Ode al silenzio

Ode al silenzio
Lettura boomer
...

QUESTO MESSAGGIO SI AUTODISTRUGGERÀ

MANIFESTO PER IL SILENZIO
IO SONO LA GUARDIA ROSSA
IO SONO LO JIHADISTA DELL’ISIS
IO SONO LA CAMICIA BRUNA
IO SONO L’ICONOCLASTA PAULICIANO
IO SONO LA SANTA INQUISIZIONE
IO SONO IL SILENZIATORE SULLA PISTOLA
IO SONO LA LAMA ALLA GOLA
IO SONO IL RAGNO, LA LINCE, IL PREDATORE D’AGGUATOIO SONO LA CENSURA, IL BAVAGLIO, LA REPRESSIONE
LA NOSTRA PROPOSTA

La scrittura di questo testo è una pratica fortemente contraddittoria rispetto alle tesi che noi ci troviamo a sostenere: c’è un’aporia, un’evidente e lampante incoerenza di fondo. Stiamo sostenendo per iscritto che non si debba più scrivere, stiamo esigendo ad alta voce l’afasia generale!

Lo ammettiamo subito perché siamo consapevoli di come anche la scrittura sia, come vedremo, funzionale alla macchina del brusio non meno qualsiasi altro mezzo di comunicazione: se tu fossi pronto, lettore, se i tempi fossero maturi, non ci sarebbe bisogno di tutto questo.

Lettore:

Puoi avere paura. Puoi scambiarci per una delle tante ridicole rievocazione storiche folkloristiche che chiami estremismi.

Fai come vuoi.

Alla fine di questo manifesto sarà chiaro che lo slancio terribile che proponiamo al fine di ridurre (e ridurci) tutti al silenzio è la nuova e vitale lotta per la libertà, per la sopravvivenza.

Viviamo nel mondo della confusione.Il pusillanime Wittgenstein ci ha detto:

“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.”

Noi alziamo la posta in gioco, noi rilanciamo con un’ottava – risolutiva – asserzione: “Si deve tacere”

Ogni stramaledetto istante si sente una canzone diversa, si legge un articolo di giornale, si guarda una serie televisiva o un film. Interrotti solo dall’ennesima pubblicità. Scoreggiamo parole col vicino o con l’amante, sgranocchiamo opinioni e punti di vista come ratti di fogna, in continuazione!

A noi tutto questo dà un gran mal di testa. Noi tutto questo non lo sopportiamo più.

Noi siamo stanchi di esserne vittime.

Il silenzio che noi perseguiamo non è una semplice sospensione del giudizio, non è un invito alla riflessione, all’otium piccolo borghese che lo stesso brusio endemico occidentale ci impedirebbe di praticare: il nostro è un silenzio rivoluzionario, è il perseguimento di un’azione violenta.

Noi non crediamo che la confusione regnante sia un fenomeno sociologico impersonale, noi conosciamo i colpevoli, sappiamo che qualcuno sguazza nella distrazione mentre noi anneghiamo.

Sappiamo che qualcuno con sistematicità e rigore si preoccupa di paralizzare i nostri organismi con stimoli infiniti sempre diversi e contrastanti, impedendoci una reazione, impedendo la nostra sopravvivenza.

I colpevoli sono professionisti dell’annullamento mentale di massa, sono esperti del settore, architetti della comunicazione infallibili, abilissimi e spietati, che non possono essere combattuti sul proprio terreno.

Il dibattito razionale, le argomentazioni per metterli a tacere sarebbero inutili:

Essi li eviterebbero, parlerebbero sopra, sotto o di lato, si farebbero scudo dell’immondizia che la loro stessa esistenza genera.

L’unica strada percorribile è la violenza.

La nostra proposta, dunque, forse provocatoria ma assolutamente seria, è quella di ucciderli tutti.

Noi speriamo in una sana, democratica e diffusa violenza personale: un moto spontaneo che, senza troppe chiacchiere, quieto e pulito, si presentasse a casa dei nostri nemici, li prendesse e li mettesse uno dopo l’altro in fila davanti ad un muro. Come sarebbe poetica un’insurrezione popolare silenziosa, intima ma allo stesso tempo così terribilmente efficace!

Una tale reazione però è al momento facilmente anestetizzabile dai nostri nemici grazie alle abilità ed alle risorse di cui dispongono. Il mondo presto sarà pronto (il futuro è dalla nostra parte), ma intanto rivolgiamo una richiesta perentoria a tutti i potenti del mondo:

Dittatori, censori e signori del crimine, continuate a combattere la nostra battaglia per una generale messa a tacere!

Esigiamo fermamente che queste pratiche siano messe in atto seduta stante da tutti i governi del mondo. Comandiamo di non limitarsi a silenziare le persone scomode, i dissidenti politici e chi mina il vostro potere ridicolo, ma di estendere il bavaglio a tutti, maggioranze e minoranze, secondo i sani principi dell’intramontabile tradizione liberale occidentale.

Sovrani, noi vi abbiamo in pugno, fare ciò che diciamo è al momento la vostra migliore garanzia di sopravvivenza.

Volete ignorarci? Il vostro silenzio proverà che abbiamo ragione.

Volete censurarci? La vostra violenza proverà che abbiamo ragione.

Volete provare a risponderci, volete stabilire un dialogo con noi? Il nostro silenzio proverà che abbiamo ragione.

I NOSTRI NEMICI

Il nostro progetto rivoluzionario è sola pars destruens. Compresa la dialettica fisiologica alla storia umana, noi la aboliamo, armi in pugno e labbra serrate: non proponiamo nessuna alternativa.

Nessun uomo nuovo.

Vogliamo solo stare tranquilli

In seno a questa considerazione, ci rendiamo conto di come i decenni di rumore abbiano disintegrato la placida armonia della nostra mente, della nostra anima. Noi siamo malati, ci hanno fatto ammalare e continuano a farlo e, per Dio, lo fanno con intenzione. Giocano coi nostri network cerebrali, ridono delle nostre preghiere.

Esigiamo una cura e tratteremo, rigorosamente, anche di questo. È tuttavia necessario, per un corretto approccio terapeutico, incominciare aggredendo la noxa patologica, annichilendo il primum movens di questo grande male. Per farlo, siamo costretti a peccare di sociologia, in quanto sarà necessario definire il nemico per poterlo colpire con precisione.

In principio, è necessario rifiutare qualsiasi categoria prestabilita. Ogni informazione pregressa può essere usata contro di noi, il nostro bagaglio culturale è un’arma nelle loro mani.

Ogni riferimento avrà dunque una funzione puramente comparativa e riflessiva, in modo da facilitare il passaggio alla nuova semantica.

La nuova semantica stessa è rigorosamente provvisoria, col tempo e con la pratica si estinguerà: riconosceremo i nostri avversari dall’odore, dalla paura, dalla sconfitta.

Definiamo i responsabili della catastrofe che ci affligge come schizofori. Essi sono ambasciatori della frammentazione, portatori di caos. Non lavorano quasi mai in coordinazione, spesso non sono d’accordo gli uni con gli altri e si procurano reciproco sabotaggio.

Gli schizofori possono, a loro volta, venire divisi in due gruppi.

1. Il clero della confusione.

Indichiamo in tal modo gli schizofori protagonisti, chi sceglie di esporsi e porta avanti l’oppressione del rumore alla luce del sole. A livello macro-sociale, possono essere identificati in alcune categorie professionali o di ceto:

Politici. Di qualsiasi appartenenza o ideologia, cercheranno di turbare la nostra quiete con i loro programmi, le loro proposte, le loro mozioni e le loro proteste. Possono essere animati da buona volontà o da interessi personali, poco importa. Prediligono la produzione orale o scritta breve.

Intellettuali. Si tratta di opinionisti del passato. Sono quasi sempre animati da buona volontà. Detengono decisamente meno potere trasformativo dei politici, ma la raffinatezza dei loro crimini è infinitamente superiori. Prediligono la produzione scritta e, generalmente, lunga.

Giornalisti di fascia “A”. Costoro sono opinionisti del presente frenetico. Prediligono la forma scritta, indipendentemente dalla lunghezza.

Uomini di spettacolo. Schizofori estremamente versatili e, allo stesso tempo, potenti tanto sul piano trasformativo che su quello comunicativo.

Influencer. Si tratta di una suddivisione degli uomini di spettacolo, la forma di questi più recente e pericolosa. Non hanno una predilezione particolare per quanto riguarda la forma, però si mantengono brevi, frammentari. Utilizzano tattiche non-convenzionali e sono particolarmente invasivi.

2. I professionisti della distrazione.

Identifichiamo con questo nome gli schizofori più numerosi e pericolosi. Lavorano nell’ombra, costituiscono l’asse portante su cui si mantiene il potere del clero della confusione.

È difficile in questo caso indicare un particolare tipo umano. Il termine professionisti non è casuale, essi esercitano la propria funzionalità al totalitarismo del rumore nell’ambito propriamente lavorativo.

Non ci si faccia però deviare dai sentimentalismi marxisti: la necessità che giustifica le mostruosità che compiono fa di loro feroci bestie con la schiena al muro, pronti a difendere con zanne ed artigli il loro misero, patetico posto nelle catene del sistema. Essi costituiscono l’esercito industriale di riserva del brusio, legittimandone la riproduzione e rinnovandone la classe dirigente. Possiamo riconoscerli tra le seguenti categorie.

Giornalisti di fascia “B”. Non solo manovali, operai sotto il controllo e la protezione dei colleghi di fascia “A”

Tecnici dell’arte. Operatori di macchina, montatori, produttori musicali. Essi si rapportano agli uomini di spettacolo nella configurazione precedentemente descritta.

Personale scolastico e dell’educazione. Garantiscono la riproduzione degli intellettuali.

Specialisti del Marketing. Una parola veramente terribile. La trattazione potrebbe dilungarsi, qui ci limitiamo a specificare come la pericolosità di questo gruppo non sia da inquadrare all’interno del “capitalismo” o della “società di mercato”. Queste sono solo epifenomeni della dittatura della confusione.

L’atrocità più grande che i pubblicitari, i social media manager e simili compiono non è spingere al consumo, ma privare progressivamente gli esseri umani dei suoi spazi liberi, dei suoi margini di silenzio. Quanto tempo passerà prima di sognare una pubblicità? Quanto tempo passerà prima di mangiare, bere, respirare una pubblicità? Come, non viene siete accorti? È già successo.

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