Miami 2025

Il festival del perdono

Miami 2025
Lettura boomer
Anche quest'anno siamo stati al MI AMI, mai avremmo pensato di ritrovarci letteralmente nelle Sacre Scritture...

La diciannovesima edizione del Mi Ami è l’edizione biblica.

Mi Ami 2025 è l’Esodo segratese, il più rapido della tradizione religiosa, un percorso di appena qualche centinaio di metri che è partito dal Circolo Magnolia – punto di riferimento della musica dal vivo del capoluogo longobardo, nonché dimora storica del festival dei festival indie, il Mi Ami appunto – ed è arrivato al cuore della Riviera Ovest, il vero Idroscalo.

A guidare questo esodo doloroso, perché lasciare una casa come quella del Magnolia non è mai facile, è Carlo Pastore nei panni di un Mosè contemporaneo che ha diviso le acque dell’Idroscalo per condurre la famiglia di Rockit e le migliaia di partecipanti paganti sulle rive occidentali del grande lago, sfidando un serpente marino gigante e l’area kids, bimbi che per i trentenni sono ancora più temuti dei serpenti marini, per giungere infine nella nuova casa del Mi Ami.

Noi di Blast ci siamo infiltrati paracadutandoci da uccelli meccanici, schivando i controlli radar di Linate, come i veri pirati.

Non vi racconteremo di veleni, cure, e serpenti. A confondervi con la narrazione ufficiale, quella che, come si sa, viene usata come copertura per nascondere i significati mistico-esoterici dietro ogni scelta artistica, ci pensano già tutti gli altri magazine.

Vi racconteremo ciò che i nostri occhi hanno visto, guidati da un verso evangelico che solo in pochi hanno notato.

Il veleno e la cura non è il vero slogan di Mi Ami 2025.

Il vero mantra di Mi Ami 2025 è __

Scopritelo con noi.

DAY 0

In italiano

Giorno 0

“Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza […] Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza.”

Genesi 6, 13-17

È il giorno del diluvio universale, e ce n’è uno a ogni edizione, ma questa volta la pioggia incessante non è casuale, ma è simbolica, perché ve lo ripetiamo ancora:

Mi Ami 2025 è il Mi Ami biblico.

I primi a varcare la soglia della sponda occidentale sono un drappello di giornalisti, tra cui un nostro infiltrato, accolti dai colleghi di Rockit, Carlo Pastore e Stefano Bottura, le due menti del festival. Ci guidano sotto l’acqua in un piacevolissimo e umidissimo tour di presentazione, illustrando la geografia della nuova casa del Mi Ami, e spiegandoci alcuni dei motivi che hanno portato al cambio di – come si dice a Milano – location.

Della gita in sé purtroppo non c’è molto da raccontare, il meteo funesto non ha di certo aiutato, se non il tentativo di infiltrazione di due maranzini, lì al DAY 0 per Bladee, che con gran giocata si sono finti della stampa riuscendo infine a entrare nel backstage, per scroccare pizze e coca cola e farsi una foto con il loro idolo trapper svedese.

Carlo li ha beccati.
Carlo li ha graziati, concedendoli di varcare le temutissime transenne.
Carlo è realmente un Pastore di anime.

Questa piccola bravata e il conseguente atto di indulgenza da parte dell’organizzazione mostra il vero pensiero che si cela dietro quel motto fuorviante – il veleno e la cura – che deve essere aggirato e superato se si vuole veramente comprendere cos’è stato il Mi Ami nel 2025, l’anno del giubileo.

Tutto vi…
Non è ancora il momento.

Il giorno beta del festival si è svolto a capienza ridotta, con limiti geografici ben definiti e un solo palco in funzione, il Palco Lago, animato in sequenza da Azael, 18K, Emma, Bladee.

Una platea di ragazzi di nuova generazione presi bene ha sconfitto il diluvio, cantando, pogando, facendo i girotondi come in turkeystellar.

A noi ha stupito Emma, l’unico davvero non in playback che ha saputo creare emozioni, tenendo il palco come si deve, nonostante la sua gioventù.
Bravo Emma, sei stato il vero pirata del Giorno 0.

A discapito del nome femminile, teniamo a precisare che Emma non è Emma Marrone, come qualcuno erroneamente (anche della redazione) ha pensato, e neanche Emma Nolde, ma un (t)rapper pugliese che si è guadagnato la nostra stima.

MIAMI2025_ALF_BLAST190

Immagine 1 di 7

DAY 1

In italiano

Giorno 1

Si placa il diluvio, filtrano i raggi di sole. La Riviera Ovest è finalmente illuminata.

“Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché l’istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno.”

Genesi 8, 21-22

Duccio, anzi no, Turbopaolo, apri i 4 palchi.

Ci infiltriamo in formazione completa (Ranpo+Bardo+F1x1t) al DAY 1, conosciamo i nostri bersagli, sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare. Ci orientiamo con il libriccino preso all’entrata, la piccola Bibbia del Mi Ami 2025.

I primi ad incontrarci sono i leggendari Fuckyourclique, di loro abbiamo già parlato molte volte. Gli abbiamo consegnato dei Proiettili, letteralmente, perché la guerriglia culturale nell’italiosfera passa anche da loro!

Ma non si ferma, dobbiamo andare avanti. Come la Bibbia anche il Miami è una storia di storie, con molti personaggi magici che si incontrano con quella musica, a volte blasfema, che però parla al cuore dell’uomo.

Dobbiamo trovare i Post Nebbia. Abbiamo il contatto, lo attiviamo. Il contatto ci fornisce un altro contatto, e così via. Lo incontriamo nel backstage, ci scambiamo le informazioni necessarie. Presto avremo i Post Nebbia, o meglio, la metà dei suoi componenti.

È da tempo che pediniamo la band padovana, non possiamo sbagliare.

A una certa arrivano Giulio, colui che ammaestra i synth, e Andrea, l’uomo dei bassi. Li mettiamo spalle all’idroscalo, spariamo i nostri colpi. L’intervista è rapida, l’esecuzione è indolore.

Ci dicono che dopo la nebbia c’è quello che c’è prima della nebbia, ma con un’altra luce.
Ci dicono anche che a volte trovi il mostro di The Myst.
Ci dicono che la nebbia veneta è molto peggio di quella dei videogiochi.
Ci dicono che lo Sherwood è…

Ah cazzo, non possiamo dirlo perché stiamo parlando del Mi Ami.

Torniamo al festival. C’è un Palco Lago che dà al lago, un Palco Idealista detto Palco Mordor dai FYC appena si entra a sinistra (c’è anche un po’ di fango dell’edizione precedente, portato qui per nostalgia), un Palco Utravel non sappiamo cosa (probabilmente fatto in onore del Napoli, u’ travel, nella speranza dello scudetto), e il Palco Champion, il main stage, davanti a una distesa di cemento che però, possiamo dirlo, si è resa molto più adatta e funzionale rispetto agli ingorghi che si creavano davanti al corrispettivo palco del Magnolia.

Facciamo i complimenti all’organizzazione.

Su questo palco suonano Giuse The Lizia, BNKR 40404040440044, gli Psicologi. Di questi ultimi abbiamo assistito ad un’esibizione generazionale, ma a sorprenderci sono stati soprattutto i visual, ideati da Galattico Studio, del nostro amico tecnopirata Walter Ferrari, presente anche lui a girare come una trottola per le vie del festival.

L’esibizione del duo romano-napoletano è veramente potente, la folla davanti al palco si sta deprimendo, quand’ecco che durante la canzone “STO BENE” nel momento in cui Lil Kaneki canta:

“Spaccherò la faccia al tuo ex
Quando si ripresenterà
Piangi come un coccodrillo”

Una voce si solleva dal pubblico: “Bombardiro”. È dietro di noi! Un ragazzo che cita l’Italian Brainrot non può che essere un blastide. E infatti dopo due parole non può che notare la maglietta del Keblast, pezzo raro, ed essere veramente euforico a trovarsi davanti ad un blastide irl. Al che ci dice:

“Ma sapete qualcosa di Tony2Milli?”

Tawney Tawney!
Cancellato all’ultimo, chi dice per un bonifico dei Rotschild arrivato al Miami, chi per motivi politici legati ai suoi testi (dato che aveva espresso la ferma volontà di cantare “IO ODIO IL GOVERNO” e forse anche un altro pezzo omaggio a Ye…), chi invece dice per uno scandalo finanziario con il produttore Canova che gli avrebbe voluto fare la scarpe. La verità continuiamo a chiederla, perché non ci fidiamo nelle dichiarazioni ufficiali.

Nel frattempo ci aggiriamo nelle varie aree della Riviera Ovest per indagare su un altro mistero che ci attanaglia. Dobbiamo venirne a capo, perciò chiediamo al popolo miamese:

Chi cazzo sono gli Umarell?

Nessuno conosce la risposta, ma quando stiamo per perdere la speranza, ci imbattiamo su uno strano figuro dalla faccia dipinta di rosso. È Martin degli Umarell, che si offre di spiegarci l’arcano.

“Gli Umarell sono quello che vuoi che siano, degli anziani, dei beceri, delle persone fantastiche, dei nonni, degli amici, siamo tutti Umarell, siamo tutti dei vecchi, però è bello così.”

Al che sparisce, lasciandoci forse ancora più dubbi, ma il mondo non è bianco o nero. Il mondo è grigio, il mondo è blu, Cucucurucù…

Sullo schermo del Palco Lago appaiono le scritte di un karaoke, tre individui si manifestano, quello al centro con una maschera tecnotribale. Arriva poi altra gente sul palco, che balla e limona.

Sono vent’anni di Pop X. Questa è la loro festa, l’esibizione futurprimitivista. Quello di cui il mondo ha bisogno.

Panizza è il predicatore del Mi Ami 2025, tutti noi siamo i suoi fedeli. Sarà lui a curare il palinsesto del DAY 2 al Palco Utravel Arena (ecco lo sponsor), tra organi, adepti vestiti di bianco, pratiche ascensionali.

La performance dal nome Frei Körper Kultur, un chiaro riferimento ai Frei Korps, non è altro che il test di fedeltà assoluta richiesta dai Pop X per le truppe speciali che, terminato il primo ventennio, si preparano al prossimo. I veterani per l’anno XX dell’E.P. (Era Pop X).

Un fedele ci dirà che questo è il delirio di onnipotenza.

Noi del resto subiamo, perché Panizza e i suoi Pop X sono ingiocabili.

Ci troviamo alla fine del primo giorno

Davanti a un nuovo dilemma: dirigerci verso il Palco Champions per il ritorno dei FASK, o rimanere in zona lago per ascoltarci Ele A.

Scegliamo la prima opzione, ma sbagliamo strada e ci troviamo dai FYC. D’altronde gli acronimi ci sono sembrati simili. Nella sfera dell’indie-trap ci sono solo nomi alternativi. Quanto belli erano i tempi in cui c’era lvi…

Ligabue

Parte una bestemmia, Ranpo vacilla, Bardo lo sorregge.

La Fuck Your Clique elettrizza il Palco Idealista. È probabilmente il progetto più pop del momento, anche se mascherato. Tutti cantano, fanno versi, violano comandamenti.

È il Mi Ami biblico e il peccato non può mancare.

Oltre ai classici e l’album, la Fuck dimostra di sapere tenere il palco molto meglio di altri (RIP Noyz). Abbiamo la fortuna di ascoltare anche un inedito di prossima uscita, ecco a voi l’anteprima…

Tutto vi sarà…
Non è ancora il momento per svelare il mantra.

DAY 2

In milanese

DAY 2

“Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.”
Genesi 1, 7-8

È il giorno in cui è prevista maggiore affluenza. Si dice che qualche fan abbia risalito persino le acque dell’Idroscalo per raggiungere il festival senza pagare il biglietto. Il cielo è azzurro, una piacevole brezza soffia sulla Riviera Ovest.

È il DAY 2 e conosciamo anche oggi i nostri bersagli. L’appuntamento è alle 18:15 sotto la ruota panoramica con gli Studio Murena.

Ma prima ci facciamo un giro tra i palchi per capire com’è la situa. Non lamentatevi dei parcheggi se arrivate tardi, perché ai festival come il Mi Ami, specialmente durante il weekend, bisogna arrivare prima, anche perché ci suonano artisti in gamba come i Grandi Raga e Anna Carol.

Nel frattempo proviamo a caricarci i braccialetti, ma il 5G non ci assiste, maledette antenne!

Ci sono due categorie di persone: quelle che rimpiangono il caro vecchio contante o almeno i bancomat, e chi mente.

Mi Ami, lo sappiamo, lo fanno tutti i festival in giro per il mondo, non vogliatecene ma siamo tutti dei nostalgici.

Sono le 18:15, ci incontriamo con quella che sembra essere una big band crossover, gli Studio Murena.

Offriamo loro delle caramelle a forma di serpenti. Qualcuno di loro ci dice che sanno da big bubble, qualcun altro da coca cola peruviana, qualcun altro ancora da acqua dell’idroscalo. Sono dei tranquilloni, sanno che per loro il DAY 2 è un bel giorno, per questo sorridono, sono carichi perché a mezzanotte chiuderanno il Palco Idealista, in contemporanea con Okgiorgio e Emma Nolde: dobbiamo ammettere che al momento debito non è stato semplice decidere sotto che palco stare.

Tornando agli Studio Murena, si può dire che i regaz fanno parte di una nuova scena musicale non legata a un genere specifico, ma a un certo approccio di fare musica, ovvero suonando.

Chiariamo, non è per fare un commento boomer del tipo “la musica di una volta era vera musica”, per carità. Però ascoltare gente che suona e sa suonare in un momento storico in cui le peformance su sequenze, basi, e spesso e volentieri playback, sono la regola, è bello.

Colpiti gli Studio Murena, si facciano avanti i prossimi.

Ed eccoci ad ascoltare il Mago del Gelato, protagonisti di una delle sottotrame del Miami. Come la Bibbia, ripetiamo, è un festival pieno di storie.

In particolare quella di un simbolo, la leggendaria insegna dello storico locale Mago del Gelato, che ha purtroppo ha chiuso e così anche l’insegna è scomparsa… fino ad oggi!

A sottrarla al nuovo proprietario sono i PopX che la riportano ai Mago nel tripudio della folla.

Il Mago fa salire sul palco anche le persone più importanti per lui al mondo: LE MAMME.

Sapete come lo chiamiamo questo? Delirio italiano, ed è giusto che sia così.

Milano sarà pure una città con velleità europee, ma nel bene e nel male resta parte dell’Italiosfera.

Se dopo l’ascolto degli psicologi l’essere intristiti è inevitabile, allo stesso modo dopo il Mago del Gelato non si può non ritrovare la speranza nella musica italiana.

Mago del Gelato sappiate che vi avremo.

Ci dirigiamo dunque verso il main stage del Champion per ascoltare Joan Thiele. C’è poco da fare, Alessandra si è fatta la gavetta e si vede. Sa tenere un palco come si deve, sa cantare, suonare, portando uno show molto minimale che è coerente con la sua immagine artistica..

Tra l’altro segnaliamo il suo ultimo album Joanita, che contiene il singolo Veleno, guarda caso quello che pare essere diventato il jingle per i cambi palco di questo Mi Ami.

È tutto pilotato. Da (((lei)))?
Chissà… ma è bello così.

Nel mentre intravediamo aggirarsi tra la folla Laila Al Abash (Alabastro), e non possiamo non tenderle un agguato. Con arte del mestiere Laila schiva il nostro proiettile rigirando la domanda (domanda = proiettile perché la nostra è una guerriglia culturale).

Beh, se volete sapere cosa è successo durante queste interviste accelerate guardatevi i reel che usciranno o sono già usciti – dipende da quanto poco siete accelerati – nella pagina Instagram del Blast.

Dov’è Liana?

Dov’è Liana è al Palco Idealista.

Peace, love and baci.

Dov’è Liana è la trinità della natalità italo-francese. Se Giorgia Meloni volesse davvero risolvere il problema della denatalità in Italia, assumerebbe i Dov’è Liana e li metterebbe a capo del Ministero delle Nascite. La loro musica emana venti di love a cui è praticamente impossibile resistere.

Tutte le ragazze facendo l’amore.

Prendete il pubblico dei Dov’è Liana di Mi Ami 2025 e vedrete che tra 9 mesi sarà inevitabilmente più numeroso.

Va segnalato infine anche il ritorno sulle scene di Sangiovanni sul Palco Lago, dopo 3 anni, che vogliamo omaggiare con questa grande reinterpretazione di uno dei suoi pezzi più famosi.

Entrambe le serate del festival si sono concluse con una manovra a tenaglia della sicurezza per rimbalzare il popolo miamese direttamente verso il Circolo Magnolia, teatro dell’after party per i più vigorosi, o alle navette, pronti per essere rispediti nella città tentacolare.

Ammettiamo che avevamo i nostri dubbi su queste ultime, siamo stati delusi da trovarci dei semplici pullman e non letteralmente delle navicelle spaziali che ci avrebbero rispedito sul pianeta-Milano, ma anche soddisfatti di vederle perfettamente in funzione nonostante la calca di gente.

A voi che lasciate la Riviera Ovest, testimoni di un rito collettivo decennale che ha assunto una nuova veste, meno fangosa, più blu.
A voi, animali notturni, che avete superato il campo di rugby e l’area kids, addentrandovi nella sponda occidentale fino a quel momento sconosciuta.
A voi, che siete testimoni dell’edizione più biblica di sempre del Mi Ami festival.
Non cercate la cura per il vostro veleno.
Tutto vi sarà perdonato.

“Qualunque peccato o bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata.”
Matteo 12, 31

Mi Ami 2025 è il festival del perdono, l’edizione biblica per coloro che sono pronti a commettere degli errori, ma che sanno che dal cielo, oppure dalle profondità dell’Idroscalo, un’entità superiore sarà pronta a perdonarli.

Non sappiamo se un Dio, un serpente, o uno Studio Murena.

1
Selvaggia Lucarelli è un mezzo di distrazione di massa
2
Per farla finita con MARCELLO ASCANI
3
The Wreck of the Edmund Fitzgerald
4
Paura e delirio a Castel d’Azzano

Gruppo MAGOG

La Garage la Gang: che fine ha fatto Nerototale?
Monografie

La Garage la Gang: che fine ha fatto Nerototale?

È uscito il nuovo album della Garage, viva la Garage!
3 anni
22 domande agli Iron Maiden (del 1966)
Connessioni

22 domande agli Iron Maiden (del 1966)

Ma non quelli che tanto conosciamo.
2 anni
IL BLAST CERCA
Proclami

IL BLAST CERCA

Il Blast vuole te, tu vuoi il Blast.
5 mesi
The Great Rebellion: Gioca fino al collasso
Monografie

The Great Rebellion: Gioca fino al collasso

In redazione è arrivata una busta. Il mittente ha un nome tedesco, i timbri invece sono di quattro diversi servizi postali nazionali. Deve aver viaggiato molto… All’interno c’è solo un disco. PLAY ME, si legge. L’abbiamo messo nel PC.
2 anni
Tony effe vs Fedez : ai dissing preferiamo le sparatorie
Mattualità

Tony effe vs Fedez : ai dissing preferiamo le sparatorie

Questo dissing ci rivela il futuro del paese, fra la musica e il dominio delle multinazionali.
1 anno