il nuovo numero di Proiettili!

Si comincia con la Guerriglia Culturale, nelle cui trincee Caputo vive ormai da molto tempo. Ci racconta le sue gesta, la nostra storia (che inizia più di 10 anni fa dal fu Intellettuale Dissidente) e le due facce della medaglia: la guerra di posizione in Medioriente (di cui potete leggere sul Volume 1 di Proiettili) e la guerriglia culturale nell’Italiosfera. Come le due storie si intrecciano, qual è il territorio in cui ci stiamo muovendo e come, a poco a poco, tutto cambia. Il potere dell’anarchia, ma anche l’anarchia al potere: i paradigmi della lotta al sistema cambiano quando ci si accorge che nei palazzi romani c’è gente matta come noi che aspetta solo di essere intercettata.

Si conclude con un afflato mistico: Sebastiano una volta ha detto “ho riscoperto la mia fede cattolica grazie all'Islam. Come è possibile? Il Sacro in Oriente esiste ancora, lo si vede ovunque, ma soprattutto vivendo quei riti che sono propri dei luoghi santi. Lì, tra gli sciiti, per contrasto, anche un pariolino può ritrovare Dio e le sue radici.

Il padrone del secondo intermezzo è il  salame cremonese, che non è mancato neanche quest’anno (anche se la sua presenza è stata a dir poco passeggera).. Attorno al salame,  si  chiacchiera, ci si confronta, ci si scambiano idee e opinioni. Cosa rimarrà di tutto questo? Rimarremo noi e i legami che abbiamo costruito, il ricordo più prezioso di queste tre edizioni di Olmeneta. 

UN RAGGIO DI OSCURITÀ

Davide Brullo e Fabrizia Sabbatini, i direttorissimi di Pangea, ci mostrano come è morto l’Occidente. Con il suo ultimo eroe: Lawrence D’Arabia.

Un Esteta Armato, poeta e uomo d’azione. Quello che serve oggi, quello che è il mito fondativo. Lawrence d’Arabia l’ha incarnato, nei suoi viaggi, per la sua fama e soprattutto per il suo spirito. L’eroismo è la cifra di questo spazio geografico e spirituale: inevitabile che finisca nel sangue dei suoi ultimi prodi. Nell’ultimo viaggio, dopo essere stato scoperto in Afghanistan a fare bagordi, si cimenta in una delle opere più importanti della sua vita: la traduzione dell’Odissea. Il primo “romanzo” europeo, un’opera in cui anche lui stesso si perde e si ritrova.

Tutto in una dimensione mistica-escatologica, restiamo ammaliati, in un’atmosfera topica: in casa mentre i grandi (i nostri padri di Pangea?) ci raccontano la storia vera della buonanotte… ma non finisce qui!

CANTO DI UN RAPPER ERRANTE IN ASIA

Occidente: non succede mai niente, ancora. Dov’è che accadono le cose? In Asia! Nello specifico, in questo caso, in India. O, almeno, questo è quello che ci ha detto esplicitamente Marco Anastasio. Tornato da poco da questa parte del continente eurasiatico, dopo tre mesi di India in solitaria (e una multa per aver sforato di 2 giorni il visto). L’epatite A non l’ha fermato: tutti l’hanno aiutato (e, soprattutto, salutato). Un’umanità diversa, più genuina, che sicuramente appartiene ad un altro mondo.

È un cliché che in India ci si perde per trovare se stessi, eppure è esattamente quello che è successo al nostro rapper, che poi ne ha scritto. Poesie, poesie vere, frutto di esperienze pure, lontano dalle notizie, libero finalmente dalla propaganda e a contatto con la realtà sono il risultato di questa trasferta nel subcontinente. Là ti vogliono bene, là si cerca Dio, là non siamo soli. E tornati ripensiamo ai problemi di qua: la tecnica e le macchine. Questi dannati smartphone e i social, dov’è il confine per lanciare un assalto all’Assoluto?

E così si conclude anche questa Olmeneta… pizza e serata finché si ha alcol in corpo. Musica, musica che infrange ogni copyright, musica generata con l’AI. Tony da Milano fa karaoke e gara freestyle contro un veneto su una base di Tony2Milli (ma non giochiamo a hockey).

Siamo lontani dall’Unione Europea, lontani dal Potere, i palazzi della conservazione non ci vedono. Il Sole è tramontato sull’Occidente e la Notte è la nostra nuova madre. Si sentono delle parole oscure: Bello Figo afferma di sembrare Adolf Hitler.

La Provincia è silente, siamo noi ad animarla. Per un’ultima notte. Tutto crolla eppure noi resistiamo, in piedi a ballare tra le rovine. La nostre ode al Collasso parte dove il Collasso non sa arrivare: nella Provincia, dove ancora vive l’osteria e non si ha paura di dormire per terra. Il tramonto non si è visto per la pioggia, ma forse è perché il tramonto non c’è nel nostro cuore. E tutto si vive ancora, questa è la magia: far accadere qualcosa dalla Provincia profonda, dell’impero e dell’italiosfera dove nulla sembra succedere mai. Eppure noi ci siamo stati. E questa giornata la ricordare. Anche questo pezzo di Storia, noi l’abbiamo scritto.

Ciao Olmeneta, ci mancherai.

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