"Le regole di oggi sono le eccezioni di domani.
Gli errori di oggi sono le regole di domani."
Con questa perla se n’è uscita la mia professoressa di linguistica l’ultima lezione, che, sebbene penso abbia rippato qualche nerdone della bocconi, spiega con chiarezza una basilare tendenza del linguaggio.
LE LINGUE CAMBIANO
Sono un semplice cowboy
dall’irredenta Repubblica Veneta e amo le lingue
, e amo ancora di più la loro evoluzione
. Se c’è qualche feticista del linguaggio là fuori mi capirà quando dico che viviamo in una società un’epoca noiosa per quanto riguarda l‘evoluzione linguistica (e non per le lingue in quanto tali), almeno in Europa.
In posti con una interconnessione limitata e delle giuste condizioni le lingue proliferano e si evolvono: basti pensare alle lingue coloniali come l’inglese e il francese in africa, masticate e sputate
, rimasticate e stravolte in 100 maniere diverse.
Sono invidioso dell’Africa Nera, e voglio lo stesso in Europa, dove soffro vedendo le lingue locali morire per conto di lingue nazionali soffocanti ed imposte, soprattutto nella nostra carissima repubblica delle banane.
Non vorrei assecondare il solito stereotipo del Venetexano pronto a riempire di piombo chiunque confonda łéngua e diałeto, ma la situazione linguistica nello stivale è vergognosa
, ma sarà tema per un’altro articolo.
E ora veniamo al tema hot, perché vi parlo di ciò?
Perché c’è una speranza per le lingue locali, e forse si tornerà a un concetto di lingua sana, e un sistema linguistico sano è anarchico.
Lasciatemi spiegare.
Se mai l‘anarco-capitalismo avrà fatto il suo corso (che Dio lo benedica), e la società entrerà nella frenesia del collasso economico-sociale, allora entreremo dolorosamente in quello che mi piace chiamare secondo medioevo®.
Se ciò si avvererà, allora molto probabilmente tornerà l'anarchia linguistica e le culture locali rifioriranno.
Tutti i progetti di salvaguardia locale che si stanno mettendo in piedi in questi anni saranno impotenti davanti alla forza del collasso, quindi ACCELERIAMO amici del BLAST, solo così si ripenserà la comunicazione.
BANG
(il ranger della serenissima [sono io] ha sparato)…
Ti vedo dall’altra parte dello schermo, oh brufoloso cyber-pirata accelerazionista del progresso
!
Come dici? I cyborg sono omniglotti?
NON TEMERE RAGAZZONE!
Nel collasso TUTTO È POSSIBILE!
La cy-borghesia
potrà tranquillamente convivere col resto delle altre comunità d’Europa, con la loro cultura e la loro lingua…
Sarà doloroso sì… potremmo affrontare guerre, un inverno nucleare, un’epoca cibernetica, una colonizzazione interplanetaria, una ribellione contro le macchine… ma in ogni caso sarà bellissimo.
(Delirio futurista in arrivo)
Immaginatevi distese sconfinate di città stato ognuna col suo vernacolo, cyborgs raminghi che vagano per il globo avendo ormai dimenticato la loro lingua madre (tutta colpa della traduzione simultanea [i nostri successori faranno anche una crociata contro questo, non temete]), nuove lingue di prestigio emergeranno e noi verremo ricordati come la nuova antichità, un po’ come noi ricordiamo i romani e i greci. Quando il secondo medioevo si tramuterà in un secondo rinascimento (mi perdonerete la banalità) guarderanno a noi come a un’epoca di grandissime interconnessioni, libertà sessuali, di movimento e di culto, il solo turismo di massa, il solo amazon parrà una qualche stregoneria.
In ogni modo invidio profondamente i linguisti del futuro, potranno studiare (se ci sarà il collasso [e ci sarà {non molliamo}]) fenomeni come quello dell’inglese, che darà vita a centinaia di lingue e dialetti, e può darsi che l’inglese odierno diventerà una sorta di latino, una lingua classica nella quale i grandi autori della classicità scrivevano.
Immaginate un viaggiatore che dalla perfida Albione, dopo innumerevoli fatiche sbarca in quella che chiamavano America. Mettiamo che il nostro vagabondo arrivi a Boston… ecco, per capire capirà, ma troverà difficile comprendere a pieno l’interlocutore. Questo ovviamente a eccezione degli eruditi, presupponendo che abbiano conoscenze di inglese classico, antico(il nostro).
(Nerd corner ON [skippabile])
Faccio delle speculazioni così a freddo:
Quando si parla di evoluzione linguistica dell’inglese classico non si parla soltanto di una lineare evoluzione fonetica. Facciamo un esempio, il texano, dopo 500 anni di anarchia linguistica.
/ Texan: coanr /ˈkʰʏnɚ/
Classical English
: corner
\ British: conar /ˈcɔ̃ːnə/
L’evoluzione potrebbe essere anche semantica: per esempio prendiamo una cosa cara agli amici texani, el tratür. Uno dei trattori americano per eccellenza è il John Deere, tanto che oggi il John Deere Green è diventato un modo per indicare un colore ben preciso.
Nulla rende impossibile un'evoluzione del genere:
Classical English: John Deere ---> Texan: Jawndeur /
ˈd͡ʒɔd͡ʒɚ/
il significato passa da brand a sinonimo o sostituto di green
Potrebbe essere un concetto scontato per alcuni, ma è interessante riflettere sugli effetti disparati che avrebbe una situazione di anarchia sulle lingue che oggi parliamo tutti i giorni
(Nerd corner OFF)
INFATTI
La situazione sarà altrettanto interessante in Europa, ma facciamo un focus sulla nostra amata repubblica. In Italia sarebbe realistico speculare come il SUD e alcune zone del nord tipo il veneto, nelle quali la lingua locale è ancora forte e parlata, si potrebbero stabilizzare le lingue locali già esistenti oggi.
Su queste avrebbe un impatto significativo l’italiano, soprattutto nei volgari urbani, mentre nelle zone rurali si avrà un linguaggio più puro.
Nel resto della penisola l’italiano si potrebbe fondere col substrato linguistico, mi riferisco a lingue regionali sempre più in disuso (ligure, lombardo, romagnolo, ecc…) formando nuove lingue figlie dell’italiano odierno.
Allora sì, si potrebbero definire “dialetti dell’italiano”(un biscottino al massone tosco-piemontese Paolone d’Achille).
In ogni caso, sarà interessantissimo qualsiasi fenomeno analogo a questi.
Se la linguistica non vi arrapa così tanto, mi dispiace, ma non preoccupatevi, questo processo darà beneficio a tutti i vostri discendenti in moltissimi campi!
Secondo il mio onestissimo parere schizo-futuristico
la rifioritura della lingua dalla plebaglia sarà il primo passo per una rinascita della cultura locale.
Si sa:
Lingua = Cultura
e senza una cultura alle spalle non si può avere pienezza di sé.
Come diceva o prìnçipe lìbero De Andrè:
…si sa benissimo che perdendo la lingua un popolo oltre che perdere la propria cultura, perde un po’ di dignità…
Live Tour Crêuza de Mä - 1984 - Nuoro
Vi chiedo di mettere alla prova l’immaginazione, e di immaginare un pianeta dove il collasso non ha fatto tabula rasa della civiltà.
Dovete immaginare una rete intricata di culture e sottoculture, un intendere completamente diverso della cultura culinaria, musicale, religiosa.
Chissà magari l’arte culinaria italiana combinata con la varietà della cucina cinese, araba, turca, giapponese e americana darà vita a nuovi piatti tradizionali messi insieme con ingredienti di fortuna, ma con la conoscenza pregressa di una cucina cosmopolita.
Per non parlare delle religioni, credo fermamente che i mormoni conquisteranno l’AMERICA. Ma approfondirò in un altro articolo.
Cmq
Sono sicuro che abbiate afferrato il concetto: un piccolo collasso giova sempre alla cultura, soprattutto oggi che è così stagnante.
Con questo, ciurma tecnopirata
, mi lascio alle spalle la tutela linguistica delle lingue locali, per la quale ho combattuto per gli ultimi 5 anni della mia vita; e accetto la più spietata decadenza, sperando che tra 500 anni qualche giovane linguista, guardandosi indietro, ci ringrazi per aver annaffiato quel humus culturale che si era ormai fatto secco.