PATCHWORK

Manifesto per l’Italia del 21° secolo

PATCHWORK
Lettura boomer
Curtis Yarvin può aiutarci a pensare l'Italia del futuro?

L’Italia ha al momento tre problemi principali:

  • Il parlamento
  • Lo stato unitario
  • Il presidente della repubblica

Primo problema: il parlamento

Il parlamento viene eletto dai cittadini in base a quello che propongono i partiti, i cittadini (io per primo) hanno dei bias importanti e si informano su Telegram o, peggio, guardando i TG; puntualmente eleggono dei coglioni.

Secondo problema: lo stato unitario

Dal momento in cui si pensa di mettere in un pentolone i soldi «pubblici» (sono soldi privati estorti con la forza e il ricatto) che poi i suddetti coglioni decideranno come spendere, la spesa è inefficiente. Questa è tanto più inefficiente quanto più il centro di governo è distante dal contribuente, non ne conosce le esigenze e neanche la realtà locale.

Terzo problema: il presidente della Repubblica

Di per sé non mi fa né caldo né freddo, d’altronde non fa niente, ma è l’esempio lampante di come l’immobilismo italiano abbia concepito la Repubblica come la continuazione della monarchia con altri mezzi.

Veniamo alla pratica

L’argomento di grido oggi pare essere l’efficientamento della spesa pubblica (POV: la Spesa pubblica non sarà MAI efficiente, aboliamola). Effettivamente è un problema annoso (o dovrebbe esserlo) non solo per la «destra» ma anche per la «sinistra», fermo restando che con quel Progetto Maoista di Project 2025 le due categorie appaiono sempre più sfumate.

Viviamo oggi in tempi molto confusi

Forse siamo davanti all’esaurimento delle teorie economiche «di sinistra» o forse siamo davanti a un loro riassetto in termini tecnocratici la cui guida non sono i libleft (che non producono ricchezza ma la succhiano da altri) ma Musk e Trump. In Italia l’elettore medio di centrodestra deve ancora capirlo: Musk e Trump sono i nuovi comunisti.

Con le teorie economiche «di destra» ci frantumano i coglioni da almeno trent’anni: non sono mai state realizzate e, una buona fetta dei paggi del «liberismo» europeo ora guardano a Milei come un pazzo. El loco è oggi l’unico esponente delle dottrine economiche liberiste.

Milei è un libertario convertito al minarchismo (lo stato minimo), ma studiando un po’ la questione e chiedendomi se l’Italia, paese socialista per definizione insieme alla Francia, potesse mai sposarne gli ideali o anche solo adattarsi al sistema che Milei sta realizzando in Argentina, mi sono imbattuto in Patchwork: a political system for 21st century di Curtis Yarvin.

Quella quarantina di pagine trasformano il “malcostume” italiano in virtù, si fanno sintesi dei valori più cari agli italiani: il campanilismo e l’evasione fiscale.

No taxation

Il punto focale del discorso libertario è questo; Yarvin lo porta all’estremo, arrivando al nocciolo della questione. Non c’è nessun motivo per tasse e dazi (che invece l’amministrazione fa fioccare usandolo come arma – incredibilmente efficiente parrebbe – di politica estera) perché il cittadino smette di essere tale.

Il concetto è alquanto bizzarro, il cittadino nato nel 1792 ha fatto un mucchio di stronzate e recentemente pare essersi disinteressato della politica, quindi dimentichiamolo. Noi non siamo cittadini. Siamo consumatori. Pertanto non paghiamo tasse ma servizi. Preso atto dell’inconciliabilità tra libertà e democrazia, si abolisce la seconda e si accelera sulla prima.

Sul The Federalist, lo Stato Federale era proposto come uno strumento per prevenire lo strapotere del tiranno, ma già negli anni ‘30 questo proposito sembrava preistoria. Dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi, anche negli Stati Uniti che teoricamente dovrebbero essere una Confederazione, lo Stato si è sempre più centralizzato e nella pratica non si è caduti nel temuto strapotere del tiranno. Almeno fino al 2020.

Per abbattere il Nuovo Leviatano che avanza, Yarvin propone la sua visione di stato neocamerale. Lo Stato è ridotto alle sue funzioni originarie che sono sostanzialmente quelle di protezione (una volta assicurate da un sovrano, da un Duca o da un Conte), quelle che oggi chiamiamo Difesa dei confini e Ordine pubblico. È bizzarro pensare che con l’allargamento delle competenze statali in tutto il mondo occidentale (lo Stato italiano è uno dei massimi esperti in merito, intercalando quasi il 50% degli scambi economici), lo Stato odierno non sia in grado di garantire le sue due uniche funzioni originali: controllo dei confini e ordine pubblico.

A seconda della propria visione politica, poi, lo Stato può farsi carico di diversi compiti come “organizzazione caritatevole” ovvero occuparsi di sanità, scuola, pensioni, ecc.

Ma perché non lasciarle a organizzazioni di mutua assistenza com’era la Chiesa nel Medioevo?

La visione di Yarvin è decisamente Anarco-liberista ma lascia pur sempre spazio a successive interpretazioni; intendiamoci, Yarvin è un antidemocratico e questo è il fulcro del suo pensiero, ma il suo Patchwork lascia la possibilità per i vari piccoli stati di comportarsi come credono meglio – unirsi, dividersi e sviluppare i compiti secondari -, tutto può essere concepito e realizzato in questo sistema reazionario (forse sta proprio qui la sua universalità), ma sempre e rigorosamente:

Yarvin si sbrodola su come un Monarca assoluto garantisca una maggiore libertà e scelte più efficienti (o meno nefaste) ai cittadini: NN FRECA. Parlare a un popolo (?) come quello italiano, che vanta le Repubbliche marinare e i comuni nella propria storia, di avere un Monarca è ridicolo; tanto più che l’ultimo si è trovato lì per caso ed è stato cacciato a calci in culo e falsificando i risultati del referendum.

Non chiedete MAI che cosa c’era nei sotterranei del Viminale nel ‘46.

* segue ad abbattere la statua di Vittorio Emanuele II in riva degli Schiavoni *


Davvero ragazzi, una statua equestre in Laguna?

Nel Neocameralismo lo Stato viene sostituito con una società per azioni; e come tale l’unico scopo dello Stato è portare profitto agli azionisti. Ora, se pensiamo all’assoluto Stato della Repubblica Italiana potremmo quasi esserci vicini: i dipendenti statali (azionisti) traggono profitto, la classe produttiva si incula.

Chiaramente questa visione è semplicistica e, devo essere sincero, al momento sono anch’io un dipendente statale.

Teoricamente la garanzia del residente (non è più un cittadino) che lo Stato non si trasformi in uno stato “carcerario stile blocco orientale” è il dovere fiduciario dei delegati nei confronti degli azionisti. L’imposta – chiamiamo le cose col loro nome, se si chiamano imposte è perché nessuno vuole pagarle e devono, appunto, essere imposte – sui redditi e sulla proprietà viene abolita. Rimane solo l’IVA, che è l’unica imposta giustificabile in un modello federale basandosi su un contratto:

“Ti lascio fare affari sulla mia terra”, invece del modello democratico che potremmo riassumere nel: “sto rubando i tuoi soldi per il tuo bene”.

Taxation is theft?

Utopia? Lo Stato del futuro è più vicino a voi di quanto pensiate. Tolto San Marino, collinetta che l’Italia si è dimenticata di annettere anche perché con le grandi competenze belliche italiane andava a finire come in Etiopia e toccava gasare i poveri Sanmarinesi, il Vaticano è l’unico stato preunitario ad essere sopravvissuto fino ad oggi e non ha un’imposta sui redditi, è andato oltre la visione Yarviniana non essendoci neanche l’IVA, e si mantiene, retto saldamente da un’oligarchia guidata da un Monarca eletto, grazie a speculazioni finanziarie.

Il Vaticano è lo stato del futuro.

Se Yarvin fosse italiano, per costruire la sua teoria, si sarebbe ispirato alla Lega Lombarda; siccome, a differenza di Milei, non è italiano, si ispira al Sacro Romano Impero, alla Lega Anseatica, alla Prussia. Poco male, le basi ideologiche (se di un movimento anti-stato si può fare un’ideologia) del federalismo stanno anche lì.

Leggendo Patchwork non capivo se stavo leggendo Yarvin o Miglio.

Ma Miglio rimarrà pur sempre un uomo del passato che, per quanto lungimirante, non poteva intravvedere ciò che Yarvin coglie chiaramente; il nesso tecnologico che potrebbe permettere al suo sistema di prosperare: la moderna tecnologia crittografica.

Gli azionisti hanno chiavi di crittografia che danno accesso all’arsenale militare, sono anonimi e non vivono necessariamente nello Stato. E a me sembra sempre più la descrizione dell’Italia dei comuni dove un Podestà governava e l’Italia era il centro dell’innovazione tecnologica. Peraltro l’applicazione della crittografia agli organi di governo è stata millantata recentemente anche dal sior Musk. In un contesto siffatto, gli azionisti hanno tutto l’interesse che più gente viva e commerci nello stato perché, anche se in Europa ce lo siamo dimenticato, il dollar voting è l’unico voto che realmente conta.

Voglia di inquinare l’aria che respiriamo a parte, a questo punto del discorso appare evidente che Yarvin spreca tanto fiato per descrivere in altre salse LEI, l’unica, l’inimitabile, REPUBBLICA SERENISSIMA. Pensiamoci un attimo: lo stato era retto da un CEO, detto DOGE, eletto da un consiglio di amministrazione, l’aristocrazia veneziana, non esisteva la tassa sui redditi e gli azionisti erano effettivamente degli azionisti dello Stato.

A supporto di tale tesi posso portare l’esempio pratico del Maggior Consiglio. Dopo la serrata del Maggior consiglio (1297), la carica divenne ereditaria e questo venne riaperto a nuove famiglie soltanto in due occasioni: la guerra di Chioggia (fine XIV° secolo) e durante la guerra di Candia (XVII° secolo).

Perché? Gli azionisti non avevano abbastanza soldi (pur avendo fatto un aumento di capitale com’era solito in quelle occasioni) e optarono per diluire le quote societarie. A questa maniera le famiglie ricche dell’entroterra veneto e lombardo si sono comprate i titoli da Nobil Homo.

L’unica teoria politica “moderna” nata in Italia è il fascismo. Essendo fallito e non auspicandone un ritorno, osservando che la situazione attuale è il fallimento della Repubblica catto-comunista italiana, non ci resta che ripartire da lì dove ci eravamo lasciati. Ripartiamo dalla nostra storia, torniamo alla Marca, al Ducato, al Comune, al giardino di casa, al Vaticano e alla Serenissima. Il fine è sempre quello: la FIGA.

Fare l’Italia Grande Ancora

Nel secolo 21° la scelta non è riformare la costituzione, tagliare l’INPS o i forestali della Sicilia. Per rendere l’Italia grande bisogna farla piccola, realizzando il patchwork italiano: dieci, cento, mille Repubbliche balcano-campanilistiche con tendenze Mileiane.

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