Sapete? Fin da quando ne ho letto e conosciuto, ho sempre avuto un po’ il debole per le tecnologie sovietiche. È proprio lui, il passato elettronico di un sistema ideologico ormai morto, tuttavia mai del tutto sepolto! Uno spettro che tuttora s’aggira in questo mondo marcio.
È un interesse strano, bizzarro, di nicchia… Malsano, direte
. A chi mai verrebbe in mente di apprezzare tecnologie desuete fin dalla nascita, fotocamere meccanicamente antiquate
, cloni di home computers dell’occidente o cabinati arcade fatti dalla stessa industria militare che produceva componentistica per armi e test atomici?
Storia vera, oltretutto.
Ah, il mondo sovietico! Una terra poco conosciuta dal punto di vista videoludico. Un mondo separato dalla cortina di ferro e lontano dall’occhio occidentale ben più abituato a tutt’altro: gli agi dell’opulenza e dei diritti sociali conquistati negli anni. Diritti che, con la fine dello spauracchio comunista, iniziarono a subire lo smantellamento che tuttora continua.
Ah, diritti sociali, sicurezze sul lavoro… Ma questa e’ un’altra storia, paturnie da tesserati della CGIL senza più tempra, senza piu’ la forza di combattere! No, qui bisogna tornare indietro agli antichi fasti di qualcosa di ben piu’ terrificante delle cariatidi del primo maggio.
Qui parliamo di una santa trinità ben conosciuta: la STASI, la Trabant e il Muro
. Tre nomi, come le tre lettere che compongono un secondo acronimo ancor più famoso: DDR – Deutsche Demokratische Republik – Repubblica Democratica Tedesca.
La conoscete no? Ne è pieno di storie sulla DDR, troppe, su ogni genere di argomento possibile e immaginabile. C’è però un quarto nome, un quarto simbolo meno conosciuto rispetto agli altri, ma non meno importante in senso… videoludico.
Tanto per cambiare, l’IA (che ricordiamo, è una cosa meravigliosa) mi fa il gijinka di quello di cui parlerò perché, sotto sotto, pure io sono un po’ un weeb.
Karl-Marx-Stadt (ora conosciuta come Chemnitz), uffici della VEB Polytechnik.
Non è un nome che fa suonare qualcosa di grosso come Capcom o SNK
, essendo stata un’azienda che produceva proiettori per le scuole e per le industrie del paese. Non di certo gente che, in un giorno qualunque del 1985
, sarebbe stata commissionata dallo Stato per la produzione di un cabinato arcade, l’unico nel suo genere:
“La gioventù occidentale ha già Ghosts n’ Goblins. Ci serve qualcosa di simile che diverta la nostra gioventù socialista”.
E così nacque il Poly-Play, il primo e unico gioco arcade prodotto nella ridente repubblica (se si esclude il BBS-01, una console multigioco a tema Pong)
Poly perché sono di più, Play perché sono giochi, videogiochi
; finalmente anche la DDR ha la sua impronta videoludica! Otto o dieci
, a seconda della versione (diciassette in tutto), il Poly-Play fu un successone.
La tiratura di duemila esemplari (non pochi per il periodo) si diffuse a macchia d’olio in tutto lo Stato: ostelli, club giovanili, piscine, perfino edifici governativi; il grande cabinato dalle luci di mille colori apparve ovunque per rimanere nell’eternità della gloria comunista, eterna a venire.
E poi, un giorno, sparì insieme al muro di Berlino e tutto il resto del paese. Il muro crollò, la Germania si riunificò e il Poly-Play sembrò dileguarsi da ogni luogo. Così, di botto; sparito da ogni parte, perfino dove anni prima si accalcavano le file.
Solo pochi esemplari sopravvivono tuttora. Forse una decina o poco più, ma solo tre sono ufficialmente catalogati e presenti nei vari musei del retrogaming
. Dei restanti non si può certo sapere molto, a parte poche liste d’archivio ormai desuete.
Cos’e’successo?
Semplicemente la Storia, anche videoludica, ha decretato il suo vincitore.
File su file davanti al cabinato
. È tutto così bello, sapete? Ma poi TOC! TOC! Qualcuno bussa al muro, picchietta, e di colpo tutto crolla:
“Salve, abbiamo Final Fight a quintalate!”
, esultò la folla dalla parte opposta del muro, ormai in briciole. Il resto venne da sé.
Calciato via, rimosso di colpo; gettato tra i vinti della storia.
Chi vuole più giocare a Hirschjagd
quando puoi avere Commando
? Dopo anni di blando divertimento primitivo (le immagini valgono più di mille parole) chi vuole più catturare farfalle su Schmetterlinge
, quando puoi devastare astronavi in Xevious
?
Che ti interessa di simulare la qualità edile dell’appartamento medio a Milano in Wasserrohrbruch
? Il capitalismo ti dà Hyper Sports
e nel mentre ti inculca quanto è figo pagare mille euri per un buco in centro città.
Non parliamo poi di Space Invaders
. Surclassa UFO
e perfino il vituperato AFU
, pur essendo nato sette anni prima.
Potrei recensirvi ogni singolo gioco, ma sarebbe un’ elenco, nulla di davvero interessante; non è questo il mio scopo (l’hanno già fatto altri) e, come detto, le immagini valgono molto di più dei muri di testo.
Un pezzo di storia dimenticabile, quindi. Come la DDR, una volta che le note di Кончится лето fossero iniziate a suonare per le strade mentre l’occidente invadeva il mercato, insieme agli oligarchi, e l’industria locale veniva svenduta ai privati. Milioni di tedeschi a marcire per le strade del cadavere, presto putrescente, della nazione ormai morta.
È una storia brutta il post-comunismo, per andare off-topic. Una storia fatta di rivolte in ogni nazione, fucilazioni sommarie e nostalgici del comunismo che si ammassano in strada contro Gorbaciov o votano AfD con l’idea che, per quanto di destra, garantisca almeno l’idea di stato, di ritorno a una sicurezza sociale, che altri partiti non sembrano più dare. È strano il post-comunismo, è un mondo a parte ricordato con malinconia; come il Poly-Play.
E tornando a lui, a questo strano essere creato dai pezzi di vecchi carri armati sovietici… Io scherzo, ma non sarebbe tanto distante come idea se ci riferiamo alla descrizione di KLOV su uno degli esemplari:
Nulla di questo gioco è stato progettato specificamente per le macchine arcade.
Il monitor è un televisore GDR, modificato con un ingresso RGB. La risoluzione è abbastanza buona, con circa 60x40 caratteri (quasi PAL). [...]Se si osservano tutti i componenti, è difficile credere che siano stati realizzati tutti negli anni Ottanta. Il televisore è tipico dei primi anni '70, il cabinato sembra dei primi anni '60; solo il computer potrebbe essere della stessa epoca. Da un punto di vista tecnico, questa macchina utilizza una tecnologia di circa dieci anni inferiore a quella dei produttori occidentali[...]
Meccanica, tecnologia perfino, molto casereccia; recuperata, riciclata, presa da ogni dove e riadattata a ben altri scopi.
Io adoro queste cose!
Nato vecchio, quindi. Nato vecchio, con una linea produttiva non esattamente al passo coi tempi e con giochi che non avrebbero stonato su uno ZX Spectrum
; di quelli prodotti in BASIC
in un’oretta o due. Non di certo giochi arcade, insomma, le critiche si sprecano come le battute sul comunismo e varie ne sono state fatte nel tempo. Potrei dire tante cose, ma mi limiterò a far notare che questo è quello che succede quando lasci mano libera a gente che non ha mai avuto a che fare con i videogiochi.
Basta citare il cugino ucraino, il TIA-MC-1
, per capire che pur con varie limitazioni tecniche si può ottenere qualcosa di bello (potrei recensirlo, a pensarci) se ci si impegna e c’è la conoscenza di ciò che si fa. Basta citare i mille giochi LCD creati dalla ELEKTRONIKA
per capire che si poteva fare tanto anche in quel mondo poco conosciuto, ma non puoi creare roba molto creativa se fino a ieri costruivi proiettori.
Col Poly-Play non sembra esserci stato nulla di ciò se non l’idea del “sono giochi, hanno colori e movimenti, va bene così, tanto nessuno sa cosa è un videogioco”.
Non era del tutto vero.
Fino a quando sei da solo e sei l’unico sul mercato, tutto va bene, ma poi… La porta, il muro, ricordate? Il libero mercato sfonda e sei fottuto.
Passino le testimonianze di file di gente, di ragazzini che si divertivano, ma non è molto giustificabile tale qualità derivativa, questa pigrizia informatica; non con la fantomatica uccisione della creatività perpetrata dal comunismo né con la STASI che uccide il libero pensiero. No, qui c’era proprio la mancanza di idee, di know-how
.
Un problema che colpisce tutti indiscriminatamente, a dire il vero. Anche l’occidente (tacciatemi di benaltrismo) ebbe le sue orde di giochi malpensati e creati solo per guadagnarci qualche ghello
. Roba fatta da gente che con i videogiochi non ci aveva mai avuto a che fare e che, giustamente, perì con la crisi videoludica dell’83.
Non tutto è così orribile, tuttavia. Qualche titolo (tra cui quelli finora citati) può essere considerato anche divertente se preso per quello che è: un gioco qualunque e non un qualcosa da comparare alle controparti occidentali, se escludiamo titoli orribili come Merkspiel e Autorennen. Per altro, se vogliamo comparare, hanno fatto di meglio in ben altri paesi del blocco orientale.
Per citarne altri, Hase Und Wolf e’ carino per essere un clone di Pac-Man, come Schießbude e’ un clone di Carnival. Der Taucher (da non confondersi con il piu’ mediocre Der Gartner) e’ piacevole nella sua estetica e ha una buona progressione della difficolta’.
Im Irrgaten mostra un certo stile nella presentazione pseudo-tridimensionale, per quanto datata, cosi’ come Der Lindwurm, forse il migliore a livello grafico.
Due titoli che, più tra tutti, spingevano sulle capacità della macchina. Purtroppo usciti tardi (ultima versione del cabinato, periodo 1988-1989), sono stati forse il tentativo di salvare il salvabile: un’impresa ormai impossibile.
Gli ultimi rantoli prima di chiudere baracca e burattini.
Ne ho dimenticato qualche d’uno? Ne ho mostrato quattordici, giusto? Ne mancherebbero tre, purtroppo non ancora emulati (Im Gewächshaus, Fly, Hagelnde Wolken)
E con questo si chiude questa breve panoramica sul Poly-Play, forse un po’ troppo frettolosa per quello che si potrebbe ancora dire.
La storia di questo strano essere, segnato dal destino di essere soppiantato appena il blocco orientale fosse crollato con tutti i suoi sogni di gloria. D’altronde nessuno poteva saperlo che sarebbe successo, si dormiva sugli allori. Nessuno credeva sarebbe crollato, si pensava che sarebbe stato in piedi in eterno e quelli che sono venuti dopo si giustificano su cio', blaterano di possibili fatti alternativi, di scappatoie, di errori che si potevano evitare.
“SE l’URSS non avesse speso tutto il budget in armamenti, FORSE sarebbe rimasto in piedi”.
“SE la DDR fosse stata più libera, non la si sarebbe vista come il male assoluto”.
“MA SE la guerra dell’Afghanistan…”
Ma signori, la storia, si sa, non si fa con i SE e con i MA. Lo dice Barbero, lo dicono tutti, e non sarà certo un rachitico rivoluzionario da tastiera, carne da gulag, a farmi cambiare idea. Adorerei l’idea di un Poly-Play II o di un Photon III, credetemi, ma:
La storia ha vincitori e vinti in ogni cosa. Anche nel mondo videoludico.
Se perdi hai perso, non ci sono giustificazioni che tengano e Jean Paul Sartre che valgano.
Tuttavia la storia non è statica e il perdere, come il vincere, non e’ mai eterno.
In questo senso l’ex blocco sovietico si è da tempo risollevato, almeno in parte.
Cazzo, basti pensare a S.T.A.L.K.E.R.!