GIORNO 1
Si è deciso di passare al lato oscuro, alla clandestinità. Rispetto alla festa dello scorso anno, questa è, insieme ai panini con la porchetta, la grande novità. Editori e pirati. Pirati editori. Questo il discorso di apertura del duo LV-SC: basta circuiti editoriali viziosi, basta ISBN, si tenterà un’altra via (Ma quale via rivoluzionaria? – si chiedevano Deleuze e Guattari)
Dissipatio clandestino si riunisce in segreto; BLAST lavora sul web nell’anonimato; Pangea prepara viaggi corsari interstellari; Contrasti custodisce nel sottosuolo ultima religione del nostro tempo, il calcio, distrutto dalla modernità. Da qui circolano pdf clandestini
si organizzano incontri a porte chiuse in gran segreto, indossiamo la maschera, si muovono tra le nuvole e il sottosuolo, oppure in Provincia, lontani dalla Metropoli.
Lo Stato non traccerà ciò che verrà pubblicato: pirateria editoriale clandestina. Questo è quanto dovrebbero fare molte delle case editrici che si dicono ‘indipendenti’, ma che continuano a dipendere da un sistema di distribuzione malato e cannibale in cui il grande divora il piccolo in una sorta di darwinismo editoriale.
A proposito di guerra, ecco che arriva con passo felpato il generalissimo Fabio Mini, uno di quegli ex generali NATO che non si lascia infinocchiare dalla retorica del mainstream e che ha offerto un prezioso e raro contributo di informazione alternativo (non anticonformista: alternativo!) alle formule algebriche con le quali la propaganda ci ha preso d’assalto durante il conflitto NATO(Ucraina)–Russia. Si parla di carri armati, di gite in mimetica nel fango causato dai disgeli nell’est Europa (la Rasputiza), di vecchie e nuove strategie militari della NATO.
Dunque, la propaganda: chi disse che Francesco Totti e Ilary Blasi si stavano per lasciare? Chi riuscì a decifrare questo scoop tramite Enigma?
Forse nessuno o forse, solamente chi ha deciso di dirlo fregandosene di tattiche e circoletti.
Sì, con Dagospia è l’unica cosa che possiamo fare. E infatti, il vicedirettore Riccardo Panzetta ci spiega come funziona il mondo.
“In Italia abbiamo cambiato 25 governi negli ultimi 30 anni. Possono essere veramente essere questi i potenti? Le infrastrutture, la burocrazia, i funzionari, gli uffici tecnici, quello è il vero potere. E qui si inserisce Dagospia, che in tutta questa rete non è un pesce, ma il pescatore. Pescatore di scoop, perché dice le cose che sanno tutti i circoletti romani e che nessuno ha la voglia di dire per non pestare i piedi. Perché sì, bisogna dire le cose come stanno e allora sì che si influisce sul vero potere. Sul potere che incontri ogni giorno, ovvero l’impiegato delle poste, il direttore dell’Eni, la struttura Italia."
Totti e Ilary è un caso emblematico. Nelle redazioni romane lo sapevano tutti, e allora? Non la dava nessuno perché altrimenti il circoletto di Totti gli si sarebbe rivoltato contro. Ma sai che c’è? Drop it! Dagospia è la prima a dare la notizia. Querelata da Totti (che figo soprattutto se sei dalla Lazio), e non posso neanche andare alle feste privata che organizza. Che peccato, ma tant’è, alle feste promiscue io non ci vado.
E da Dagospia si impara sempre molto, noi di Blast ci segnamo tutto perché la nostra redazione si avvicini a questi meccanismi. Ricordando che il potere meno si vede e più è potente, e infatti Dio è onnipotente e non si vede.
E qui si arriva male. Perché siamo stati bloccati da una televendita, stile Wanna Marchi (nostra madre) e abbiamo dovuto contrattare per Boccioni e Tognazzi Togliazzi. Ma poi ci siediamo lo stesso per fare ascoltare Perniola. Questo nuovo libro di Gog, in uscita prestissimo, è totalmente Blast.
Il situazionismo è la base. Perché arte e vita si compenetrano. Non è vero, sono lo stesso. Bisogna abbattere le barriere, OSARE. Ivelise, signora mia, sottragga Ágalma alla serie A delle riviste. Non serve a niente. O se è lì che divenga la prima rivista troll di fascia A. Ne abbisognamo, perché noi di Blast, per non sapere nè leggere nè scrivere, la leggeremmo e la scriveremmo STRAvolentieri.
Ci troviamo mezzi distrutti, sbronzi solo di birre offerte – i drink costano mannaggia, a ballare sulle note-spettacolo di Dimensione Brama, ora più un Dimensione TANZ-TUNZ. Siamo a ballucchiare mentre Bramante ci regala spettacolo, alla mia destra marzana/bori, alla mia sinistra simpatiche femmine. Erano secoli che uno stormo di donne non metteva piede a Stragog, oggi è successo.
Il popolo viene incantato dalle note del Bramante, vestito in un lungo abito di seta nera, con cappello alla regina Elisabetta e baffi ben curati. Il signore balla, noi saltiamo durante la sua performance. Siamo stregati dal teremin montato ad arte da Ducetrix, siamo trasportati da tutta la Dimensione Brama, e dalla loro sontuosa sinfonia, che comprende anche un violino irlandese e chitarre sia elettriche, che anticamente acustiche.
Prima di saperlo: Blast viene drogato dai marzana/bori, sotto egida guida di Marc Piscer. Lui ha trovato il tesoro marzana. Anonimo Milanese avvistato pogare con scarsi risultati.
Magrepino e il suo spirito non muoiono mai.
Nel frattempo, la quarta parte dello spettacolo (precisiamolo, ispirato all’incontro segreto avvenuto alla centrale Montemartini, poco distante dal Gazometro, fra Mussolini, Marconi e PioXII causa Ufo Nazisti), è gestita dal sapiente Dottor Ranpo che proietta un mix di video preparato per l’occasione e perfettamente sincronizzato con la musica. Nel ballo una mattonella è addirittura distrutta. I Brama non si smentiscono mai, anche questa volta lo spettacolo è mistico e magico.
Questo primo giorno finisce dal maritozzaro, a prendere un dolce, il maritozzo fu rubato da una banda di motociclisti, non ne rimase uno, Ranpo si accontenta di una pesca, Joe Vanny protesta: è caduta Roma. Ci siamo sbrodolati con le pesche, alcuni hanno i pantaloni unti e bisunti. E dobbiamo prepararci all’Open Blast. Non abbiamo bevuto abbastanza. Pretendi il Free Drink. #freedrinkperiblastidi.
GIORNO 2
La Maledizione di Stragog riprende… Siamo dei dannati, dei perseguitati climatici, dei depressi atmosferici: abbiamo superato la fase dell’ansia ecologica, siamo entrati nella totale disperazione ambientale, nello sconforto thunbergiano.
Insomma, anche oggi, come l’anno scorso, sulla Terrazza di Stragog spira un vento artico, gelido, niente da invidiare alle steppe sarmatiche… ziopera… BASTAAAAA…
La sezione padana di Blast, tra l’altro, convinta di fare un tepido safari nella savana romana, è pure male attrezzata a questo accadimento meteorologico e si infila 3-4 magliette di Blast pur di non ibernarsi… Si preannuncia una serata meno partecipata di ieri, anche se le ponfità non mancano di certo. Intanto c’è chi si posiziona agli stand, chi alla vendita di libri e chi, ancora, ad affettare porchette… Un fiero drappello di Blastidi segue comunque i contributi della giornata…
Intervento magistrale anche quello di Contrasti.
La storia della CUCS, ormai leggenda a Roma. Il commando Ultra che è sulla mia grammatica greca. E poi la ricerca per caratterizzare la figura dell’Ultras. Impossibile. Zerocalcare Ultras? Gli Ultras sono oltre le generazioni e sono nei cuori, ma soprattutto sono negli stadi. Iconici, belli e maledetti. Il tifo vero che amiamo.
Due parole: ULTRAS LIBERI!
BRULLOOO… Ormai siamo le tue guardie del corpo, i tuoi negrossi, ti seguiremmo ovunque. Il direttorissimo di Pangea intervista Luigi Mascheroni, autorevolerrima firma de Il Giornale ed autore di una rubrica molto Blast: gli Insopportabili.
Introduce un’elegantissima Fabrizia Sabbatini, che ci presenta la coppia: un duo che farebbe invidia al reparto offensivo della Nazionale di calcio Palestinese. Brullo in realtà sembra abbia perso la parola. Probabilmente è ancora fuori uso da Olmeneta.
Appena si siede però con due schiocchi di lingua sistema un’antica questione… DARIO FABBRI: roasted. Il martello di BrulleiThor cala sulla testa pelatissima dello Stratega-pedagogo della nazione: menomale che l’ospite di quest’anno è più sopportabile. Ma oltre a Fabbri, chi sono gli Insopportabili? Perché è giusto metterli alla berlina; dire loro in faccia, pubblicamente, che ci stanno sul cazzo? Ce lo dice Mascheroni: perché sostanzialmente sono spesso non solo insopportabili, ma anche intoccabili: grandi firme del giornalismo (come Gramellini o Travaglio, gran signore in realtà a detta di Mascheroni, che lo dipinge sì come un gran rompiscatole, ma che gli riconosce enorme galanteria e garbo), scrittori (Saviano & Murgia… un po’ sparare contro la Croce Rossa che dite?), o personaggi pop del calibro di Greta Thunberg o Oliviero Toscani (che ci viene detto essere l’esatto opposto di Marco Travaglio nel rapporto con la stampa)… Insomma, descrivere senza peli sulla lingua loro significa descrivere marciume e contraddizioni del sistema culturale italiano e del Paese intero.
Brullo tace, ci parla (ancora) di Testori e Pasolini, grandi giornalisti, ma noi siamo alunni attentissimi e sappiamo già tutto da Olmeneta, appunto…
Le sue calibrate parole finiscono comunque per stregarci… Al solito… Ennesima BRULLATA.
Ed ecco il momento più atteso di
Stragog. Abbiamo un incontro top: Luigi Serafini e Rancore. Due mostri sacri, due generazioni di artisti che si parlano, due stili. La storia che si confronta.
Mi immaginavo un incontro diverso, molto più mistico e imperscrutabile. E invece si sono visti due uomini, questa è la poesia, perché spesso in giro non se ne vedono. A moderare l’incontro c’era Carlos D’Ercole, che dalla nostra prospettiva sembra un misto fra Teo Mammucari e Gheddafi.
E così si racconta. L’Arte di Serafini, del suo codex, della sua fortuna in America, una storia in un altro tempo. La sua casa che è Arte anch’essa e che sta per essere sfrattato, noi combattiamo con lui.
DAJE SERAFINI DAJE. Con un tono di voce delicato e sognante.
E poi Rancore, o per meglio dire, Tarek. Si è chiamato sempre col vero nome. Anche lui preciso, senza uno sbafo. Alla fine gli hanno chiesto qualche curiosità. Ma la parte più bella è stato il racconto della genesi del suo ultimo album Xenoverso.
Lo stato del Blast a fine serata.
Profondamente influenzato dal Codex. Perché non è un album per la casa discografica, ma un album per costruire un mondo nuovo. Giochi e rimandi testuali, anni di lavoro? Sì. L’incontro con Serafini mistico, ci ha raccontato di avventure in casa, nella rete, nella trappola, e tutto è una rete in cui vaghiamo. E noi con loro, ci allontaniamo misticamente. Non possiamo esimerci dall’ingaggiare e ringraziare ancora quello che, forse, è il più grande artista criptocristiano dell’Italiosfera.
NO VABBE’, ER PUPIS.
È venuto solo per Rancore (No, per Serafini)
A questo giro è nel pubblico. Sembra una ragazzina tutta fradicia mentre chiede la foto al suo idolo. Appena lo vediamo gli urliamo insulti irripetibili.
“Pupys, fai cagare, lavati!”; “Scemo, scemo, scemo”; slur razziali e schifezze simili possono accompagnare solo. CAZZO SE LO AMIAMO.
Gli stringiamo le guanciotte paffute e gli facciamo i grattini. Che grande. Lui è quello della sborra. Lo abbiamo visto l’ultima volta al Fuckyourparty di Milano. Non era così timido come sulla Terrazza: sguardo circospetto, si nasconde e si rifiuta di cantare quando lo esortiamo a farlo. Sei proprio stronzo Pupis. La sua ragazza interviene per difenderlo “Dai ragazzi se vi dice di no è no”. Mamma mia quanto sei sfigato. Sì, lo so che ci stai leggendo. PUPIS, VAFFANCULO.
Al prossimo Fuckyourparty col cazzo che veniamo se non ci offri da bere. Cane.
P.S. sei il nostro cucciolo, tvb XOXO.
De Gasperi Cypherpunk 2077. Questo è ciò che possiamo dire. Ti dobbiamo una maglia fratello. Ora, non per dispiacere, ma se siete interessati al contenuto dell’incontro vi rimandiamo direttamente all’intervista qui.
Invece il contesto e il finale sono stati splendidi. Abbiamo una vento artico che sferza la Terrazza. Coloro che sono sopravvissuti fino ad ora si stanno ibernando. Ma gli eroi parlano lo stesso, tutti e tre seduti, con una coperta sulle loro gambe. Una situazione post apocalittica. Ma va bene così. Le AI non vinceranno.
Perché, in contesto simile, dove la guerra con le macchine è ad un passo, queste sono le domande che si fanno tutti. E mentre se le fanno parte la base. Soprattutto Lo. Vitelli., rappa spiegando come la creatività umana non sia rimpiazzabile da un algoritmo.
La base già la sapete…
E quindi tutto un turbine. Basi trap, canzoni sgravate e inni Blast, tutti si chiude e si mette a posto, i meme sono stati proiettati, la parete si è vista. CAOS, VORTEX, CLOSED.
E a mezzanotte ogni cosa è al suo posto.
Tranne noi.
Ci prendiamo un bel cornetto all’una. Molti amici sono andati. Ma la porchetta è nelle nostre mani.
Siamo contenti, sfamati e porchettati. Abbiamo preso pure qualcosa dal vile McDonald’s. Questo Stragog è giunto al termine. Un’edizione snella, un’incursione in una realtà che sta diventando sempre meno materiale e più metafisica.
Dove andremo a finire? Continuate a seguire il veliero di Magog per scoprirlo, il mare ha da essere solcato tutto.
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