È diventato virale il video trasmesso dalla Rai in cui il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano veniva accolto dagli applausi sul palco del Taobuk – il Taormina International Book Festival, ovvero, l’ennesimo festival culturale nostrano di cui potremmo e dovremmo fare a meno.
La realtà dei fatti è che Sangiuliano, salito per premiare il Nobel per la letteratura Jon Fosse, è stato sommerso dai fischi e dai buuh prima e dopo aver preso parola. Stessa sorte è toccata al governatore della Sicilia di Forza Italia Renato Schifani, al punto tale che la direttrice del festival Antonella Ferrara è intervenuta con un certo imbarazzo
ammonendo il pubblico:
«Scusate, non va bene, questo non è consentito»
Dovete sapere che
, in questi grandi eventi sulla libertà di pensiero, contestare chi sale sul palco non è consentito.
Purtroppo è una regola comunemente accettata. Riguardo questi big event culturali
, la penso un po’ come Tommaso Labranca su certe ville di Bellagio:
E non ho scomodato il nostro «teorico del trash» così a caso.
In questo articolo cerco di dimostrare perché, dopo il settembre 2022, continuare a parlare di «Teleregime»
è sbagliato, perché la Rai di matrice meloniana è letteralmente
Teletrash
, dove il termine «trash»
è inteso così come lo teorizzò Tommaso Labranca nei primi anni Novanta, prima nella sua fanzine TrashWare e poi nel libro Andy Warhol era un coatto.
Comunemente oggi con trash intendiamo nel linguaggio dei mass media un prodotto dalla qualità scadente, prodotti da intrattenimento- «spazzatura»
, artisticamente di basso livello
. In questa generica definizione, potremmo far rientrare programmi televisivi come Ciao Darwin, Sarabanda e Temptation Island, o programmi radiofonici come La Zanzara.
Non è questo però che Labranca intendeva per trash.
Per Labranca, il trash era l’emulazione fallita
, un fenomeno sintetizzabile con una formula matematica: «kS-R=T», dove: «k= una costante (intenzione, povertà di mezzi, incapacità, contaminazione, incongruità, massimalismo, ritardo ecc.) che altera lo scopo; S= scopo, cioè l’emulazione di un modello; R= risultato, ciò che si ottiene;
T=Trash!»
Essere trash «non vuol dire fare una cosa male, vuol dire aspirare a fare o a essere qualcosa che altri fanno o sono e che però è al di sopra delle proprie possibilità, fallire nel tentativo con aspetti comici, grotteschi, patetici» (C. Giunta, Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca)
La costante k era molto cara a Labranca, dato che senza quella costante rischieremo di vivere in un mondo di continue emulazioni riuscite, un mondo ancor più omologante di quanto sia già. I programmi che ho pocanzi citato, Temptation Island, Ciao Darwin o La Zanzara in questo senso non sono trash, perché i contenuti-spazzatura sono voluti, nascono così per volontà commerciale, e quindi appartengono a un’altra categoria, il «camp»
, il trash che ha preso consapevolezza di sé stesso.
Scrive Labranca:
«Nel noto programma di vendite a domicilio Domenica con Semeraro, trasmesso da varie TV locali un po’ in tutta Italia, il presentatore Walter Carbone cerca di emulare Pippo Baudo, ma non potendo invitare Madonna e dovendo ripiegare su Mario Tessuto, il suo risultato è trash […] Durante il Tg4 Emilio Fede cerca di imitare la CNN, ma è circondato da collaboratori surgelati come il tristemente celebre Paolo Brosio dal Palazzo di Giustizia di Milano, il suo risultato è trash».
Aggiungiamo un altro esempio:
«la Rai occupata dal governo Meloni tenta di emulare i regimi, ma non essendone capace a causa di una serie di costanti k, ottiene sempre un risultato che negativizza lo scopo iniziale, il suo risultato è trash». L’ispirazione me l’ha data proprio Giuseppe Cruciani, il nostro libertarian reazionario e conduttore de La Zanzara, non proprio un antagonista dell’attuale governo. Ecco come Cruciani ha commentato la sostituzione dei fischi con gli applausi a Sangiuliano nel servizio Rai: «Dai, non si possono sostituire i fischi con gli applausi…ora…queste cose qui le facevano i regimi…per l’amor di Dio mai mi sognerei di dire che in Italia c’è un regime, ma questi artifizi li applicavano i regimi. Potevi non mettere i fischi, potevi non fare il servizio, ma non puoi sostituire gli applausi con i fischi, porca troia!».
In altre parole: trash, emulazione fallita. E certamente non è la prima volta.
Ma per quale motivo la destra continua miseramente a fallire con le sue azioni nella Rai? Perché non riesce a imporre l’egemonia culturale che vorrebbe?
Innanzitutto, la destra ha confuso l’egemonia culturale neoliberale
con l’egemonia culturale di sinistra
, riconducendo la questione egemonica alla semplice occupazione strategica di determinate poltrone, il castello-Rai in primis
.
Questo è un errore che la destra guidata dalla Meloni pagherà carissimo, perché vede la questione egemonica in una semplice questione tra blocchi contrapposti, in base al governo di turno (errore analogo, ad esempio, lo fanno i sindacati, che continuano a vedere la questione del lavoro ancora in un’ottica fordista, una lotta tra operai e colletti bianchi: analisi obsoleta in una bourroghsiana società del controllo quale siamo nel 2024)
Certamente il castello-Rai è importante per il controllo del feudo, ma ormai tale feudo perde terreno di anno in anno finché a un certo punto diventerà un tale vecchiume da essere conservato nelle videocassette Kodak.
Poi ci sono i posti da occupare nei musei, negli scantinati di viale Mazzini, nei festival, nei merdosi big event culturali che contano, in cui si usa una retorica insopportabile e così via.
In questo senso, non si spiegherebbe come mai, da vent’anni di berlusconismo, sia emersa l’egemonia di sinistra
a cui la destra meloniana allude. Berlusconi era riuscito davvero a creare una propria egemonia culturale (partendo dalle reti televisive private, elogi del culto del consumo, costanti tagli al welfare, squadre di calcio che hanno fatto la storia e controllo di interi gruppi imprenditoriali e apparati dell’informazione), al punto tale che per 20 anni essere di sinistra significava essenzialmente essere antiberlusconiani.
Con questa equivalenza il declino della sinistra italiana, inteso come lo scollamento della sinistra dalla realtà popolare, subisce un’accelerata. Il declino di Berlusconi nel campo egemonico, non ha affatto messo in discussione l’egemonia delle egemonie, perché Berlusconi ne è stato la massima espressione politico-economica.
Non è un caso che, pochi giorni fa, la figlia del fondatore di Forza Italia, Marina Berlusconi, nonché presidentessa del gruppo Mondadori, abbia dichiarato di sentirsi in sintonia con la «sinistra di buon senso»
e che «ognuno deve essere libero di scegliere su aborto, fine vita e diritti Lgbtq»
.
E anche Zaia è d’accordo.
La «sinistra di buon senso»
della Marina Berlusconi coincide con l’ideologia neoliberale. Non ha fatto poi così tanto scandalo vedere nel mese del pride le industrie belliche tingersi di colori arcobaleno, con tanto di missili neri – stilizzati dai grafici della Leonardo e della Lockheed-, sul cui sfondo si ergono i colori della pace arcobaleno
.
Ancor meno scandalosa è la loro presenza come sponsor dei pride.
Più che scandalo, la cosa è stata accettata, chiudendo gli occhi, nascondendo la polvere sotto il tappeto, ma comunque silenziosamente accettata
(«there is no alternative»)
I diritti delle minoranze, sono stati riconfigurati all’interno del sistema capitalistico e persino imperialistico, un sistema che la destra, per dirsi tale, deve come minimo difendere.
Il secondo motivo è dato dalla costante k della formula labranchiana (kS-R=T)
«intenzione, povertà di mezzi, incapacità, contaminazione, incongruità, massimalismo, ritardo ecc». Alla destra non mancano i mezzi, ma sul resto ci siamo. Cosa potrebbe mai succedere se censurassi il monologo di un intellettuale del mainstream poche ore prima della messa in onda?
Che l’intellettuale del mainstream (tale è Scurati) diventi il martire di turno, e il suo monologo avrà un eco maggiore:
«il risultato è trash»
Alessandro Giuli ci prova e ce la mette tutta, ma ogni potenziale esito positivo viene riterritorializzato dalla sangiulianata di turno
:
«il risultato è trash»
Omettere la notizia sull’esito delle elezioni francesi in un TG nazionale, ha come risultato il trash
. La notizia dei fischi a Sangiuliano sarebbe stata dimenticata il giorno dopo, ma la grottesca operazione messa in scena da non si sa chi (e poco interessa, tanto si è già messo in moto lo scarica barile delle responsabilità) l’ha resa virale ed è diventata uno sfogo di Cruciani a La Zanzara:
«il risultato è trash».