L'EPOPEA DI MAURO DA MANTOVA

L'ultimo schizo-futurista

L'EPOPEA DI MAURO DA MANTOVA
Lettura boomer
Mauro da Mantova, al secolo Maurizio Buratti, sovrappeso, occhi verdi, voce maschia, capello patinato biondo gellato e parlata sputacchiante, è stato senza alcun dubbio il più grande interventista de La Zanzara, il noto programma radiofonico in onda dal 2006 su Radio 24.

Alle nuove leve, abituate a personaggetti mediocri e macchiettistici, il nome Mauro da Mantova non dirà nulla; per molti però la sola città di Mantova può far pensare ad una persona: “Virgilio!”, risponderebbe Edoardo Prati. Assolutamente no: al diavolo il poeta delle pecore e delle stelle, lasciamo ai classicisti bloccati nel fetido passato i racconti di eroi vacillanti, di chi scappa, di chi non osa!

Mantova è la città natale di Belvaman Trucidator, il più spietato interventista di radio e TV in Italia

L’ultimo schizo-futurista.

Mauro è un poeta, a differenza di quel Virgilio, che al solo leggere il nome un’eco di naftalina ci punge le narici. Basterebbe guardare un solo video per capire che Belvaman è un cantore che inventa e sperimenta giochi linguistici basati sulla falsificazione e sul non-sense. Gli oggetti delle sue ponfate non sono contadini e mandriani, ma De Benedetti, Monti, Prodi, Soros e gli Ebrei.

Principio numero 1 del manifesto schizo-futurista:

SCHIZOFRENIA COME RIVOLUZIONE

Il cervello deve diventare un motore senza freni, le idee devono sfrecciare più veloci della luce, senza logica, senza morale, senza censura. Trituriamo il linguaggio, creiamo una sintassi elettrica, un pensiero che si muove a scatti, come una macchina senza pilota

Mauro è un personaggio profondissimo da analizzare. Non basterebbe un solo libro per elencare tutte le sue sfaccettature e teorie del complotto a lui care: dai rapporti tra Renzi e la lobby ebraica, quel pezzo di vita vissuto assieme all’ucraina che ha militato nel KGB, le dettagliate analisi su Salvini, che “copia e incolla quello che dico io”, al “gancio a Caracas” e al maestro di vita Schiaffone

MdM non va etichettato come un semplice pazzo: Mauro, per il suo pensiero e il suo linguaggio, è stato avanguardia allo stato puro. Fa il suo esordio a La Zanzara nel novembre 2010. In 11 anni ha saputo incarnare il ruolo del ribelle moderno, un "outsider" del pensiero contemporaneo, il perfetto esempio dello Schizoide destrorso. In un’epoca dominata dal conformismo e dalla sorveglianza algoritmica, Mauro si fa carico di incarnare a sua libera misura lo spirito futurista: estremo, allucinato, dissacrante, provocatorio e VELOCE. Due bypass al cuore subiti nel 1999, il Maurone era una macchina da guerra, un cyberfreak costruito per soffocare dalla radio del Sole 24 Ore ogni residuo lobbista ed europeista.

Con la sua stazza rilevante, MdM calpesta e tace quel pensiero comunitario ed elitista, un coro stonato che pretende di essere armonia. La nostra musica è la voce gracchiante e scomposta dello schizo-futurista che, grazie ai suoi 8 cellulari e altrettanti nomi falsi, importuna quante più emittenti possibili. Le chiamate di Mauro sono sempre pronte a impressionare il membro della maggioranza silenziosa Parenziana, seduto sul sedile della sua macchina elettrica vestito con una giacca di velluto a coste. Mauro non appartiene a questo mondo noioso e razionale: lui sfreccia nell’aria come un proiettile cromato pronto a raggiungere Milano e riempire di sberloni Parenzo o qualunque prezzolato abbia il coraggio e la pazienza di contraddirlo.

Principio numero 2 del manifesto schizo-futurista:

LA VELOCITÀ È DIO

Il futuro appartiene a chi corre, a chi rompe, a chi sfreccia. Le auto elettriche sono per i codardi, noi vogliamo motori ruggenti, benzina che esplode, acciaio che stride, il suono delle turbine che taglia l’aria.

Belvaman era un meccanico prima che nel 2011 Prodi e Magistratura democratica gli facessero perdere il lavoro il mestiere più futurista che ci sia. Passava le giornate in quelle officine contraddistinte dall’odore crudo di metallo e ruggine, con ritagli di giornali attaccati ai muri del banco di lavoro. La colonna sonora di quel luogo non era il rumore delle dita curate che sbattono sulla tastieratipico di quegli ufficetti della Milano ricca e profumata ma le bestemmie, i discorsi avvelenati contro la banale e insipida democrazia e il ticchettio delle chiavi inglesi.

Principio numero 3 del manifesto schizo-futurista:

LE OFFICINE RUGGISCONO, LA DEMOCRAZIA ARRUGGINISCE

Le officine sono il cuore pulsante della velocità e della potenza, dove il ferro si piega e il motore ruggisce. La democrazia, invece, è ruggine, polvere, muffa burocratica. Noi siamo il martello che batte, la fiamma che fonde, il motore che urla.

MdM rifiutava ogni social mainstream: al diavolo Instagram, Twitter – oggi X – o Facebook; il caos di Belvaman Trucidator viene scatenato sulle piattaforme rivoluzionarie: Telegram e VK, lontane dagli occhi del Grande Fratello Piddino di cui Mauro era convinto di essere osservato. Questo è un classico esempio di un post di Mauro ancora oggi visibile nel suo canale ufficiale Telegram “Mauro da Mantova Belva”.

“ECCO UN’ALTRA PERLA DELLA VIDEOCHAT CIAOAMIGOS CON I SUOI MOSTRI CHE LA NAVIGANO TRA FALEGNAMI DEL REPARTO SEGHERIA E VECCHIACCE CACCIATRICI DI FAVE TOSTE CARNOSE E PURE GIOVANI LI CERCANO STE ZOZZE AMMUFFITE E SCADENTI CHE CADONO A PEZZI E SI SCANNANO PER LO SFILATINO CHE RECLAMANO L’APPARTENENZA DEL VOLATILE”

Qui MdM in pieno delirio contro la sua chat preferita, ci regala uno dei più bei versi schizo-futuristi contemporanei. Le immagini si succedono velocemente e senza ordine, come un flusso di coscienza disordinato che scuote il lettore.

Principio numero 4 del manifesto schizo-futurista:

DISTRUGGIAMO LA RETE DEL CONTROLLO, ESALTIAMO IL CAOS DIGITALE

Abbasso i social asettici dei censori, le prigioni algoritmiche del pensiero docile! Noi dominiamo le reti sotterranee. Le nostre parole non si piegano ai moderatori servi, si scatenano come motori fuori giri, incendiano lo schermo.

I termini suonano come i propulsori di un aeroplano: “mostri”, “segheria”, “vecchiacce”, “zozze”, “ammuffite” e “scadenti” creano una sinfonia che rappresenta un universo contemporaneo in cui la psicosi sembra essere la norma. Il dinamismo schizzato di Mauro si manifesta nell'utilizzo di una successione di aggettivi che sembrano viaggiare alla velocità di un treno supersonico: “fave toste”, “carnose”, “giovani”, “scannano”. Ogni aggettivo e sostantivo suggerisce un’immagine che impone il suo ritmo. Queste strofe corrono come una motocicletta, investono il lettore borghese e perbenista. La logica lineare non esiste. Qui non ci sono premesse o conclusioni: è qui che si instaura l'assurdo gioco del non-sense tipico di Maurone. Il gioco linguistico non organizza il campo in ipotesi di sconfitta o di vittoria – ho ragione io, hai ragione tu – ma ha come unico scopo quello di affermare il caos più romboante. Questo post, che andrebbe fatto leggere in ogni scuola al posto delle polverose filastrocche di Gianni Rodari – con il suo ritmo dinamico, schizofrenico e senza freni, incarna perfettamente lo spirito di Mauro.

Principio numero 5 del manifesto futurista:

Gloria al Caos e al Non-Senso!

Distruggiamo la logica servile! Nessuna premessa, nessuna conclusione: solo esplosione verbale, urlo devastante, linguaggio che colpisce come un pugno. Il pensiero non deve convincere, ma travolgere.

Nel 2020 arriva il Covid: Mauro ovviamente aveva già annusato l’inganno. La sua teoria è molto intricata ma la riduco al minimo essenziale: il Covid non esiste, è tutta una montatura per vaccinarci. Nel vaccino sono presenti metalli pesanti e alluminio. Quest’ultimo elemento è molto importante perché proprio grazie ad esso le antenne 5G, con le loro onde a microonde, ci uccidono!

Molto semplice: microonde + alluminio = morte, ce lo hanno sempre detto anche le nostre mamme!

In questo periodo Mauro è sicuramente molto più schizo che futurista. A dicembre del 2021 Mauro si ammala gravemente e lo stesso mese farà quella fine che tutti conosciamo, proprio a causa di quella malattia di cui lui negava completamente l’esistenza. Prima di andarsene, Mauro compì un ultimo gesto schizo-marinettiano: si recò in un Carrefour, “che è ebraico”, per fare l’untore.

Che questo suo gesto non fosse contro gli innocenti consumatori non ci sono dubbi: con questo suo atto finale voleva affondare un ramo di quelle “lobby ebraiche” contro le quali combatteva da un decennio. Le condizioni di Mauro si aggravarono velocemente; fu solo Giuseppe Cruciani a convincerlo di recarsi in ospedale, non quello della sua città però, perché "c'erano i comunisti". Belvaman da vero ardito del pensiero, anche sul letto di morte rifiuta le cure. Morirà il 28 dicembre senza fare un passo indietro dalle sue folli idee. Mauro da Mantova se ne andò così, come un ardito dell’etere e del complotto, caduto senza arretrare di un millimetro. Un proiettile impazzito lanciato contro il mondo.

“Sì, ormai è evidente: io sono JESUS, io sono DIO”

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