È da poco passata la mezzanotte. Sono adagiato goffamente sul mio letto, illuminato dai luminescenti pixel della televisione. Sto seguendo la tradizionale Maratona Mentana – Speciale Elezioni Americane! Mi ero promesso di seguirla tutta, ma dopo nemmeno un’ora avevo compreso che non ne valeva forse la pena. Non per Mentana, non per la narrazione.
Forse aveva più senso che concentrassi le mie energie su una condizione che mi inquietava, un pensiero sotterraneo contrastante.
Ho seguito questa campagna elettorale con particolare interesse, ero e sono convinto che queste sono le elezioni yankees più importanti dalla caduta del muro di Berlino (per ragioni tipo Terza-Guerra_Mondiale-a-Pezzi, Caduta-dell’Occidente, ecc.). Di conseguenza, avendo questo tipo di convinzione, credo che qualcosa potrà serenamente cambiare.
Quando ho cominciato a seguire i commentatori nella notte, ha cominciato a strisciare la brutta sensazione che forse poco cambierà (a sostegno di questa tesi sono circolati molti meme), di cui ricordo il più grezzo: un’immagine delle macerie di Gaza e una scritta a font bianco ‘’Trump or Harris?’’
.
Cammino sul filo di questo rasoio, mentre da qualche parte del mio labirinto infodemico di Telegram arrivano notizie circa il vantaggio di Trump. Mi addormento.
Sembra essere tornati nel 2016.
Svegliarsi la mattina del 6 Novembre e vedere Donald Trump prossimo alla vittoria USA. La prima notifica è arrivata alla 5:30 di mattina, da un caro amico americano, con un messaggio lapidario: TRUMP 🇺🇸.
Era tutto vero, nessun sondaggio era corretto, non se lo aspettava nessuno, l’infodemia ancora una volta è stata sconfitta dalla realtà.
Se nel 2016 il voto popolare era per Hillary, questa volta anche i numeri assoluti sono per il Tycoon. Se allora il Trumpismo veniva troppo spesso e erroneamente bollato come uno scherzo della storia, frutto di un’iperstizione in cui i meme di QAnon e 4Chan avevano avuto un ruolo a dir poco decisivo (al punto tale che la Clinton era talmente certa di vincere da non prepararsi nemmeno il discorso della sconfitta, improvvisato subito dopo), oggi (ma anche allora) il trumpismo si configura come un progetto politico credibile agli occhi di molti americani (e di latinos).
Per gli americani, il trumpismo non è né un meme né un troll, ma una strategia politicamente condivisibile e (forse) funzionale agli interessi della nazione.
Fallimentare, invece, la strategia di quelle menti superiori (in quanto laureati votati dai più laureati, questa la vulgata) che i Democratici vantano di essere. Sono loro la deontologia dell’intellighenzia americana. L’ambiguità totale sulla questione palestinese, il tentativo ossessivo di infilare la Russia in un pantano in Ucraina e un linguaggio che non fa più appeal se non a chi a certi slogan ci crede ancora (più gioia, più libertà, più giustizia, più democrazia ecc).
Invece così votarono gli americani: Make America Great Again!
Le cose cambieranno veramente questa volta? Ditemi di sì, vi prego! Staremo a vedere, nel frattempo però ci aspettano grasse risate e colazioni abbondanti per le lacrime dei liberal-progressisti (nostrani, ma non solo).
Questa mattina anziché piratare i giornali da telegram, pratica sacra del rituale mattutino di ogni tecnopirata
, abbiamo deciso di fare un investimento e spendere della pecunia per la carta straccia e per farci due risate. Non abbiamo preso Il Giornale, Libero e La Verità, sarebbe stato troppo facile. Concentriamoci sugli altri, su tutto il resto che abbiamo trovato in una delle ultime edicole vicino l’università (e che abbiamo già inserito nella lista di strutture passatiste da bruciare).
Ecco i nostri highlight con i relativi premi.
Iniziamo dall’esterno.
PREMIO MIGLIOR COPERTINA
Se lo aggiudica il Foglio, con un’estetica che riprende direttamente Dark Maga. La classe produttiva nordica che legge questo giornale riconosce subito anche la nebbiolina e si sente sicura e a casa e la luce (il sole?) che vediamo dietro la testa Trump riprende un video pubblicato mesi fa dallo stesso tycoon. Ottima composizione!
PREMIO ROSICATA
Domani vince a mani basse, con una citazione da capogiro per cui a non voler accettare la sconfitta è proprio Trump
. E se si parla di Trump e di Maga allora è il momento di ricacciare fuori l’Ur-Fascismo e il Maga Eterno.
Diciamolo forte e chiaro a De Benedetti: non c’è Domani! Kamala ha perso.
Menzione speciale: PREMIO MIGLIOR TITOLO
Ci piace! Anche se bisogna dire che manca l’endorsement di Musk negli eventi salienti della campagna elettorale….
Ma non mancano i vari cliché, perché si sa che quando vince Trump ci sono di mezzo gli hacker russi. La notizia è riportata in una noticina dal Corriere e in un articolo di Massimo Basile su Repubblica, che vanta contatti con “fonti ufficiali
” che confermano la notizia quali l’ambasciatore americano (mica avranno la linea diretta perché sono controllati eh, non sia mai).
Sul Corriere ricordiamo la Psyop di Cazzullo, che segretamente ha sempre tifato Donald.
chat leaked di Cazzullo
Per questo siamo un po’ delusi, solo un articolo sui bianchi ignoranti agricoltori americani vs donne emancipate laureate, che poi alla fine si vedono sconfitte.
Del Corriere però molto apprezzabili le pagelle, anche se alla fine piange pure lui.
Da notare come nel 2016 a trainare Trump furono i meme, nel 2024 gli stand-up comedian (Joe Rogan, Tony Hinchcliffe, Andrew Shulz).
L’umorismo vince ancora. Per questo è arrivato il momento di assegnare il premio più ambito nella categoria ai giornali mainstream:
IL PREMIO MEME
Il Corriere ci prova con qualche titolo:
(se siete in fila restateci e non votate?)
Ma ad aggiudicarselo è Repubblica.
A Massimo Basile serve un po’ di malox, non solo gli hacker russi, ma ora ci si mettono di mezzo anche i meme. Ecco il video incriminato, ecco il video “dai toni cupi”:
Dark MAGA Assemble!
— Elon Musk (@elonmusk) November 5, 2024
pic.twitter.com/JGqFQ1DTGO
Ancora una volta se fare meme, postare su Telegram e X video ed edit è essere estremisti allora lo diciamo a gran voce: sì, siamo estremisti.
Quant’è bella propaganda, che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.
Eppure già sappiamo, domani sarà un altro giorno e un’altra vittoria. Perché ci saranno le copertine iconiche con Donaldo. Ma anche oggi è stata una gustosa scorpacciata. Se dobbiamo credere a qualche propaganda, se c’è una propaganda che vogliamo pushare, dato che non possiamo esimerci anche noi di farla, è quella dei groyper::
Lo spauracchio della guerra con l’Iran. Tiratelo fuori! E anche un po’ di Project 2025 perché quella è la roba che piace a noi. Diffondete le idee giuste, ché tanto bisogna ballare in questo gioco infodemico e non importa da che parte state, ma solo le idee che propagandate.
E sono sempre le idee sotterranee (fino a un certo punto di profondità) a muovere quello che è il terreno su cui camminiamo.
Non sappiamo se trastare o no, se fare o non fare, ma abbiamo già la pistola pronta e in mano, anzi, in testa.